poveretta!
le hanno scritto
su un foglietto
una specie di broda
senza molto sapore
né sale né senso
in forma
di bel discorsetto:
deve presentare
d’Art Blakey
il potente sestetto:
nel mio anno
d’immatricolazione
preciso, perfetto:
sessanta e tre
(pensa te!)
e nella mia regione:
a Sanremo,
tutto detto.
vorrei sapere
chi gliel’ha
scritto:
per colpa
di quel foglietto
oggi –
oltre che un po’
tonta –
sembra pure razzista,
poveretta!
non c’è scampo:
han registrato
tutto…
e il documento
filmato
è stato archiviato
e messo in mostra
per mezzo mondo,
nel frattempo.
si soffre a vederla
si soffre a sentirla,
poveretta.
a distanza
di oltre mezzo
secolo,
ci si vergogna
e si arrossisce
per quella povera
presentatrice
mentre introduce
i jazzisti stellari
come al saggio
per la fine dell’anno
si presentano
i più bravi scolari.
i sei professionisti…
ci stanno
e per un attimo
recitano la parte
dei baccalà
capitati per caso
sul palco.
così,
tocca soffrire
un po’
anche per loro.
finché non
cominciano –
con tromba,
trombone,
piano, batteria,
saxo
e contrabbasso –
a fare
il loro sporco lavoro.
al secondo brano:
che sollievo:
finalmente
torniamo a respirare
a muovere il culo,
le anche e le spalle
e – grazie a tutto questo
trambusto –
ci si scalda il cuore.
—
nella foto (lasciata l’altra notte – a
scopo puramente didattico – dalle onde del mare internettico sul bagnasciuga
computerizzato del Pabuda) si riconoscono: Cedar Walton, Wayne Shorter, Curtis
Fuller, Reggie Workman, Art Blakey, Freddie Hubbard e Art Blakey, naturalmente.
L’impressione è che stiano fuggendo da
Sanremo (o San Remo): aspettano un treno per Genova, dove salteranno su un
piroscafo e se ne torneranno in America?
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