sabato 8 gennaio 2022

La strana “rivoluzione” contenuta nei vaccini a mRna di Pfizer e Moderna - Mariano Bizzarri

 

Vaccini o farmaci? Le caratteristiche dei vaccini a MRna fanno di Pfzer e Moderna delle terapie geniche preventive, ossia farmaci somministrati a persone sane

Il dibattito che a tratti emerge sulla stampa riguarda un tema capzioso e complesso: i nuovi vaccini anti-Covid – Pfizer e Moderna – sono realmente tali o rientrano nel novero delle nuove terapie geniche?

La domanda riveste interesse non solo accademico, ma anche giuridico. Un vaccino – in prima approssimazione – è prodotto allo scopo di procurare un’immunità acquisita attiva contro un particolare tipo di infezione, per la quale non si dispone di trattamenti efficaci. Un farmaco, invece, è un prodotto – di origine naturale o sintetica – che interviene sulla biochimica dell’organismo, capace di indurre modificazioni funzionali attraverso un’azione fisica o chimica.

È opportuno sottolineare che i vaccini vengono somministrati a persone sane con l’obiettivo di conseguire un beneficio futuro (azione di profilassi). I farmaci vengono prescritti a persone malate con l’obiettivo di conseguire un risultato immediato.

Nel primo caso è imperativo non compromettere una condizione di apparente buona salute. Nel secondo, ci si propone invece di modificare la condizione attuale di malattia.

Un vaccino è tradizionalmente ottenuto “esponendo” il virus – inattivato o “ucciso” – al sistema immunitario dell’ospite, che svilupperà una complessa reazione immune, producendo una vasta gamma di anticorpi (e di cellule T, depositarie della cosiddetta “memoria immunologica”) diretti contro numerosi “bersagli” offerti dai vari componenti virali. Questo procedimento mette (parzialmente) al riparo dalle cosiddette varianti: se anche uno dei bersagli venisse a modificarsi, rimarrebbero pur sempre gli altri contro cui l’organismo potrebbe dirigere la reazione immunologica.

I vaccini Pfizer e Moderna sono in realtà forme di “terapia genica”, dato che si basano sulla somministrazione di un acido nucleico – mRna o Rna messaggero – che, una volta penetrato nelle cellule umane, trasferisce un’unica informazione: quella necessaria a produrre grandi quantità di proteina Spike che, una volta riconosciuta come “estranea”, attiverà una corrispondente produzione di anticorpi. Si tratta quindi di un “trattamento” volto a modificare l’informazione e l’attività genica della cellula.

L’ambito delle terapie geniche è venuto surrettiziamente ampliandosi nel corso degli ultimi anni, come del resto riconosciuto da numerosi articoli scientifici e sottolineato dalle recenti dichiarazioni di Stefan Oelrich, membro del Board of Management della Bayer. L’avvento delle nuove tecnologie a mRna ha fornito una ciambella di salvataggio al settore delle terapie geniche, che aveva subito una forte battuta d’arresto a causa degli insuccessi e delle forti restrizioni imposte dai regolamenti internazionali.

Ora, come riconosciuto da Nature, grazie alla pandemia e all’introduzione (frettolosa) dei vaccini a Rna, gli ostacoli potrebbero essere aggirati per facilitare l’accettazione della nuova tecnologia (cfr. Harries L. “It’s time for scientists to shout about Rna therapies”. Nature. 2019 Oct; 574(7778)).

Tutto questo ha implicazioni enormi, sia dal punto di vista normativo, sia in termini scientifici. Dal punto di vista giuridico, l’equiparazione delle terapie con mRna ai vaccini permette di agevolare di molto la loro introduzione sul mercato farmaceutico, saltando a piè pari la verifica di possibili effetti collaterali – come la mutagenesi e la cancerogenesi – che normalmente non sono presi in considerazione con i vaccini (né Pfizer né Moderna hanno condotto studi di tal fatta e lo hanno esplicitamente affermato)…

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