La
letteratura prodotta negli uffici ministeriali sotto forma di Note ha raramente
scarti che infrangano il grigiore del linguaggio burocratico – il burocratese
appunto -, caratterizzato da una costruzione del periodo non sempre rigorosa,
da scelte lessicali protocollari, da contenuti che partono per la tangente,
allontanandosi dal senso comune per approdare a una fumosità che dà le
vertigini. Per cui non è raro che un decreto legge abbia bisogno di una o più
Note esplicative.
In questi
giorni, la sparuta pattuglia dei non vaccinati che lavorano a scuola si chiede
se la sospensione del lavoro in caso di non assolvimento dell’obbligo vaccinale
scatti anche in caso di aspettativa o assenza dal lavoro per altri motivi. E
gli esentati dal vaccino, che fine faranno? A questi e ad altri dubbi aveva
tentato di rispondere la Nota1889 del 7 dicembre 2021: un po’ troppo
timidamente, forse, poiché proponeva «suggerimenti operativi» e introduceva
l’elenco degli esclusi dall’obbligo con un troppo incerto: «Pare dunque possa
ritenersi escluso dall’obbligo vaccinale […]». Si è sentito quindi il bisogno
di un’altra Nota che facesse maggior chiarezza.
Ed ecco
la Nota 1927 del
17-12-2021 firmata dal Capo Dipartimento del MIUR Stefano
Versari. Nota utilissima, quindi, eppure insolita. Il testo si presenta diviso
in tre paragrafi: 1) Personale soggetto all’obbligo vaccinale; 2) Soggetti
esenti dall’obbligo vaccinale; 3) La realtà che irrompe. Su questo terzo
paragrafo, del tutto insolito, vorremmo fermarci per poi commentare. Inizia con
una lunga citazione da un’intervista di uno scrittore spagnolo, José Ángel
González Sainz: «Nella vita di un paese o di una persona, ci sono momenti in
cui la realtà, la realtà più concretamente reale, la più cruda e meno condita
da ricette e da cuochi abituati a cucinare mentalità e storie, irrompe
improvvisamente con una violenza terrificante a cui non eravamo abituati. La
realtà non diventa reale in quel momento, era sempre stata reale, era lì fin
dall’inizio, ma la sua maggiore leggerezza ci ha permesso di non guardarla
continuamente faccia a faccia, era sufficiente farlo con la coda dell’occhio e
concentrarsi su quante storie e illusioni ci venivano servite, più o meno
piacevoli o ingannevoli». E va bene, è un pensiero come un altro di uno
scrittore come un altro, che introduce la riflessione del Nostro: «La realtà di
questo tempo ci ha scosso. Più ancora ha scosso i nostri studenti che, pur
animati dalla giovanile baldanza, sono in itinere nella
costruzione del proprio sé e dunque maggiormente necessitano di accompagnamento
nell’introduzione alla realtà. Perciò ognuno di noi, in questo tempo, è
chiamato a fare quanto più e meglio può, nello svolgere il compito scolare cui
a diverso titolo è chiamato. In particolare noi dirigenti dello Stato,
dirigenti scolastici o del Ministero dell’istruzione».
Qui ci
colpisce la descrizione dei «nostri studenti», animati da «giovanile baldanza»
(da tempo non vedevamo questo giudizioso accoppiamento tra l’aggettivo e il
sostantivo) che pure sono fragili e «in itinere nella costruzione
del proprio sé» e abbisognano «di accompagnamento nell’introduzione alla
realtà». Non sappiamo spiegare perché ci colga un’improvvisa tristezza, ma
tant’è. Poi la svolta, imprevista, dell’ultimo periodo: «Merita a questo
proposito rileggere quanto autorevolmente osservato: la legge è “il
prerequisito dell’azione amministrativa, la bussola dell’agire civico,
l’orizzonte dell’interesse generale […]. Per diventare dirigenti, al di là di
competenze tecniche e professionali specifiche, occorre ascoltare,
relazionarsi, confrontarsi, mettersi in gioco. Essere pronti ad assumere rischi
e decisioni […] occorre anche essere coraggiosi, aperti al cambiamento”».
La nota a
pie di pagina ci chiarisce da dove è tratta questa citazione: L. Nicolais, G.
Festinese, Da dirigente a leader: la via del cambiamento, Rivista
italiana di Public Management, 01/2018. Bel titolo, “Da dirigente a
leader”: si sa, per tale metamorfosi occorre «ascoltare, relazionarsi,
confrontarsi, mettersi in gioco». Cosa c’entra tutto questo a conclusione di
una Nota che ha il suo nocciolo duro nelle indicazioni fornite su chi, come e
quando sospendere dallo stipendio tra i lavoratori della scuola non vaccinati?
Negare a questi lavoratori persino l’assegno alimentare che viene concesso a
chi sia sospeso per motivi disciplinari, che cos’è? Il frutto dell’ascolto, del
“mettersi in relazione”, del “confrontarsi” o forse del “mettersi in gioco”?
Non sappiamo. Una cosa invece è chiara: si conferma che tra i mali peggiori del
nostro Paese c’è la cattiva retorica, che serve a indorare i cattivi sentimenti
e che, non sappiamo con quanta consapevolezza o buona fede, l’ingegner Versari,
Capo Dipartimento, ha voluto usare in questa Nota.
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