vaccinazione: necessità sociale e libertà individuale
- le mutazioni
del virus, l'innalzamento della soglia di
immunizzazione e il corto
circuito del green pass
quello che
scrivo qui vale se si è convinti che il covid esiste, che
perdura una
fase pandemica, che le misure di contenimento sono state
necessarie a
evitare la saturazione degli ospedali, e che una campagna
di
vaccinazione sia ora necessaria a far retrocedere l'epidemia; se
non si è
convinti della fondatezza di queste premesse le
considerazioni
seguenti sono inservibili;
queste
medesime premesse non si situano tuttavia sullo stesso piano,
piuttosto
sono scalari; e quindi non si situano sullo stesso piano e
sono scalari
le relative obiezioni: 1, il covid non esiste; 2, esiste
ma è un
normale virus influenzale; 3, non è un normale virus
influenzale
ma si può curare a casa; 4, a conti fatti è più
ragionevole
non intervenire affatto piuttosto che azzardare cure
invasive o
peggio vaccini insicuri;
questa
scalarità di obiezioni, di cui personalmente non condivido una
cicca, tende
in questa fase ad amalgamarsi in un'unica generale linea
di
contrasto, favorita dagli effetti collaterali del cosiddetto 'green
pass':
mentre infatti la campagna anti-covid vorrebbe essere generale,
lo strumento
green pass investe concretamente la situazione
individuale:
ed è così che tutti i fili si intrecciano portando la
complessità
sociale al corto circuito;
ora passiamo
ai conti: stiamo smaltendo la seconda fase, che ha messo
sul piatto
le contromosse del virus da noi denominate varianti;
contiamo ora
nella sola europa un milione di morti, di cui oltre
ottocentomila
nella sola unione europea; guida la classifica il regno
unito, che
con una politica rocambolesca di apertura-chiusura ha
bellamente
superato l'italia, pur totalmente colta di sorpresa dalla
primissima
fase; ora sia in gran bretagna che in italia si conta un
indice di 2
decessi ogni 1000 abitanti; invece, se compariamo in
ambito
europeo gli esempi opposti di massima precauzione e di minima
precauzione
registrati finora, possiamo appurare che in mentre in
ungheria e
repubblica ceca si contano 3 morti ogni 1000 abitanti, in
danimarca si
conta 1 decesso su 3000 e in finlandia addirittura 1 su
6000; cioè,
pur trascurando la finlandia che in distanziamento sociale
eccelle per
natura, il covid ha finora prodotto 1 morto ogni 300
abitanti in
ungheria e 1 morto ogni 3000 abitanti in danimarca; tutti
gli altri
stanno in mezzo, ma una differenza di 1 a 10 tra i due
estremi dice
pure qualcosa sulla differenza di strategie (è curioso
che uno
stato di polizia come quello ungherese adotti una linea liberi
tutti e un
governo di assoluta osservanza liberale adotti invece una
linea di
disciplina e contenimento);
i dati sul
numero complessivo dei contagi, degli ammalati gravi e
delle
sofferenze casa per casa segnano le stesse dìfferenze;
non si
tratta solo di diversa densità della popolazione o diversa
qualità dei
servizi sanitari, si tratta del costume nella condotta
collettiva,
cioè della composizione di società e stato, ovvero scelte
dei governi
e responsabilità degli individui;
ma a questo
punto siamo al se e al come dei vaccini; non sappiamo per
certo che i
vaccini non busseranno negativamente sulla salute dei
corpi nel
prossimo futuro, sappiamo però che si è trattato dell'unico
strumento
utile a rallentare e circoscrivere l'espansione
dell'epidemia,
e a dar tempo alla scienza di cominciare a vedere più
chiaro nel
problema: e la scienza, appunto, a distanza di oltre un
anno
conferma la strada vaccinale;
sul fronte
opposto, al pregiudiziale negazionismo noto come no-vax si
è aggiunta
la massa non imponente ma significativa dei refrattari al
vaccino;
sulla definizione della coloritura politica si può
disquisire,
ma è nell'ordine delle cose che la calamita di egemonia su
questo
fenomeno, che è una miscela di sana concezione medica e di
malato
ribellismo qualunquistico, si collochi a destra anche se vi
cresce ai
margini la refrattarietà di sinistra;
poichè in
situazioni del genere io trovo spregevole il ribellismo
qualunquistico,
ma trovo anche atomistica la pura soggettività della
concezione
medica, cerco di riflettere sui tre gradini del problema:
1, perchè
vaccinarsi; 2, il corto circuito del green pass; 3, la
libertà
individuale come aderenza al dovere sociale;
1, PERCHÈ
VACCINARSI: allo stato attuale, che è uno stato di necessità
e di
urgenza, è necessario e urgente che tutti quelli che possono
vaccinarsi,
essendo in età utile e in buona salute, lo facciano,
proprio per
proteggere tutti quelli che invece per età o per salute
(immunodeficienza,
stato di gravidanza ecc.) invece non possono farlo;
brutalmente:
quanti più adulti restano refrattari alla vaccinazione,
tanti più
ragazzini ne dovranno essere sottoposti: cioè si
abbasserebbe
l'età fin quasi ai bambini, e perchè? perchè le varianti
non si
producono nel virus in quanto tale, si producono invece nella
moltiplicazione
dei contagi; ciò determina la necessità di una più
alta soglia
di copertura vaccinale, che se un anno fa era valutata sul
70 per cento
della popolazione oggi invece, a variante delta, è
valutata al
90 per cento; in sintesi, ogni vaccino adulto in meno
significa
qualche vaccino infantile in più: questo è quanto;
2, GREEN
PASS: l'elevata refrattarietà alla vaccinazione e
l'insorgenza
di varianti più minacciose ha indotto i governi a forzare
l'indirizzo
generale di lasciare ai cittadini la libertà individuale
della
scelta; una di queste forzature è il green pass; la ragione di
fondo è la
seguente: la libertà di scelta pertiene al cittadino
astrattamente
inteso; ma inteso concretamente, cioè nella rete della
contiguità
sociale, per esempio sul posto di lavoro: in un ospedale, o
in un
reparto o in uno sportello o in un servizio pubblico in genere,
il
lavoratore non vaccinato, ove contagiato, determinerebbe un effetto
domino di
quarantena su tutta l'organizzazione del suo comparto, e una
parte
imprevedibile della vita quotidiana di chiunque finirebbe gambe
all'aria:
anche solo l'orario degli autobus o la fila all'ufficio
postale;
evitare l'effetto domino non è solo l'imperativo contingente
di un governo,
è la ragione stessa per cui le società si sono dotate
di governo;
3, LIBERTÀ
COME DOVERE: questi due vocaboli appaiono in netta
opposizione,
ma stando al più illustre interprete filosofico della più
importante
rivoluzione della storia, la rivoluzione francese, vi è un
punto nel
quale i concetti espressi da questi due vocaboli, libertà
dell'individuo
e responsabilità sociale, diventano la stessa cosa;
questo
illustre e magnifico filosofo della rivoluzione si chiama
immanuel
kant; chiamò questa sua concezione "imperativo categorico" e
la formulò
nel modo seguente: " agisci in modo che la norma che ispira
la tua
azione possa valere come legge universale"; la domanda è: quale
è, o quale
deve essere in questa drammatica situazione, la norma
auspicabilmente
universale che ispira la mia azione, e la tua?
- SCENA
MADRE: ora abbiamo in scena il chiasso di rivolta contro il
green pass,
da un lato, e il silenzio di milioni che hanno fatto la
fila per
vaccinarsi, dall'altro; la scelta governativa del green pass
è
visibilmente azzardata, in quanto miscela i motivi diversi della
protesta e
ne innalza il volume, rischiando il corto circuito
generale;
ciò non toglie che dietro questo rumore di primo piano sta,
sul fondo
della scena, il silenzio dei milioni che hanno semplicemente
portato se
stessi all'immunità di gregge, senza nemmeno aver studiato
kant;
((su questo
tema mi si è dato del radical chic: nossignore, io ho pure
studiato
qualcosa, ma l'ho fatto pascolando pecore: io sono un
RADICAL
SHEEP))
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