Signor Giuseppe Conte,
ci spiega, di grazia, cosa ci stiamo a fare ancora in Irak o in quel calderone
ribollente che è ormai diventata la gran parte del Medio Oriente? Che cambiali
dobbiamo pagare? E non ci venga a ripetere della “esportazione della
democrazia” o della educazione forzata di informi masse di nativi al verbo
occidentale. Perché a questa scusa, tra il patetico e il menzognero, non crede
più nessuno.
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Negli ultimi mesi ci siamo sforzati di scrivere che gli scenari politici,
bellici ed economici in Medio Oriente non sono più quelli di trent’anni fa.
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Quando, armiamoci e partite, partecipammo alla Prima guerra del Golfo con
un senso etico e diplomatico “borderline”.
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Né sono quelli del 2003, quando Bush figlio si fece costruire a tavolino
dalla Cia le prove fasulle sulle presunte armi di distruzione di massa di
Saddam Hussein.
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Abbiamo partecipato a quelle avventure belliche in maniera molto opinabile.
E abbiamo contribuito con molte giovani vite alla stabilizzazione di quelle
aree di crisi. Ma ora basta.
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L’ultimo attentato di ieri è l’esempio più lampante che siamo nel posto
sbagliato nel momento sbagliato.
Signor Primo ministro, si legga i dossier
di tutti i servizi segreti occidentali, anche dei più scalcagnati (e non sono
certo i nostri) su quello che sta succedendo nel Medio Oriente. Ormai è una
partita di poker, dove è destinato a vincere il più cinico e dove la democrazia
e la libertà c’entrano come i cavoli a merenda.
Signor Giuseppe Conte, laggiù ci si
ammazza per il petrolio,eser per il gas, per il controllo di aree di influenza che
interessano esclusivamente le grandi potenze e le medie potenze di quell’area.
La questione curda, lo scontro mortale tra sunniti e sciiti sollevato dalla
dalle Primavere arabe, il secolare conflitto arabo-israeliano, il controllo
dello Stretto di Hormuz nel Golfo Persico e di quello di Bab el Mandeb nel Mar
Rosso. E potremmo parlare ancora delle aspirazioni egemonistiche turche, del
ruolo dell’Iran e della spartizione dei pani e dei pesci nella Siria
martirizzata.
Là sono tutti in fila ad aspettare alla
cassa i dividendi di un intervento dove l’etica e la morale se le sono messe
tutti sotto i piedi. A cominciare dagli Stati Uniti e dalla Russia e
proseguendo con gli ex biechi colonizzatori (e decolonizzatori) francesi e
inglesi. Che ancora osano impartire lezioni di democrazia e di bon-ton
diplomatico dopo avere fatto carne di porco nei tre quarti del globo
terracqueo.
Signor Giuseppe Conte, che ci stanno a
fare (e a morire) ancora i nostri soldati in Medio Oriente? Ce lo spieghi. O se
la faccia spiegare lei prima di spiegarlo a noi. Ma non certo dal suo attuale
Ministro degli Esteri.
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