Difficile immaginare, se non si è avuta la possibilità di seguirlo in diretta, il livello infimo del dibattito tra i due individui che si contendono la gestione della massima potenza mondiale. Un Trump che ha brillato come bullo da bar di borgata e non ha neanche risposto a diverse domande poste da un moderatore di tutto rispetto ma trattato come un fastidioso intruso che si permetteva di porre domande imbarazzanti.
Un Biden che, dal
canto suo, non è riuscito a
dare una sola risposta argomentata né alle domande del moderatore né agli
insulti volgari del suo rivale. Anzi, in qualche caso ha scelto a
sua volta l’insulto alla risposta articolata. Gli è sembrato più efficace dare del clown al bullo Trump invece di
spiegare il perché lo considerava tale.
Il quadro d’insieme che ha offerto il
dibattito è stato la rappresentazione della rozzezza intellettiva,
intellettuale e comportamentale offerta con spavalderia dall’attuale presidente
USA contrapposta alla dimessa figura del suo sfidante, incapace di offrire
anche una sola risposta da cui trasparisse un barlume di intelligenza.
“Penosa” è forse il più appropriato aggettivo con cui si può definire
quella che doveva essere la più importante sfida politica di quello che in
questo periodo storico è forse il più potente Paese del mondo.
Se si trattasse di un problema squisitamente
interno potremmo liquidarlo con una smorfia di sufficienza o un sorriso
sprezzante, ma gli USA rappresentano, purtroppo, il Paese che fa e disfa
alleanze e accordi che hanno riflessi importanti, e molto spesso dannosi, in
tutto il mondo Italia compresa e per questo è impossibile liquidare con
un’alzata di spalle, dovuta alla bassezza dei protagonisti, l’evento di questa
notte.
Il giornalista della Fox News, Chris Wallace, cui era affidato l’incarico
di moderatore aveva suddiviso le domande per argomenti, ma già alla prima
domanda il presidente in carica lo interrompeva prima che potesse finire di
formularla. L’incontinenza di Trump risultava inappropriata non solo per
un uomo pubblico e con un incarico come il suo, ma lo sarebbe stata anche in un
dibattito sull’ultima partita di football. Biden ha avuto un comportamento meno
scorretto rispetto al moderatore, ma il vuoto delle sue risposte non ha certo
alzato il livello del dibattito.
Il culmine dell’arroganza, capace di calpestare senza ritegno e pubblicamente
il Diritto, Trump lo
ha raggiunto quando ha dichiarato
che in caso di sconfitta non riconoscerà i risultati delle elezioni. Una
dichiarazione che comporterebbe una punizione anche per un giocatore di
rugby se osasse pronunciarla, ma Trump cammina come un carro armato su
qualunque norma giuridica e il danno che produce, oltre ai tanti altri, è
quello di abituare l’elettorato e il mondo ad un ritorno sfrontato alla legge
del Far West.
Durante il penoso dibattito, che tra gli schizzi di fango che i duellanti
si gettavano addosso l’un l’altro – Biden definendo Trump cagnolino di Putin e
Trump rinfacciando a Biden che suo figlio riceve soldi dalla moglie del sindaco
di Mosca, e altri simili attacchi da gente di osteria piuttosto che da
statisti – nonostante il moderatore cercasse di ottenere risposte sensate circa
la gestione della pandemia da Trump, ottenendo come risposta che se ci
fosse stato Biden le vittime sarebbero decuplicate, o sul programma che
avrebbe svolto Biden al posto di Trump, riuscendo ad avere come risposta solo
che avrebbe allargato la “Obamacare” perché intanto Trump interrompeva dando a Biden dell’idiota
perché si era laureato con voti bassi e simili “intelligenti argomentazioni
politiche” alle quali Biden rispondeva chiedendogli di smettere di
abbaiare.
Verso la fine del dibattito, Chris Wallace, esausto dalla incontenibile
irruenza e volgarità che ha reso visibilmente frustrante il suo incarico di
moderatore, ha chiesto ai due contendenti di esprimersi circa i gruppi che
esercitano azioni violente e, mentre Biden ha espresso il suo disaccordo verso
i gruppi di sinistra definita estrema, Trump, ignorando gli oltre 400 episodi di violenza razzista bianca e
fascista, ha affermato che la violenza viene solo da sinistra. Messo alle
strette dal moderatore che gli chiedeva se condannava o meno i gruppi
suprematisti bianchi dell’estrema destra violenta, razzista e antisemita come i
Proud Boys, la risposta di Trump non è stata di condanna, anzi si è
esattamente rifiutato di condannare, nonostante l’evidenza dei fatti, cercando
di cavarsela dicendo di restare in osservazione.
A seguire il dibattito in diretta sembrava impossibile che questi due
personaggi lontani entrambi, sebbene in modo diverso, da uno spessore
intellettuale e politico che possa dare loro l’autorevolezza di guidare il
Paese più potente del mondo, fossero proprio i futuri candidati alla
presidenza. L’uno come prima nomina e l’altro come eventuale riconferma
dell’incarico.
Due uomini con i quali forse non si
prenderebbe volentieri neanche un aperitivo, con l’uno per noia e con l’altro
per vergogna, si contendono il ruolo che li porterà a governare gli USA e
a favorire o affossare interessi e diritti di popolazioni e di Stati che il
diritto internazionale non riesce a proteggere o a sanzionare. Due uomini da niente che si battono come
compari da cortile, o da osteria, senza trovare una sola argomentazione
degna di essere definita Politica – nel senso nobile o almeno etimologico del
termine – per ottenere la presidenza degli USA. Questo lo
spettacolo offerto dal cosiddetto dibattito di questa notte.
Difficile dire vinca il migliore. Aspettiamo i prossimi due dibattiti prima del
risultato elettorale, ma la speranza che il livello si alzi, almeno fino a
raggiungere la dignità, è una speranza veramente flebile.
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