Nella imbarazzante disfida quotidiana tra deliranti fanatismi No Vax e pelosa retorica dell’unità nazionale rischia di rimanere a terra il senso critico, il discernimento, il dubbio costruttivo. Il principale danno del matrimonio tra No Vax ed estrema destra (che ha generato inaccettabili mostruosità come l’equiparazione tra pass vaccinale e persecuzione degli ebrei) è infatti la sottrazione della questione dei vaccini agli adolescenti a un dibattito razionale, informato, e dunque capace di aiutare le famiglie a decidere (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/06/17/vaccinare-gli-adolescenti-italiani/).
Premessa:
sono favorevole ad ogni tipo di vaccino, e, non appena mi è stato proposto, mi
sono subito vaccinato (come insegnante) con doppia dose di Astra Zeneca,
accettando senza fiatare il caos sulle età (oggi non potrei farlo), gestito dal
Governo Draghi con un dilettantismo che non sarebbe stato consentito a nessun
altro esecutivo. Aggiungo che, nonostante alcuni non infondati argomenti
contrari, sarei anche incline ad accettare un obbligo vaccinale per gli adulti:
forse una misura meno ipocrita e più efficace del cosiddetto Green Pass, che
apre a prospettive più inquietanti, come quella che vede il medagliatissimo generale
pretendere le liste di chi rifiuta la dose…
Al
contrario, nutro non pochi dubbi sulla vaccinazione dei miei due figli
adolescenti, e ciò che leggo ogni giorno non giova affatto a scioglierli.
La babele
europea, innanzitutto. In Germania il Governo sconsiglia di vaccinare gli
adolescenti. Su Der Spiegel si è letto (cito la traduzione
di Internazionale) che questo avviene perché «tra le voci critiche
c’è […] quella del comitato permanente sui vaccini (Stiko), la commissione
indipendente di esperti che fornisce un’analisi scientifica sui rischi e i
benefici della vaccinazione. Lo Stiko fa parte dell’istituto Robert Koch, il
centro federale per il controllo delle malattie. Le valutazioni preliminari del
comitato rischiano di smorzare l’euforia intorno alle vaccinazioni. “Ne stiamo
ancora parlando”, spiega Rüdiger von Kries, professore di pediatria sociale e
medicina degli adolescenti all’università Ludwig Maximilian di Monaco. Secondo
lui, le vaccinazioni tra i 12 e i 17 anni non saranno probabilmente
raccomandate a tutti indistintamente, ma solo alle persone con disturbi
preesistenti come diabete, tumori o immunodeficienze». E anche i Governi
inglese, belga, olandese e finlandese sono sulle stesse posizioni.
In Italia,
invece, offrendo il Green Pass a chi ha più di 12 anni, il Governo Draghi di
fatto compie la scelta diametralmente opposta (in compagnia di quelli di
Francia, Spagna e molti altri), spingendo verso una vaccinazione di massa degli
adolescenti: ma lo fa senza quella campagna di divulgazione, e senza promuovere
quel dibattito che, in una democrazia, non possono non accompagnare una svolta
di questo tipo. E la devastante incapacità di questo ineffabile “governo dei
migliori” a eliminare le “classi pollaio”, e a provvedere a edilizia scolastica
e trasporti pubblici, lascia immaginare che, a settembre, il pass possa esser
chiesto anche per andare a scuola.
Quel che
manca – nonostante l’onnipresenza mediatica di virologi e immunologi – è un
serio discorso pubblico sul rapporto rischi-benefici per i ragazzi: un discorso
che permetta di quantificare, in qualche modo, i rischi di vaccini
sostanzialmente non sperimentati per la loro fascia di età, e il beneficio di
evitare decorsi avversi del virus, sempre nella loro fascia di età. Insomma:
una sedicenne rischia più vaccinandosi, o non vaccinandosi? È a questa domanda
che bisognerebbe rispondere con onestà e documentazione. Invece, da noi la
sostanza del discorso non si concentra sugli interessi dei più giovani, ma sul
loro ruolo di vettori del virus verso gli adulti. Naturalmente anche questo è
un argomento da valutare (rammentandosi, però, che anche sotto i dodici anni si
può essere “untori”…), ma sarebbe lecito aspettarsi che prima di esporre gli
adolescenti a un rischio in buona parte incognito, il Governo portasse a
termine la doppia vaccinazione di tutti gli adulti (compresi i marginali),
appunto anche ricorrendo all’obbligo, se necessario. Non farlo, e scaricare il
problema sui ragazzi, mi pare l’ennesima manifestazione di quel saturnismo
tipico della classe dirigente italiana, e di questo Governo in particolare:
dell’attitudine, cioè, a sacrificare l’interesse, e le vite, di chi viene dopo,
sull’altare del presente, della crescita e degli interessi di chi comanda oggi.
Senza contare il vero e proprio dilemma morale a cui si lasciano milioni di
famiglie: lasciate sole a decidere, con i ragazzi che premono, spinti dalle
restrizioni imposte dal governo.
Da cittadino
e da genitore vorrei esser certo che i ragazzi vengono vaccinati nel loro interesse,
per evitare loro un rischio. Non contro il loro interesse, e
per evitare un rischio a noi adulti. Prontissimo a convincermi che il vaccino,
nonostante le incognite che saranno sciolte solo tra anni, conviene anche ai
ragazzi: ma per la loro salute, non per andare in discoteca, o peggio per far
ripartire un’economia che li considera alla stregua di carne da cannone.
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