Aspettando in fila, venerdì, nel sobborgo Ramat Aviv Gimel di Tel Aviv per
prendere l'edizione del fine settimana di Israel Hayom, i residenti benestanti
hanno discusso della probabile sconfitta di Trump. "Siamo rovinati",
ha detto sconfortato un uomo; i suoi compagni annuirono concordando. È un
giorno buio per Israele: Donald Trump ha perso le elezioni.
Nessun altro paese al mondo, con la possibile eccezione delle Filippine o
del Nebraska, era così rattristato dalla sua sconfitta. Un sondaggio
dell’istituto israeliano Mitvim ha rilevato che il 70% degli israeliani
sostiene Trump. Un sondaggio del Centro di Statistica Pew con sede a Washington
ha avuto risultati simili. Mentre il 75% degli europei occidentali è stanco del
presidente degli Stati Uniti, in Israele una grande maggioranza, compresi i
centristi e alcuni di sinistra, lo ammira.
Si può affermare, ovviamente, che questo sostegno è un modo per
ringraziarlo di aver spostato l'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme,
riconosciuto la sovranità israeliana sulle alture del Golan e ritirato
dall'accordo nucleare iraniano. Ma questi eventi hanno suscitato poco
entusiasmo in Israele. Nessuno ha festeggiato il riconoscimento di Majdal Shams
come città israeliana, e solo poche persone si sono emozionate per il cambio di
residenza dell'ambasciatore David Friedman.
La spiegazione della crescente popolarità di Trump in Israele va molto più
in profondità; le sue radici sono molto più inquietanti. Israele ammira Trump
non nonostante i suoi molti repellenti difetti, ma proprio per questi. Trump è
l'incarnazione di tutto ciò che è orribile e terribile in Israele mentre lo
normalizza e lo riqualifica per noi. Guardatelo e vedrete gli israeliani.
Questo è quello che siamo o chi vorremmo essere. O almeno la maggior parte di
noi.
Trump è l'incarnazione del peggiore Israele; potrebbe essere facilmente
eletto Primo Ministro. La volgarità, la grossolanità, la belligeranza,
l'ignoranza, gli intrighi e le bugie; il disprezzo per i deboli, per la legge,
per la giustizia, i media, la scienza e l'ambiente: tutto questo ci rappresenta
perfettamente.
Chi non vorrebbe un Primo Ministro condiscendente con tutti, qualcuno che
sa sempre cos’è meglio, che farà di nuovo grande Israele? Chi non vorrebbe un
Primo Ministro che non è secondo a nessuno, che ha fatto fortuna con astuzia e
scaltrezza, proprio come piace a noi?
Chi non vorrebbe un primo ministro che si fa beffe della correttezza
politica e ci restituisca i bei vecchi tempi del maschilismo non ostacolato dal
femminismo; chi non ci infastidirà con tutte quelle minacce al pianeta e alla
natura, chi ci restituirà anche il razzismo?
Chi non vorrebbe un vero uomo come lui? A chi non piacerebbe qualcuno che
disprezza le istituzioni internazionali, i gruppi per i diritti umani e il
Diritto Internazionale, che viola gli accordi firmati e deride l'arrogante
Europa e i suoi valori liberali universali, proprio come nei sogni segreti di
molti israeliani? Anche Benjamin Netanyahu, che è il più simile possibile a
Trump, non può inseguire, raggiungere e realizzare una tale chimera.
Prendi il tipico autista israeliano. Non è Trump? La strada israeliana non
è come quella di Trump? Attraversano all’improvviso, suonano il clacson,
imprecano, infrangono il codice stradale, parcheggiano ovunque, non pensano a
nessuno tranne che a loro stessi, il nostro è il più grande, il più forte e il
più veloce; Ammirateci.
Prendiamo la politica israeliana, in particolare i politici di destra. Non
sono come Trump? Non assomigliano lui?
Mettete assieme Avigdor Lieberman, Miri Regev, Osnat Mark, Miki Zohar e
David Amsalem e si otterrà un Trump Israeliano. Combinate la loro prepotenza,
ignoranza, populismo, superficialità e volgarità e si otterrà il trumpismo
israeliano.
Come abbuono, aggiungiamo il modo in cui Trump ha umiliato i palestinesi,
ignorando la loro stessa esistenza. I loro diritti non significavano nulla per
lui, così come non significano nulla per la maggior parte degli israeliani,
semplicemente perché sono svantaggiati. È un sogno.
È un sogno israeliano fermare gli aiuti ai deboli e darli ai forti, come ha
fatto Trump; dall'agenzia per i rifugiati dell'UNRWA all'esercito israeliano,
dai rifugiati alla forza che li ha espulsi. Ed è un sogno israeliano deportare
i richiedenti asilo, come ha fatto Trump, tenendo centinaia di bambini separati
dai loro genitori e terrorizzando decine di migliaia di adulti.
Questa è la giustizia Trumpiana, ed è la giustizia israeliana. Ecco perché
lo abbiamo amato così tanto. Ecco perché ci dispiace che se ne vada.
Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del
giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come
vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il
2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell'Unione dei
giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti
Umani in Israele per il 1996. Il suo nuovo libro, La punizione di Gaza, è stato
appena pubblicato da Verso.
Traduzione: Beniamino Rocchetto
Fonte: https://www.haaretz.com/.../.premium.HIGHLIGHT-look-at...
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