Nei giorni scorsi abbiamo letto su diversi quotidiani nazionali e locali, le rocambolesche dichiarazioni di diverse figure politiche capeggiate da quelle della Ministra Lamorgese, tutte appiattite a condannare la violenza – a loro dire – inflitta dai No Tav.
Ma non solo, anche il solito Siulp con un fare da piagnisteo, si è
ripetutamente lamentato che sono 15 anni che le forze di polizia si trovano a
salvaguardare le zone d’interesse per il Tav Torino-Lione in condizioni di
estremo pericolo per la vita degli agenti, come se fosse compito loro badare ai
grandi cantieri.
Tutti urlano a leggi più severe, invocando provvedimenti come una legge sul
terrorismo di piazza, l’introduzione dei proiettili di gomma per sedare la
violenza e addirittura la galera per fatti considerati inaccettabili.
Ci piacerebbe ricordare a tutti loro, però, che, come ha detto bene anche
il Sindaco di Venaus, il Tav Torino-Lione è di per sé un’opera violenta per il
territorio e per la salute di chi lo vive.
Questa narrazione delle pecorelle indifese in balia dei No Tav non regge
neanche per un secondo: di seguito alleghiamo foto e video dei lacrimogeni
sparati ad altezza uomo puntando al volto o alla testa dei manifestanti o i
lanci di sassi lanciati in testa agli stessi da un’altezza di circa 15 metri.
Tutte testimonianze dello scorso sabato, in cui le forze dell’ordine hanno
iniziato il tiro al manifestante appena i No Tav hanno cominciato a tagliare
qualche metro di concertina. La recita del poliziotto indifeso è ridicola visto
che oltre 10 No Tav sono stati feriti e medicati a causa della gragnuola di
lacrimogeni (per questo ringraziamo le brigate sanitarie e gli amici e le
amiche che si sono presi/e cura di chi è stato colpito). Lo stesso uso improprio
dei lacrimogeni aveva portato alcuni mesi fa al ferimento grave di Giovanna e
precedentemente di tanti altri.
Difendere un cantiere perché si è mercenari stipendiati non equivale in
nessun caso a doversi difendere da un’opera ecocida e mortifera e da un’occupazione
militare della propria terra.
Vorremmo fare notare anche che i mass media, ancora una volta, hanno sporto
il fianco a questa kermesse patetica e noiosa, intervistando inoltre tutti i
possibili candidati sindaci della città di Torino, senza ovviamente dare voce
al Movimento No Tav che, siamo sicuri, sarebbe stato capace di fornire una
fotografia basta su un vero piano di realtà. Quel piano di realtà che
quotidianamente ci si trova a vivere in Valsusa e che vede un territorio
devastato e occupato da fin troppi anni da chi ha solo cura del proprio
portafoglio e del proprio profitto.
E quindi, chi pagato svolge il lavoro dalla poltrona di un ufficio a
Torino, raccoglie le veline della Questura e su quello ricama storie
quantomeno inverosimili (come un petardo che si infila tra un casco e una
maschera anti-gas) tralasciando, invece, che questi “poveri poliziotti” come
vengono dipinti, sono invece individui che volutamente agiscono con il
tentativo e spesso la volontà di fare davvero male ai No Tav, lasciatecelo
dire, non svolge il suo lavoro in modo oggettivo e obiettivo, ma si inserisce
perfettamente in un quadro d’insieme che spinge e urla alla criminalizzazione
del Movimento senza se e senza ma.
Lasciamo a voi le conclusioni, noi che su quei sentieri, a differenza di
tutti questi chiacchieroni, invece, c’eravamo continuano ad essere convinti,
oggi più che mai, di essere dalla parte della ragione nel difendere la nostra
terra con determinazione e coraggio.
Perché, lo abbiamo detto tante volte e lo vogliamo ribadire anche adesso
alla luce delle molteplici e allucinanti dichiarazioni di questi giorni,
fermarlo è possibile e fermarlo tocca a noi!
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