mercoledì 7 ottobre 2020

IL VOSTRO UOMO NELLA GALLERIA DEL PUBBLICO: UDIENZA DI ASSANGE, GIORNO 13 - Craig Murray

il processo di Norimberga e quelli al Tribunale internazionale dell'Aia sono più umani e rispettosi nei confronti dell'accusato, questo è sicuro.


Craig Murray era lì, per vedere, ascoltare e raccontare, nel famigerato tribunale dell'Old Bailey


qui tutti gli articoli di Craig Murray sul processo, giorno per giorno


This entry is part 13 of 14 in the series Processo Assange UK


Processo Assange UK

·         Estradizione di Assange: il vostro uomo nella galleria del pubblico – Primo giorno

·         Estradizione di Assange: il vostro uomo nella galleria del pubblico – Secondo giorno

·         ESTRADIZIONE DI ASSANGE: IL VOSTRO UOMO NELLA GALLERIA DEL PUBBLICO – TERZO GIORNO

·         Estradizione di Assange: il vostro uomo nella galleria del pubblico – Quarto giorno

·         Una gabbia di vetro blindato è uno strumento di tortura

·         Estradizione di Assange – La letale Vanessa Baraitser

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: udienza di Assange, giorno 6

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: giorno 7 dell’audizione su Assange

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: udienza di Assange, giorno 8

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: udienza di Assange, giorno 9

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: udienza di Assange, giorno 10

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: udienza di Assange, giorno 11

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: udienza di Assange, giorno 13

·         Il vostro uomo nella galleria del pubblico: udienza di Assange, giorno 12

 

di Craig Murray – 20 settembre 2020

Venerdì ci ha offerto i momenti più emotivamente carichi sinora all’udienza di Assange, mostrando che strane e forti contorsioni nella vicenda sono tuttora in arrivo all’Old Bailey, e ha posto in forte evidenza alcune questioni riguardanti la gestione e la validità delle testimonianze, questione che affronterò nel commento.

NICKY HAGER

Il primo testimone della giornata è stato Nicky Hager, il veterano giornalista d’inchiesta neozelandese. Il libro di cui Hager è stato coautore, “Hit and Run”, ha dettagliato un disastroso attacco delle SAS [Forze aeree speciali] neozelandesi in Afghanistan, l’”Operazione Burnham”, che non aveva realizzato null’altro che la morte di civili, compreso un bambino. Hager è stato oggetto di molte calunnie e insulti, e persino di irruzioni della polizia a casa sua, ma a luglio un rapporto ufficiale del governo ha rilevato che tutti i principali fatti del libro erano corretti e che l’esercito neozelandese era finito pericolosamente fuori controllo:

“I ministri non sono stati in grado di esercitare il controllo democratico dell’esercito. L’esercito non esiste come fine a sé stesso; deve essere controllato dal suo ministro che è responsabile in parlamento”.

Edward Fitzgerald ha guidato Hager attraverso la sua testimonianza. Hager ha affermato che i giornalisti avevano il dovere di servire il pubblico e che non potevano farlo senza accesso a fonti segrete di informazioni classificate. Ciò era ancor più necessario per il bene pubblico in tempo di guerra. Proteste di danni sono sempre formulate dai governi contro ogni simile rivelazione. E’ affermato sempre. Tali affermazioni erano state frequentemente formulate contro di lui in tutta la sua carriera. Nessuna prova era mai emersa a sostegno di nessuna di tali affermazioni che qualcuno fosse stato danneggiato in conseguenza del suo giornalismo.

Quando WikiLeaks aveva diffuso i Diari della Guerra Afgana essi erano stati una fonte inestimabile per i giornalisti. Mostravano dettagli di pattugliamenti regolari, forze locali finanziate dalla CIA, operazioni di assistenza e ricostruzione, operazioni di spionaggio tecnico, operazioni speciali e operazioni psicologiche, tra le altre. Avevano contribuito molto ai suoi libri sull’Afghanistan. Informazioni contrassegnate come confidenziali sono essenziali per la comprensione della guerra da parte del pubblico. Ha usato frequentemente materiale fatto trapelare. Si doveva giudicare se era nel superiore interesse pubblico informarlo. Decisioni di guerra e di pace erano del massimo interesse pubblico. Se il pubblico era fuorviato riguardo alla conduzione e al corso della guerra, come potevano essere operate scelte democratiche?

Edward Fitzgerald ha poi chiesto del video dell’assassinio collaterale e di ciò che aveva rivelato riguardo alle regole d’ingaggio. Hager ha detto che il video dell’Assassinio Collaterale aveva avuto “l’effetto più profondo in tutto il mondo”. La pubblicazione di quel video e le parole “Guarda quei bastardi morti” avevano cambiato l’opinione mondiale sul tema delle vittime civili. In effetti, come conseguenza diretta, le Regole d’Ingaggio (ROE) erano state modificate per porre maggior enfasi sull’evitare vittime civili.

Nel novembre del 2010 Hager si era recato nel Regno Unito per unirsi alla squadra di WikiLeaks ed era finito coinvolto nella revisione e stampa di articoli ricavati dai dispacci relativi all’Australasia. Era stato uno dei partner locali che WikiLeaks aveva introdotto per i dispacci, ampliando il consorzio mediatico originale che gestiva i diari di guerra dell’Afghanistan e dell’Iraq.

L’idea di WikiLeaks era un rigoroso processo di revisione e pubblicazione. Passavano in rassegna i dispacci paese per paese. Era un processo attento e diligente. WikiLeaks era molto seria e responsabile riguardo a ciò che stavano facendo. Il suo duraturo ricordo era di star seduto in una stanza con personale di WikiLeaks e altri giornalisti, con tutti che lavoravano per ore e ore in totale silenzio, concentrati nel passare in rassegna i dispacci. Hager era rimasto molto contento di vedere il livello di attenzione che era adottato.

Edward Fitzgerald gli ha chiesto di Julian Assange. Hager ha detto di averlo trovato completamente diverso dalla sua rappresentazione mediatico. Era riflessivo, spiritoso ed energico. Si era dedicato a cercare di rendere il mondo un luogo migliore, particolarmente nel clima post 11 settembre di una riduzione delle libertà dei cittadini nel mondo. Assange aveva un’idea che l’era digitale avrebbe consentito una nuova specie di rivelatori che potesse correggere lo squilibrio informativo tra governo e cittadino. Ciò era su uno sfondo di torture, consegne e crimini di guerra diffusamente commessi da governi occidentali.

L’avvocato James Lewis si è poi alzato a controinterrogare per conto del governo degli Stati Uniti.

Lewis: Ha letto l’atto di accusa e la richiesta di estradizione?

Hager: Sì.

Lewis: Quali accuse vi vede?

Hager: Vedo un guazzabuglio. Alcune accuse di pubblicazione, alcune di possesso e altra roba aggiunta.

Lewis: Assange non è accusato di aver pubblicato il materiale dell’assassinio collaterale di cui la sua testimonianza parla tanto.

Hager: Non si può valutare l’effetto avuto dalle rivelazioni di WikiLeaks sul mondo in quel genere di modo netto e compartimentato. I dispacci, i diari e tutto il resto hanno influenzato il mondo nel complesso.

Lewis: Assange è accusato di pubblicazione di qualcuno dei documenti su cui le si è affidato nelle sue opere?

Hager: Mi ci vorrebbero delle ricerche per scoprire che cosa è accusato di pubblicazione e che cosa di possesso.

Lewis: Lei ha mai pagato un funzionario governativo perché le fornisse informazioni segrete?

Hager: No.

Lewis: Lei ha mai piratato?

Hager: Probabilmente no. Dipende da come definisce “piratare”.

Lewis: Lei come giornalista è stato semplicemente il percettore passivo di informazioni ufficiali. Presumibilmente lei non ha fatto nulla di criminale per ottenere informazioni governative?

Hager: Lei ha detto “passivo”. Non è così che lavoriamo. I giornalisti non solo elaborano le proprie fonti. Noi andiamo a cercare le nostre fonti. Le informazioni possono arrivare sotto forma di documenti. Possono arrivare sotto forma di una chiavetta. Nella maggior parte dei casi le nostre fonti infrangono la legge. Il nostro dovere è di proteggerle dall’essere identificate. A volte le aiutiamo attivamente a coprirsi le spalle.

Lewis: Nel suo rapporto sull’Operazione Burnham lei ha protetto le sue fonti. Metterebbe consapevolmente in pericolo una fonte?

Hager: No, naturalmente no. Tuttavia…

Lewis: No. Alt. Lei ha risposto.

 

Edward Fitzgerald si è alzato a opporsi ma non ha trovato sostegno dalla giudice.

 

Lewis: Il 2 settembre 2011 il Guardian ha pubblicato un editoriale che aborriva la pubblicazione da parte di WikiLeaks di dispacci non revisionati e affermava che centinaia di vite era state messe in pericolo. Concorda con tali affermazioni?

Hager: Le mie informazioni sono che WikiLeaks non aveva diffuso i dispacci prima che altri li avessero pubblicati.

Lewis: Noi affermiamo che la sua idea è sbagliata. Il 25 agosto WikiLeaks ha pubblicato 134.000 dispacci tra cui alcuni contrassegnati “rigida protezione”. Qual è la sua opinione al riguardo?

Hager: Non ho intenzione di commentare un fatto controverso. Non ho conoscenze personali.

Lewis: Il libro “WikiLeaks: the Inside Story” di David Leigh e Luke Harding del giornale Guardian afferma che Assange “desiderava pubblicare l’intero materiale prima”. Afferma anche che a un pranzo a ristorante El Moro Assange aveva affermato che se informatori fossero stati uccisi se lo sarebbero cercato. Vorrebbe commentare?

Hager: So che c’era molta animosità tra David Leigh e Julian Assange nel momento in cui il libro era scritto. Non lo considererei una fonte affidabile. Non voglio dare dignità a quel libro rispondendo al riguardo.

Lewis: Sta cercando di assistere la corte o di assistere Assange? In una conversazione registrata al Frontline Club Assange ha affermato che WikiLeaks aveva solo di dovere di proteggere gli informatori da punizioni “ingiuste” e che quelli che avevano fornito informazioni alle forze statunitensi per denaro o avevano avuto un comportamento “realmente traditore” meritavano il loro destino. Appoggia tale affermazione?

Hager: No.

Lewis: Lei dice che sarebbe stato impossibile scrivere il suo libro senza materiale confidenziale da WikiLeaks. Ha avuto bisogno dei nomi di informatori?

Hager: No.

Lewis: Il rapporto sull’Operazione Burnham ha rilevato a pagina 8 che, contrariamente alle sua affermazioni “le Forze di Difesa della Nuova Zelanda non sono state coinvolte nel pianificare i preparativi e l’esecuzione”.

Hager: Ciò che lei cita non si riferisce alle operazioni principali di cui si occupa il libro. Si riferisce solo a qualcosa trattato come una “nota minore a piè di pagina” nel libro. La maggior parte delle scoperte del libro è stata confermata.

Lewis: Il Rapporto Ufficiale afferma che il suo libro “Hit and Run era inaccurato sotto certi aspetti”.

Hager: Non abbiamo compreso bene tutto. Ma i punti principali sono stati tutti veri. “Vittime civili confermate. Morte di un bambino confermata. Prigionieri percossi confermati. Rapporti falsificati confermati”.

Lewis: Quanti dispacci ha esaminato personalmente?

Hager: Alcune centinaia. Erano specificamente dispacci relativi all’Australasia.

Lewis: E quali criteri ha usato per operare le revisioni?

Hager: C’erano parecchi nomi contrassegnati quali “rigida protezione”. Non erano, nel contesto, per motivi di sicurezza nei paesi sui quali stavo lavorando. Era puramente per evitare imbarazzi politici.

Lewis: Ma quanto a lungo ha lavorato ai dispacci a Londra?

Hager: Sono stati molti giorni, per esaminare diverse centinaia di dispacci.

Lewis: Ha mostrato la sua dichiarazione in bozza alla difesa?

Hager: Sì. L’ho sempre fatto quando ho sottoposto un affidavit.

 

[Questo è normale. Gli affidavit o le dichiarazioni dei testimoni della difesa sono normalmente redatti e, se affidavit, accolti sotto giuramento da avvocati della difesa].

 

Lewis: La difesa le ha suggerito che avrebbe dovuto inserire la sezione sulle Regole d’Ingaggio di seguito al video sull’Assassinio Collaterale?

Hager: Sì. Ma sono stato molto lieto di farlo; per me aveva perfettamente senso.

 

Edward Fitzgerald si è poi alzato di nuovo per il riesame.

 

Fitzgerald: Le è stato chiesto se sapesse di che cosa sia accusato Assange. Sa che è accusato di aver ottenuto e ricevuto tutti i dispacci diplomatici, i Diari della Guerra dell’Iraq, i Diari della Guerra Afgana, le regole d’ingaggio e le valutazioni dei detenuti di Guantanamo?

Hager: Sì.

Fitzgerald: E che egli non avrebbe potuto pubblicare nessuno di essi senza ottenerli e riceverli? Dunque la distinzione su che cosa sia accusato di pubblicazione non fa differenza circa la responsabilità di giornalisti come lei in base alla Legge sullo Spionaggio per ottenere e ricevere informazioni classificate statunitensi?

Hager: Sì.

Fitzgerald: Lei collabora con fonti. Cioè con la persona che le fornisce le informazioni o il materiale. E ha un dovere di proteggere tale fonte?

Hager: Sì.

Fitzgerald: Le è stato chiesto della pubblicazione di dispacci nel settembre del 2011. Che cosa sa di come ciò sia accaduto?

Hager: Credevo nelle persone di WikiLeaks e sono stato testimone della loro estrema serietà nel processo di revisione cui mi avevano invitato. Non credo che avessero improvvisamente cambiato idea al riguardo. Quella pubblicazione è avvenuta attraverso una serie di eventi sfortunati e infelici, non da parte di WikiLeaks. Ma quel processo di nove mesi di revisione non è andato sprecato. WikiLeaks aveva avvertito in una fase iniziale le autorità statunitensi e le aveva invitate a partecipare al processo di revisione. Assange aveva sottolineato alle autorità statunitensi il pericolo per i nominati nel rapporto. Anche se le autorità statunitensi non si erano coinvolte nella revisione, avevano avviato una massiccia attività di avvertimento ai nominati nei rapporti che avrebbero potuto trovarsi in pericolo e di aiuto a quelli più a rischio a prendere misure per trasferirsi. Penso che questo sia trascurato. Julian Assange ha comprato nove mesi a quelle persone. Credo anche che quella sia la maggior parte della spiegazione del motivo per cui alla fine non ci siano state morti identificabili e non ci siano stati danni generali.

Fitzgerald: Quale pensa sia stata la sfortuna?

Hager: Mi risulta sia stata la pubblicazione di una password nel libro di Leigh/Harding, ma non ne ho una conoscenza diretta.

Fitzgerald: A proposito di questo libro lei ha detto che c’era cattivo sangue tra Luke Harding, David Leigh e Julian Assange.

Hager: Sì, personalmente non attribuirei gran peso a quel libro.

 

[Spero mi perdoniate se aggiungo una conoscenza personale qui, ma il cattivo sangue non aveva nulla a che vedere con la revisione e tutto a che fare con i soldi. Julian Assange è stato per poco tempo l’uomo più famoso al mondo e non era stato macchiato dalle denunce organizzate in Svezia. Diritti per un libro di  Assange, su WikiLeaks e per una biografia valevano milioni per gli autori. La collaborazione era stata discussa con Leigh ma Julian si era opposto. Il Guardian era furioso. E’ questo che è accaduto realmente. Pare una buona spiegazione del perché abbiano invece pubblicato un libro miniera d’oro che attaccava Assange. Non spiega in realtà perché abbiano pubblicato in quel libro la password all’archivio dei dispacci non revisionati].

Fitzgerald: Julian Assange ha dichiarato al Frontline Club che le fonti dovevano essere protette da “punizioni ingiuste”. E’ d’accordo?

Hager: Sì.

Fitzgerald: Stava cercando di operare una distinzione con categorie che non meritano protezione. Informatori che forniscono informazioni false per denaro, agenti provocatori, quelli che consegnano innocenti per motivi personali. Abbiamo visto la stampa nel Regno Unito, ad esempio, fare il nome di certi informatori nell’Irlanda del Nord che aveva giocato sporco. Che cosa pensa del nominare informatori in circostanze simili?

Hager: Non voglio commentare circa l’Irlanda del Nord. E’ un argomento molto difficile.

Fitzgerald: Potrebbe commentare ulteriormente sul video dell’assassinio collaterale e sulle regole d’ingaggio (RoE)?

Hager: Le RoE regolano semplicemente quando i soldati possono e non possono usare la forza. Suscitano domande importanti. Sono corrette? Minimizzano vittime civili? Sono coerenti con le leggi sui conflitti armati?

Fitzgerald: Un’accusa è relativa al ricevimento e all’ottenimento delle RoE. E’ per questo che le ha citate?

Hager: Sì. I soldati hanno sempre il diritto fondamentale all’autodifesa. Non ci sono basi per affermare che la loro pubblicazione ponga un grave rischio alle truppe. Verosimilmente determina un minore conflitto se le persone sanno quando la forza sarà o non sarà usata.

Fitzgerald: Lei afferma che quando la difesa le ha chiesto di unire il video sull’assassinio collaterale con le regole d’ingaggio lei ha accettato puramente in base al fatto che ciò era corretto e giusto secondo la sua opinione?

Hager: Sì.

 

JENNIFER ROBINSON

La corte è poi passata al primo testimone con “testimonianza letta”. E’ stato concordato che alcuni testimoni che l’accusa non desidera controinterrogare avranno la loro testimonianza “letta” a verbale senza dover comparire. Dopo considerevoli discussioni e disaccordi tra gli avvocati ciò era stato deciso essere un breve sommario o “succo” della loro testimonianza. I miei rapporto per questo gruppo di testimoni sono un succo di un succo; in questo caso della testimonianza di Jennifer Robinson.

Jennifer Robinson è un avvocato che assiste Julian Assange dal 2010. Lo ha rappresentato nei suoi problemi legali svedesi. Il 15 agosto 2017 egli le ha chiesto di unirsi a lui per un incontro nell’ambasciata ecuadoriana di Londra con il parlamentare statunitense Dana Rohrabacher e un assistente, Charles Johnson. Rohrabacher aveva affermato di agire per conto del presidente Donald Trump e che avrebbe riferito a Trump al suo ritorno a Washington.

Rohrabacher ha detto che la vicenda del “Russiagate” era politicamente dannosa per il presidente Trump, era dannosa per gli interessi statunitensi e per le relazioni tra USA e Russia. Sarebbe stato perciò di grande aiuto se Julian Assange avesse rivelato la reale fonte delle rivelazioni del DNC [Comitato Nazionale Democratico]. Sarebbe stato nell’interesse pubblico.

Julian Assange aveva avanzato il caso di un piena grazia per Chelsea Manning e che qualsiasi incriminazione contro di lui come editore fosse abbandonata in base al Primo Emendamento. Rohrabacher aveva detto c’era un’evidente “vantaggiosa per tutti” qui e che avrebbe indagato “che cosa possa essere possibile per tirarlo fuori”. Assange poteva rivelare la fonte del DNC in cambio di “una grazia, patto o accordo”. Assange tuttavia non gli aveva nominato alcuna fonte.

 

KHALED EL-MASRI

C’erano stati tre giorni di intense discussioni tra gli avvocati e la giudice, con il governo degli Stati Uniti che si opponeva duramente all’ascolto del signor El-Masri. Era stato raggiunto il compromesso che potesse testimoniare a condizione di non affermare di essere stato torturato dal governo degli Stati Uniti. Tuttavia, quando si è trattato di testimoniare, il signor El-Masri non è stato stranamente in grado di collegarsi in video, anche se la squadra della difesa era stata in grado di parlare con lui in video poche ore prima. Essendo stato il personale tecnico dell’aula incapace di risolvere il (ehm) problema tecnico, anziché semplicemente rimandare la sua testimonianza fino a quando fosse stato ripristinato un collegamento video – come era già accaduto con due altri testimoni quando era sorto il problema della qualità – la giudice Baraitser ha improvvisamente deciso di sollevare di nuovo il problema se la testimonianza di el-Masri dovesse essere mai ascoltata.

L’avvocato James Lewis per il governo degli Stati Uniti ha affermato che non solo si opponevano alla sua testimonianza di essere stato torturato. Si opponevano a qualsiasi affermazione che un dispaccio diffuso da WikiLeaks mostrasse che avevano esercitato pressioni sul governo della Germania perché non arrestasse i presunti interessati alla sua presunta estradizione. Il governo degli Stati Uniti non aveva esercitato pressioni sul governo della Germania, ha detto Lewis. L’avvocato Mark Summers per la difesa ha detto che la Camera Suprema della Corte Europea di Strasburgo aveva già giudicato vere le sue affermazioni e che il dispaccio di WikiLeaks aveva mostrato chiaramente e indiscutibilmente che il governo degli Stati Uniti aveva esercitato pressioni sulla Germania.

“ 1 – (S/NF) [Segreto – interdetto a stranieri] In una discussione del 6 febbraio con il vice consigliere tedesco per la sicurezza nazionale, Rolf Nikel, il DCM [vicecapo missione] ha ripetuto la nostra forte preoccupazione riguardo alla possibile emissione di un mandato di cattura internazionale nel caso al-Masri. Il DCM ha segnalato che gli articoli sui media tedeschi circa la discussione sul tema tra il Segretario e il FM [ministro degli esteri] Steinmeier a Washington non erano corretti nel senso che gli articoli mediatici suggeriscono che il USG [governo degli Stati Uniti] non era preoccupato per gli sviluppi del caso al-Masri. Il DCM ha sottolineato che non era così e che l’emissione di un mandato di arresto internazionale avrebbe un impatto negativo sulla nostra relazione internazionale. Ha ricordato a Nikel le ripercussioni sulle relazioni bilaterali USA-Italia dopo una mossa simile delle autorità italiane l’anno scorso.

2 – (S/NF) Il DCM ha indicato che non era nostra intenzione minacciare la Germania ma piuttosto di sollecitare che il governo tedesco valuti attentamente in ogni fase le implicazioni per le relazioni con gli USA. Noi abbiamo naturalmente riconosciuto l’indipendenza della magistratura tedesca, ma abbiamo segnalato che una decisione di emettere un mandato d’arresto internazionale o richieste di estradizione richiederebbe il concorso del governo federale tedesco, specificamente del MFA [ministero degli esteri] e del ministero della giustizia (MOJ). Il DCM ha detto che le nostre indicazioni iniziali erano state che le autorità federali tedeschi non avrebbero consentito l’emissione dei mandati, ma successivi contatti ci hanno indotto a ritenere che non fosse così.

3 – (S/NF) Anche Nikel ha sottolineato l’indipendenza della magistratura tedesca, ma ha confermato che il MFA e il MOJ avrebbero un ruolo procedurale da svolgere. Ha detto che il caso era soggetto a esame politico, oltre che giudiziario. Da un punto di vista giudiziario i fatti sono chiari e il pubblico ministero di Monaco ha agito correttamente. Politicamente parlando, ha detto Nikel, la Germania dovrebbe esaminare le implicazioni per le relazioni con gli Stati Uniti. Al tempo stesso ha indicato le nostre differenze politiche riguardo al modo con cui andrebbe condotta la guerra al terrorismo, ad esempio circa la l’appropriatezza della struttura di Guantanamo e l’asserito uso delle consegne.

4 – (S/NF) Nikel ha anche citato intense pressioni del Bundestag e dei media tedeschi. Il governo federale tedesco deve considerare l’”intero contesto politico”, ha detto Nikel. Ha assicurato il DCM che la Cancelleria è ben consapevole delle implicazioni politiche bilaterali del caso, ma ha aggiunto che questo caso “non sarà facile”. La Cancelleria cercherebbe ciò nonostante di essere quanto più costruttiva possibile. “

La giudice Baraitser ha detto che non avrebbe deciso se gli USA avessero esercitato pressioni sulla Germania o se el-Masri fosse stato torturato. Quelle non erano domande che lei avesse di fronte. L’avvocato Mark Summers ha proseguito chiedendo se WikiLeaks avesse compiuto un atto necessario per impedire crimini da parte del governo degli Stati Uniti e consentire la giustizia. Lewis ha risposto che era inaccettabile per il governo degli Stati Uniti che fossero formulate denunce di torture.

A questo punto Julian Assange è divenuto molto agitato. Si è alzato e ha dichiarato a voce molto alta:

“Non permetterò che la testimonianza di una vittima di torture sia censurata da questo tribunale”.

E’ scoppiato un grande trambusto. La Baraitser ha minacciato di far allontanare Julian e di tenere l’udienza in sua assenza.  C’è stata una pausa, dopo la quale è stato annunciato che el-Masri non sarebbe comparso, ma che il succo della sua testimonianza sarebbe stato letto, escludendo dettagli delle torture statunitensi o delle pressioni statunitensi sul governo della Germania. L’avvocato Mark Summers ha cominciato a leggere la testimonianza.

Khaled el-Masri, di origini libanesi, si era trasferito in Germania nel 1989 ed era un cittadino tedesco. Il primo gennaio 2004, dopo un soggiorno a Skopje era stato rimosso da un vagone sul confine macedone. Era stato mantenuto irraggiungibile da dirigenti macedoni, maltrattato e percosso. Il 23 luglio era stato portato all’aeroporto di Skopje e consegnato ad agenti della CIA. Essi lo avevano picchiato, incatenato, incappucciato e sodomizzato. I suoi vestiti erano stati stracciati, gli era stato fatto indossare un pannolone, incatenato al pavimento di un aereo in posizione da crocifisso e reso inconsapevole da un’iniezione di anestetico.

Si era risvegliato in quello che alla fine aveva appreso essere l’Afghanistan. Era stato mantenuto sequestrato in una spoglia cella di cemento con un secchio per water. Era stato trattenuto per sei mesi e interrogato per tutto tale periodo (dettagli della tortura esclusi dalla giudice). Alla fine, a giugno, era stato trasportato in volo in Albania, portato in aula con una benda sugli occhi fino a una remota strada di montagna e scaricato. Quando alla fine era tornato in Germania la sua casa era abbandonata e sua moglie e i suoi figli se n’erano andati.

Quando aveva reso pubblica la sua vicenda era stato sottoposto ad attacchi maligni alla sua personalità e alla sua credibilità ed era stato affermato che si era inventato tutto. Ritiene che il governo avesse cercato di metterlo a tacere. Aveva cercato un avvocato locale e insistito, entrando alla fine in contatto con il signor Goetz della televisione pubblica, che aveva dimostrato vera la sua storia, rintracciato nella Carolina del Nord  gli agenti della CIA coinvolti e persino intervistato alcuni di loro. In conseguenza pubblici ministeri statali di Monaco avevano emesso mandati d’arresto per i suoi sequestratori della CIA, ma essi non erano mai stati eseguiti. Quando WikiLeaks aveva diffuso i dispacci, le pressioni che erano state esercitate sul governo tedesco perché non procedesse erano divenute chiare. [La giudice non ha impedito a Summers di dirlo]. Sappiamo pertanto che gli Stati Uniti avevano bloccato un’indagine giudiziaria di un reato. La Corte Europea dei Diritti Dell’uomo si era esplicitamente basata sui dispacci di WikiLeaks per parte del suo giudizio sul caso. La Grande Camera aveva confermato che egli era stato percosso, incappucciato, incatenato e sodomizzato.

Non c’era stata alcuna chiamata a rispondere negli Stati Uniti. L’Ispettore Generale della CIA aveva rifiutato di prendere provvedimenti sul caso. Il giudizio della ECHR e la documentazione a supporto erano stati trasmessi all’ufficio dell’Avvocato degli Stati Uniti del Distretto Orientale della Virginia – precisamente lo stesso ufficio che stava ora tentando di estradare Assange – e quell’ufficio si era rifiutato di perseguire gli agenti della CIA interessati.

Una denuncia era stata presentata alla Corte Penale Internazionale (ICC), compresa la sentenza della ECHR e il materiale di WikiLeaks. Nel marzo del 2020 la ICC aveva annunciato che stava aprendo un’indagine. In reazione il Segretario di Stato USA Mike Pompeo aveva dichiarato che qualsiasi non cittadino statunitense che avesse collaborato con l’indagine della ICC, compresi funzionari della ICC, sarebbe stato sottoposto a sanzioni finanziarie e altre.

Infine, el-Masri aveva testimoniato che la pubblicazione di WikiLeaks gli era stata essenziale per ottenere l’accettazione della verità del reato e dell’insabbiamento.

Di fatto, l’impatto della lettura da parte di Mark Summers della dichiarazione di el-Masri ha avuto un enorme impatto sull’aula. Summers ha un vero dono per trasmettere forza morale e giusta rabbia contenuta nel suo tono. Ho pensato che la testimonianza avesse determinato una decisa impressione sulla giudice Baraitser; ella ha mostrato segni non di disagio o imbarazzo, ma di una reale sofferenza emotiva mentre ascoltava intenta. Successivamente due diversi testimoni, ciascuno situato in sezioni dell’aula separate da me, entrambi in conversazioni separate e non sollecitate con me, mi hanno detto che pensavano che la testimonianza di el-Masri fosse realmente stata compresa dalla giudice. Vanessa Baraitser è dopotutto solo umana e questa è la prima volta in cui è stata costretta a occuparsi di ciò che questo caso è realmente.

 

DEAN YATES

Gli Stati Uniti avevano obiettato che la testimonianza del signor Yates non doveva includere descrizioni dell’effettivo contenuto del video dell’Assassinio Collaterale. Non sono riuscito a sentire o a capire con quale logica la Baraitser abbia accettato ciò, ma così ha deciso e per quattro volte ha interrotto l’avvocato Edward Fitzgerald mentre stava leggendo il “succo” della dichiarazione di Yates per dirgli che non doveva citare il contenuto del video.

Edward Fitzgerald ha letto che il signor Yates era stato un giornalista di vasta esperienza che era stato capo dell’ufficio della Reuters a Baghdad. Al mattino del 12 luglio 2007 erano scoppiati “forti pianti” nell’ufficio ed egli aveva appreso che Namir, un fotografo, e Saeed, un autista, erano stati uccisi. Namir era uscito presto per seguire un presunto conflitto con militanti. Yates non aveva potuto capire che cosa fosse successo. Un minifurgone nei paraggi aveva il davanti distrutto; l’esercito statunitense aveva preso le due telecamere di Namir e si era rifiutato di consegnarle. Il rapporto era di tredici uccisi e nove feriti. Non risultavano esserci prove di un conflitto a fuoco sulla scena.

Yates aveva presenziato a un aggiornamento della direzione dell’esercito statunitense dove gli era stato detto che un gruppo ostile stava disponendo Congegni Esplosivi Improvvisati sulla strada. Gli erano state mostrate fotografie di mitra e lanciarazzi (RPG) asseritamente raccolti sulla scena. Gli erano stati mostrati tre minuti del video. Mostravano [qui la Baraitser ha bloccato Fitzgerald].

Yates aveva successivamente presentato una richiesta all’esercito statunitense per visionare l’intero video, cosa che gli era stata negata. Lo stesso era accaduto con le regole d’ingaggio.

Quando era stato diffuso il video di WikiLeaks dell’Assassinio Collaterale, nel video si vedeva Saeed per tre minuti che si trascinava e cercava di rialzarsi, mentre gli statunitensi che lo osservavano a distanza stavano dicendo “avanti bello, tutto quello che devi fare è raccogliere un’arma” in modo che potessero sparargli di nuovo. Il Buon Samaritano si era accostato per aiutare e si vedevano i colpi che distruggevano il suo parabrezza e la sua auto. Edward Fitzgerald ha continuato ostinatamente a leggere parti della testimonianza di Yates mentre la Baraitser continuava a chiedergli di smettere in un modo che era quasi implorante.

Yates ha detto che quando aveva visto il video si era reso immediatamente conto che gli Stati Uniti avevano mentito riguardo a ciò che era accaduto. Si era anche chiesto immediatamente quando di quell’incontro al quartier generale statunitense era stato una coreografia.

Qualcosa aveva colpito molto duramente Yates in seguito. Aveva sempre biasimato Namir per aver sbirciato dietro l’angolo con la telecamera, che era stata scambiata per un’arma e perciò aveva provocato gli spari contro di lui. E’ stato Julian Assange che in seguito ha chiarito che l’ordine di uccidere Namir era stato impartito prima che avesse sbirciato dietro l’angolo. Ha ricordato vividamente Assange che diceva “e se questo è autorizzato dalle RoE, allora le RoE sono sbagliate”.

Yates era lieto di assolvere Namir ma provava un terribile senso di colpa per averlo incolpato per tutto il tempo della sua stessa morte.

Yates ha concluso che se non fosse stato per Chelsea Manning e per Julian Assange, la verità di ciò che era accaduto a Namir e Saeed non sarebbe mai stata conosciuta. Grazie a WikiLeaks le loro morti avevano avuto un profondo effetto sull’opinione pubblica.

L’avvocato James Lewis ha dichiarato che il governo statunitense non aveva domande ma che questo non implicava che la testimonianza fosse accettata.

 

CAREY SHENKMAN

Infine siamo passati alla seconda metà del controinterrogatorio da parte di Clair Dobbin di Carey Shenkman sulla sua testimonianza a proposito della storia della Legge sullo Spionaggio. Può sembrare noioso, ma è stato in realtà estremamente eloquente in termini di rivelazione delle pretese del governo degli Stati Uniti di avere il diritto di usare la Legge sullo Spionaggio (1917) contro qualsiasi giornalista, in qualsiasi parte del mondo, che ottenga informazioni classificate statunitensi.

La Dobbin ha aperto la parte seconda chiedendo a Shenkman se sostenesse seriamente che esistesse una qualche legge che impedisse l’incriminazione di un giornalista in base alla Legge sullo Spionaggio per aver rivelato informazioni di sicurezza nazionale. Shenkman ha risposto che la legge aveva componenti; leggi, diritto consuetudinario e la costituzione e che esse interagiscono. C’è una tesi molto forte che il Primo Emendamento precluda effettivamente una simile incriminazione.

La Dobbin ha chiesto se una qualche causa stabilisse ciò oltre ogni dubbio. Shenkman ha replicato che non c’era mai stata nessuna incriminazione simile, dunque non era mai stata portata davanti alla Corte Suprema. La Dobbin ha chiesto se egli accettasse che nel caso del New York Times, la Corte Suprema abbia affermato che un caso sulla Legge sullo Spionaggio poteva essere introdotto. Shenkman ha risposto che alcuni dei giudici avevano citato la possibilità nelle loro massime, ma non è ciò su cui avevano deciso e non avevano ascoltato alcuna tesi proposta loro sul tema.

La Dobbin ha detto che il giudice del caso Rosen aveva affermato che il caso del New York Times avrebbe potuto avere un esito diverso se perseguito in base all’articolo 79/3/e della Legge sullo Spionaggio  e che future incriminazioni non erano precluse. Shenkman ha detto che il giudizio Rosen era un’eccezione e non si riferiva a pubblicazioni mediatiche. Il Dipartimento della Giustizia aveva deciso contro ulteriori azioni contro Rosen. Shenkman l’ha rinviata a un articolo del 2007 della Law Review di Harvard su Rosen. Era stato archiviato per motivi di preoccupazioni riguardo al Primo Emendamento.

La Dobbin ha tentato di nuovo e ha chiesto a Shenkman se accettasse che giudizio nel caso Rosen avesse rilevato che l’interpretazione delle massime nel caso del New York Post non precludesse l’incriminazione. Shenkman, che è parso godersela, ha detto che il tema non era stato affrontato presso la Corte Suprema. E il giudizio Rosen non era stato portato avanti. La Dobbin ha suggerito che questo significava che era sostenibile in entrambi di modi. Shenkman ha replicato che il giudizio della Corte Suprema nel caso del NYT riguardava una restrizione anticipata.

La Dobbin ha poi chiesto a Shenkman se accettasse il fatto che l’obiezione della vaghezza alla Legge sullo Spionaggio fosse stata respinta dai tribunali in casi di rivelazioni illecite. Shenkman ha detto che quelli erano tutti casi che riguardavano addetti governativi ai lavori, non giornalisti.

La Dobbin ha poi chiesto perché la dichiarazione testimoniale di Shenkman non chiarisse che la Legge sullo Spionaggio era stata sottoposta ad affinamenti giudiziari. Shenkman ha replicato che era perché non riteneva che la maggior parte degli accademici sarebbe stata d’accordo al riguardo. Era stata interpretata, ma non affinata. La Dobbin ha detto che l’effetto dell’interpretazione era stato di limitarne la portata. Ha citato di nuovo il giudizio Rosen e il giudizio Morison. Essi avevano limitato la portata delle rivelazioni illecite a informazioni ufficiali che danneggiavano gli interessi degli Stati Uniti. Ciò era un’importante nuovo test. Il giudizio Rosen diceva che era “una chiara salvaguardia contro imposizioni arbitrarie”.

Shenkman ha risposto che ciò affronta solo un particolare aspetto della Legge sullo Spionaggio, la definizione delle informazioni di sicurezza nazionale, e c’erano stati libri interi scritte su ciò. Citare una riga di un giudizio davvero non aiutava. Altri aspetti erano estremamente ampi. Il principale problema con la Legge era che lo stesso standard legale era applicato a tutte le categorie di destinatari; il rivelatore, l’editore, il giornalista, l’edicolante e il lettore potevano essere tutti ugualmente responsabili.

La Dobbin ha poi suggerito che il procedimento non poteva essere politico perché era la corte a decidere la definizione di informazioni di sicurezza nazionale. Shenkman ha replicato che d’altro canto è l’esecutivo che decide quale materiale sia classificato, chi sia perseguito e su quali accuse. Non era solo una questione di incriminazione. La Legge sullo Spionaggio poteva essere storicamente dimostrata avere un effetto spaventoso su importante giornalismo.

La Dobbin ha poi chiesto se Shenkman fosse d’accordo che le norme in base alle quali Assange era processato non fossero mai state mirate all’applicazione allo “spionaggio classico”. Shenkman ha detto che la maggior parte delle autorità rifiuterebbe l’idea di un intento chiaro e singolo. La Dobbin ha detto che nel caso Morison il giudizio aveva respinto la tesi che la norma fosse limitata allo spionaggio classico. Shenkman ha concordato piuttosto acidamente che sì, il giudizio aveva in effetti ampliato l’applicazione della legge, piuttosto che affinarla. Ma altri giudizi erano disponibili. Inoltre lei gli aveva chiesto dell’intento. Ciò che il Congresso intendeva nel 1917 e ciò che la corte Morison aveva deciso erano due cose diverse. C’erano state numerose incriminazioni riuscite di rivelatori sotto Obama. Chiaramente i tribunali accettavano in generale che queste norme si applicassero ad addetti governativi ai lavori. Non c’era mai stata alcuna incriminazione di un giornalista o di un editore.

La Dobbin, che non è altro che insistente, ha chiesto a Shenkman se accettasse che il giudizio Morison affermi che solo l’articolo 79/4 si applichi allo spionaggio classico. Shenkman ha replicato che il giudizio Morison era una singola stella in un cielo notturno tra miriadi di punti di navigazione attraverso queste leggi. Poi sono finiti a discutere le idee di vari professori sull’argomento.

Ora io cedo a pochissimi quanto al mio interesse ai dettagli di questo caso e certamente comprendo assolutamente la fondamentale minaccia posta dall’insistenza sull’applicazione generale della Legge sullo Spionaggio contro giornalisti come delineato dall’accusa, soprattutto nell’attuale clima politico; ma a quel punto era il tardo pomeriggio di venerdì dopo una settimana molto dura e io ho i miei limiti. Ho deciso invece di vedere quanti versi della Maschera dell’Anarchia di Shelley riuscissi a ricordare.

Quando la mia attenzione è tornata faticosamente all’aula, la Dobbin stava sottoponendo a Shenkman che il fatto che numerose potenziali incriminazioni fossero state lasciate cadere provava esattamente che la legge era usata responsabilmente e correttamente. Shenkman ha detto che ciò significava ignorare l’effetto dissuasivo sia in generale sia in specifiche minacce di perseguire. La dissuasione causava costi per documenti, ritardi e persino bancarotte. Il presidente Roosevelt aveva usato la minaccia della Legge sullo Spionaggio per sopprimere giornali neri indipendenti.

La Dobbin ha suggerito che nei casi in cui era stato deciso di non procedere a motivo del Primo Emendamento, tali casi erano relativi a grandi testate mediatiche responsabili. Shenkman ha replicato che non era per nulla vero. La Beacon Press, ad esempio, che aveva pubblicato gli interi Documenti del Pentagono, era una piccola organizzazione religiosa.

La Dobbin ha detto che nessuno degli esempi del passato assomiglia a WikiLeaks. Shenkman ha di nuovo dissentito. C’erano molti impressionanti punti di somiglianza in casi differenti. La Dobbin ha replicato che il solo scopo e progetto di WikiLeaks era di recuperare materiale da quelli che avevano titolo a riceverlo e trasmetterlo a quelli che non avevano titolo a vederlo. Era istigazione su vasta scala.  Shenkman ha detto che lei stava arrivando a una distinzione. Le somiglianze tra i casi della Beacon Press e dell’Amerasia erano evidenti.

La Dobbin ha concluso che l’opinione e la testimonianza di Shenkman erano “superficiali e insensate”.

Mark Summers ha poi riesaminato Shenkman. Ha fatto riferimento al caso di Jack Anderson. Anderson aveva pubblicato interi documenti Top Secret, non revisionati, in tempo di guerra. Non era stato incriminato in base alla Legge sullo Spionaggio in base al Primo Emendamento. Shenkman ha risposto di sì e che i documenti che aveva pubblicato erano spionaggi particolarmente sensibili di comunicazioni (intercettazioni).

Summers ha fatto riferimento a frasi di giudizi che la Dobbin aveva invitato Shenkman ad accettare come “affermazioni incontrovertibili di legge” ma che erano tutt’altro. Nel caso Morison ha indicato che i due altri giudici del caso avevano esplicitamente contraddetto la stessa sentenza che la Dobbin aveva citato. Il giudice Wilkerson aveva dichiarato che “l’interesse del Primo Emendamento a un dibattito nazionale informato non scompare semplicemente alla citazione delle parole ‘sicurezza nazionale’”.

Summers ha detto che soprattutto il governo degli Stati Uniti si affidava al giudizio Rosen. Ha chiesto quale livello giudiziario fosse. Shenkman ha risposto che era un tribunale distrettuale, il livello più basso della magistratura statunitense. E il Dipartimento della Giustizia aveva deciso di non procedere con esso. Infine Summers ha detto che Shenkman aveva affermato che non c’era mai stata alcuna incriminazione in base alla Legge sullo Spionaggio per delle pubblicazioni? Shenkman ha affermato che in ogni caso si trattava di politica; avversari della presidenza, gruppi minoritari, pacifisti e dissidenti.

Ciò ha concluso la settimana.

 

COMMENTO

Ci sono numerose questioni serie riguardo alla gestione delle testimonianze in questa causa. Comincerei affermando che il governo degli Stati Uniti si era opposto a quasi tutte le testimonianze della difesa. Vuole che i testimoni della difesa siano ritenuti o non esperti (di qui la sostenuta rozzezza e gli attacchi) oppure non rilevanti. La giudice Baraitser aveva deciso di ascoltare tutte le testimonianze e di decidere solo quando arriverà alla sentenza che cosa sia ammissibile e che cosa no.

Rispetto a ciò abbiamo poi la sua decisione che il testimone possa disporre solo di mezz’ora per passare in rassegna le proprie dichiarazioni prima del controinterrogatorio. Ciò è nel contesto di una richiesta del governo degli Stati Uniti che le dichiarazioni dei testimoni non dovessero essere per nulla ascoltate prima del controinterrogatorio. In teoria la Baraitser lo ha accettato ma ha lasciato mezz’ora per “orientare il testimone”, il che lascia emergere i fatti fondamentali. La Baraitser ha respinto, in base al fatto che le dichiarazioni sono pubblicate, le tesi della difesa che le dichiarazioni dovessero essere lette o spiegate in dettaglio dal testimone in aula, a beneficio del pubblico. Ma non sono pubblicate. Il tribunale non le pubblica. Fornisce copie a giornalisti registrati per seguire il processo, ma quei giornalisti non hanno interesse a pubblicarle. Le dichiarazioni testimoniali dei primi due giorni sono state pubblicate qui, ma per diversi giorni si sono interrotte. Sembrano essere riprese venerdì, ma ciò non è soddisfacente per il pubblico.

Poi abbiamo gli specifici brani di testimonianze che sono vietati per l’obiezione degli Stati Uniti, come i dettagli delle torture di el-Masri o il contenuto del video dell’Assassinio Collaterale. Posso capire che sia vero che questa corte non sta giudicando se el-Masri sia stato torturato, in realtà è ora stato stabilito dall’ECHR. Ma chiaramente questa vicenda è rilevante per la difesa di WikiLeaks della pubblicazione necessaria per prevenire crimini e consentire una procedura giudiziaria. Il fatto è che gli USA vogliono evitare l’imbarazzo politico e la pubblicità mediatica delle torture di el-Masri e degli eventi del video dell’Assassinio Collaterale dettagli in aula. Perché un tribunale britannico si adegui a questa censura non lo capisco.

Sono profondamente sospettoso della “caduta” del collegamento video che ha reso la testimonianza di persona di el-Masri “tecnicamente impossibile” dopo giorni in cui il governo degli Stati Uniti aveva tentato di bloccare tale testimonianza. Sono anche profondamente sospettoso dello strano fatto che, diversamente da altri testimoni con problemi video, non ci sia stato alcun rinvio. La qualità video e audio è stata deplorevole per molti testimoni della difesa. In un mondo in cui siamo tutti diventati abituati a videochiamate in questi ultimi mesi, lo straordinario fallimento del tribunale nel gestire tecnologia comune è a un livello di incompetenza che è difficile da credere.

Infine, e più importante, che cosa costituisce una testimonianza?

Lewis costantemente e ripetutamente cita le parole di Luke Harding e David Leigh a testimoni, più o meno ogni giorno, tuttavia Leigh e Harding non sono sul banco dei testimoni per essere controinterrogati circa le loro parole. Come sapete, io sono assolutamente furioso che a Lewis sia stato consentito di ripetere le parole di Harding a proposito della conversazione al ristorante El Moro a testimone dopo testimone, ma che a John Goetz, che aveva effettivamente partecipato alla conversazione e testimone oculare, non sia stato permesso dalla corte di testimoniare in materia. Ciò è assolutamente grottesco.

Infine abbiamo gli affidavit sottoposti da Kromberg e Dwyer per conto del governo degli Stati Uniti. Essi sono apparentemente trattati come “prova”. Lewis ha specificamente qualificato come “prova” che ciò era successo l’affermazione nell’affidavit di Dwyer che informatori erano stati danneggiati. Ma come possono questi affidavit costituire prova se gli autori non possono essere controinterrogati al riguardo? Uno degli avvocati della difesa mi ha detto venerdì che Kromberg non sarà reso disponibile per il controinterrogatorio, come se fosse già stato detto loro. Non è giusto che un affidavit pieno di affermazioni e frasi fortemente dubbie debba essere accettato come prova se l’autore non può essere contestato. L’intera questione delle “prove” in questo caso necessità di un fondamentale ripensamento.

Su un altro punto sono stato molto lieto che Nicky Hager abbia testimoniato sotto giuramento che nei dispacci che aveva revisionato la designazione di “rigida protezione” di nomi sia stata usata per prevenire imbarazzi politici, poiché l’accusa ha ripetutamente affermato che i 134.000 documenti non classificati o revisionati nell’originale limitata quantità di dispacci pubblicati da WikiLeaks includevano nomi contrassegnati “rigida protezione”. Questa non è una classificazione di sicurezza. Da persona che ha gestito per più vent’anni il quasi identico sistema britannico e ha avuto i livelli più elevati di accesso di sicurezza, e ha letto frequentemente materiale statunitense in tale periodo, lasciate che ve lo spieghi. Qualsiasi materiale che contenesse il nome di qualcuno che sarebbe stato a rischio di morte se reso pubblico, o che causasse un pericolo reale e grave all’interesse nazionale, sarebbe stato per definizione classificato “Segreto” o “Top Secret”, quest’ultima classificazione in generale relativa a materiale di spionaggio. Tutto il materiale di Chelsea Manning era a un livello di classificazione inferiore a ciò.

Inoltre, come ha indicato Daniel Ellsberg, e io vi ero benissimo abituato, esiste separatamente dalla classificazione un sistema di distribuzione che limitata che realmente riceve il materiale. Il materiale di Manning era a distribuzione illimitata e perciò letteralmente disponibile a decine di migliaia di persone. Ciò, di nuovo, non sarebbe accaduto se avesse contenuto i pericoli ora asseriti.

“Rigida protezione” non ha nulla a che vedere con la classificazione di sicurezza, che è ciò che protegge le informazioni di sicurezza nazionale. Come ha detto Hager, il suo uso normale consiste nel prevenire imbarazzi politici. Come in Australasia, è un’espressione usata per proteggere risorse politiche segrete. Ecco un esempio da un dispaccio di WikiLeaks che ritengo sia uno di quelli della specifica diffusione che l’accusa cita:

5 – (C/NF) [Confidenziale/Interdetto a stranieri] Forse più dannoso di tutti, tuttavia, Smeargate ha efficacemente posto fine a quello che può essere stato il piano di Brown di indire elezioni generali questa primavera sulla base dell’ascesa nei sondaggi ricevuta dopo la sua solida prestazione al G-20. La potenziale candidata parlamentare del partito laburista per Burton, Ruth Smith (rigida protezione) ci ha detto il 20 aprile che Brown aveva intenzione di annunciare le elezioni il 12 maggio e tenerle dopo una brevissima (questione di settimane) stagione di campagna elettorale. …

Come vedete assolutamente nulla a che fare con la sicurezza di informatori in Afghanistan. Molto più a che fare con altri obiettivi.

Sono molto lieto che Hager abbia introdotto l’uso reale di “rigida protezione”, perché aspettavo il momento giusto per spiegare tutto ciò.

Dunque questo è il mio resoconto di venerdì, pubblicato lunedì. E’ forse una fortuna che normalmente io non abbia il lusso del tempo nel pubblicare i rapporti. Altrimenti potrebbero sproloquiare con questa lunghezza.

 

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Originale: https://www.craigmurray.org.uk/

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2020 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

 

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