Coprifuoco, parola pesante,
impegnativa, per non dire terrificante. Dapprima si sarebbe potuto
pensare alla drammatizzazione giornalistica di misure piuttosto “ordinarie”,
come la chiusura anticipata di locali e bar o come la limitazione oraria nella
vendita di alcolici, già sperimentata in occasione di problematiche partite di
calcio. Titoli ad effetto, insomma. Ma no, non si trattava semplicemente di
questo, ma di un coprifuoco vero e proprio con tanto di ronde, uomini e mezzi a presidio del
territorio proibito: tutti a casa tra le 21 e le 6, salvo emergenze
e poche deroghe. Multe salate per
i trasgressori e perfino il carcere per i recidivi. Non si spara a vista per fortuna, ma è la
sola differenza dalle notti dei colpi di stato, dalla repressione delle
insorgenze popolari, dalle occupazioni straniere e dai tempi di guerra e di
bombardamenti.
Questo è quanto ha però decretato il presidente
francese Macron nelle principali e più popolose zone di Francia, da Parigi a
Marsiglia a Lione. Per salvaguardare, dice, la disciplinata vita produttiva
diurna, dalle fabbriche agli uffici, alle scuole. Ma la notte no! Nelle tenebre
si raggiungono gli amanti e le amanti, si trasgredisce, si assapora il vuoto
fascinoso delle città, si dissipano energie che non producono profitti. A
locali chiusi non c’è solo il cane da portare a spasso. Cosa c’entra questa proibizione della notte
con la diffusione dell’epidemia? Quale nesso logico è possibile stabilire tra
una passeggiata notturna e il rischio di contagio? Il potere statale è stupido
e vanesio, incapace di distinguere e articolare. Proibire è molto più facile di
organizzare e di ragionare. Ed è ancora meno sopportabile quando queste
proibizioni si accompagnano alla paternalistica e retorica “comprensione” per
quanto sia difficile avere vent’anni di questi tempi e cioè costruire e vivere
la propria autonomia.
Il coprifuoco è una manifestazione esemplare del
potere, l’occupazione poliziesca di uno spazio e di un tempo di libertà. La
misura simbolicamente più odiosa e materialmente più inefficace che l’emergenza
sanitaria abbia riesumato. La sola logica che si potrebbe riconoscergli è
quella di instaurare un clima di terrore tale da indurre i cittadini a ogni
rinuncia possibile del proprio spazio di libertà e all’obbedienza in generale.
Non ci vuol molto per capire che la scienza in tutto questo non c’entra niente. Non è con la sua
alquanto rissosa “dittatura” che possiamo prendercela. Non vi è epidemiolgo
alcuno che, nonostante le più svariate e a volte strampalate ricette proposte,
abbia mai raccomandato il coprifuoco notturno come efficace strumento di
prevenzione della diffusione del virus. Qui si tratta di politica e di gerarchia degli interessi, non di
proiezioni scientifiche sull’evoluzione dell’epidemia. Non dimentichiamo che il presidente del
coprifuoco è lo stesso che, in piena crescita dei contagi, impose la
celebrazione del rito elettorale amministrativo. Andando incontro a pericoli
ben maggiori di quelli connessi alla vita notturna. Ma, si sa, l’intera
democrazia si incarna in una scheda.
Il modello che sta prendendo piede in buona parte
d’Europa è purtroppo quello fondato su una contrapposizione tra le attività
produttive disciplinate (da mantenere attive ad ogni costo e con qualunque
rischio) e le inclinazioni relazionali autonome, l’esercizio di libertà
individuali (spesso più prudenti e responsabili dei criteri adottati dai capitani
d’industria nelle loro fabbriche) da
reprimere e sanzionare. Nella completa ignoranza dei nessi che le
legano. Le interdizioni selettive, certo meno gravose di un lockdown generale
(che comunque pare tutt’altro che improbabile), grondano però ideologia,
alimentano diseguaglianze e paradossi d’ogni genere (come ad esempio la
chiusura totale di Arzano, in Campania, a un tiro di schioppo dal tutto aperto)
rivelando così interpretazioni per nulla neutre dell’ordine di priorità delle
necessità sociali. Spetta allora a
una critica politica il compito di passarle al vaglio. Smontando in primo luogo
la pretesa che l’ordine economico debba conservarsi identico attraverso
qualunque tempesta che travolgerà invece inesorabilmente la vita di tutti i
cittadini.
Fonte: il manifesto di sabato 17
ottobre 2020
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