venerdì 29 novembre 2019

La pacchia di essere giornalista a Malta


Emergenza Malta: giornalisti sequestrati da delinquenti - Paolo Borrometi, Sandro Ruotolo

Siamo veramente preoccupati per quanto sta accadendo a Malta. La scorsa notte, insieme a tutti gli altri colleghi (almeno una quarantina), siamo stati letteralmente sequestrati dopo la conferenza stampa del Premier Joseph Muscat. Un fatto di una gravità assoluta, come testimoniano le immagini. Sono stati dieci minuti incredibili, sequestrati e bloccati senza una motivazione, fra le urla delle colleghe maltesi che avevano riconosciuto chi ci bloccava.
Inizialmente pensavamo a poliziotti in borghese o uomini del secret service, apprendiamo invece che fossero picchiatori e criminali, pluripregiudicati, a quanto pare sostenitori del primo ministro maltese.
A Malta, evidentemente, non esistono regole valide per tutti, tranne quelle volute a uso e consumo dallo stretto gruppo di Muscat.
Nell’Isola rappresentiamo la Federazione Nazionale della Stampa italiana, quindi istituzionalmente:
Chiediamo al Premier Muscat di chiarire pubblicamente perché siamo stati sequestrati e di chiedere scusa.
Chiediamo all’Europa di intervenire subito: ciò che è accaduto la scorsa notte non ha precedenti in una Repubblica democratica, in un Paese che è a ottanta chilometri in linea d’aria dall’Italia, in uno Stato che dovrebbe essere parte integrante dell’Europa.
Chiediamo ai giornalisti di tutto il mondo, come annunciato nella nota del segretario Lorusso e del Presidente Giulietti, di denunciare quanto sta accadendo.
È una vergogna, non esiste lo stato di diritto a Malta.


Malta, Muscat alle corde. Minacciati giornalisti italiani - Youssef Hassan Holgado

«Barra!» urlano i manifestanti sotto al Palazzo del governo. Una delle tante parole maltesi che derivano dall’arabo. Significa “fuori”. La società civile continua a chiedere le dimissioni del premier Muscat, che secondo il Times of Malta sembrano oramai imminenti. Inizierà una nuova corsa per la leadership del Partito Laburista ma non si sa ancora se sarà il viceministro Chris Fearne a sostituire eventualmente il primo ministro in attesa di nuove elezioni.
Nelle ultime ore nell’Isola è successo di tutto. Ieri mattina Muscat ha avuto un incontro con il presidente della Repubblica George Vella, durante il quale gli avrebbe comunicato le sue intenzioni di dimettersi. Soltanto poche ore prima i ministri avevano deciso di non concedere la tanto discussa grazia a Yorgen Fenech, considerato il mandante dell’assassinio di Daphne.
Fenech avrebbe chiesto la sostituzione dell’ispettore Keith Arnaud visti i suoi presunti legami con Schembri. Quest’ultimo, capo di gabinetto e braccio destro di Muscat è stato accusato di essere il “mastermind” dietro l’intera vicenda. Dopo averlo arrestato, la polizia lo ha rilasciato giovedì sera per mancanza di prove.
Nel pomeriggio di ieri, il primo ministro ha rilasciato un breve comunicato in cui ha dichiarato di aver denunciato alla polizia il ricevimento di messaggi che lo intimavano di concedere la grazia a Fenech, altrimenti i ricattatori avrebbero pubblicato alcune chiamate tra il premier e l’imprenditore.
In giornata è arrivata anche la decisione del Partito laburista di annullare la manifestazione indetta per questa domenica a Fgura, cittadina situata nella parte sud-orientale dell’Isola. Adrian Delia, leader del Partito nazionalista d’opposizione, continua a chiedere le dimissioni per «ristabilire la normalità all’interno del Paese». Scontate anche le dichiarazioni del parlamentare nazionalista e avvocato della famiglia di Daphne, Jason Azzopardi, che qualche giorno fa ha accusato Muscat di avere le mani sporche di sangue.
Il turmoil politico di queste ore rischia di degenerare sempre di più. Ieri sera alcuni giornalisti hanno denunciato di essere stati trattenuti senza alcuna motivazione dopo la conferenza stampa del premier. Erano presenti anche gli italiani Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo. «Siamo stati sequestrati per parecchio tempo da un manipolo di persone che non avevano nulla a che fare con la sicurezza del Palazzo e che non rispondevano alle nostre domande» dichiara Ruotolo. «Alcuni – continua – sono stati riconosciuti come pluripregiudicati, erano il servizio d’ordine privato del premier». I due giornalisti erano lì in rappresentanza della Fnsi da sempre in prima fila nel chiedere giustizia per Daphne. «In questo momento l’opposizione non si fa vedere, nelle piazze ci sono solo studenti e membri della società civile. Malta è una vigilata speciale per noi, è un paese europeo e quindi è importante avere una presenza indipendente da parte delle organizzazioni dei giornalisti» conclude Ruotolo. Presenza forte e costante che ha portato una nazione intera a mobilitarsi contro i palazzi corrotti del potere.

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