In periodi di tempesta sistemica è necessario contare su
una strategia chiara e definita. Diversamente, il naufragio è quasi
inevitabile. Forse per questo in molti siamo ritornati a
saperi come quelli che incarna Sun Tzu, militare, stratega e filosofo dell’antica
Cina, che raccoglie i suoi insegnamenti nel libro L’arte
della guerra, che ha ispirato varie generazioni di rivoluzionari.
Riprendere Sun Tzu in questi tempi è doppiamente
importante per noi che vogliamo distruggere il capitalismo senza essere
coinvolti negli orrori delle guerre che caratterizzano l’ascesa degli imperi e
dell’attuale sistema-mondo. E che possono esserne il segno distintivo della
caduta.
Uno dei suoi concetti più significativi dice che un
esercito vittorioso prima vince e poi dà battaglia; un esercito sconfitto prima
lotta e poi cerca di vincere.
Dal
punto di vista delle comunità in movimento, e dei popoli di origini maya e nasa
in particolare, questo secondo me vuol dire: siamo vittoriosi perché siamo qui,
sopravvissuti ai tentativi di annientarci come popolazioni. Non è sempre stato
questo l’obiettivo delle classi dominanti dalla Conquista in
poi? Non è questo l’obiettivo della guerra contro la droga e di iniziative come
il Tren Maya ?
Per i popoli oppressi il concetto di vittoria non è
di carattere militare, non ha a che fare con la morte ma con la vita. Continuare ad essere popoli, continuare a costruire
nuovi mondi perché, come sottolinea il comunicato Una montagna in alto mare dell’Esercito Zapatista di
Liberazione Nazionale (EZLN), non si tratta di tornare a un passato idealmente
meraviglioso come l’impero azteco, costruito al prezzo del sangue dei suoi
pari.
Continuare ad esistere è continuare a resistere, non per
tornare indietro ma per costruire qualcosa di nuovo. È questa la vittoria degli
zapatisti, dei nasa/misak, dei mapuche, dei wampis e di tanti altri popoli.
Va detto: credevo che ciò che non erano riusciti ad
ottenere con le cattive i Peña Nieto e i Pinochet di turno avrebbero potuto
ottenerlo i vari Mujica e Correa con sviluppo e politiche sociali (ciascuno
metta i nomi più adatti alla sua geografia). Errore. Le persone sono capaci di
superare i diversi modi di gestire il modello estrattivo neoliberista in atto,
o quarta guerra mondiale come lo chiama l’EZLN.
La
notevole frase di Sun Tzu acquista ancora più rilevanza quando vediamo che
alcuni popoli sono stati capaci di sopravvivere, nonostante il dolore e il
sangue, tanto alle ammistrazioni conservatrici quanto a quelle progressiste. E
ciò ci mostra che le lotte che iniziano ora sono i frutti della loro vittoria
strategica.
A proposito della relazione tra strategia e tattica, a
Sun Tzu è attribuita una frase che secondo gli studiosi non si trova nel suo
libro, che recita: la strategia senza tattica è il cammino più lento verso la
vittoria. La tattica senza strategia è il clamore prima della sconfitta.
Secondo la mia visione, le grandi opere
infrastrutturali come la brutale diga Belo Monte in Brasile, che distrugge le
fonti di vita di intere popolazioni; la mega miniera in tutto il continente; lo
stesso Tren Maya o il Corredor Transístmico, solo per fare un paio di esempi,
sono soltanto fuochi d’artificio per coprire il vuoto strategico di un modello
che non ha da offrire ai popoli nient’altro che morte e distruzione.
I popoli in movimento che non si sono lasciati cooptare né
dagli uni né dagli altri, che mantengono la loro
autonomia (il che non significa non sbagliare mai), che
non si piegano di fronte al potere cattivo né davanti a quello buono, né
davanti a nessun governo, sono in grado di
continuare il loro cammino di ampio respiro.
Sono coloro che possono imbarcarsi in nuovi progetti,
audaci e perfino pericolosi, perché hanno già vinto continuando ad esistere.
Ciò non vuol dire che non possano essere attaccati o vittime di genocidi . Ce ne arriva notizia ogni giorno dal Cauca colombiano,
dal Wallmapu, dal Chiapas e da tutti i territori resistenti.
In
mezzo a questa terribile tempesta, le strategie delle sinistre e dei vecchi
movimenti ne hanno mostrato limiti e ristrettezze. Concentrarsi nella presa o nell’occupazione
dello Stato, come ha osservato decenni fa Immanuel Wallerstein, è la strada
verso la sconfitta perché rilegittima l’ordine che si pretende di combattere.
Ci servono strategie che non siano copie al rovescio
di programmi e metodi dall’alto, che siano di destra o di sinistra. Resistere
senza riprodurre la stessa cultura politica. Quando il Consiglio Regionale Indigeno del Cauca
rivendica qualcosa conta su di noi per la pace, mai per la guerra, mira ad una
politica di tipo nuovo. Resistiamo costruendo un
mondo diverso.
Quando l’EZLN costruisce salute, educazione, giustizia e
potere autonomi, sta mostrando il sentiero di vita che percorrono i popoli di
radice maya e le basi d’appoggio che poco a poco iniziano a percorrere molti
altri, in tutti i continenti, in America Latina in particolare.
Testo originale tratto da la Jornada
Traduzione per Comune-info :
Leonora Marzullo
da qui
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