– Allora, tu sei uno dei milioni di
italiani “renitenti al vaccino”. Cosa hai da dire a tua discolpa?
Innanzitutto, quegli italiani non mi
sembra rappresentino una “categoria”. Si tratta di un aggregato informe, di
massa, trasversale, interclassista, composto dalle persone più diverse e dalle
motivazioni più varie. Io di no vax militanti non ne conosco neanche uno. Il
più delle volte stiamo parlando di persone normali che stanno cercando solo di
prendere tempo, capire il da farsi – un atteggiamento prudente, umano, quasi
mai sbandierato. Io non sono mai andato nelle piazze no vax, non è il mio
contesto o il mio lessico, ammetto che sarei a disagio.
– Pensi di meritare gli insulti quotidiani
che da settimane arrivano addosso a quelli come te?
Milito da sempre in campi minoritari, sono
quindi abituato a sentirmi minoranza. Certo, in questo caso il coro dello
stigma, del dileggio, è a reti unificate; una voce compatta che parte dai
vertici istituzionali, dal CTS, dagli editorialoni, dai programmi Tv, fino ad
arrivare alle mezze calzette delle redazioni, ai nani, alle ballerine, ai
cantanti, che pur di esserci metterebbero la faccia su qualsiasi campagna di
Stato, anche la meno commendevole. Stupisce e addolora l’epiteto di “fascisti”
che arriva dal “mio” campo. Chiaro che accetto ogni critica e ogni dialogo, ma
se qualcuno mi dà del fascista gli allungo un cazzotto e amen. Comunque si,
vedere compagni, riviste, siti e testate varie, tutte allineate al flusso di
opinione mainstream, fa un po’ tristezza. Da l’idea di una sinistra smarrita,
totalmente incapace di costruire un punto di vista alternativo sulle cose, sui
processi, ancorata ad una internità alle logiche sistemiche, da criticare
perchè “non fanno abbastanza” o non lo fanno come vorremmo noi, ma senza
mai arrivare al nucleo della faccenda, al “cosa stanno facendo”, ad una visione
e un punto di vista alternativo, radicalmente autonomo dalla governance. E’
questo proprio un segno dei tempi – l’epoca delle passioni tristi ma
anche delle “elaborazioni tristi”…
– Ma non ti senti un irresponsabile?
Guarda che questa è una strategia ben
collaudata, in un anno e mezzo di epidemia. Spostare le responsabilità sul
piano dei comportamenti individuali – cioè su di noi -, aggirando i grandi nodi
sistemici. Ci ricordiamo quelli che insultavano i runners? Ecco, sono gli
stessi che insultano oggi i renitenti al vaccino. Figli di un clima irrazionale
alimentato ad arte. E’ comodo per il potere rovesciarci addosso le questioni
che non riesce ad affrontare, scavallare dalle responsabilità delle classi
dirigenti a quelle dell'”individuo irresponsabile che non si vaccina”. Del
resto il tema vaccini ha ridisegnato l’agenda delle priorità, cancellando del
tutto la questione essenziale della riforma della sanità pubblica: vi ricordate
– ripubblicizzare, territorializzare, assumere – chi ne parla più? Il tema
sanità si è ridotto ad un generale in divisa che somministra vaccini. E anche
la questione scuola-aule-trasporti: tutto rimosso, basta vaccinare personale e
ragazzini e ogni cosa può proseguire come prima. L’elisir magico di Figliuolo
oscura e si mangia tutti gli altri problemi. Una bella fortuna per quelli che
comandano
– Ma nella cultura della sinistra, la
responsabilità collettiva non deve prevalere su quella dell’individuo?
E’ un tema che si porrebbe se si trattasse
di un vaccino che “arresta” la circolazione del contagio; in quel caso si
potrebbe impostare una questione etica generale: ma ormai nessuno sostiene più
questa ipotesi. Il guru Fauci è stato chiarissimo in materia: vaccinati e non
vaccinati possono diffondere il virus allo stesso modo. I vaccinati si
infettano e, in una certa percentuale, si ammalano anche. Quindi vaccinandoti
fai una scelta di protezione individuale per te stesso. Lo dimostrano i tassi
di circolazione in Inghilterra o Israele, i paesi più vaccinati del mondo.
– Ma quei paesi dimostrano che il vaccino
funziona, i decessi sono pochissimi
Me lo auguro di cuore, magari mi
convincerò a farlo anch’io. Però noto che lo story-telling è cambiato: il
vaccino non ci “preserva dal virus” ma semplicemente “ci evita di finire in
terapia intensiva”. Un legittimo ridimensionamento delle aspettative, che però
conferma quanto dicevo: vaccinandoti al massimo preservi te stesso.
– E voi? Non vi volete preservare?
Certo ma questo movente appartiene proprio
alla sfera delle scelte individuali, la famosa analisi rischi/ benefici che non
è una prassi esoterica, ma quello che normalmente facciamo nelle scelte della
nostra vita – prendere la patente o aprire un mutuo. Se il vaccino difende me,
devo scegliere io se vaccinarmi o meno, in piena autonomia, come per tutti i
trattamenti medici. Ad esempio l’analisi rischi/benefici sul vaccino che
farà un 80enne, sarà diversa da quella di un 20enne; dei bambini, poi, è meglio
non parlarne, perché là entriamo nel campo dell’irrazionale – e speriamo nella
sempre invocata responsabilità genitoriale…
-Però se ti ammali, perché hai rifiutato
il vaccino, sulla società ricadono dei costi, a causa delle tue scelte.
Ma questo vale per tutti gli “stili di
vita”. Le cause principali di morte sono di natura cardiovascolare: che
facciamo, puniamo chi si alimenta male o chi non fa sport? Tutto scivolerebbe
sul piano di uno Stato etico, retto di scienziati/sacerdoti, che prescrivono il
giusto modo di vivere e declassano socialmente chi non si adegua. Le sigarette
fanno più morti del covid, ma si vendono nel tabacchino sotto casa; obblighiamo
la gente a seguire le terapie antifumo?
– Quindi tu non sei ostile al vaccino.
No, non ne ho neanche le competenze (tra
l’altro molti sostengono che in questo caso sia anche improprio parlare di
vaccini, per le caratteristiche proprie del trattamento). Io voglio solo
applicare principi di prudenza e precauzione (primo: non nuocere) alla mia
vita. Non mi aggrego a nessun esercito. E mi sento libero di cambiare opinione,
quando lo riterrò necessario. In autunno si capiranno molte più cose (anche
l’estate scorsa le terapie intensive erano vuote). E’ così folle,
irresponsabile e antiscientifico, voler prendere un pò di tempo e valutare?
Vorrei decidere senza avere una pistola puntata alla testa e senza essere
esposto al pubblico ludibrio da un esercito di comunicatori-marchettari che
hanno più o meno le mie stesse competenze. Se c’è da vaccinarsi, si farà e
amen. Ma sarà una scelta mia, non certo perché me lo dice Draghi (uno dei
killer che uccisero la Grecia solo 6 anni fa, un tizio pericoloso e oscuro a
cui non affiderei neanche la cura di un mio capello). Se lo farò, sarà per mia
decisione, non perché mi impediscono di sedermi al bar. Questi mezzucci
ritorsivi sono squallidi, specie se usati contro i ragazzi giovani, sul terreno
che li tocca di più, quello della socialità. Gli happening-vaccinali dei
giovanissimi nel Lazio, mi sembravano una deliberata pazzia, essa si sintomo di
totale irresponsabilità.
– Ma cosa doveva fare il governo, imporre
il vaccino per legge?
Sarebbe stato più onesto e trasparente,
avere il coraggio di imporre l’obbligo vaccinale. Perché non l’hanno fatto?
Perché c’è sempre questa benedetta Costituzione che ostacola i piani dei nostri
lungimiranti esecutivi? Perché non avevano il coraggio di aprire una battaglia
culturale nel paese – meglio la lavagna dei buoni e dei cattivi? O perché in
caso di futuri danni collaterali (Dio non voglia) le responsabilità pubbliche
sarebbero enormi e incalcolabili, in presenza di una vaccinazione obbligatoria?
– Ma perchè essere così diffidenti sui
vaccini? Nelle nostre scelte di vita ci affidiamo sempre agli “specialisti”.
Perchè discutere di faccende che il 99% della popolazione non conosce?
Questo ragionamento ha un potenziale
diseducativo enorme. Se il nostro dovere è “affidarci” ai saggi governanti,
viene meno qualsiasi retorica democratica. Se non ho il diritto di parlare
della mia salute, del mio corpo, che diritto di parola posso accampare quando
si parla di scelte di finanza pubblica, di welfare, di pensioni? Anche lì “gli
specialisti” rivendicheranno il monopolio della decisione. Al limite anche il
mio padrone se vuole licenziarmi o delocalizzare, può rivendicare la sua scelta
“competente” sulla mia ignoranza “egoista”. Spero non siamo ridotti a questo,
specie a sinistra.
– Quindi è una questione più politica che
sanitaria?
Ma certo, come si fa a non vederla? una
gigantesca questione politica che sta imbarazzando molti. Ci sono compagni che
dicono: ma basta parlare di vaccini, pensiamo alla GKN! Certo, ci pensiamo alla
GKN. Ma spostare lo sguardo su altro, non rimuove “la mucca in salotto” che
fingiamo di non vedere. Lo Stato che ti sanziona non perchè hai “fatto
qualcosa” (ti sei drogato etc), ma perchè hai rifiutato di sottoporti ad un
trattamento sanitario: è un precedente straordinario, inedito, inquietante.
Come fanno tanti compagni a digerirlo? Deve dircelo Cacciari, una voce da
salottino televisivo, che c’è qualcosa che non va? Penso a quei “nostri”
intellettuali che hanno passato anni a strologare di biopolitica in tutte le
salse e adesso, davanti alla governance autoritaria dei sistemi immunitari,
tacciono perplessi. Il Green Pass non è già una versione della “patente
digitale di cittadinanza a punti” in funzione in Cina – a meno che qualche
matto non voglia spacciarla per un prodromo di socialismo…
– Quindi non ti senti un disertore o un
imboscato o un opportunista?
Ecco, l’uso di questi termini rivela dove
è nato tutto l’approccio sbagliato e pericoloso che adesso si sta sviluppando
in forme estreme. Fin dall’inizio è venuta fuori questa retorica della
lotta alla pandemia come metafora della guerra. Lì è partito tutto un circo che
ha formattato la testa della gente in direzione di una parodia
militarista-patriottarda: il coprifuoco decretato a mezzo DPCM, i
generali, gli strateghi, i giornalisti embedded, la celebrazione dei caduti, i
politici in pose marziali; e poi ci sono i “codardi”, i panciafichisti, i
sabotatori, che non sono corsi ubbidienti e fiduciosi a vaccinarsi; una umanità
negletta, di serie B, una zavorra per il paese, da sorvegliare e punire.
– Ma non si rischia di delegittimare la
scienza?
Io quando ho avuto il Covid sono andato
dal dottore, mica dallo sciamano. Non voglio delegittimare niente. Ma qui mi
sembra che, più che al trionfo della scienza, stiamo assistendo al riemergere
di un pensiero magico-religioso che pretende il monopolio della parola e
dichiara eretici o apostati tutti quelli che mettono in discussione anche
qualche elemento del suo discorso egemone. Medici radiati, infermieri cacciati
– una insensata caccia alle streghe che potrebbe arrivare alle porte delle
fabbriche, dei magazzini, degli uffici e coinvolgere tutti. E poi cos’è “la
scienza”? Condividiamo tutti la medesima definizione? Ricordo quando occupavamo
l’università, i compagni delle facoltà scientifiche ci propinavano sempre qualche
seminario sull’epistemologia. Noi storcevamo il muso – che palle, che è sta
roba, Kuhn, Feyerabend? Invece quei compagni ci stavano insegnando che la
scienza non è un dogma antistorico ma un insieme mutevole di paradigmi,
attraversati e prodotti da contraddizioni, fratture e interessi, destinati
fatalmente ad essere superati, epoca dopo epoca. Bisogna accettare questa idea
di finitezza e provvisorietà del discorso scientifico, altrimenti tende a
trasformarsi in una nuova distopia religiosa. E i miserabili politici moderni
sono ben lieti di passare dall’alibi del “vincolo esterno”(ce lo chiede
l’Europa) a quello del “vincolo sanitario” (ce lo impone la scienza)
– In conclusione: ti vaccinerai?
Boh, non lo so. Prendo tempo, senza
pregiudizi e senza ansie. Intanto in Israele stanno cominciando a somministrare
la terza dose – notizia passata molto sottotono ma a che a me sembra enorme e
apre pesanti interrogativi sul futuro. Comunque resto fuori da questa
dialettica asfittica no vax/si vax: sono per le scelte consapevoli e informate,
non per l’arruolamento.
(*) Visto che quando si parla di “italiani
non vaccinati”, in tv danno la parola solo a sciroccati e complottisti, allora
mi sono intervistato da solo.
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