War on drugs e repressione di classe
Il potere di decidere chi deve vivere o morire: «La guerra alle droghe
rappresenta un importante dispositivo di controllo sociale per i governi
nazionali. Il massacro di Apatzingán o il caso di Ayotzinapa in Messico e il
Plan Colombia sono tra i più chiari esempi della commistione fra guerra alle
droghe e repressione sociale… è ben più di una lotta contro i signori della
droga: essa rappresenta oggi uno strumento cardine nelle politiche interne,
nonché la più importante strategia per garantire la presenza economico-militare
degli Stati Uniti in America Latina». Così Ana Cristina Vargas nel 2017
riassumeva il brodo di coltura geopolitico in cui si è potuta consumare
la notte da incubo di Iguala, facendo risalire alla Necropolitica la causa di
questo massacro tra i più famosi per efferatezza nella travagliata storia
contemporanea della federazione messicana, soltanto perché il caso Ayotzinapa
ha ottenuto la dovuta attenzione da parte della stampa internazionale mettendo
radici nella coscienza messicana perché ha scoperchiato i meccanismi del
controllo mediatico e ufficiale prodotti in Messico.
Il ricordo degli studenti di Ayotzinapa è ancora tenuto vivo dai genitori
dei 43 normalistas torturati, uccisi e ridotti in cenere nella collusione tra
potere politico, cartelli del Guerrero e longa manus militare. Una strage
avvenuta il 26 settembre 2014 a Iguala, per la quale il 27 settembre 2020 si
sono viste migliaia di persone riversarsi nello Zocalo del DF per chiedere una
verità accettabile. Questo ha smosso il procuratore Omar Gómez Trejo a
dichiarare che sono stati spiccati 70 ordini di cattura ai danni di militari e
magistrati dell’epoca (e 34 eseguiti), mentre Andrés Manuel López Obrador ha
alluso a una falsa verità sostenuta dal governo precedente di Enrique Peña Neto
Ma qual è lo sfondo su cui scorrono le immagini di Iguala e in che contesto
deve affondarsi l’analisi di quella Necropolitica che continua a ispirare i
rapporti coloniali tra le due sponde del Rio Bravo / Rio Grande? Proponiamo qui
alcuni brani tratti dal volume Narcos
del Norte, pubblicato nel 2017 per la collana di Orizzonti
geopolitici di Rosenberg & Sellier. [OGzero]
Neoliberismo e Necropolitica - Miguel A. Cabañas
La
Guerra alle droghe fin dal suo concepimento nel xx secolo non ha ottenuto di
eliminare l’insaziabile brama del consumo di stupefacenti. Si può anzi
sostenere facilmente come la politica della droga abbia paradossalmente
stimolato la produzione, il consumo e l’intervento di contrasto. Sappiamo che
già molti hanno prestato la propria voce a criticare le sue conseguenze, la sua
inefficacia, l’interminabile repressione che ne deriva. Però la politica non è
cambiata, al contrario si è intensificata. Anche la Guerra alle droghe si è
modificata entrando in contatto con un altro tipo di conflitti: la Guerra
Fredda o quella al terrorismo. È cominciata come una metafora politica e adesso
si è trasformata in una “guerra reale” in cui l’esercito e la sua tecnica nell’uccidere
son stati resi accessibili e comuni, anche per le strade delle città. Nel XXI
secolo il Messico sta patendo le conseguenze di questa “guerra aperta” tra lo
stato e il narcotraffico. Questo, tuttavia, è più complesso di quanto i mezzi
di comunicazione cerchino di farci credere. Non è una guerra tra buoni e
cattivi, e neppure uno stato di belligeranza “legale”; i protagonisti che
rimangono esterni al quadro sono le multinazionali che stanno approfittando
delle riforme neoliberiste messicane. Come si vedrà in seguito la guerra si
concretizza contro la popolazione messicana più debole, contro gli indifesi che
non detengono alcun accesso al “monopolio dalla violenza”.
La
violenza, secondo Antonio Gramsci, è uno strumento di dominio di una classe
sopra le altre ed è anche usata per ottenere il consenso dei governati, al fine
di istituire la propria egemonia. Perciò non ci si può esimere
dall’intendere il fenomeno della violenza se non contestualizzandolo nei
mutamenti neoliberisti avvenuti in Messico e nell’ascesa di un nuovo genere di
capitali di provenienza illecita che prendono parte alla lotta per il potere.
Come ci ricorda Pierre Bourdieu: «Ogni esercizio della forza è accompagnato da
un discorso che mira a legittimare la forza di colui che lo esercita;
si può addirittura affermare che la particolarità di ogni rapporto di forza
consiste nel dissimularsi come rapporto di forza e di esprimere tutta la sua
forza soltanto nella misura in cui riesce a dissimularsi come tale». L’attuale
Guerra alle droghe viene pensata come tentativo di legittimare la violenza che
nasce dalla svolta neoliberale e nel contesto storico della crisi di
legittimazione patita da Felipe Calderón. Non possiamo tralasciare il fatto che
il tessuto legato all’accordo strategico Iniziativa Mérida alimentato dal
governo di George W. Bush si presenta nell’ambito della convergenza di
interessi di entrambi i paesi e dei risultati del Plan Colombia, il
cui scopo era rendere questo paese stabile secondo i parametri neoliberisti e
il Trattato di libero commercio ratificato nel 2007 tra Stati Uniti e Colombia
e approvato dal Congresso statunitense nel 2011. Il Plan Colombia fu
approvato negli Stati Uniti con il pretesto della Guerra alle droghe e,
comunque, il suo principale obiettivo era di rintuzzare il potere dei gruppi
rivoluzionari. Molti assicurano che il Plan Colombia è stato
il motivo per cui le Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia)
decisero di partecipare ai piani di pace, essendo state decisamente indebolite
dalla guerra. Secondo le cifre ufficiali, con il rafforzamento delle forze di
sicurezza colombiane attraverso una sovvenzione di 10 miliardi di dollari a
partire dal 1999, il piano ha fatto in modo che i membri delle Farc perdessero
la metà dei combattenti (erano 20 000 e nel 2009 erano ridotti a 10 000),
perdendo di conseguenza le zone da loro controllate, sia in ambito urbano che
nelle campagne. La Iniziativa Mérida include due miliardi di dollari a partire
dal 2008 destinati a rinsaldare ordine e giustizia e a sostenere i diritti
umani in Messico. Purtroppo in realtà quello che ha prodotto è una violenza
indiscriminata contro i cittadini da parte delle forze armate, dello stato, dei
paramilitari e delle organizzazioni criminali. Il congresso degli Stati Uniti
ha stanziato 139 milioni di dollari per il 2016 e il 2017 a dispetto del fatto
che il governo messicano fosse stato molto criticato per gli abusi in materia
di diritti umani (in particolare il caso di Ayotzinapa ha conquistato una
grande solidarietà internazionale) e per i casi di tortura, di esecuzioni
sommarie e le sparizioni forzate nelle quali si vedono coinvolti membri dei
corpi di sicurezza e più specificamente dell’esercito. Era dai tempi della
Guerra Fredda che gli Stati Uniti non adottavano un approccio tanto interventista
come adesso: stanno cercando di “vincere” guerre volte ad aprire nuovi mercati.
La Guerra alle droghe si prospetta come la leva dell’implementazione di un
nuovo contratto sociale: il neoliberalismo. Durante la Guerra Fredda gli Stati
Uniti avevano appoggiato e promosso le dittature che tralignavano in dittature
della borghesia. Adesso siamo passati a un altro modello: la dittatura del
capitale. In questo caso ci riferiamo ai due tipi di capitale, quello legale e
quello illegale che circola grazie al neoliberismo. Il capitale che si
appropria dei minerali e di altre risorse attraverso la spoliazione delle
popolazioni latinoamericane; e allo stesso modo il capitale del narcotraffico
che sottomette le popolazioni per riprodursi e duplicarsi, mentre le forze di
sicurezza fanno la guardia agli interessi dei padroni del capitale…
continua qui
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