Kazakistan, il
cuore del 'Triangolo Geopolitico' nel mirino della destabilizzazione
occidentale - Fabrizio Verde
In seguito della richiesta del presidente Tokayev i paesi componenti
l’Organizzazione del trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) hanno inviato un
contingente di pace che sarà guidato dalla Russia. I paesi si sono mossi in
maniera molto celere affinché il Kazakistan non sprofondasse in un caos
irrecuperabile.
In Kazakistan le proteste sono infatti partite contro l’aumento delle
tariffe del gas, in particolare il GPL utilizzato per alimentare le automobili,
ma ben presto hanno preso tutt’altra direzione con rivendicazioni squisitamente
politiche rivolte a far collassare il paese e allontanarlo dalla sua
collocazione attuale. Una Maidan ucraina in salsa kazaka.
Uno scenario ovviamente auspicato dall’occidente che così avrebbe potuto
completare il suo accerchiamento alla Russia che condivide una frontiera di oltre
7 mila chilometri con il Kazakistan e piazzare un elemento di instabilità tra
Mosca e Pechino.
Il Kazakistan, inoltre, è un paese centrale a livello geostrategico e
geopolitico. Il paese è infatti al centro del ‘Triangolo geopolitico
Caucaso-Asia centrale-Asia meridionale’, dunque nel bel mezzo del terreno di
scontro nella lotta per ‘egemonia tra Oriente e Occidente.
Con le sue dimensioni geografiche, la sua struttura demografica con diverse
comunità etniche e religiose, e la sua struttura di leadership esperta e
visionaria, il Kazakistan appare come una significativa "sintesi" sia
per l'Est che per l'Ovest. Quindi un paese conteso.
Situato nel centro dell'Eurasia, che tutte le teorie geopolitiche
definiscono come il cuore della terra (Heartland), il Kazakistan si trova in
una posizione vitale nella politica di espansione a sud della Russia, ed è una
delle principali vie preferite nella strategia cinese di apertura all'Occidente
nel quadro dell'iniziativa Belt-Road, ossia la Nuova Via della Seta. Il Kazakistan,
insomma, è un territorio di transito che permette ai paesi dell'Asia centrale
di stabilire relazioni con Mosca e Pechino. Questa situazione fa del Kazakistan
un attore chiave per la Russia, la Cina e i paesi dell'Asia centrale.
Non bisogna trascurare che la linea ferroviaria
Mazar-i-Sharif-Kabil-Peshawar, prevista con l'Asia del Sud attraverso
l'Uzbekistan, renderà Nur-Sultan ancora più prezioso soprattutto dal punto di
vista geografico. Vale anche la pena ricordare che alcuni del Kazakistan, come Aktau
(una delle città dove le proteste hanno avuto inizio) e Kuryk, situati nel Mar
Caspio, collegano l'Asia centrale al mondo occidentale attraverso le rotte
dell'Azerbaigian, della Georgia e della Turchia.
In breve, la posizione geopolitica del Kazakistan rende questo paese un
ponte tra il nord-sud e l'est-ovest; la politica estera multidimensionale
seguita del presidente fondatore del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, ha
permesso a Nur-Sultan di diventare un attore importante.
Il Kazakistan è anche un paese che si muove attivamente per stabilire la
pace e la stabilità regionale. Il presidente Tokayev, che ha una significativa
esperienza diplomatica, è consapevole che la pace e la stabilità in Asia
centrale è nell'interesse del continente asiatico, della Russia e della Cina.
Durante il conflitto tra Kirghizistan e Tagikistan, la politica del
Kazakistan volta a ridurre la tensione lo ha confermato ancora una volta.
Una delle questioni legate alla sicurezza regionale è il Corridoio
Transcaspico, che è collegato al Corridoio Centrale. Il suddetto corridoio
attira l'attenzione come una nuova e potente alternativa che si estende dalla
Cina (e anche dall'Asia meridionale nel processo) all'Europa. Nella situazione
attuale, non si può dire che le rotte marittime siano abbastanza sicure per
l'amministrazione di Pechino. In particolare, la crescente influenza degli
Stati Uniti nel Pacifico, i problemi su Taiwan e la visibile competizione
nell'Artico stanno portando Pechino verso i corridoi terrestri, che rappresentano
una via più sicura. Inoltre, la Cina è preoccupata dall’instabilità
dell'Afghanistan per raggiungere l'Occidente via terra. Per questo motivo, il
corridoio transcaspico sembra essere la rotta più sicura per Pechino.
Dunque destabilizzare il Kazakistan creerebbe grossi grattacapi a Cina e
Russia andando a intaccare i loro interessi più diretti in una regione cruciale
che l’Occidente prova in ogni modo a tenere nell’instabilità anche a costo di
portare guerre, lutti e sofferenze.
Con una regione stabile e sicura invece, essendo questa una via di transito
e collegata al Caucaso, potrebbe esserci un impatto significativo sulla ripresa
delle economie degli Stati della regione. Quindi un significativo aumento del
loro tenore di vita. Questo effetto positivo permetterebbe probabilmente di
trasformare l'Asia centrale e la regione del Caspio in una geografia di pace e
di amicizia. Pertanto, gli sviluppi da sperimentare coincidono con gli
interessi della Russia, che ha bisogno di un'Asia centrale sicura per mantenere
le sue relazioni con la regione in modo sano e per aprirsi all'Asia
meridionale.
La situazione in Kazakistan preoccupa anche la Cina. Data la breve distanza
tra Almaty e la regione cinese dello Xinjiang, la Cina aumenterà i controlli
alle frontiere, hanno fatto sapere da Pechino, evidenziando però al contempo
che l'attuale situazione in Kazakistan è ancora controllabile.
Cina e Kazakistan hanno mantenuto strette relazioni con un fiorente
commercio bilaterale negli ultimi anni.
Le attuali proteste in Kazakistan hanno anche suscitato preoccupazioni per
il trasporto di petrolio e gas in Cina. Tuttavia, le imprese cinesi e alcuni
addetti ai lavori contattati dal quotidiano cinese Global Times hanno affermato
che i disordini non avranno un grande impatto poiché il trasporto di petrolio e
gas è tecnicamente affidabile. Le aziende cinesi locali hanno affermato di
essere preparate e anche il governo del Kazakistan ha fatto sapere che adotterà
le misure necessarie a garantire la sicurezza.
Una compagnia energetica cinese ha anche affermato che i suoi progetti di
esplorazione petrolifera si trovano lontano dalle grandi città e quindi non
sono stati interessati per il momento, mentre le imprese locali operano tutte
normalmente.
"Non stiamo pensando di ritirarci dal Kazakistan, perché è una parte
molto importante del nostro mercato. La stragrande maggioranza dei nostri
dipendenti è locale", ha detto la società al Global Times a condizione di
anonimato.
La situazione in Kazakistan avrà inevitabilmente un impatto sul trasporto
di petrolio e gas, ma nel complesso le operazioni continueranno a essere
normali, ha affermato al Global Times, Yang Jin, ricercatore associato presso
l'Istituto di studi russi, dell'Europa orientale e dell'Asia centrale presso
l'Accademia cinese di Scienze sociali.
"Il gasdotto Cina-Asia centrale riguarda i principali interessi
nazionali del Kazakistan ed è un’ancora di salvezza economica. Pertanto, anche
in caso di disordini interni temporanei, questi non influiranno sulla
sicurezza”, ha affermato Yang.
Il Kazakistan, poi, è un pezzo importante della Belt and Road Initiative:
consente l'accesso attraverso l'Eurasia alle nazioni del Caspio e all'Europa
attraverso la Russia e la Turchia, riducendo al minimo i controlli alle
frontiere nazionali e massimizzando la connettività ferroviaria. Il Kazakistan
è un paese che si presta ad avere ferrovie con chilometri e chilometri di
binari da est a ovest. Quella connettività, che risale ai tempi dell'antica via
della seta, ha anche aiutato il Kazakistan a sviluppare un'integrazione più
contemporanea tra Oriente e Occidente rispetto ai suoi vicini meridionali più
inaccessibili, che sono più tradizionali e conservatori.
L'economia kazaka è la più grande dell'Asia centrale e la sua posizione è
fondamentale per la BRI. Nonostante permangano alcune lacune, l0infrastruttura
del paese è la più sviluppata della regione. Mentre il completamento dei
progetti di trasporto BRI ridurrà i tempi di spedizione kazaki e aumenterà gli
IDE, le esportazioni non petrolifere e il PIL. Tre delle rotte BRI passano
attraverso città kazake; due rotte collegano l'Europa mentre la terza transita
attraverso l'Uzbekistan e il Turkmenistan per collegarsi all'Iran e all'Asia
occidentale, nonché all'India utilizzando i porti iraniani.
Dunque, dato il il suo grande territorio e la sua posizione geopolitica, il
Kazakistan è un paese importante in Asia centrale, e sia la Russia che gli
Stati Uniti stanno facendo sforzi per attirarlo dalla loro parte. Il Kazakistan
ha cercato di mantenere un delicato equilibrio tra i due paesi per i propri
interessi, ma una simile posizione è divenuta insostenibile con il
deterioramento delle relazioni USA-Russia, come sostiene il professor Zhu
Yongbiao del Centro di ricerca per la Belt and Road dell'Università di Lanzhou.
Anche la strategia degli Stati Uniti in Asia centrale è cambiata. In
precedenza, durante l'occupazione dell'Afghanistan, gli Stati Uniti avevano
trattato l'Asia centrale come base logistica e di trasferimento per i loro
militari in Afghanistan, e l'obiettivo di realizzare riforme democratiche in
questa regione non era così importante. Ma dopo il ritiro dall’Afghanistan lo
scenario è cambiato. Adesso gli Stati Uniti spingono molto sulla
destabilizzazione utilizzando il pretesto delle riforme democratiche.
A indicarlo chiaramente è l’inequivocabile ruolo del National Endowment for
Democracy (NED), una fondazione finanziata dal governo degli Stati Uniti. La
NED ha versato ben 1,08 milioni di dollari in Kazakistan per finanziare
progetti su notizie e commenti indipendenti e sulla difesa dei diritti umani.
Per esempio, 50.000 dollari di questo denaro erano stati usati per promuovere
"la libertà di riunione pacifica in Kazakistan”, evidenzia il Global
Times.
Come abbiamo visto il Kazakistan è senza dubbio alcuno dei più importanti
attori per la cooperazione, la pace e la stabilità in Asia centrale, nel
Caucaso e nel Mar Caspio in un momento di crescente tensione nella politica
mondiale. Il cuore del "Triangolo geopolitico", può essere testimone
di molti sviluppi diversi nel prossimo periodo, proprio per questo la CSTO è
intervenuta subito su richiesta di Nur-Sultan. La posta in gioco è troppo alta
e il paese non poteva sprofondare nel caos.
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