Oggi si
ricorda il primo anniversario dell’inizio della pandemia in Italia quindi
nell’occidente.
Fino a quel
momento tutto il mondo guardava la Cina con scarsa preoccupazione o forse
fregandosi segretamente le mani sperando in una veloce rovina del colosso
asiatico.
Cosa abbiamo
imparato in quest’anno? Cosa ci potrà servire per il futuro?
Una prima
osservazione: non abbiamo visto, nel mondo delle istituzioni, in quello dei
potenti, in quello delle grandi holding, una grande attitudine ad imparare, a
porsi domande, a cercare nuove soluzioni; abbiamo visto piuttosto vecchie
pulsioni e comportamenti, una certa saccenza che si sapeva trasformare in
arroganza.
Invece nel
mondo delle associazioni, dei movimenti, nelle singole persone, soprattutto
quelle più direttamente coinvolte come i medici e gli infermieri, lì sì abbiamo
trovato empatia, ricerca, messa in discussione, studio, soluzioni.
Ma proviamo
a capire, chi voleva imparare, cosa ha imparato.
La sanità di
buona qualità gratuita e per tutti
Gli
umanisti, e non solo, sono cinquant’anni che dicono che la sanità deve essere
di buona qualità, gratuita e per tutti. Ora è evidente, necessario e urgente
perché da questa situazione si esce insieme o non si esce.
La battaglia
immediata è quella sulla gratuità
delle cure e dei vaccini e sulla sospensione del brevetto. Ma a
lungo termine la battaglia è per la medicina capillarmente diffusa nel
territorio, per la fine dei tagli e il ritorno alla medicina preventiva, ai
piccoli ospedali.
Il Covid si
può e si deve curare
Fin
dall’inizio c’è stata gente che ha cercato una cura. Se c’è una malattia
abbiamo bisogno di una cura. Più una malattia è incurabile, più si diffonde più
genera panico. Ogni giorno ci arrivano nuove notizie su possibili cure, su
possibilità di prevenzione, su promettenti sperimentazioni in corso. Alcune sono
state oggetto di dibattito ma le più hanno statistiche promettenti, conferme e
si stanno diffondendo sul pianeta. Perché ancora se ne parla così poco? E ci
sono associazioni, come il Movimento
Ippocrate di cui abbiamo già spesso parlato, che hanno
organizzato medici e persone comuni nel salvare vite umane. Questo che la gente
ha fatto spontaneamente e in modo completamente disinteressato lo dovevano fare
le istituzioni, fin dall’inizio.
Emergenza
climatica e ecologica
Non è che ci
volesse molto a capirlo ma la pandemia ha reso evidente la correlazione tra
inquinamento, concentrazione industriale, cattiva qualità della vita e
l’incidenza del virus. Più inquinamento, più morti. Eppure un intervento
radicale sui fattori di inquinamento è tuttora coperto da una montagna di
greenwashing. Come ricorda Extinction Rebellion “non c’è più
tempo”: è urgentissimo un cambio completo di paradigma, di priorità,
di interventi.
Chi e cosa
orienta la ricerca
Si può
produrre un vaccino in molto meno del tempo richiesto. Ma la mano del profitto
è stata ben salda in tutta la faccenda; non è solo il tema delle truffe che
stanno venendo fuori da tutte le parti, è il tema delle cure esistenti che sono
state boicottate, libri di denuncia puntuale come “Senza
Respiro” di Vittorio Agnoletto boicottati o ignorati. E cosa
studiavano e analizzavano Agnoletto e Medicina Democratica in quel libro: una
politica regionale della Lombardia sempre stata all’avanguardia dei tagli al
pubblico in nome del profitto privato.
Ci sono
paesi, come Cuba, in cui si è visto con chiarezza un sistema sanitario basato
sulla cura delle persone, sulla serietà della ricerca scientifica; una sanità
che prima cura i malati e poi somministrerà un vaccino testato su 160.000
persone, non su qualche migliaio. E se qualcuno ha dubbi sui risultati della
medicina territoriale e della cura dei malati vada a guardarsi i numeri
dell’isola.
E i
risultati delle multinazionali più attente alla quotazione in borsa che alla
puntualità delle consegne sono sotto gli occhi di tutti.
Narrazione
mediatica
Molta stampa
mainframe si è troppo spesso appiattita sulle narrazioni governativa,
sponsorizzando scienziati mediatici, certe volte veri imbonitori; così facendo
non solo ha dimenticato che dovrebbe essere controllo e critica del potere ma
anche la sua vocazione educativa e informativa. Meno opinion makers e più
divulgazione e informazione capillare. Abbiamo scoperto il valore
dell’informazione alternativa. Al tempo stesso abbiamo capito quanto sia
importante essere precisi, attenti, verificare le notizie per non cadere nello
stesso errore di un pressappochismo, sensazionalismo a volte nauseante.
La scienza
non è neutrale
Molti dei
numerosi errori commessi sono legati a una mentalità scientifica basata non sulla
ricerca, sullo studio, sulla critica ma su realtà dogmatiche e sulla
convinzione di una pretesa neutralità della scienza: la scienza non è neutrale
e la scienza medica in particolare deve in primo luogo preoccuparsi di
ciò che guarisce, definitivamente, l’Essere Umano; se invece si occupa di
sviluppare sistemi palliativi autorigeneranti, come l’enorme quantità di
psicofarmaci o tranquillanti, rende palese il suo interesse economico e non
curativo. Abbiamo assistito a studi scientifici evidentemente sbagliati il cui
unico scopo era quello di screditare una possibile linea di cura perché non
consona ai dettami delle grandi aziende farmaceutiche, giusto per fare un
esempio.
L’Essere
Umano conta
Ci sono
persone che hanno fatto la differenza; non gente famosa e altisonante,
piuttosto gente anonima, che ha curato, portato qualcosa da mangiare, che ha
risposto al telefono a chi si sentiva solo, che ha continuato a manifestare,
civile ma determinato, nonostante i divieti, per i diritti di tutti. Perché la
devastazione più grande della pandemia è il colpo inferto alle relazioni umane
che non si recupera in migliaia di riunioni virtuali né nella didattica a
distanza. Che la tecnologia serva quando non è necessario abbracciarsi, che ci
liberi dal lavoro inutile e ci permetta di reincontrarci.
Infine: un
anno può essere più che sufficiente. Siamo perfettamente in grado di pretendere
cambiamenti radicali, è ora di farlo con la dovuta determinazione. Sarà possibile
se le persone si uniscono verso obiettivi comuni.
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