ci sono storie così piene di orrore che si fa fatica non dico a raccontarle, ma anche soltanto a conoscerle.
ecco quella di Henk Heithuis.
nasce in Nederland, Paesi Bassi, nel
1935, da genitori divorziati, e già durante il primo anno di vita viene affidato
ad un istituto cattolico, la Vincentius-Stift di Harrenveld.
lì riceve una formazione professionale
fino a 18 anni, nel 1953; poi ne esce; ma vi ritorna nei fine settimana, perché
i suoi genitori non vogliono accoglierlo in casa.
il 30 gennaio 1956 – non ha ancora
ventun anni, e quindi è ancora minorenne, secondo la legge del tempo – presenta
alla polizia una accusa contro i confratelli dell’ordine per
avere abusato sessualmente di lui più volte, tra il 1950 e il 1953,
quando aveva tra i 15 e i 18 anni.
altri rapporti sessuali con i frati
c’erano stati durante i suoi ritorni settimanali all’istituto l’anno prima e
lui sostiene di essere stato violentato.
. . .
ma le sue accuse non hanno valore
giuridico, dato che è ancora minorenne.
i frati non negano
l’accaduto, ma affermano che è lui che li ha sedotti, dato che è un
omosessuale.
Henk lo nega: ha perfino una
fidanzatina, che intende sposare appena possibile; grida di essere eterosessuale.
ma per la legge ha valore la
testimonianza concorde dei frati, che viene considerata attendibile; la sua,
no.
l’omosessualità era illegale nei Paesi Bassi,
allora, e quindi Henk ha ammesso un reato.
viene quindi internato nell’istituto
privato cattolico di psichiatria Huize Padua nel Nord Brabante, per subire
il trattamento clinico previsto per i casi come il suo.
la cura contro l’omosessualità consiste,
nell’Olanda degli anni Cinquanta, nella castrazione.
chirurgica, non chimica.
altri dieci giovani olandesi dichiarati
omosessuali come lui subirono la stessa sorte in quegli anni.
. . .
l’operazione su Henk Heithuis viene
eseguita nella clinica St. Joseph di Veghel, sempre cattolica.
una volta eugenizzato, cioè
evirato, Henk viene buttato su una strada.
per campare fa il mozzo, ma a bordo
subisce il bullismo dei compagni: figurarsi che spasso un eunuco a
bordo.
arrivato in Giappone, fugge dalla nave e
cerca aiuto al consolato olandese di Kobe, che prende a cuore la sua situazione
e lo fa rientrare in patria.
qui trova degli amici, che si prendono
cura di lui, che teme di essere ucciso, ma però presenta una nuova
denuncia per l’operazione subita, che gli ha tolto completamente i genitali
e lo costringe a vivere in una disordine ormonale malamente tamponato da qualche
somministrazione artificiale.
. . .
ha ancora pochi giorni di vita.
in autostrada la sua auto viene
speronata da un’altra e lui muore nell’incidente, sul colpo.
da giorni raccomandava ai suoi amici di
conservare memoria della sua storia.
il giorno stesso della sua morte, la
polizia confisca e distrugge tutti i suoi beni personali e i documenti del
processo.
è il 25 ottobre 1958: il caso
Henk Heithuis è chiuso.
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