Ancor più dell’obbligo vaccinale, la vera notizia del
decreto 1/2022 è che sarà l’Agenzia delle Entrate a irrogare le sanzioni in
caso di violazione: è il campanello d’allarme di un grave rischio democratico
per il nostro Paese
Sembra che sarà l’Agenzia delle Entrate (AdE) ad
irrogare le sanzioni in caso di violazione dell’obbligo vaccinale Covid-19,
entrato in vigore per gli over 50 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
del Decreto Legge 1/2022. Una notizia che passerà sicuramente in secondo piano
rispetto al dibattito intorno all’obbligo vaccinale, ma che certamente farà
storcere il naso alle persone più attente ai dettagli. Credo invece che sia
questa la vera notizia, ancor più dell’obbligo vaccinale, e
che dovrebbe essere esaminata e valutata per quello che è: un grave rischio
democratico per il nostro Paese.
* * * *
Prima di tutto, l’Agenzia delle Entrate è un ente
pubblico le cui competenze sono stabilite per legge (Decreto Legislativo del
30/07/1999 n. 30):
“All’agenzia delle entrate sono attribuite tutte le
funzioni concernenti le entrate tributarie erariali che non sono assegnate alla
competenze di altre agenzie, amministrazioni dello Stato ad ordinamento
autonomo, enti od organi, con il compito di perseguire il massimo livello di
adempimento degli obblighi fiscali sia attraverso l’assistenza ai contribuenti,
sia attraverso i controlli diretti a contrastare gli inadempimenti e l’evasione
fiscale.”
In sostanza, l’Agenzia delle Entrate
è competente per tutto ciò che riguarda i controlli fiscali, gli
accertamenti e la gestione dei tributi, e il recupero dell’evasione fiscale.
Che questo ente possa comminare sanzioni per la violazione di un obbligo
sanitario, è molto peculiare (per usare un eufemismo), considerando che tale
funzione esula dalle sue competenze.
Le sanzioni relative alla violazione di altri obblighi
vaccinali in Italia sono infatti irrogate a seguito di contestazione da parte
della ASL territorialmente competente, secondo un meccanismo orizzontale,
e non invece verticale – dall’alto verso il basso – come in questo caso.
Per quale motivo allora è stata scelta l’Agenzia delle
Entrate per irrogare le sanzioni? Il motivo, a mio avviso, è che l’AdE è
probabilmente l’ente statale che ad oggi ha gli strumenti informativi migliori
per trattare in tempo reale i dati di ogni cittadino italiano e
determinare, attraverso l’incrocio dei dati sanitari, chi si è vaccinato e chi
no, e quindi emettere una sanzione.
Come funzionerà? – Il Decreto Legge 1/2022 non
descrive nello specifico come funzionerà il trattamento dei dati necessari a
irrogare le sanzioni, né prevede un rinvio a successivi atti amministrativi
attuativi. E questo è già un grave problema.
La normativa europea (GDPR), come anche quella
italiana (Codice Privacy) prevedono che per trattare dati particolari, come
quelli sanitari, da parte degli enti pubblici, sia necessario specificare
attraverso legge o atto amministrativo generale:
- i tipi
di dati che saranno trattati
- le operazioni
eseguibili
- le
misure specifiche e appropriate per tutelare i diritti fondamentali delle
persone
Tutto questo manca nel DL, che si limita invece a dire
che sarà il Ministero della salute a fornire all’Agenzia delle Entrate i dati
necessari, anche attraverso il sistema della Tessera Sanitaria, che è
autorizzato a trattare i dati vaccinali. La norma, così scritta, sarebbe già in
violazione di una legge di rango superiore (GDPR).
Ma quindi possono farlo? – Tecnicamente sì (tralasciando i
profili di violazione di legge scritti sopra), grazie al Decreto Capienze (DL
139/2021), che a ottobre 2021 ha inaspettatamente riformato il Codice Privacy
italiano.
Con questa riforma la pubblica amministrazione adesso
è sempre legittimata a trattare, comunicare e
diffondere dati personali anche senza che questo sia espressamente
previsto da un atto di legge. Sarà sufficiente un atto amministrativo generale.
Quindi pur non essendo il DL 1/2022 un’adeguata base giuridica, mancando dei
requisiti necessari, il Ministero potrà riparare ex post con un atto
amministrativo generale, che però non è una fonte di legge.
Questo aumenta a dismisura il potere
informativo della pubblica amministrazione, che ora non dovrà più perder
tempo dietro a noiose e complesse leggi per tutelare la privacy e i diritti
delle persone.
E infatti, non credo che ci sarà mai alcuna legge
specifica per disciplinare accuratamente questo nuovo trattamento da parte
dell’AdE. Vedremo se avranno l’accortezza di emettere almeno un atto
amministrativo generale, ma ho i miei dubbi.
Oltre l’Agenzia delle Entrate – Ma c’è di più. Il DL Capienze ha
anche modificato il DL “rilancio” (34/2020), aprendo la strada a preoccupanti
scenari di profilazione di massa della popolazione italiana,
che riporto come immagine per comodità:
In pratica, il Ministero della salute è oggi
autorizzato a incrociare dati, anche non relativi alla salute per
finalità di programmazione tecnico-sanitaria e per il conseguimento della
missione 6 del PNRR. Ma lo stesso può dirsi per le altre amministrazioni
pubbliche, che potranno trattare e incrociare anche dati relativi alla salute,
grazie alla modifica dell’art. 2-sexies del Codice Privacy. Ciliegina sulla
torta: la stessa prerogativa è stata estesa alle forze armate per
finalità di sicurezza pubblica.
Insomma, il panorama italiano oggi è che lo Stato
vede e può tutto, e che non c’è più alcuna barriera legale tra la comunicazione
e diffusione di dati tra enti e istituzioni.
Il DL Capienze è stato duramente criticato da me e da
chi come me si interessa della materia, con tanto di audizioni in Commissione
Affari costituzionali del Senato, per evidenziare i gravi problemi che derivano
da questa deriva malsana della normativa italiana sulla privacy. Purtroppo non
siamo stati ascoltati. Qui un approfondimento.
Quali sono i problemi? – I problemi di questo libero arbitrio
sul trattamento dei dati sono diversi e vanno oltre il contesto specifico
dell’Agenzia delle Entrate. Sicuramente c’è un problema di trasparenza e di
processo democratico: senza legge non c’è dibattito politico. Senza
trasparenza e senza dibattito politico crollano i principi democratici e
l’attività della pubblica amministrazione diventa autoritaria by
default. D’altronde, il DL 1/2022 è stato pubblicato nella notte – perfino
retrodatandolo.
E allora come può il cittadino difendersi dal potere
informativo dello Stato e dell’Agenzia delle Entrate se non c’è neanche
una legge che prevede le dovute tutele contro questo libero arbitrio?
Quali sono le garanzie in caso di errore? Se il trattamento
è automatizzato, quali sono i rimedi previsti per ottenere l’intervento
umano?
Come può la persona mantenere il
controllo dei propri dati che adesso rimbalzeranno da un ente all’altro e
saranno incrociati tra loro per creare nuovi dataset e database senza
alcuna trasparenza? Quali sono le garanzie contro gli effetti della profilazione
di massa che potrà essere portata avanti dal Ministero della salute ai
sensi dell’art. 7 del DL 34/2020?
Come possiamo semplicemente fidarci di enti
come l’Agenzia delle Entrate, capitanati da persone che negli scorsi mesi si
sono fatti espressamente portatori di una insensata guerra contro la
privacy?
(Una
dichiarazione di Ruffini, da un mio altro articolo su Agenda Digitale)
Ricordo, ad esempio, che nel 2020 il Garante Privacy
si era espresso molto duramente sui
provvedimenti attuativi della fatturazione elettronica proposti dal direttore
dell’AdE, paragonandoli a un regime di sorveglianza di massa della
totalità dei cittadini italiani. Il rischio, in sostanza, è di creare un
sistema di sorveglianza globale passiva, in grado di rivelare i suoi
effetti ogni volta che il governo in carica ne abbia necessità. Senza alcun
paletto e limite.
Un passo in più: le possibili interazioni con il Green
Pass – E che dire
allora delle possibili interazioni con il sistema del Green Pass di
questo nuovo ecosistema tecno-legale creato con il DL Capienze? Lo Stato
italiano ha oggi il potere informativo per trasformare il Green Pass in
un sistema di punteggio sociale (social scoring) in
grado di permeare ogni singolo aspetto della vita di ognuno di noi.
È proprio col DL 1/2022 che si è stabilito l’obbligo
di esibire il Green Pass per qualsiasi attività economica e sociale –
salvo (per ora) per alcuni servizi essenziali che dovranno essere indicati con
Dpcm. Ora sarà necessario esibire il Green Pass base
(tampone/guarigione/vaccino) anche per entrare nei pubblici uffici, nei servizi
postali e bancari. Questo significa che il Green Pass è oggi diventato un
vero e proprio gateway per lo svolgimento di ogni attività
sociale, economica e civile. Perfino i diritti fondamentali come il diritto di
voto sono subordinati al possesso di Green Pass.
Il possesso del Green Pass è quindi
condizione necessaria per essere cittadini. Chi non è in possesso del documento
è un non-cittadino, in condizioni anche peggiori di un immigrato
irregolare, perché almeno loro non pagano le tasse.
Nei fatti, il Green Pass è già un
sistema di controllo della popolazione e delle imprese che può essere
equiparato a un grezzo sistema di punteggio sociale.
E allora, cosa vieta al governo italiano di unire la
tecnologia del Green Pass con l’enorme potere informativo che
sta accumulando, per creare una sovrastruttura che possa subordinare l’accesso
a beni e servizi sulla base del possesso di determinati requisiti?
Come ho già avuto modo di spiegare qui,i sistemi di social
scoring non sono altro che mezzi per guidare il comportamento
della “società” attraverso la manipolazione del comportamento degli
individui.
Come arrivare a farlo? Attraverso un sistema di
incentivi e sanzioni, che in Cina danno vita a “redlist” e “blacklist”.
E lo scopo del Green Pass, attraverso incentivi e sanzioni, è esattamente questo: incentivare un comportamento individuale per ottenere una modificazione del comportamento della società verso i fini e gli ideali dello Stato.
In Italia abbiamo oggi tutti gli strumenti per mettere
in campo un sistema del genere:
- Un’app di
stato (IO) con cui accedere a servizi pubblici, collegata con
il Green Pass
- Un
sistema di gatekeeping (Green Pass) che ricopre
virtualmente ogni attività umana in modo capillare e pervasivo
- La
capacità di interconnessione di sistemi informativi e dati attraverso
tutti gli enti della pubblica amministrazione, con l’Agenzia delle Entrate
all’apice del sistema sanzionatorio
- Un
sistema già avviato di incentivi e sanzioni subordinato al rispetto di un
requisito di legge (vaccino/tampone), che può essere facilmente esteso a
ogni altro ambito
- La
volontà politica di accentrare tutto il potere informativo e diminuire la
frammentazione tra sistemi
Cosa manca per trasformare il Green Pass in
un vero e proprio sistema di punteggio sociale? A ben vedere, niente. Se ci
fosse la volontà politica (leggi: consenso da parte della popolazione) sarebbe
possibile anche già da domani.
E quindi? – E quindi, la notizia dell’Agenzia delle Entrate che
sanzionerà in caso di violazione dell’obbligo vaccinale si porta dietro tutta
una serie di considerazioni che vanno ben oltre il caso specifico.
Non è un caso che la riforma del Codice Privacy,
così inaspettata e “casuale” sia arrivata in realtà in un momento in cui il
governo italiano si dimostra uno dei più autoritari di sempre. Il “whatever
it takes” di Draghi.
È molto pericoloso accettare passivamente tutto
questo, perché sono i primi passi verso una “cinesizzazione” dell’Italia e
dell’Unione europea (le stesse cose che stanno accadendo in Italia, sono
replicate anche a livello europeo). Non è un caso che per la prima volta nella
storia europea un atto normativo dell’Ue, ancora in fase di
discussione, parli espressamente di sistemi di punteggio sociale (IA
ACT).
La privacy, intesa come controllo sui dati da parte
delle persone, minimizzazione del loro uso e protezione dell’anonimato, è
letteralmente l’unica difesa contro l’ingerenza arbitraria da parte dello
Stato, sempre più incentivato a controllare, sorvegliare e manipolare le
persone e le informazioni. E questo è il motivo per cui in Italia e in Europa,
nonostante i bei proclami, la privacy valga sempre meno.
È una questione di autodeterminazione e di
libertà, intesa come possesso del proprio corpo e della propria identità
(fisica e digitale), contro qualsiasi manipolazione e ingerenza da parte
di uno stato sempre più grande e virtualmente senza limiti.
Nessun commento:
Posta un commento