(intervista di Stuart Littlewood)
Miko Peled, figlio di un generale
israeliano e lui stesso ex-soldato israeliano, è ora un noto attivista
pacifista e un instancabile militante per la giustizia in Terra Santa. È
considerato una delle voci più limpide che chiedono di sostenere il BDS
(Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) contro il regime sionista e la
creazione di un’unica democrazia con uguali diritti in tutta la Palestina
storica. Sarà presente al congresso del partito Laburista a Liverpool del
23-26 settembre. Sono stato abbastanza fortunato da avere la possibilità di
intervistarlo prima. In una settimana che segna il settantesimo anniversario
dell’uccisione di Folke Bernadotte e il trentaseiesimo
anniversario del massacro genocida nel campo di rifugiati di Sabra e Shatila,
atrocità commesse per perseguire gli obiettivi sionisti, quello che dice Miko
potrebbe fornire argomento di riflessione a quanti scrivono sotto dettatura
della lobby israeliana.
Stuart Littlewood: Miko, sei cresciuto in una famiglia sionista
con una formazione sionista. Cos’è successo perché tu te ne allontanassi?
Miko Peled: Come suggerisce il
titolo della mia autobiografia “The General’Son” [Il figlio del generale], sono
nato da un padre che era generale dell’IDF [l’esercito israeliano, ndt.] e
allora, come evidenzia il sottotitolo, ho intrapreso un “viaggio di un
israeliano in Palestina”. Il viaggio ha chiarito a me, e attraverso me spero
che chiarisca al lettore, quello che “Israele” è e cos’è la Palestina. È un
viaggio dalla sfera dell’oppressore e occupante (Israele) a quella
dell’oppresso (Palestina) e del popolo nativo della Palestina. Ho scoperto che
di fatto è lo stesso Paese, che Israele è la Palestina occupata. Ma senza il
viaggio non me lo sarei mai immaginato. Per me è stato fondamentale. Mi ha
permesso di vedere l’ingiustizia, la deprivazione, la mancanza di acqua e di
diritti, e via di seguito. Più mi sono permesso, e continuo a permettermi, di
avventurarmi in questo viaggio, più sono stato in grado di vedere cosa
realmente sia il sionismo, cosa sia Israele e cosa sono io in tutto questo.
Molti mesi fa hai avvertito che Israele
stava “impegnandosi al massimo, stava calunniando, stava cercando qualunque
mezzo possibile per bloccare Jeremy Corbyn [segretario del partito
Laburista inglese e futuro candidato alle prossime elezioni britanniche, ndt.]”, e la ragione per cui viene usata l’accusa di antisemitismo è
che non hanno altri argomenti. Ciò si è avverato con Jeremy Corbyn sottoposto a
un attacco brutale e continuo persino da parte dell’ex-rabbino capo Lord Sacks.
Come dovrebbe affrontarlo Corbyn e quali contromisure gli suggeriresti di
prendere?
Nel corso del congresso del partito
Laburista dello scorso anno Jeremy Corbyn ha chiarito che non consentirà che le
accuse di antisemitismo interferiscano con il suo lavoro come leader del
partito Laburista e come uomo impegnato a creare una società britannica e un
mondo giusti. In quel discorso ha detto qualcosa che nessun dirigente
occidentale oserebbe dire: “Dobbiamo porre fine all’oppressione del popolo
palestinese.” E’ sempre stato corretto e il suo appoggio sta aumentando. Penso
che stia facendo la cosa giusta. Prevedo che continuerà a farla.
E cosa ne dici dell’esternazione di Sacks?
Non c’è da sorprendersi che un razzista
che appoggia Israele se ne possa uscire in questo modo – non rappresenta
nessuno.
La direzione del partito Laburista, il
NEC, ha adottato in pieno la definizione di antisemitismo dell’IHRA [International Holocaust
Remembrance Alliance, organizzazione intergovernativa che si occupa di
antisemitismo e ricordo della Shoa, ndtr.], nonostante gli avvertimenti
di esperti giuridici e la raccomandazione da parte della Commissione Ristretta
della Camera dei Comuni di inserire riserve. Questa decisione è vista come un
cedimento a pressioni esterne e ovviamente ha un impatto sulla libertà di
parola che è insita nelle leggi britanniche ed è garantita dalle convenzioni
internazionali. Come inciderà ciò sulla credibilità del partito Laburista?
Accettare la definizione dell’IHRA è stato
un errore e sono sicuro che su quelli che hanno votato per adottarla ricadrà la
vergogna. Ci sono almeno due note già emanate dalla comunità degli ebrei
ultra-ortodossi, che rappresenta almeno dal 25% al 30% degli ebrei britannici,
in cui rifiutano l’idea secondo cui Jeremy Corbyn è antisemita, rifiutano il
sionismo e la definizione dell’IHRA.
Tornando all’occupazione, tu hai detto che
25 anni fa Israele ha raggiunto il suo obiettivo di rendere irreversibile la
conquista della Cisgiordania. Perché pensi che le potenze occidentali si
aggrappino ancora all’idea della soluzione dei due Stati? Come ti aspetti che
evolva la situazione?
Gli USA, e soprattutto l’attuale
amministrazione, accettano che Israele abbia inglobato tutta la Palestina
mandataria e che non ci sia posto per non ebrei in quel Paese. Non affermano il
contrario. Gli europei si trovano in una situazione diversa. I politici in
Europa vogliono accontentare Israele e lo accettano com’è. Il loro elettorato,
tuttavia, chiede giustizia per i palestinesi per cui, con un atto di
compromesso poco coraggioso, i Paesi dell’UE trattano l’Autorità Nazionale
Palestinese, con uno stile veramente post-coloniale, come se fosse uno Stato
palestinese. Penso che sia per questo che gli europei procedono a “riconoscere”
il cosiddetto Stato di Palestina, benché non sia tale. Lo fanno per tener buono
il loro elettorato senza fare realmente niente per sostenere la causa della
giustizia in Palestina. Questi riconoscimenti non hanno aiutato neppure un
palestinese, non hanno liberato neanche un prigioniero dalle carceri
israeliane, non hanno salvato un solo bambino dalle bombe a Gaza, non hanno
alleviato le sofferenze e le privazioni dei palestinesi nel deserto del Naqab
[in ebraico Negev, ndt.] o nei campi di rifugiati. È un gesto vuoto, vigliacco.
Quello che dovrebbero fare gli europei è
adottare il BDS. Dovrebbero riconoscere che la Palestina è occupata, che i
palestinesi stanno vivendo sotto un regime di apartheid nella loro stessa
terra, che sono vittime di una pulizia etnica e di un genocidio e che questo
deve cessare e che l’occupazione sionista deve finire del tutto e senza
condizioni.
Penso che lo Stato di Israele andrà in
frantumi e che prima di quanto la maggior parte delle persone pensi vedremo una
Palestina libera e democratica dal fiume al mare. La situazione attuale è
insostenibile, due milioni di persone a Gaza non spariranno, Israele ha appena
annunciato – di nuovo – che due milioni dei suoi cittadini non ebrei non sono
accettati come parte dello Stato, e il BDS sta già lavorando.
L’IDF si autodefinisce l’esercito più
etico del mondo. Tu hai fatto il
servizio militare nell’IDF. Quanto è credibile questa affermazione?
É una menzogna. Non esiste un esercito
etico e l’IDF per settant’anni ha partecipato a una pulizia etnica, a un
genocidio e a imporre un regime di apartheid. Di fatto l’IDF è una delle forze
terroriste meglio equipaggiate, meglio addestrate, meglio finanziate e meglio
nutrite al mondo. Benché abbiano generali e belle uniformi e le armi più sofisticate,
non sono altro che bande armate di criminali e il loro scopo principale è
terrorizzare e uccidere palestinesi. I suoi ufficiali e soldati eseguono con
entusiasmo le politiche brutali e crudeli che sono spietatamente inflitte alla
vita quotidiana ai palestinesi.
“Breaking the Silence” [Rompere
il silenzio, ndt.] è un’organizzazione di veterani dell’IDF impegnata a mettere
in luce la verità riguardo a un esercito straniero che cerca di controllare una
popolazione civile oppressa da un’occupazione illegale. Sostengono che il loro
obiettivo è porre fine prima o poi all’occupazione. Quante possibilità di
successo hanno secondo te?
Loro e altre Ong simili potrebbero fare
una grande differenza. Sfortunatamente non si spingono abbastanza avanti, non
chiedono ai giovani israeliani di rifiutarsi di fare il servizio militare
nell’IDF, non rifiutano il sionismo. Senza questi due elementi mi pare che il
loro lavoro sia in superficie e non faccia un granché.
Spesso gli israeliani accusano il sistema
educativo palestinese di produrre futuri terroristi. Com’è l’educazione in
Israele?
Il sistema educativo palestinese viene
sottoposto ad uno scrupoloso controllo, quindi ogni accusa di insegnare l’odio
è priva di fondamento. Tuttavia Israele fa un ottimo lavoro insegnando ai
palestinesi che sono occupati ed oppressi e che non hanno altra scelta che
resistere. Lo fanno con l’esercito, la polizia segreta, la burocrazia
dell’apartheid, infiniti permessi, divieti e restrizioni sulle loro vite.
I tribunali israeliani insegnano ai
palestinesi che non c’è giustizia per loro sotto il sistema israeliano e che
non contano niente. Non ho incontrato nessun palestinese che manifestasse odio,
ma se qualcuno lo fa è a causa dell’educazione fornita da Israele, non di un
qualunque libro scolastico palestinese. Gli israeliani seguono un’approfondita
educazione razzista che è ben documentata in un libro di mia sorella, la
professoressa Nurit Peled-Elhanan, intitolato “Palestine in Israeli Textbooks”
[La Palestina nei testi scolastici di Israele. Ideologia e propaganda
nell’istruzione, EGA Edizioni Gruppo Abele, 2015, ndtr.]
Le comunità cristiane stanno rapidamente
diminuendo. Gli israeliani sostengono che i musulmani li stanno cacciando, ma i
cristiani affermano che è la spietatezza dell’occupazione che ha determinato il
fatto che tanti se ne vadano. Che opinione ti sei fatto? Gli israeliani stanno
cercando di seminare zizzania tra cristiani e musulmani? É in corso una guerra
di religione che spinge i cristiani ad andarsene?
I cristiani rappresentavano il 12% della
popolazione palestinese, ora sono a mala pena il 2%. Non c’è nessun altro
colpevole oltre a Israele. Israele ha distrutto le comunità e le chiese
cristiane come ha distrutto quelle musulmane. Per Israele gli arabi sono gli
arabi e non hanno posto nella Terra di Israele. Raccomando vivamente
l’eccellente reportage del defunto Bob Simon nel programma “60 minuti” della
CBS del 2012 intitolato “Cristiani in Terra Santa”. Alla fine si è scontrato
con l’ex-ambasciatore di Israele a Washington che voleva che la messa in onda
venisse annullata.
Attualmente ti definisci una persona
religiosa?
Non lo sono mai stato.
Tu conosci
Gaza. Come
giudichi la capacità di Hamas di governare? E mediatori onesti potrebbero
lavorare con essa per raggiungere la pace?
Non ho modo di giudicare Hamas in un modo
o nell’altro. Ho parlato con persone che hanno lavorato a Gaza per molti anni,
sia palestinesi che stranieri, e la loro opinione è che fin dove può arrivare
un governo e prendendo in considerazione le durissime condizioni in cui vivono,
meritano un elogio.
Qualcuno sostiene che l’opinione pubblica
israeliana è per lo più ignara degli orrori dell’occupazione e che la verità
gli viene nascosta. Se è vero, ciò inizia a cambiare?
Gli israeliani sanno benissimo delle
atrocità e le approvano. Gli israeliani votano, e votano in gran numero e per
settant’anni hanno continuato a votare per persone che hanno portato loro e i
loro figli a commettere quelle atrocità. Le atrocità sono commesse non da
mercenari stranieri, ma da ragazzi e ragazze israeliani che per la maggior
parte fanno orgogliosamente il servizio militare. L’unica cosa che è cambiata è
il discorso. Nel passato in Israele c’era un’apparenza di discorso civile, e
oggi non esiste più. Oggi affermare che Israele deve uccidere sempre più
palestinesi è perfettamente accettabile. Nel passato le persone provavano un
certo imbarazzo ad ammettere che la pensavano in quel modo.
Israele ha condotto una serie di attacchi
armati in acque internazionali contro imbarcazioni per l’aiuto internazionale
che portavano rifornimenti di medicinali urgenti e di altro genere non militare
alla popolazione assediata di Gaza. Equipaggio e passeggeri sono stati
regolarmente picchiati e incarcerati, alcuni uccisi. Ora gli organizzatori devono
rinunciare o rinnovare i loro tentativi utilizzando tattiche diverse?
Le flottiglie di Gaza sono sicuramente da
lodare, ma se l’obiettivo è raggiungere le spiagge di Gaza sono destinate a
fallire. Il loro valore risiede solo nel fatto che sono un’espressione di
solidarietà e ci si deve chiedere se il tempo, lo sforzo, il rischio e le spese
giustifichino il risultato. Israele farà in modo che nessuno riesca a passare e
il mondo non presta loro molta attenzione. A mio parere le flottiglie non sono
la forma migliore di azione. Nessuno dei problemi nella continua tragedia dei
palestinesi può essere risolto singolarmente. Non l’assedio a Gaza, non i
prigionieri politici, non la questione dell’acqua, non le leggi razziste, ecc.
Solo una strategia mirata e ben coordinata
per delegittimare e abbattere il regime sionista può portare giustizia alla
Palestina. Il BDS ha il miglior potenziale per questo, ma non viene utilizzato
a sufficienza e si perde troppo tempo a discuterne i vantaggi.
Sicuramente una delle debolezze di quelli
che si preoccupano di vedere la giustizia in Palestina è che chiunque abbia
un’idea semplicemente “vi si dedica”. Ci sono poco coordinamento e poca
strategia riguardo alla questione fondamentale di come liberare la Palestina.
Israele è riuscito a creare un senso di impotenza da questa parte e a
legittimare se stesso e il sionismo in generale, e questa è una sfida
impegnativa.
Questa settimana è stato il settantesimo
anniversario dell’uccisione di un diplomatico svedese, il conte Folke Bernadotte,
da parte di un commando sionista mentre fungeva da mediatore del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU nel conflitto arabo-israeliano. Tutti sono rimasti
stranamente indifferenti a questo, persino gli svedesi.
Questo è stato uno tra i molti assassinii
politici perpetrati da gruppi terroristici sionisti di cui nessuno è stato
chiamato a rispondere. Il primo fu nel 1924, quando assassinarono Yaakov Dehan
[scrittore ebreo olandese antisionista, ndt.]. Poi nel 1933 uccisero Chaim
Arlozorov [sindacalista, poeta e politico israeliano, ndt.]. Il massacro nel
1946 dell’hotel King David [sede del governo mandatario britannico in
Palestina, ndt.] fu ovviamente motivato da ragioni politiche e provocò quasi
cento morti, molti dei quali persone innocenti che si trovarono nel posto
sbagliato nel momento sbagliato. Poi nel settembre 1948 l’assassinio a
Gerusalemme dell’intermediario dell’ONU e membro della famiglia reale svedese,
Folke Bernadotte, che a quanto pare era arrivato con piani per porre fine alla
violenza in Palestina, piani che i dirigenti sionisti non consideravano
accettabili. Bernadotte è sepolto in un’umile tomba di famiglia a Stoccolma,
che io sappia non sono previste cerimonie commemorative o qualunque riferimento
a questo anniversario da parte di alcuna organizzazione ufficiale svedese. Mio
nonno fu il primo ambasciatore israeliano in Svezia. Ciò avvenne poco dopo
l’assassinio e fece un buon lavoro per garantire che il governo svedese
mettesse a tacere la questione.
Ci furono molte più uccisioni e massacri –
viene in mente l’attacco contro la nave da guerra USA “Liberty” e il ruolo
giocato dalla brutalità dell’apparato sionista che vede l’assassinio come uno
strumento legittimo per raggiungere i propri obiettivi politici. Si sa o si
ricorda poco di queste brutali uccisioni. Innumerevoli dirigenti, scrittori,
poeti, ecc. palestinesi vennero assassinati da Israele.
Il movimento di solidarietà con la
Palestina ripone molte speranze nel BDS. Quanto è efficace il BDS e come la
società civile può aumentare al massimo la pressione?
Il BDS è un processo molto efficace ma
lento. Non funzionerà per intervento magico o divino. Le persone devono
accoglierlo a pieno, lavorare duramente, chiedere l’espulsione di tutti i
diplomatici israeliani e l’isolamento totale di Israele. C’è troppa tolleranza
per quelli che promuovono il sionismo, Israele e l’esercito israeliano e questo
deve cambiare. I politici eletti devono essere obbligati ad accettare il BDS in
toto. I gruppi solidali con la Palestina devono passare dalla solidarietà alla
resistenza totale, e il BDS è la forma ideale di resistenza a disposizione.
Ci sono altre questioni fondamentali che
stai affrontando adesso?
Ritengo che a questo punto sia
fondamentale passare dalla solidarietà alla resistenza. È importantissimo utilizzare
gli strumenti a nostra disposizione, come il BDS. L’approvazione della legge
israeliana sullo Stato-Nazione è un’opportunità per unire di nuovo i cittadini
palestinesi di Israele con gli altri palestinesi. Tutti noi dobbiamo cercare di
portare l’unità totale tra i rifugiati, la Cisgiordania, Gaza e il 1948 [cioè
Israele, ndt.] e chiedere la totale uguaglianza di diritti e la sostituzione
del regime sionista che ha terrorizzato la Palestina per settant’anni con una
Palestina libera e democratica. Spero che questa opportunità venga colta.
Per terminare, Miko, come stanno andando i
tuoi due libri – ‘The General’s Son’ e ‘Injustice: The Story of The
Holy Land Foundation Five’ [Ingiustizia: la storia dei cinque della “Fondazione
della Terra Santa”, sui responsabili di una Ong USA ingiustamente condannati
per finanziamenti mai avvenuti ad Hamas, ndtr.]? Mi pare che l’ultimo, che
racconta come il sistema giudiziario negli USA sia stato indebolito a favore di
interessi filo-israeliani, dovrebbe essere un libro molto letto qui, nel Regno
Unito, dove la stessa cosa sta avvenendo nelle nostre istituzioni politiche e
parlamentari e potrebbe diffondersi nei tribunali.
Beh, stanno andando bene, benché nessuno
dei due sia ancora un best seller, e dato che stiamo dalla parte meno popolare
della questione è difficile venderlo. “The general’s son” è uscito nella
seconda edizione, per cui va bene, e naturalmente mi piacerebbe vedere questo e
“Injustice” in mano a più persone. Purtroppo però poca gente ha capito come l’occupazione
in Palestina stia colpendo le vite di persone in Occidente a causa del lavoro
di gruppi di controllo sionisti come il Board of Deputies [gruppo di
parlamentari britannici che appoggia Israele, ndt.] in Gran Bretagna e AIPAC e
ADL [due associazioni lobbistiche a favore di Israele, ndtr.] negli USA.
In questo solo caso, cinque innocenti
stanno scontando condanne di lunga durata nelle prigioni federali degli USA
solo perché sono palestinesi.
Molte grazie, Miko, ti ringrazio per aver
trovato il tempo di condividere le tue opinioni.
La principale delle molte idee positive
che ho avuto da questo incontro con Miko è la necessità per gli attivisti di
cambiare marcia e accelerare dalla solidarietà alla resistenza totale. Ciò
significherà maggiore coinvolgimento, miglior coordinamento, modificare gli
obiettivi e una strategia più acuta. Di fatto un BDS MK2, sovralimentato e con
benzina ad alto numero di ottani. In secondo luogo, dobbiamo trattare il
sionismo e quelli che lo promuovono con molta minore tolleranza. Come ha detto
Miko in un altra occasione, “se opporsi ad Israele è antisemitismo, allora come
chiamate l’appoggio a uno Stato impegnato da settant’anni in una brutale
pulizia etnica?”
Riguardo a Jeremy Corbyn – se legge questo
articolo – sì, sarebbe meglio che ci andasse giù pesante con i seminatori
d’odio, compresi i veri antisemiti con la schiuma alla bocca, ma dovrebbe anche
ripulire il partito Laburista della sua altrettanto spregevole “Tendenza
Sionista”. E questo vale per tutti i nostri partiti politici.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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