Punirne dieci per educarne cento. E’ il principio “pedagogico” che il Governo e le forze dell’ordine intendono sperimentare nelle scuole siciliane in tempi di pandemia da Covid-19. Con una nota inviata il 6 ottobre scorso al Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, oggetto “Misure di contenimento anticoronavirus”, la Prefettura di Palermo ha annunciato l’avvio di una campagna di controlli anti-assembramenti di fronte i plessi degli istituti scolastici con tanto di multe e sanzioni penali per gli studenti “rei” di non rispettare le innumerevoli e talvolta discordanti ordinanze anti-Covid.
“Si informa la S.V. che questo Ufficio, al fine di dare attuazione alle
recenti disposizioni normative in merito al contenimento della diffusione del
virus Covid-19, con cui sono state introdotte misure di maggiore rigore per via
dell’aggravamento della situazione sanitaria dovuta all’andamento della curva
epidemiologica registratasi sul territorio nazionale, ha disposto lo
svolgimento di mirate attività di controllo a cura delle Forze dell’ordine da
effettuarsi al di fuori degli istituti scolastici”, scrive il Prefetto del
capoluogo siciliano, Giuseppe Forlani.
Nella nota all’USR Sicilia, si specifica altresì che gli appostamenti e gli
eventuali interventi repressivi saranno demandati ai “rappresentanti delle
Forze dell’ordine già impiegati davanti le scuole superiori nei servizi di
controllo antidroga”.
“Con le citate attività si cercherà, quindi, di contrastare nonché
sanzionare illeciti assembramenti di studenti che possano costituire un veicolo
di trasmissione del coronavirus, cercando di sensibilizzare, al contempo gli
studenti sull’importanza che riveste per la tenuta del nostro sistema sanitario
il rispetto delle regole riguardanti soprattutto il distanziamento sociale”,
aggiunge il Prefetto Forlani. “Allo stesso modo, le Forze dell’ordine
cureranno, nel corso dello svolgimento dei controlli a loro devoluti, la
verifica del rispetto da parte degli studenti del corretto utilizzo dei
dispositivi di protezione individuale, altro strumento che si reputa essenziale
ai fini del contenimento della diffusione del contagio. Ciò premesso, voglia la
S.V. rendere edotti i dirigenti dei singoli istituti coinvolti, e per il loro
tramite, tutti gli studenti in merito alle attività di controllo che di qui a
breve saranno espletate, sensibilizzando gli stessi destinatari sulla
doverosità di attenersi scrupolosamente alle disposizioni normative introdotte
nonché sulle conseguenze sanzionatorie a cui andranno incontro coloro che non
vi si atterranno”.
Con le sue incredibili esternazioni, la Prefettura di Palermo assolve le
autorità scolastiche nazionali, la Regione e gli Enti locali per i loro gravi
comportamenti omissivi di queste settimane, i quali non hanno consentito
un sicuro rientro a scuola di studenti, docenti e personale amministrativo. Di
contro l’Ufficio Territoriale del Governo fa ricadere proprio sui giovani in
fila per fare ingresso a scuola quasi tutte le responsabilità della seconda
ondata della pandemia.
Nonostante la nota sia stata diffusa da numerosi dirigenti scolastici, non
si registrano ad oggi interventi critici da parte di insegnanti e sindacati di
categoria, del tutto bypassati e delegittimati nelle loro funzioni formative ed
educative da parte di poliziotti, carabinieri, Guardia di finanza e
presumibilmente dagli stessi militari dell’Esercito impegnati nell’Operazione
Strade Sicure. Un’ulteriore e inaccettabile spinta autoritaria-sicuritaria
che si somma all’occupazione del sistema scolastico da parte delle forze armate
nazionali e finanche di quelle USA e NATO, registratasi nell’Isola negli anni
scorsi.
E’ Antonio Rampolla del Comitato No MUOS di Palermo a
stigmatizzare l’intervento del Prefetto Giuseppe Forlani. “La comunicazione ai
presidi palermitani ci dà il polso di come lo Stato e il Governo intendono
muoversi nel rapporto con il mondo della scuola e in maniera
più ampia con la società tutta”, dichiara Rampolla. “Si punta ancora una
volta sulla punizione e sulla sorveglianza come regolatori dei rapporti sociali
e sulla pandemia come acceleratore delle dinamiche repressive. I militari che
si sostituiscono al personale sanitario e scolastico ci fa capire qual è il
segno dei tempi; rischiamo di diventare così una moltitudine di servi
volontari, impauriti dalla possibilità della morte. La tutela della nostra vita
non può e non deve essere affidata a coloro che quotidianamente si fanno
portatori di una cultura basata sull’obbedienza e la sopraffazione. Il nostro
dovere è quello di ribaltare il tentativo dello Stato di contingentare la
nostra esistenza”.
“Guardiamo con enorme preoccupazione all’invasiva presenza delle forze
armate e di polizia all’interno delle scuole italiane”, riporta Francesco lo
Cascio della Consulta della Pace di Palermo. “Per questo riteniamo necessario
impegnarci a sostegno della Campagna Scuole Smilitarizzate promossa
dal MIR – Movimento Internazionale della Riconciliazione e Pax Christi per
ribadire l’importanza dell’educazione alla pace ed alla nonviolenza, quale
modello pedagogico capace di trasmettere a tutti gli studenti i valori di
solidarietà, giustizia e convivenza pacifica”.
Non vanno comunque meglio le cose in tempi di emergenza da coronavirus
nelal città di Messina. Nei giorni scorsi il sindaco Cateno De Luca ha
annunciato sul suo profilo facebook un nuovo accordo per la “sicurezza urbana”
tra la prefettura e l’Amministrazione comunale. In particolare sarà potenziato
a spese del Comune l’attuale sistema di videosorveglianza con l’installazione
di 70 nuove telecamere nelle zone cittadine “con più alto tasso di
microcriminalità, individuate dalla Polizia di Stato”. L’accordo – aggiunge il
sindaco-sceriffo – “è complementare al progetto Mesmart che prevede
l’acquisto di oltre 700 impianti di video sorveglianza da dislocare in tutto il
territorio urbano”.
Con la scusa del Covid-19, il modello Orwell è bello e
assicurato…
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