La sola idea
che si valutasse l’obbligo di tampone per poter accedere agli eventi natalizi
anche per le persone vaccinate ha sorpreso molti, inclusi alcuni scienziati al
di sopra di ogni sospetto. Strenui sostenitori dell’ecumenismo vaccinale
forzato esteso anche ai bambini, essi ora parlano di professionisti del panico,
politici paurosi e calcolatori e media catastrofisti che vivono solo di brutte
notizie. Non si può – dicono – mandare messaggi sbagliati al popolo.
A cosa serve
il panico? E a me non rimane, alla fine dell’anno di grazia 2021, che stupirmi
dello stupore. Mi chiedo se davvero si possa pensare che persone di questo
livello non sappiano il valore che il panico ha per mantenere il potere e cosa ci
sia dietro questa strategia. Ogni cosa che essi dicono dalla posizione che
occupano ha un valore principalmente politico così come la loro posizione sui
vaccini.
Il potere
insegue la vaccinazione di massa dei bambini sani anche per ragioni simboliche
e politiche: occorre indirizzare la narrazione pandemica a formare la massa su
ritualità fondamentalmente identitarie [1].Imporre restrizioni e chiusure
draconiane sarebbe impensabile senza questo passaggio, di cui sono parte
integrante l’individuazione del nemico da avviare alla discriminazione –
l’untore no-vax, e la proposta salvifica – comunità dei mascherati e vaccino. E
a chiunque pensi si stia indulgendo in capziosi intellettualismi, basti la
lettura della recente testimonianza di Elena Stancanelli su Repubbica [2], dove
la potenza di questo meccanismo si rappresenta in forma cristallina, perfino
parodistica nella sua perfetta, lucidissima cecità: evocare i tamponi, chiude
Stancanelli, “sminuisce, simbolicamente, il vaccino, che è stato il nostro rito
di passaggio, che ci ha dato accesso a questa nuova comunità, che si è
attrezzata per contrastare il Covid. Deve rimanere la nostra unica password per
la serenità.” Ora in molti si chiedono quali motivi sanitari ci siano che
supportino questa escalation apparentemente senza fine. Sappiamo bene che
questo virus ha rappresentato un’emergenza sanitaria in determinati specifici
momenti e a discapito di specifici gruppi di persone, che sappiamo
caratterizzare molto chiaramente per età e fragilità.
Molti si
interrogano su quali siano le ragioni mediche per arroccarsi su un messaggio
massimalista riguardo ai vaccini, che cioè la vaccinazione vada imposta con la
forza a tutta la popolazione. E perché farlo con modalità talmente aggressive
da ledere gravemente la tenuta sociale e istituzionale del paese?A me pare
evidente che una gestione saggia e disinteressata avrebbe consigliato al
contrario una proposta di “protezione focalizzata”, nell’ottica della
prevenzione personalizzata. Ci si chiede quindi se questa proposta sia stata
osteggiata con decisione perché avrebbe determinato da un lato la radicale
riduzione del business vaccinale: i vaccini sarebbero stati destinati
prevalentemente a una parte della popolazione e avremmo avuto una radicale
riduzione del business della migrazione digitale. Infatti senza lockdown e
didattica a distanza la spinta verso la digitalizzazione sarebbe stata
praticamente inavvertibile.Infine – cosa che più direttamente conta per le
élites – la protezione focalizzata avrebbe reso impossibile la regolazione “a
rubinetto” della circolazione del denaro nell’economia reale attraverso la
combinazione paura/lockdown/green pass e la conseguente compressione dei
consumi: una strategia, questa, cruciale per il grande capitale, l’unica
possibile per continuare politiche di colossale espansione monetaria ed evitare
al contempo la tempesta inflattiva [3].
Per tutte
queste ragioni, nessuna delle quali medica e tutte invece strettamente inerenti
l’esercizio del potere, la protezione focalizzata (inclusa la protezione
vaccinale focalizzata), così come i trattamenti medici a domicilio e il
rafforzamento del sistema sanitario nazionale sia nella sua parte territoriale
che in quella ospedaliera, non avrebbero mai potuto essere prese in
considerazione dal potere, il quale infatti su questi fronti è stato sempre
silente se non apertamente ostile. Il punto è questo: nel momento in cui questi
scienziati da subito, pubblicamente e in modo estremo, hanno chiuso la porta in
faccia alla protezione focalizzata per sedersi comodi sulla sella della
“cavalleria dei vaccini”, anche se lo hanno fatto per convinzione scientifica,
di fatto hanno contribuito in modo decisivo a sdoganare un’intera agenda
politica che è concentrata essenzialmente sull’escalation della paura e sul mantenimento
di uno stato di emergenza permanente. Sul sistema del panico di cui ora a gran
voce si lamentano.
È possibile
che sfuggano loro questi collegamenti tra il sistema sanitario, il sistema
economico/finanziario, il sistema di potere e il sistema simbolico e della
psicologia della massa? Eppure ascoltammo da loro riflessioni sagge sulla
natura propriamente sindemica del problema pandemico, una natura che
obbligherebbe le politiche pubbliche ad alzare lo sguardo dalla questione
puramente medica e a navigare con saggezza tra i vari scogli seguendo la rotta
per l’uscita dalla pandemia. Vorrei dire loro, però, che sullo scoglio del
terrore e del massimalismo tecno-scientista ci siamo andati a sfasciare già da
tempo.Le conseguenze di questo naufragio saranno inimmaginabili. E io credo
fermamente che molti di essi non si rendano conto nel modo più assoluto di dove
saremo tra 5-10 anni lungo questa strada.
[1] https://youtu.be/TRCDPy5C2ws
[2] https://www.repubblica.it/…/covid_vaccini_nervi…/…
[3] https://www.lafionda.org/…/paradigma-covid-collasso…/; https://www.lafionda.org/…/il-covid-lungo-dei…/;
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