sabato 1 gennaio 2022

Conferenza Intergovernativa sul TAV a Torino: Resistere per Esistere, com’è sempre stato - Daniela Bezzi

 

Torino, 15 dicembre, h 10,30 ca. In Prefettura, Sala Aulica del Consiglio Metropolitano, sta per iniziare la 62ima seduta della Conferenza Intergovernativa sul TAV (CIG) italo-francese per rinnovare gli impegni e la tempistica di realizzazione di quell’incubo spacciato per Grande Opera che dovrebbe accorciare di mezz’ora! la tratta Torino-Lione – e il neo-sindaco Stefano Lo Russo ha annunciato il rientro all’interno dell’Osservatorio sulla Torino-Lione dopo i 5 anni di assenza che hanno coinciso con il mandato della precedente amministrazione, pieno sostegno all’Opera a livello cittadino. Oltre a Lo Russo c’è il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il nuovo prefetto Raffaele Ruberto, il Presidente della CIG Paolo Faietta, mentre collegata a distanza c’è Iveta Radicova, coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo.

Esterno Palazzo, Piazza Castello. A poche decine di metri di distanza ecco che si prepara l’ennesimo Presidio di protesta da parte di coloro che da trent’anni non si sono ancora stancati di ripetere che quell’opera è totalmente sbagliata, inutile, climaticida, per cui NON s’ha da fare.  

C’è il sole e il multicolor delle bandiere, oltre a quelle dei NoTav, testimonia che non tutta la città di Torino è favorevole a quel treno, e che la consapevolezza dell’impatto che sta per abbattersi sull’intero territorio, dall’alta valle fino a quella bassa e fin dentro la città non è solo un timore montagnino.

Un cartello scritto a mano con un semplice pennarello dice:

“Per battere la Ndrangheta, mancano uomini e mezzi
Mancano uomini e mezzi nella terra dei fuochi
Contro la corruzione mancano uomini e mezzi
In Val di Susa: 10.000 Agenti e centinaia di mezzi”

 

Vale anche per questo gruppetto che si sta via via ingrossando ai piedi del Castello lato-sole, nella piazza rimbombante di traffico e sirene, praticamente inudibile ai passanti che a quest’ora del giorno sono comunque pochi. Un dispiego esagerato di forze dell’ordine è stato mobilitato per impedire che a qualcuno (qualche pericoloso terrorista!) possa venire in mente di avvicinarsi alla Prefettura. Ennesima sfoggio di sordità e chiusura, alle sacrosante ragioni di una cittadinanza che nel corso degli anni ha maturato comunque e sempre meglio le proprie ragioni, più che mai attuali oggi, per le emergenze ambientali soprattutto denunciate dalla Greta-generation.

Prende la parola infatti un rappresentante del Comitato Giovani NoTav, che sottolinea le ben più urgenti priorità, sul fronte sociale, della sanità, degli ospedali che “stanno chiudendo uno dopo l’altro, mentre in Val Susa continua imperterrita la devastazione. Siamo qui per dire che Torino è contraria al Tav e deve restar fuori dall’Osservatorio. Siamo qui per dire NO allo scempio ambientale che si perpetua in Val Susa da 30 anni, noi non ci stiamo…”

Prende la parola Giulia Ferro, dell’Assemblea NoTav Torino&Cintura: “Per qualcuno di noi potrà sembrar poco significativo stare qui fermi stamattina, ma il semplice fatto di esserci è una testimonianza, ha valore di contro-informazione. Invito tutti a intervenire. Non solo riguardo il TAV, ma sulla situazione che stiamo vivendo in generale, sul fronte delle lotte sociali, della salute, del lavoro… e  speriamo che una mano sulla coscienza, se la mettano prima o poi anche loro!”

Prenderà la parola verso la fine del presidio anche Nicoletta Dosio, per ripetere quanto già detto mille volte. “Il nostro No non sarà mai un No di facciata, né potrà diventare un Sì o un Ni a seconda delle circostanze, come abbiamo visto succedere. Cedere vorrebbe dire morire per una popolazione che difende il proprio diritto a esistere, a difendere i suoi luoghi, i luoghi della vita – e vita vera, che diversamente dai Palazzi, costruisce il proprio futuro a livello di terra, di suolo…”

 

Soprattutto significativo è il lungo intervento di Franco Trivero di Pro Natura Alta Valsusa, che riportiamo (quasi) per intero:

«Non tutti sanno che la Val Susa ha subìto per 50 anni ogni genere di cantieri. Per il raddoppio del Frejus, per la captazione e centrale idroelettrica di Pont Ventoux, per il raddoppio del mega elettrodotto – oltre alla ferrovia, le due provinciali, l’autostrada, una tale rete di infrastrutture che fanno della Val di Susa il territorio più infrastrutturato d’Italia se non d’Europa.

Per non dire delle Olimpiadi che tutt’oggi rappresentano non solo un disastro economico per le casse del Comune di Torino, ma un disastro ecologico per lo stupro inferto al territorio alpino – e non ci sono le risorse per il recupero di quei luoghi che sono stati devastati da attrezzature ridotte a rottami.

Quanto alla Torino-Lione. Come ben sappiamo, come è stato più volte e anche di recente denunciato, lo scavo del tunnel provocherebbe il tracollo idrico delle risorse delle nostre montagne.

E bisogna considerare che la Val di Susa è una valle secca, con precipitazioni scarse che intorno a Susa equivalgono a quelle della Puglia. Gli impatti della Torino-Lione su una simile situazione farebbero impallidire ogni precedente già verificatosi in Italia, per esempio nel Mugello.

La Commissaria Europea ha richiesto le valutazioni d’impatto idro-geologiche relative al progetto. E nel rapporto Cowi2005 troviamo specificato (quindi è la stessa Europa a dichiararlo, è certificato sui loro stessi progetti tecnici) che il solo tunnel di base comporterebbe un drenaggio da 60 a 125 milioni di mt cubi di acqua all’anno, che corrispondono al fabbisogno idrico di una città con 1 milione di abitanti! I torinesi lo sanno? NO!

A distanza di 27 anni dalla data (1994) in cui il Consiglio di Essen iscrive la nuova linea Torino-Lione tra i 14 progetti prioritari per l’Europa nel settore trasporti, basterebbero queste considerazioni per farci riflettere, e per capire l’entità del disastro idro-geologico e ambientale che abbiamo di fronte. 

E per spingerci ad adottare quel cosiddetto Principio di Precauzione che ogni governo, ogni pubblica amministrazione, ogni rappresentante del Parlamento dovrebbe considerare prioritario per la tutela del territorio e della salute, tra l’altro considerando i disastri idro-geologici e le alluvioni che abbiamo visto verificarsi recentemente in Sicilia e non solo.

L’Italia intera vive condizioni di fragilità che dovrebbero farci riflettere, e spingerci a dare priorità ai progetti di riqualificazione e cura del territorio. 

Oltre alle preoccupazioni sul piano idro-geologico, pensiamo alla quantità di smarino, uranio, materiale altamente nocivo ed inquinante, che dovrà essere estratto da quella montagna per realizzare un tunnel di base lungo 57 km che raddoppiati (per via della doppia corsia ndr) diventeranno 114. Una nocività, con “problematiche legate agli aspetti sanitari con possibili, pesanti ricadute sulla salute pubblica” che è stata denunciata fin dal 2011 da un appello sottoscritto da 312 medici e operatori sanitari.

Un simile impatto non riguarderebbe solo la Val Susa, perché se è vero che da quello scavo dovrebbe venir fuori e venir stoccato chissà dove materiale equivalente al volume di 12 torri gemelle – avete sentito bene: 12 torri gemelle – potete ben comprendere l’enormità del disastro ambientale che si prepara ben oltre la valle, per tutte le aree nella cintura esterna che costituiscono il comprensorio di Torino e per la stessa città di Torino, che già ora è la città più inquinata d’Europa. 

Proprio in questi giorni, è pervenuta dal Parlamento europeo la notizia che avrebbero intenzione di deliberare un provvedimento che ci obbligherebbe a mettere in sicurezza il nostro patrimonio immobiliare, con l’obiettivo di raggiungere la massima efficienza dei coefficienti termici, senza la quale non potremmo più né vendere né affittare. Sorge spontanea la domanda: ma perché la stessa preoccupazione non dovrebbe riguardare il futuro di un’intera valle? Una valle non ha il diritto di respirare un’aria sana, e di godere delle proprie acque e sorgenti, invece che accontentarsi di un’acqua putrida, altamente inquinata d’amianto e soluzioni chimiche degli scavi.

Perché lo sappiamo tutti che quello sversamento di amianto, che si è verificato recentemente nel terzo valico (e le inchieste lo hanno dimostrato) è avvenuto in conseguenza di uno sversamento proveniente dallo scavo del tunnel e buttato direttamente nel fiume.

Sono queste le domande che la valle, la comunità della Val Susa, si sta facendo da tempo. E sono domande legittime! Domande che dovrebbero porsi innanzitutto gli amministratori, e prima ancora l’Europa – se è vero che non è solo un’associazione di lobbies, finalizzata al mero profitto. Ed eccoci invece di fronte allo sfruttamento sul fronte dell’ambiente e della salute, senza più garanzie né tutele, neppure le più elementari! E quando ci troveremo con una valle irrimediabilmente compromessa, in che modo potranno compensare questo danno? Nessun risarcimento potrà compensare un danno ambientale di queste proporzioni, che è stato per giunta previsto e certificato. (…)

Il popolo NoTav non si farà intimidire, perché se siete riusciti a far venire in piazza la gente più mite che esista, compresi i rappresentanti delle istituzioni, persone come me che hanno lavorato per 40 anni a vari livelli istituzionali, vuol dire che siamo esasperati. E vorrei qui citare ciò che diceva Stephane Hessel il padre dei diritti umani: “l’ultima cosa che un governo dovrebbe fare nei confronti dei suoi cittadini è portarli all’esasperazione…” perché esasperare significa togliere speranza! 

E’ quello che stanno facendo e allora io rispondo come ha risposto lui. “Resistere per Esistere”, perché è questo che sta facendo la Val Susa e la nostra presenza qui oggi è per ribadire l’unica certezza che ci rimane, che per Esistere dobbiamo Resistere.

Ci sarebbe molto altro da aggiungere, o basterebbe consultare l’analisi costi-benefici su cui il Prof. Marco Ponti ha lavorato a lungo, scritto ben due libri… in proposito vorrei leggervi un passo particolarmente interessante (dal libro Sola Andata, ndr), laddove dice:

“Beniamino Andreatta grande economista e politico democristiano precocemente scomparso nel 2007, in una famosa intervista a La Repubblica all’inizio degli anni ’90 – cioè prima che le inchieste giudiziarie travolgessero tutti i partiti ‘storici’ – fece la seguente coraggiosa affermazione:

‘I politici che promuovono Grandi Opere Pubbliche sono interessati solo alle loro tangenti; anche perché prendere soldi pubblici crea consenso politico, mentre non farlo avrebbe il risultato opposto.’

I più grandi economisti, dalla rivoluzione industriale passando per Adam Smith in poi, dicevano che per avere piena occupazione sarebbe sufficiente preoccuparsi dei problemi del territorio, nel caso dell’Italia del nostro dissesto idro-geologico.”

Ebbene. Recentemente io sono stato per cinque settimane in Sicilia, proprio a Catania… e vedere una Sicilia così in ginocchio, con l’acqua, la grandine, le trombe d’aria, con tutte le vittime che ci sono state, ti fa toccare con mano la fragilità che affligge il nostro paese, tra terremoti, alluvioni e dissesto idro-geologico. L’emergenza che già 14 anni fa ci veniva descritta da Luca Mercalli in un libro dal titolo Prepariamoci, che se ancora non avete dovreste regalarvi per Natale – perché descrive esattamente la situazione attuale. 

Le priorità del Paese sono sotto gli occhi di tutti. Migliorare le linee ferroviarie regionali sature. Raddoppio di quelle esistenti. Piccole opere e manutenzioni degli edifici pubblici, scuole, strade, con l’abbondanza di buche che sono sotto gli occhi di tutti. (…)

È di alcuni giorni fa il comunicato di Trenitalia, circa la nuova tratta Milano-Parigi con il Frecciarossa, da cui si deduce che l’Alta Velocità passerà sulla linea storica, quella Torino-Bardonecchia che per trent’anni hanno definito così obsoleta e poco sicura, da necessitare questa nuova linea per collegarci con la Francia. 

Quante balle ci hanno raccontato in questi 30 anni?».

 

Tardo pomeriggio dello stesso giorno, la 62ima Conferenza Intergovernativa sta per concludersi. Tutti soddisfatti: l’Italia avrà lavori per un miliardo di euro per la messa a punto dei cantieri funzionali al progetto.

Paolo Foietta, Presidente della CIG: “Abbiamo messo a punto una programmazione stringente sia in Italia che in Francia. Il co-finanziamento al 50% dell’Unione Europea sarà vincolante per entrambi gli stati. La realizzazione delle rampe di accesso andrà in contemporanea con la realizzazione del tunnel di base. I lavori potranno concludersi nel 2030 e l’anno successivo vedrà l’inizio dell’esercizio.”

Il nuovo Prefetto Raffaele Ruberto: “Bisognerà dialogare con tutte le componenti, anche con la società civile e le istituzioni locali. Questa Grande Opera, va discussa insieme per trovare modalità migliori per raggiungere gli obiettivi prefissati”.

Il Sindaco Lo Russo: “Come europei siamo chiamati a dare il nostro contributo alla lotta al cambiamento climatico, dobbiamo farlo investendo in infrastrutture di trasporto pubblico sostenibili dal punto di vista ambientale. E i treni vanno in quella direzione…”

Il solito teatrino.

da qui

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