I dati statistici sono di fonte padronale, sono loro a dire che
la crisi produttiva è stata superata, ma ciononostante sono già migliaia
i licenziamenti arrivati dal 1° Luglio scorso.
Se l'Istat parla di incertezza legata alla ripresa dei contagi e
alla variante delta, verrebbe da pensare che le nuove norme che stabiliscono
la gravità della pandemia siano stati costruiti ad arte per favorire
la produzione.
Se prima il parametro di riferimento era il tasso dei contagi oggi
valgono invece i numeri relativi ai ricoveri ospedalieri, se applicassimo
le vecchie regole l'Italia o buona parte di essa sarebbe già in zona
rossa a conferma che la crisi pandemica è tutt'altro che superata.
Se confrontiamo i dati Istat in rapporto alla produzione industriale,
nel Giugno 2021 rispetto ad un anno fa, stesse giornate lavorative,
registriamo un incremento di quasi il 13,5 % con risultati superiori
al dicembre 2019 o al Febbraio 2020 quando la pandemia non era ancora
arrivata.
Questi dati sono per altro confermati dalle associazioni datoriali
che parlano di aumento della produzione e della produttività in ogni
settore, dati incontrovertibili che non giustificherebbero il ripristino
dei licenziamenti collettivi e le migliaia di esuberi solo nelle ultime
settimane.
Se aumentano produttività e produzione perché arrivano i licenziamenti?
Le risposte possono essere innumerevoli, in primis perché la
tendenza è quella di sostituire personale a tempo indeterminato
con forza lavoro precaria e a tempo determinato, se non interinale,
poi ci sono i processi di ristrutturazione con il ricorso all'automazione
e gli esuberi nei settori incompatibili con la svolta green. Ma resta
il fatto che la ripresa dei livelli produttivi è stata possibile
anche per l'aumento indiscriminato di precarietà e ritmi produttivi,
con i dispositivi repressivi nei luoghi di lavoro che determinano
l'aumento dei ritmi e dello sfruttamento.
Contano i rapporti di forza che in questa fase sono a tutto svantaggio
della classe lavoratrice che sta subendo una feroce offensiva padronale
con il silenzio assenso del Governo e dei partiti che ne fanno parte,
abili tuttavia a presentarsi su singole questioni come barricadieri
deviando l'attenzione di massa dai problemi reali.
Le prospettive per l’economia italiana, secondo Istat, " restano
decisamente positive. Per le imprese la fiducia si attesta sui massimi
degli ultimi anni e il livello dei posti vacanti nell’industria e nei
servizi ha superato i livelli pre-crisi"
Ma se l'economia è in ripresa, qualcuno può spiegare perché sono
migliaia i licenziamenti collettivi? E perché negli Usa il
tasso di occupazione è decisamente più alto rispetto ai paesi UE
(molti dei posti di lavoro di recente creazione riguardano i settori
pubblici)?
La crisi la pagano solo le classi lavoratrici, è questa la
sola riflessione possibile.
Redazione Lotta Continua Da: https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com
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