Torino, 15
dicembre, h 10,30 ca. In Prefettura, Sala Aulica del Consiglio Metropolitano,
sta per iniziare la 62ima seduta della Conferenza Intergovernativa sul TAV
(CIG) italo-francese per rinnovare gli impegni e la tempistica di realizzazione
di quell’incubo spacciato per Grande Opera che dovrebbe accorciare di
mezz’ora! la tratta Torino-Lione – e il neo-sindaco Stefano Lo Russo
ha annunciato il rientro all’interno dell’Osservatorio sulla Torino-Lione dopo
i 5 anni di assenza che hanno coinciso con il mandato della precedente
amministrazione, pieno sostegno all’Opera a livello cittadino. Oltre a Lo Russo
c’è il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il nuovo prefetto
Raffaele Ruberto, il Presidente della CIG Paolo Faietta, mentre collegata a
distanza c’è Iveta Radicova, coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo.
Esterno
Palazzo, Piazza Castello. A poche decine di metri di distanza ecco che si
prepara l’ennesimo Presidio di protesta da parte di coloro che da trent’anni
non si sono ancora stancati di ripetere che quell’opera è totalmente sbagliata,
inutile, climaticida, per cui NON s’ha da fare.
C’è il sole
e il multicolor delle bandiere, oltre a quelle dei NoTav,
testimonia che non tutta la città di Torino è favorevole a quel treno, e che la
consapevolezza dell’impatto che sta per abbattersi sull’intero territorio,
dall’alta valle fino a quella bassa e fin dentro la città non è solo un timore
montagnino.
Un cartello
scritto a mano con un semplice pennarello dice:
“Per battere la Ndrangheta, mancano
uomini e mezzi
Mancano uomini e mezzi nella terra dei fuochi
Contro la corruzione mancano uomini e mezzi
In Val di Susa: 10.000 Agenti e centinaia di mezzi”
Vale anche
per questo gruppetto che si sta via via ingrossando ai piedi del Castello
lato-sole, nella piazza rimbombante di traffico e sirene, praticamente
inudibile ai passanti che a quest’ora del giorno sono comunque pochi. Un
dispiego esagerato di forze dell’ordine è stato mobilitato per impedire che a
qualcuno (qualche pericoloso terrorista!) possa venire in mente di avvicinarsi
alla Prefettura. Ennesima sfoggio di sordità e chiusura, alle sacrosante
ragioni di una cittadinanza che nel corso degli anni ha maturato comunque e
sempre meglio le proprie ragioni, più che mai attuali oggi, per le emergenze
ambientali soprattutto denunciate dalla Greta-generation.
Prende la
parola infatti un rappresentante del Comitato Giovani NoTav, che
sottolinea le ben più urgenti priorità, sul fronte sociale, della sanità, degli
ospedali che “stanno chiudendo uno dopo l’altro, mentre in Val Susa continua
imperterrita la devastazione. Siamo qui per dire che Torino è contraria al Tav
e deve restar fuori dall’Osservatorio. Siamo qui per dire NO allo scempio
ambientale che si perpetua in Val Susa da 30 anni, noi non ci stiamo…”
Prende la
parola Giulia Ferro, dell’Assemblea NoTav Torino&Cintura: “Per
qualcuno di noi potrà sembrar poco significativo stare qui fermi stamattina, ma
il semplice fatto di esserci è una testimonianza, ha valore di
contro-informazione. Invito tutti a intervenire. Non solo riguardo il TAV, ma
sulla situazione che stiamo vivendo in generale, sul fronte delle lotte
sociali, della salute, del lavoro… e speriamo che una mano sulla
coscienza, se la mettano prima o poi anche loro!”
Prenderà la
parola verso la fine del presidio anche Nicoletta Dosio, per ripetere quanto
già detto mille volte. “Il nostro No non sarà mai un No di facciata, né potrà
diventare un Sì o un Ni a seconda delle circostanze, come abbiamo visto
succedere. Cedere vorrebbe dire morire per una popolazione che difende il
proprio diritto a esistere, a difendere i suoi luoghi, i luoghi della vita – e
vita vera, che diversamente dai Palazzi, costruisce il proprio futuro a livello
di terra, di suolo…”
Soprattutto
significativo è il lungo intervento di Franco Trivero di Pro
Natura Alta Valsusa, che riportiamo (quasi) per intero:
«Non tutti
sanno che la Val Susa ha subìto per 50 anni ogni genere di cantieri. Per il
raddoppio del Frejus, per la captazione e centrale idroelettrica di Pont Ventoux,
per il raddoppio del mega elettrodotto – oltre alla ferrovia, le due
provinciali, l’autostrada, una tale rete di infrastrutture che fanno della Val
di Susa il territorio più infrastrutturato d’Italia se non d’Europa.
Per non dire
delle Olimpiadi che tutt’oggi rappresentano non solo un disastro economico per
le casse del Comune di Torino, ma un disastro ecologico per lo stupro inferto
al territorio alpino – e non ci sono le risorse per il recupero di quei luoghi
che sono stati devastati da attrezzature ridotte a rottami.
Quanto alla
Torino-Lione. Come ben sappiamo, come è stato più volte e anche di recente
denunciato, lo scavo del tunnel provocherebbe il tracollo idrico delle risorse
delle nostre montagne.
E bisogna
considerare che la Val di Susa è una valle secca, con precipitazioni scarse che
intorno a Susa equivalgono a quelle della Puglia. Gli impatti della
Torino-Lione su una simile situazione farebbero impallidire ogni precedente già
verificatosi in Italia, per esempio nel Mugello.
La
Commissaria Europea ha richiesto le valutazioni d’impatto idro-geologiche
relative al progetto. E nel rapporto Cowi2005 troviamo specificato (quindi è la
stessa Europa a dichiararlo, è certificato sui loro stessi progetti tecnici)
che il solo tunnel di base comporterebbe un drenaggio da 60 a 125 milioni di mt
cubi di acqua all’anno, che corrispondono al fabbisogno idrico di una città con
1 milione di abitanti! I torinesi lo sanno? NO!
A distanza
di 27 anni dalla data (1994) in cui il Consiglio di Essen iscrive la nuova
linea Torino-Lione tra i 14 progetti prioritari per l’Europa nel settore
trasporti, basterebbero queste considerazioni per farci riflettere, e per
capire l’entità del disastro idro-geologico e ambientale che abbiamo di
fronte.
E per
spingerci ad adottare quel cosiddetto Principio di Precauzione che
ogni governo, ogni pubblica amministrazione, ogni rappresentante del Parlamento
dovrebbe considerare prioritario per la tutela del territorio e della salute,
tra l’altro considerando i disastri idro-geologici e le alluvioni che abbiamo
visto verificarsi recentemente in Sicilia e non solo.
L’Italia
intera vive condizioni di fragilità che dovrebbero farci riflettere, e
spingerci a dare priorità ai progetti di riqualificazione e cura del
territorio.
Oltre alle
preoccupazioni sul piano idro-geologico, pensiamo alla quantità di smarino,
uranio, materiale altamente nocivo ed inquinante, che dovrà essere estratto da
quella montagna per realizzare un tunnel di base lungo 57 km che raddoppiati
(per via della doppia corsia ndr) diventeranno 114. Una nocività,
con “problematiche legate agli aspetti sanitari con possibili, pesanti ricadute
sulla salute pubblica” che è stata denunciata fin dal 2011 da un appello
sottoscritto da 312 medici e operatori sanitari.
Un simile
impatto non riguarderebbe solo la Val Susa, perché se è vero che da quello
scavo dovrebbe venir fuori e venir stoccato chissà dove materiale equivalente
al volume di 12 torri gemelle – avete sentito bene: 12 torri gemelle – potete
ben comprendere l’enormità del disastro ambientale che si prepara ben oltre la
valle, per tutte le aree nella cintura esterna che costituiscono il
comprensorio di Torino e per la stessa città di Torino, che già ora è la città
più inquinata d’Europa.
Proprio in
questi giorni, è pervenuta dal Parlamento europeo la notizia che avrebbero
intenzione di deliberare un provvedimento che ci obbligherebbe a mettere in
sicurezza il nostro patrimonio immobiliare, con l’obiettivo di raggiungere la
massima efficienza dei coefficienti termici, senza la quale non potremmo più né
vendere né affittare. Sorge spontanea la domanda: ma perché la stessa
preoccupazione non dovrebbe riguardare il futuro di un’intera valle? Una valle
non ha il diritto di respirare un’aria sana, e di godere delle proprie acque e
sorgenti, invece che accontentarsi di un’acqua putrida, altamente inquinata
d’amianto e soluzioni chimiche degli scavi.
Perché lo
sappiamo tutti che quello sversamento di amianto, che si è verificato
recentemente nel terzo valico (e le inchieste lo hanno dimostrato) è avvenuto
in conseguenza di uno sversamento proveniente dallo scavo del tunnel e buttato
direttamente nel fiume.
Sono queste
le domande che la valle, la comunità della Val Susa, si sta facendo da tempo. E
sono domande legittime! Domande che dovrebbero porsi innanzitutto gli
amministratori, e prima ancora l’Europa – se è vero che non è solo
un’associazione di lobbies, finalizzata al mero profitto. Ed eccoci
invece di fronte allo sfruttamento sul fronte dell’ambiente e della salute,
senza più garanzie né tutele, neppure le più elementari! E quando ci troveremo
con una valle irrimediabilmente compromessa, in che modo potranno compensare
questo danno? Nessun risarcimento potrà compensare un danno ambientale di
queste proporzioni, che è stato per giunta previsto e certificato. (…)
Il popolo
NoTav non si farà intimidire, perché se siete riusciti a far venire in piazza
la gente più mite che esista, compresi i rappresentanti delle istituzioni,
persone come me che hanno lavorato per 40 anni a vari livelli istituzionali,
vuol dire che siamo esasperati. E vorrei qui citare ciò che diceva
Stephane Hessel il padre dei diritti umani: “l’ultima cosa che un governo
dovrebbe fare nei confronti dei suoi cittadini è portarli all’esasperazione…” perché
esasperare significa togliere speranza!
E’ quello
che stanno facendo e allora io rispondo come ha risposto lui. “Resistere
per Esistere”, perché è questo che sta facendo la Val Susa e la nostra
presenza qui oggi è per ribadire l’unica certezza che ci rimane, che per
Esistere dobbiamo Resistere.
Ci sarebbe
molto altro da aggiungere, o basterebbe consultare l’analisi costi-benefici su
cui il Prof. Marco Ponti ha lavorato a lungo, scritto ben due libri… in
proposito vorrei leggervi un passo particolarmente interessante (dal
libro Sola Andata, ndr), laddove dice:
“Beniamino
Andreatta grande economista e politico democristiano precocemente scomparso nel
2007, in una famosa intervista a La Repubblica all’inizio degli anni ’90 – cioè
prima che le inchieste giudiziarie travolgessero tutti i partiti ‘storici’ –
fece la seguente coraggiosa affermazione:
‘I politici
che promuovono Grandi Opere Pubbliche sono interessati solo alle loro tangenti;
anche perché prendere soldi pubblici crea consenso politico, mentre non farlo
avrebbe il risultato opposto.’
I più grandi
economisti, dalla rivoluzione industriale passando per Adam Smith in poi,
dicevano che per avere piena occupazione sarebbe sufficiente preoccuparsi dei
problemi del territorio, nel caso dell’Italia del nostro dissesto
idro-geologico.”
Ebbene.
Recentemente io sono stato per cinque settimane in Sicilia, proprio a Catania…
e vedere una Sicilia così in ginocchio, con l’acqua, la grandine, le trombe
d’aria, con tutte le vittime che ci sono state, ti fa toccare con mano la
fragilità che affligge il nostro paese, tra terremoti, alluvioni e dissesto
idro-geologico. L’emergenza che già 14 anni fa ci veniva descritta da Luca
Mercalli in un libro dal titolo Prepariamoci, che se ancora non
avete dovreste regalarvi per Natale – perché descrive esattamente la situazione
attuale.
Le priorità
del Paese sono sotto gli occhi di tutti. Migliorare le linee
ferroviarie regionali sature. Raddoppio di quelle esistenti. Piccole opere
e manutenzioni degli edifici pubblici, scuole, strade, con l’abbondanza di
buche che sono sotto gli occhi di tutti. (…)
È di alcuni
giorni fa il comunicato di Trenitalia, circa la nuova tratta Milano-Parigi con
il Frecciarossa, da cui si deduce che l’Alta Velocità passerà sulla linea
storica, quella Torino-Bardonecchia che per trent’anni hanno definito così
obsoleta e poco sicura, da necessitare questa nuova linea per collegarci
con la Francia.
Quante balle
ci hanno raccontato in questi 30 anni?».
Tardo
pomeriggio dello stesso giorno, la 62ima Conferenza Intergovernativa sta per
concludersi. Tutti soddisfatti: l’Italia avrà lavori per un miliardo di euro
per la messa a punto dei cantieri funzionali al progetto.
Paolo
Foietta, Presidente della CIG: “Abbiamo messo a punto una programmazione
stringente sia in Italia che in Francia. Il co-finanziamento al 50% dell’Unione
Europea sarà vincolante per entrambi gli stati. La realizzazione delle rampe di
accesso andrà in contemporanea con la realizzazione del tunnel di base. I
lavori potranno concludersi nel 2030 e l’anno successivo vedrà l’inizio
dell’esercizio.”
Il nuovo
Prefetto Raffaele Ruberto: “Bisognerà dialogare con tutte le componenti, anche
con la società civile e le istituzioni locali. Questa Grande Opera, va discussa
insieme per trovare modalità migliori per raggiungere gli obiettivi
prefissati”.
Il Sindaco
Lo Russo: “Come europei siamo chiamati a dare il nostro contributo alla lotta
al cambiamento climatico, dobbiamo farlo investendo in infrastrutture di
trasporto pubblico sostenibili dal punto di vista ambientale. E i treni vanno
in quella direzione…”
Il solito
teatrino.
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