Le politiche europee stanno disvelando aspetti e modalità sempre più inquietanti
Sono passati 8 anni da quella tragedia nel Mediterraneo, da quella strage
di Lampedusa del 3 ottobre 2013 dalla quale cominciammo a salvare vite con
l’operazione Mare Nostrum.
Poi nel giro di 2 anni da Mare Nostrum, parola più usata dai giornali, si
passò alla parola muri, in due anni le cose si capovolsero.
Minniti iniziò quella che a chi scrive (e non solo) appare come una
persecuzione delle ONG, una persecuzione contro il soccorso.
Cosa stiamo facendo ai migranti? Li stiamo segregando. Stiamo impedendo
loro di fare domanda d’asilo, contravvenendo non solo ai diritti umani, ma
anche al diritto internazionale: il diritto alla richiesta di asilo è sancito
per legge, italiana e internazionale.
Lo stato di vita di una persona migrante si può riassumere in una parola:
sofferenza. Non abbiamo rispetto per questa sofferenza: rispetto umano,
rispetto istituzionale.
Siamo stati prede di una lurida propaganda che ha fatto di queste persone
dei delinquenti, degli approfittatori, degli invasori.
Etichette, continue etichette di cui noi che operiamo nell’informazione
siamo diretti responsabili. Etichette anche nei confronti delle persone
solidali.
Stiamo segregando le persone in cammino nei campi turchi, libici, greci,
bosniaci, bielorussi, presto forse anche tunisini. Ma anche sotto casa: negli
hotspot, nei centri per rimpatri (CPR), che vengono fatti passare per “centri
di accoglienza”. Un’inacccettabile ipocrisia, nei CPR i detenuti vengono
chiamati “ospiti”. Quegli stessi poliziotti, che ti correggono se li chiami
detenuti, se non lasciassero più uscire una persona ospitata a casa loro
verrebbero denunciati per sequestro di persona. Un ospite è libero di andarsene.
“Detenzione amministrativa” la chiamano: un ossimoro, in Italia non c’è
detenzione se non si ha commesso un reato penale. “Segregazione amministrativa”
la si dovrebbe chiamare, persone che vengono concentrate tra muri e una
matrioska di gabbie alte 5 metri. Dove è assicurata la mera sopravvivenza,
limitata alle elementari funzioni vitali.
Tutto questo avviene nell’opacità, che può favorire l’illegalità. Anche
quando fai un accesso agli atti in base alle norme di legge sulla trasparenza
non ottieni risposte, vieni rimbalzato da un un’istituzione all’altra, non
riesci a capire se norme di legge e regolamenti vengono applicati. Ci sono
luoghi di segregazione in Italia dove i giornalisti non hanno mai il permesso
di entrare. Luoghi nascosti all’opinione pubblica.
Eppure sentiamo decisori continuare a parlare di diritti umani.
L’Europa ha istituito Frontex, un corpo militare “a guardia” dei confini
europei, come se davvero fossimo invasi. Eppure queste persone non hanno armi:
solo sofferenza, spesso moglie e figli, a volte sono minori non accompagnati.
A Trieste c’è Linea d’Ombra, cura le persone che arrivano in cammino dalla
Slovenia, che da anni viaggiano sulla rotta balcanica, che portano su di sé le
ferite del viaggio. Non c’è in quella piazza uno Stato che informi le persone
giunte da lontano sui loro diritti, sul diritto di richiedere asilo, e qualora
non vogliano richiederlo in Italia – come biasimarli? – si adoperi attraverso
canali opportuni per inoltrare la richiesta nello Stato di loro destinazione,
spesso per ricongiungimento familiare, anche questo previsto per legge.
Preferiamo lasciarli fuori, e ancora: abbiamo preferito “ributtarli” in
Slovenia, anche se è illegale farlo.
Non li soccorriamo quindi, ci voltiamo dall’altra parte sperando che escano
dalle nostre frontiere, ma dall’altra parte ci sono l’Austria, la Francia, che
in entrata usano i nostri stessi metodi. Di fatto respingimenti collettivi,
condannati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Solo una pervicace Torino solidale sta ottenendo un minimo di aiuto, di
assistenza per le persone in cammino, aiuto concesso da uno Stato che sembra
ben contento che le persone varchino in uscita le nostre frontiere, senza
assistenza, rischiando, specialmente in inverno, ancora una volta, la vita. Sì,
senza assistenza, perché se gli dai una mano a varcare la frontiera vai in
galera.
Se sei una persona solidale sei sempre sul filo del rasoio, devi essere
attentissimo, perché rischi in prima persona: favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina. Non, quindi, meritevole di aver dato aiuto, soccorso, di esserti
fatto carico di un problema, di aver contribuito ad alleviare una sofferenza:
colpevole di reato penale.
Un inferno, le persone in cammino sembrano condannate ad un Ade di
sofferenza di cui siamo interamente responsabili, in particolare quando bussano
alla nostra porta e gliela sbattiamo in faccia.
L’Europa non è nata per questo. Come non vergognarsi di ciò che è
diventata? Come non vergognarsi di queste politiche e di coloro che le stanno
attuando? Come possono dormire la notte questi decisori?
Pensavamo che la segregazione fosse ormai lontana, figlia di un periodo
storico ignobile, pensavamo che i campi in cui venivano concentrati gli
indesiderati, perché non degni di vivere tra noi, fossero ormai un brutto
ricordo scritto sui libri di storia. Siamo stati imprudenti e poco
lungimiranti.
E’ ora di uscire dall’ipocrisia, le parole sono importanti. Crudeltà,
segregazione.
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