domenica 15 novembre 2020

1Q84 - Murakami Haruki

sarebbe più veloce dire di cosa non parla 1Q84, ma una recensione, per quanto piccola, deve dire di cosa parla il libro.

allacciate le cinture di sicurezza, la storia è un contenitore che raccoglie diverse storie che poi si incontrano, ma la parola fine ogni lettore deve pensarla da sé.

chi ancora non ha letto il libro non sa che è una storia che parla di fantascienza, di potere, di scuola, d'amore, di esercizi fisici, di omicidi, di violenza, di bambine abusate, di investigazioni, di vecchi che aspettano di morire, di segreti, di sesso, di bullismo, di musica classica, di libri, di quadri, di matematica, di cibo, di jazz, di viaggi, di solitudine, di dislessia, di sette pseudoreligiose, di un concepimento a distanza, di canoni tv, e di mille altre cose, mescolate insieme come solo un grande maestro può fare.

e come farai a non affezionarti a Tengo, Aomame, 

Fukaeri, Ogata, Tamaru, fra gli altri?

sono solo un migliaio di pagine, ma mai e poi mai ti pentirai di aver letto 1Q84, promesso.


 

 

…Inscatolarlo in un genere? E quale sarebbe? Fantascienza, visto che nel cielo ci sono due lune, dalle bocche di capre e bambine escono i Little People, degli strani omini che “erano grandi più o meno come il suo dito mignolo, ma una volta che si trovarono definitivamente all’esterno, eseguendo una torsione, come degli strumenti pieghevoli, raggiunsero la lunghezza di circa trenta centimetri. Erano tutti vestiti con gli stessi abiti, privi di qualsiasi caratteristica specifica” , e i protagonisti vivono in 1Q84, una sorta di realtà parallela al 1984? O thriller, visto che Aomame, in fin dei conti, è una killer professionista? Forse non è possibile neanche così.

E allora l’unica è di consigliarlo, ripensando alla forza delle pagine di Murakami, a come ti trascina in una storia così evidentemente surreale, ma nello stesso tempo così reale e travolgente, alle nottate che ho fatto sveglia senza riuscire a staccarmi dal libro, perché un capitolo tira l’altro (e lo stratagemma di narrare la storia con gli occhi di uno dei protagonisti a vicenda, rende la narrazione ancora più avvincente).

1Q84 è un capolavoro, il più bello del libri di Murakami (che peraltro mi sono piaciuti direi praticamente tutti, e alcuni molto); ancora oggi, dopo qualche settimana dalla lettura, ogni tanto mi scopro a ripensarci.

Leggetelo, ne rimarrete stregati.

da qui

 

Da cosa dipende la fortuna di Murakami? Direi che uno dei fattori è questo: il Giappone in cui sono ambientate le sue narrazioni non esiste. Non esiste, nel senso che non è il Giappone, ma un paese possibile, chiamato con quel nome. Potremmo dire – adattando le osservazioni di Roland Barthes sui simboli della cultura nipponica (L’empire des signes, 1970) – che il Giappone di Murakami è un “sistema” composto da un insieme di tratti realistici (in certi casi, di un realismo immediato: penso alla presenza di marchi commerciali e simboli pubblicitari, su cui tornerò) prelevati da un contesto di realtà e organizzati in funzione di un ambiente alternativo, con forti tinte fantastiche o mitiche…

In Italia, “La Lettura” del “Corriere della Sera” (11 dicembre 2011) ha ospitato e messo a confronto le impressioni divergenti di due lettori di generazioni diverse: Franco Cordelli e Tommaso Pincio. Per Cordelli, Murakami è uno scrittore furbo: la furbizia consiste nel saper intercettare i gusti midcult di un pubblico globalizzato (“dall’ammirazione e dall’interesse si passa a un senso di saturazione e infine all’odio per uno degli scrittori più furbi dei nostri anni”). Per Pincio, al contrario, 1Q84 è un “romanzo che rimane appiccicato all’anima”, proprio perché “è libero e sincero”.

Chi ha ragione? Probabilmente nessuno dei due, se ci limitiamo a porre la questione nei termini assiologici di odiata furbizia e amata sincerità. 1Q84 è un ‘romanzo mondo’, nel senso che Vittorio Coletti, parlando di altri autori, ha dato alla formula nel suo recente saggio dedicato alla Letteratura nel villaggio globale (2011): ‘romanzi mondo’ sarebbero quelli “ricevibili da tutte le culture”, o addirittura “programmati per un lettore mondiale”. Ora, il criterio della ricevibilità sta proprio all’incrocio tra furbizia (perché richiede un alto grado di costruzione e di conoscenza delle tecniche di coinvolgimento del lettore) e sincerità (intesa come autentico desiderio di narrazione), superandole entrambe. Il sospetto è che dietro al pregiudizio d’inautenticità che investe l’opera di Murakami ci sia soprattutto una pretesa di autenticità che confina con l’orientalismo…

da qui

 

Lo stile, non mi stancherò mai di dirlo, è fantastico. Ci sono alcuni scrittori che possono scrivere quello che gli pare ma, se me lo scrivono così, io salto di gioia. Vietato dire "a me sicuramente non piace perché le lettura di giapponesi che ho fatto non mi sono piaciute". Prima di tutto io concordo con il fatto che libri proveniente da una stessa area geografica spesso e volentieri hanno caratteristiche comuni, però è anche necessario dire che i libri di autori distinti, sebbene provengano dallo stesso luogo, non sono certamente intercambiabili e per quanto riguarda la mia esperienza personale ho trovato lo stile di Murakami molto più interessante di quello di altri scrittori giapponesi. Lo "stampo" giapponese ovviamente c'è, il modo di pensare, specialmente quello degli uomini, è diverso dal nostro. Trovare personaggi maschili così focalizzati verso la loro interiorità è raro, questo lo ammetto, ma questo non significa che siano inverosimili. In tutti e tre i libri lo stile è assolutamente identico, perciò se lo amerete nel primo lo amerete sempre e se lo odierete lo odierete fino al terzo.

personaggi, infatti, sono particolarissimi ma molto vividi. Li conosciamo così bene che, pensando ai normali rapporti che abbiamo ogni giorno nella vita "reale" viene da chiederci quanto davvero sappiamo delle altre persone. Ammetto che non tutti gli esseri umani hanno tante sfaccettature come i personaggi di questo libro, però è altrettanto vero che quelli che hanno la profondità interiore di una pozzanghera sarebbero veramente noiosi da leggere in un libro. Con l'andare avanti della storia (e quindi dei libri) acquistano una profondità sempre nuova, arrivati alla fine li conosciamo perfettamente.

La struttura cambia leggermente nel terzo libro perché i punti di vista che ci vengono forniti diventano 3; si aggiunge anche quello di Ushikawa. L'idea di Murakami di scrivere la storia in questo modo mi è piaciuta da subito. Da quanto ho capito i lettori in genere si dividono in due parti; ci sono quelli che adorano leggere libri divisi in punti di vista diversi e quelli che, invece, lo odiano profondamente; io faccio parte dei primi. L'autore, però, è stato furbo; ben sapendo che nel terzo libro, avendo ormai scoperto gran parte del succo, il lettore avrebbe potuto perdere un po' di interesse nella lettura, ha deciso di aggiungere anche il punto di vista di un "cattivo" per far sì che l'attenzione del lettore rimanesse sempre alta. Questa struttura permette infatti a chi ama il libro (e se non lo amate vi sconsiglio di arrivare fino al terzo) di provare una grande suspense per quello che capiterà ai due protagonisti. Assolutamente geniale. In più il nuovo punto di vista è reso talmente bene che dispiace un po' averlo solamente nel terzo libro e non prima.

Il punto di vista che ho apprezzato di più, questa volta, è stato proprio quello di Ushikawa, forse per la novità, o forse perché mi viene sempre istintivamente da parteggiare per i cattivi di questo tipo. 

Il ritmo di lettura è puramente soggettivo. Se devo considerare il ritmo del libro in sé allora dovrei considerarlo un elemento negativo perché ci sono tantissime pause riflessive e i fatti veri e propri sono molto pochi. Io, però, considero anche le riflessioni e le pause in cui si racconta se il personaggi ha fame o no un momento importante del libro, anche questi elementi danno ritmo alla lettura, tu vai avanti sempre di più per leggere cosa succederà. Quindi mi limiterò ad inserirlo tra gli elementi indifferenti.

La trama è l'unico elemento che, andando avanti con la lettura, ho apprezzato meno. Nel libro 1 c'è la novità, il non capire moltissime cose, la curiosità di vedere cosa succede e la trama mi è sembrata fantastica. In più tutti i collegamenti con 1984 sono stati apprezzatissimi da me, che amo il classico di Orwell. Nel secondo libro l'elemento fantasy è decisamente più rilevante e la trama prende una forma diversa da quella che mi aspettavo all'inizio del libro 1 e molte cose non si capiscono, si attende il libro 3 per decidere cosa pensare. Infine c'è il libro 3. Ero molto preoccupata per la chiusura di questa storia perché di elementi da spiegare ce n'erano moltissimi e temevo che l'autore non riuscisse a trovare il modo di dare una spiegazione convincente ed esaustiva. In realtà la prova di Murakami è stata superata, anche meglio di quanto mi potessi aspettare, però.. non mi ha convinta del tutto. 

La credibilità della trama non salta assolutamente, anzi, anche dove può sembrare forzato che qualcuno si comporti in un certo modo l'autore spiega sempre con dovizia di particolari il perché sta succedendo e questo mi è piaciuto molto e mi ha fatto capire che c'è del lavoro dietro a questo romanzo.

D'altro canto, però, ci sono alcune cose successe durante il libro, che non trovano spiegazione e, anche se il fato, l'amore e il destino le possono spiegare quasi tutte io avrei gradito una maggiore analisi di ogni accadimento raccontato. Ci sono poi anche elementi secondari che non vengono più ripresi e sarei stata, invece, curiosa di saperne di più.

Per tutto quello che ho detto nell'introduzione della mia recensione, consiglio 1Q84 inteso come libro totale solamente a chi ama i libri introspettivi e il libro 3 in particolare solo a chi ha letto gli altri due; ciò che è successo viene ripetuto ma non è assolutamente possibile godersi il libro come se si fossero letti i precedenti due. 

da qui

 

…1Q84 è permeato da una religiosità facilmente adattabile alla modernità, in grado di trasfigurare Aomame in una Madonna impura e matura, che rimane incinta senza avere un legame fisico con l’altro sesso e il suo utero pare svolgere la funzione di un contenitore in grado di custodire il nuovo messia. Come Maria e S. Giuseppe, anche Aomame e Tengo si mettono in viaggio nell’oscurità della notte, con la speranza di raggiungere un mondo sicuro, in cui i Little People non avranno alcun potere. Non viaggiano su un asino, ma Aomame è costretta a indossare abiti primaverili (è fine dicembre), a portare con sé un’arma, e a camminare su una scala di emergenza con ai piedi scomodissime scarpe dai tacchi a spillo. Tengo, dal canto suo, accetta la creatura che Aomame custodisce dentro il suo ventre e si lascia guidare da quella donna. Il loro intento è stare uniti contro il mondo che li circonda e proteggere quella piccola cosa che si agita nel grembo di lei. Tra tutte le cose da portarsi dietro, Tengo sceglie il romanzo che sta finendo di scrivere, come se si trattasse di un insegnamento da seguire e tenere a mente. A sorvegliare tutto e ad accertarli che le cose stiano andando per il verso giusto, c’è sempre la luna. Nel passaggio dall’1Q84 al 1984 le due lune si uniscono in una sola, come a voler rimarcare l’unione tra i due innamorati e il creato.

Che dire? Rimangono punti in sospeso come sassolini lasciati a marcire nell’infinito, anzi, come milioni di mondi impossibili da narrare poiché avvolti in un’altra dimensione. Eppure una certezza si impianta
decisamente nella nostra coscienza: il Grande Fratello è stato sconfitto grazie alla volontà di una donna. Aomame conosce il proprio destino ed esercita una serie di scelte affinché esso si compia. Un inaspettato e banale lieto fine: lui, lei, una nuova vita in viaggio e la luna che splende romanticamente in cielo. Tutto questo ingarbugliarsi di fili mi fa giungere alla conclusione che 1Q84 non sia un semplice libro da leggere tutto d’un fiato, ma un modo complicato e geniale di esaminare il mondo.

da qui

 

Molti hanno rintracciato in 1Q84 una trama fuori dal mondo, con elementi privi di coerenza: come fa ad apparire universale una storia in cui compaiono esserini chiamati Little People che creano crisalidi d'aria e che possono essere ascoltati da una setta di fomentati? Come fanno ad essere coerenti situazioni in cui si parla di mother e daughter, di receiver e perceiver?

Inizialmente perplessi, abbiamo poi avuto una sorta di illuminazione: e l'illuminazione è arrivata grazie ad una certa conoscenza degli anime e dei manga. In un primo tempo, avevamo accostato 1Q84 ai film di Miyazaki, almeno per una certa componente soprannaturale. Leggendo il terzo libro, ci siamo accorti che la trama è quella ideale per creare una breve serie animata d'autore; gli elementi tipici ci sono tutti. Non solo un film, non semplicemente un romanzo. Se 1Q84 fosse trasposto in serie animata, i dubbi sulla sostanza della trama verrebbero via di colpo; anzi, diverrebbe un anime di successo, in grado di farsi realmente universale e necessario. Diciamo questo perché siamo convinti che l'unico modo per analizzare un libro e fare critica letteraria sia farlo attraverso l'immagine. André Bazin è stato un grande teorizzatore di questo approccio, Stanley Kubrick è stato tra i più grandi maestri di critica letteraria.

Perché, in fondo, un romanzo può piacere o non piacere, ma per analizzarlo correttamente serve farlo scontrare con un altro linguaggio – o non se ne vedrebbero forse mai pregi e limiti.

da qui

 

Leggere 1Q84 vuol dire farsi accompagnare da Murakami nel disvelamento di alcune (non tutte) delle numerose, intricate e a tratti spaventose questioni, che compongono questo mastodontico testo di oltre mille pagine nella sua interezza. Bisogna chiudere gli occhi, abbandonare ogni freno dettato dal raziocinio e tuffarsi in quel 1Q84, anno distopico, in cui tutto può accadere. Può succedere per esempio che sei piccoli omini che parlano in coro e cantano «hoo-hooo», nati dal cadavere di una capra in stato di decomposizione, costruiscano una crisalide d’aria per generare l’erede del leader spirituale di una misteriosa e potente setta di ex intellettuali, che si sono dati all’agricoltura biologica. Come è possibile concepire figli senza rapporti sessuali e che un esattore in pensione della NHK, l’emittente di Stato, continui il suo giro di riscossione del canone nonostante sia in coma. Un mondo, un universo parallelo, in cui in cielo brillano due lune e le civette danno saggi consigli.
Questi sono alcuni degli elementi satellitari di quella che è la storia principale. O meglio, le storie, perché la trama è scissa e procede come binari paralleli che sembrano destinati a non incontrarsi mai. I personaggi principali sono due: un uomo ed una donna di circa trent’anni. Il primo è Tengo, insegnante di matematica, aspirante scrittore, che accetta di riscrivere un romanzo di fantascienza scritto da un’enigmatica diciassettenne dislessica. E poi c’è Aomame…

da qui



 

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