Storicamente le
pandemie hanno forzato gli esseri umani a rompere col passato e reimmaginarsi
il mondo. Questa non è differente. E' un portale, un cancello tra
un mondo e il prossimo. Possiamo scegliere di attraversarlo trascinando le
carcasse dei nostri pregiudizi e dell'odio, della nostra avarizia, delle nostre
banche dati e idee morte, dei nostri fiumi morti e dei cieli fumosi dietro di
noi. Oppure possiamo camminare con leggerezza, con poco bagaglio, pronti a
immaginare un altro mondo. E pronti a lottare per esso.
(Arundhati Roy)
1. Preludio indiano: la prima divinità
Dopo un decennio di frequentazione di Calcutta i miei amici indiani mi
dissero che avevo iniziato a capire il Bengala (non l'India, ma il Bengala).
Qualche disinvolto, ma prestigioso, giornalista dopo un soggiorno di due
settimane si è sentito in diritto di scrivere un libro per “spiegare” l'India.
Risibile, ma le cose vanno così. Quando c'è il prestigio c'è il prestigio. Non
è vero?
Dopo due decenni abbondanti di frequentazione di quell'enorme e complicato
Paese, ho capito un'altra cosa: l'India, e più in generale il subcontinente
indiano, è un immenso campo di sperimentazione.
Nel dicembre del 2016 io stesso fui testimone di un violento esperimento
sociale: la demonetizzazione, cioè la pressione per far utilizzare
obbligatoriamente la “moneta di plastica”, ossia le carte di debito e di
credito. Ne parlai in un articolo intitolato “India: laboratorio mondiale
per la demonetizzazione forzata” [1]. Le considerazioni conclusive
sull'esperimento di cui ero stato testimone erano queste:
1) Un drenaggio di ricchezza verso la finanza, perché le
carte si possono usare solo se si versano i soldi su un conto bancario e quando
si versano i soldi si fa un prestito alla banca.
2) Un potere immenso di sorveglianza, grazie alla tracciabilità
dei movimenti contabili e di quelli fisici.
3) Il controllo tecnico-politico delle transazioni da
parte delle grandi istituzioni finanziarie e di conseguenza dei governi che
fanno loro riferimento.
2. Arriva Bill Gates
Mentre io ero là a Calcutta, in India arrivò anche Bill Gates che,
come potete leggere dall'articolo sopra citato perorò la causa della
demonetizzazione che stava portando avanti il governo del fascistoide
indù Narendra Modi. Può sembrare un giudizio esagerato, ma l'attuale primo
ministro indiano ha sulla coscienza - avendole rivendicate politicamente -
violenze enormi e inenarrabili su uomini, donne, bambini e bambine musulmane e il
mio giudizio è condiviso da persone di elevata caratura, ad esempio dalla
scrittrice Arundhati Roy [2]. E' importante ricordare la natura del governo a
cui Bill Gates stava prestando assistenza, perché il padrone di Microsoft viene
considerato un filantropo democratico.
Quando lessi la notizia del suo endorsement dell'esperimento
di Modi, pensai che l'obiettivo fossero i suoi affari legati all'informatica e
ai servizi bancari. Ma Gates, come si vedrà, aveva una visione più ampia,
Inoltre io in quel momento avevo aperto solo un occhio e mezzo, non tutti e
due. Avevo denunciato, è vero, la possibilità di controllo capillare, ma ero
più interessato al lato economico-finanziario della faccenda. Un errore da non
fare mai, perché se si ci dimentica che al primo posto c'è sempre la politica,
anche se magari se ne sta nascosta o viene nascosta, non si capisce la parte
più importante di ciò che sta avvenendo. Di solito ci sto molto attento, ma in
quel momento mi ero distratto.
3. Il dispiegamento della trinità tecnologica
Infatti l'introduzione forzata della “moneta di plastica” al posto del
contante, era solo uno dei tre elementi che compongono la “trinità
tecnologica” di cui Bill Gates è sommo sacerdote, ovvero 1) conto
bancario, 2) telefoni cellulari, 3) identificazione
biometrica. Io nel 2016 l'avevo intravista nettamente, ma mi ero
concentrato solo sulla prima divinità.
Il termine “trinità tecnologica” non me lo sono inventato io, ma la
rivista GeekWire nell'articolo intitolato “Gates Foundation
identifies a tech ‘trinity’ to bolster digital inclusion around the world”
[3].
GeekWire dice di sé di essere un “organo online di informazione sulle
tecnologie, con solide radici a Seattle”, ovverosia, si può facilmente
leggere, con solidi finanziamenti da parte di Microsoft e compagni. Leggete
l'articolo perché è interessante. Uno dei motivi del suo interesse è che parla
di questa “trinità” in termini entusiastici e quindi non tacciabili di
“cospirazionismo”. Infatti la prima cosa che dice è che essa “potrebbe
aiutare a distribuire risorse in modo più efficiente ed equo nei paesi in via
di sviluppo”. Da notarsi l'utilizzo in pochi secondi di lettura di
due parole chiave della nostra epoca “inclusione” ed “equo”.
Le altre sono “solidale”, “verde”, “sostenibile” e adesso iniziano a prendere
piede “salubre”, “inoppugnabile”, “scientificamente incontestabile”,
“necessario per la salute pubblica” mentre il raggio d'azione della locuzione
“responsabilità sociale” si è notevolmente espanso.
Chi è l'autore di quella bella affermazione iniziale? Ma è ovvio: la Bill
& Melinda Gates Foundation, non c'è bisogno di dirlo. GeekWire d'altra
parte è un suo megafono.
La fondazione dei Gates è impegnata su tutti e tre i fronti. Per il nostro
bene, dice. E di questo non dubitiamo nonostante il fatto che quando Gates
aveva appoggiato la demonetizzazione, non solo stava dando il suo aiuto a un
fascistoide che aveva rivendicato orribili stragi di civili, ma lo appoggiava
in un'azione che lo stesso miliardario Steve Forbes definiva “di una immoralità
che lascia senza fiato” (breathtaking in its immorality).
Ma basta con le polemiche e andiamo avanti.
La prima divinità, il conto in banca, l'abbiamo quindi vista all'inizio.
La seconda la vedremo all'opera sulla nostra pelle tra poco con la app di
rintracciamento/certificazione/allarme legata all'epidemia da coronavirus.
Passiamo alla terza che riveste un interesse del tutto particolare.
4. La terza divinità
La terza divinità, è la schedatura biometrica universale ed
è legata a filo doppio alle vaccinazioni obbligatorie universali. E
il bello è che il progetto parte da un membro di altissimo livello dell'élite
di un paese dove non solo non esiste un sistema sanitario nazionale universale,
ma dove anche le proposte più ardite di riforma dell'healthcare system sono
in sostanza un regalo all'altra trimurti, la FIRE (Finance-Assurance-Real
Estate), solo un po' più a carico dello Stato.
E qui ritorniamo al subcontinente indiano, perché da quelle parti la
sperimentazione è già in corso, con non poche polemiche: “Controversial
vaccine studies: Why is Bill & Melinda Gates Foundation under fire from
critics in India?” intitolava nel 2014 un articolo dell'Economic Times [4].
Si trattava comunque, in questo caso, di “business as usual” per Big
Pharma e alleati, cioè del solito utilizzo dei più poveri come cavie
umane e della pratica di rifilare al Terzo Mondo (essere Terzo Mondo
oggi è una condizione politica e non più economica) le schifezze rifiutate dal
Primo. Tuttavia per mettersi al riparo dalle polemiche di un Paese che ha una
lunga tradizione di lotte, gli esperimenti più avanzati, quelli non “as
usual”, sono stati spostati nel Bangladesh.
Lì si sta sperimentando la raccolta di dati biometrici in
concomitanza con le campagne di vaccinazione.
Per capire cosa vuol dire, ancora una volta non ho bisogno di citare un
oscuro blogger preoccupato e magari un po' esagerato, ma un articolo di Biometric
update, cioè di un entusiasta organo d'informazione del settore: “ID2020
and partners launch program to provide digital ID with vaccines” [5].
Ovviamente, tutto per il bene delle persone. Per PricewaterhouseCoopers, la
schedatura biometrica è proprio il modo con cui “organizzazioni governative
- e non governative! va da sé - (dei Paesi ricchi, è sottinteso) possono aiutare
le persone (dei Paesi poveri, è sottinteso) a diventare una parte sicura della
società, finanziariamente inclusa ed economicamente attiva” [6].
E c'è chi sta pensando a passi tecno-bio-politici ulteriori, cioè non alla
schedatura biometrica in concomitanza con le campagne di
vaccinazione, bensì tramite le campagne di vaccinazione. Varie
opzioni sono allo studio.
Una è il microchip sottocutaneo [7].
La stessa Bill & Melinda Fundation è sempre stata attenta e attiva in
questa direzione: “Bill Gates funds birth control microchip that lasts 16
years inside the body and can be turned on or off with remote control”.
Così il “National Post”, sempre nel 2014 [8].
E l'organo liberal-imperiale “The Atlantic”, ovviamente, ne va
matto: “Why You’re Probably Getting a Microchip Implant Someday” [9].
Un'altra possibilità in fase avanzata di studio da parte del MIT di Boston
è il marchio vaccinale sottocutaneo “invisibile a occhio
nudo, ma facilmente visibile con un filtro speciale di un cellulare”. Di
questo ce ne parla “Scientific American” [10].
5. Occasioni mancate: l'influenza “suina”
Tra il 2002 e il 2004 il coronavirus della SARS non fece sufficienti danni
e neppure l’influenza aviaria del 2005/2006. Non erano adatte a preparare il
terreno a ciò che si iniziava già allora ad avere in mente distintamente. Per
non parlare della “Hong Kong” del 1968 (1 milione di morti): la strumentazione
tecnica non c'era e, ancor più importante, si era solo ai prodromi dell'odierna
crisi sistemica, che si conclamò poi col Nixon shock del 1971.
Con la cosiddetta influenza “suina” scoppiata nel 2009, le cose sembravano
più promettenti e la narrativa attorno a questa epidemia sembrava ben
congegnata. Infatti l'OMS nel 2009, lanciava questo allarme: “Almeno 2
miliardi di persone potrebbero infettarsi nei prossimi due anni –
circa un terzo della popolazione mondiale”. Però, a rassicurazione, un mese
dopo la sua direttrice Margaret Chan annunciava che “i produttori di vaccini
potrebbero produrre 4,9 miliardi di dosi all'anno nella migliore delle
prospettive” [11].
Dopo dieci anni il bilancio era questo:
Contagiati certificati nel mondo: 1.632.258 (cioè in dieci anni 8
decimillesimi di quanto “previsti” in due anni - certo
l'Epidemiologia non è una scienza esatta, certo bisogna pensare allo scenario
peggiore, ma sbagliare di questi ordini di grandezza legittima, oh sì che
legittima, a pensar male; e come vedremo tra poco, a pensar male tra i tanti fu
proprio il governo di quella Svizzera che ospita l'OMS).
Morti certificati nel mondo: 18.036, stimati: da 151.700 a 575.400 (da
15.000 a 57.000 all'anno, l'influenza normalmente ne fa fino a dieci volte di
più).
E i vaccini? Ecco, come anticipato, l'estratto di un'interrogazione al
Parlamento Federale svizzero, a un solo anno dall'allarme [12]:
“Oggi nessuno ne parla più [di quella epidemia]. I ministri
della sanità di tutti i Paesi hanno speso miliardi per acquistare medicamenti
che nel frattempo sono stati eliminati o stoccati in magazzini in attesa di
essere smaltiti. I benefici realizzati dai gruppi farmaceutici sono ben
visibili nei loro consuntivi, ma il conto lo pagano i contribuenti e gli
assicurati con i premi delle casse malati. L'autorevole gruppo di
lavoro europeo sull'influenza ESWI è in pratica finanziato esclusivamente dai
fabbricanti di medicamenti antinfluenzali. Alcuni scienziati figurano sui
prospetti promozionali dei gruppi farmaceutici”.
Ed ecco uno stralcio della risposta del governo elvetico:
“Sono in corso una revisione e un aggiornamento del piano pandemico
nazionale. Saranno in particolare precisati i ruoli e le responsabilità nel
settore sanitario. Inoltre si vuole rendere più flessibile la
dipendenza delle strategie e delle misure nazionali dai livelli di allerta
definiti a livello mondiale dall'OMS.”
Voi cosa capite? Io capisco: “Dell'OMS non ci fidiamo più”.
E sette anni dopo la situazione era solo peggiorata visto che Antoine
Flahault, direttore dell’Istituto di Sanità Globale della facoltà di medicina
dell’Università di Ginevra rincarò la dose: “Oramai l’Oms è costretta a
tenere conto di quello che Bill Gates ritiene prioritario” [13].
Un'altra occasione mancata fu l'epidemia di Ebola. Durò dal 31 dicembre
2013 al 31 maggio 2016, con un tasso di mortalità altissimo (si stima il 64%)
ma con una diffusione molto bassa. Si finì con 28.657 contagi e 11.325 morti.
In più fu sostanzialmente circoscritta a paesi del Terzo Mondo (in Italia
l'unico infettato, che per fortuna se la cavò, fu un medico di “Emergency”
ritornato da una missione all'estero).
Il tempo molto breve d'incubazione della malattia (circa 3 giorni) e i
vaccini (risolutivo quello russo) permisero di contenere in modo efficace la
diffusione del virus.
Tuttavia era un virus pericoloso e nuovo.
Due anni dopo, riferendosi all'esperienza della Spagnola e dell'Ebola, Bill
Gates pronunciò il suo famoso allarme: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni
di persone nei prossimi decenni è più probabile che sia un virus altamente
contagioso. Non missili ma microbi” [14].
Io tutto sommato temo di più una guerra nucleare, anche se, per pura
fortuna, fosse limitata. E comunque sia negli ultimi cento anni le guerre hanno
causato più morti di tutte le pandemie combinate dalla Peste Nera del XIV
secolo ad oggi. E le mie preoccupazioni non possono che aumentare se, come è
appena successo, i ministri degli esteri Nato, come sapete, hanno affidato la
“guerra al coronavirus” da parte dell'organizzazione militare a un generale
americano che accarezza l'idea del first strike nucleare [15].
Ma torniamo all'allarme lanciato da Bill Gates, perché una cosa
sono i fatti e un'altra cosa le leggende.
In alcuni ambienti si ragiona in questo modo: la “predizione” di Bill Gates
è la prova che lui sapeva e questa, a sua volta, è la prova che lui con lo
scoppio di questa pandemia c'entra. Una variante è che la pandemia non c'è ma
in qualche misura e per qualche ragione i governi di mezzo mondo collaborano
coi piani di Bill Gates e dell'associazione di vaccinatori ossessivo-compulsivi
Gavi Alliance. In altri termini, una molteplicità di governi, si noti anche molto
ostili tra di loro, sostiene la medesima narrazione menzognera, con la
complicità non solo dei media (che tutto sommato è facile ottenere) ma anche di
medici e paramedici territoriali e ospedalieri di mezzo mondo (perché così deve
essere, altrimenti non funziona).
In realtà Bill Gates è bravissimo nel marketing. Chi conosce ad esempio la
storia dei sistemi operativi sa benissimo che lui non è un genio
dell'informatica, che le brillanti idee tecniche che fecero trionfare Microsoft
non erano sue. Ma sicuramente è un mago negli affari. Anche in questo caso non
diceva una cosa straordinaria ma diceva in modo spettacolare una cosa che ogni
virologo competente sapeva.
I virologi infatti da tempo mettevano, invano, in guardia i governi
occidentali (in Asia cosa potesse essere una moderna pandemia ormai lo avevano
capito dalla SARS e dall'Aviaria e ne avevano tratto insegnamento). Bill Gates
invece preparava le reti da pesca, cioè la combinazione di strumenti e
dispositivi che per qualcuno significava soldi e per qualcun altro potere.
Bill Gates sapeva, perché era nella posizione per saperlo, cosa stavano
studiando i virologi, i virologi nella loro stragrande maggioranza non
sapevano, perché non erano nella posizione per saperlo, cosa stava studiando
Bill Gates.
Nessuna “predizione”, nessun “complotto”, ma informazioni e strategie
basate sulle informazioni. E' tutto molto più semplice.
6. Arriva finalmente l'occasione giusta: il Covid-19
Agli inizi del 2020 in Cina, nella città di Whuan, undici milioni di
abitanti nella provincia di Hubei, vengono raccolte prove che un nuovo virus si
è trasmesso da animale a uomo. Non se ne sa molto ma sembra aggressivo e
pericoloso. L'11 di gennaio a Wuhan si registra il primo decesso.
La Cina, memore della cattiva figura nel 2003 quando per più di tre mesi
nascose all'OMS l'epidemia SARS, dopo un momento d'incertezza (probabilmente
dovuto anche a conflitti tra le autorità locali e quelle centrali, esattamente
come qui da noi) decide di prendere di petto la situazione e di mostrare al
mondo il proprio senso di responsabilità e la propria efficienza. Ci è riuscita
con una reattività miracolosa e con misure draconiane di distanziamento sociale
che si sono innestate non tanto su una capillare capacità di repressione - come
si è detto da noi per ovvi motivi ideologici - ma su un profondo senso della
responsabilità collettività. Un senso che può essere in linea di
principio borderine tra la spontaneità e il ricatto. In Cina
ci sono stato tre volte (e anche lì, nell'Hubei, a girovagare sullo Yangtze
nelle magnifiche Tre Gole, patrimonio UNESCO) e confrontando altre
testimonianze io protendo per una loro abitudine culturale a pensare in termini
di collettività, e non per una supina accettazione di quanto dettano le
autorità, o addirittura terrore come si è detto, perché i Cinesi da sempre sono
abituati a ribellarsi se pensano che chi li governa sbagli e non li
garantistica, e lo fanno anche adesso.
L'arrivo in Europa del nuovo coronavirus e la situazione drammatica che il
Covid-19 ha creato in un breve lasso di tempo nel Nord Italia, e a seguire a
ruota in Spagna, in Francia, nel Belgio, in Olanda e negli UK, il conseguente
impatto psicologico sulla società, più l'esempio, risultato ad oggi vincente,
delle misure prese in Cina, tutto ciò ha sicuramente creato uno scenario
favorevole al nuovo affondo di Bill Gates, che già il 2 marzo al World
Economic Forum di Davos si era eretto con l'aiuto dei media a
stratega from behind nella lotta a questo coronavirus [16].
Poche parole, ben pesate, apparentemente neutre e sensate. Tanto non è in
occasioni come quelle che si illustra una strategia. In realtà esse non vengono
mai illustrate in pubblico completamente, ma occorre sempre unire i puntini.
7. Reingegnerizzazione della società: lo impone il coronavirus
Negli Stati Uniti Anthony Fauci, direttore dell'Istituto per
le allergie e le malattie infettive del National Institute for Health (NIH),
ha lanciato un allarme che ancorché con numeri più sobri, ricorda un po' quello
della signora Wang per la “suina”: negli Stati Uniti ci saranno dai 100.000 ai
200.000 morti, esattamente le stesse stime di Bill Gates. Da 300 a 600 morti
per milione, ovvero tutti gli States come la Bergamasca o peggio. Io non
escludo che alla cifra più bassa gli USA rischino di arrivarci veramente dato
il loro non sistema sanitario, ma vorrei sottolineare un altro punto.
Dopo aver esposto le sue stime, Fauci si è lanciato nella predizione
di futuri distopici: “Mai più strette di mano”, così sul “Wall
Street Journal” [17].
In sé è chiaramente un'idiozia (sì, i grandi esperti riescono benissimo a
dire idiozie). Dopo la Peste Nera la gente tornò a stringersi la mano e ad
abbracciarsi, dopo la peste del '600 successe la stessa cosa, dopo la Spagnola
anche. Adesso il dottor Fauci ci viene invece a dire che non bisognerà più
farlo “per il nostro bene”. Quindi anche se in sé è un'idiozia, per sé potrebbe
diventare un obbligo, come il saluto romano.
Secondo il mio modo di vedere le cose, Fauci, sebbene appartenga alla gang
della Clinton, dice queste cose non perché sia nella cabina di regia di un
complotto ristretto (in realtà a dar retta a chi pensa che questo complotto
ristretto esiste veramente, la cabina di regia dovrebbe essere affollatissima)
ma perché sono decenni che si sta creando un clima culturale “rivolto al
nuovo”, una modalità di percepire le cose, un linguaggio e persino una forma di
etica, che spinge in modo “naturale” a pensare, prima ancora che dire, cose
come queste. Da tempo questo clima culturale e ideologico ha iniziato ad autoalimentarsi
e ha generato un'ortodossia per la quale le cose insensate che dice Fauci sono
delle ovvietà che tutti riescono a capire e se non ci riescono, dovranno capire
a viva forza, pena l'espulsione dal consesso civile. Esattamente come già si
pensa che solo chi potrà provare digitalmente di essere
vaccinato di questo o di quello avrà il permesso di prendere un aereo,
e in un futuro tanto distopico quanto facilmente prevedibile, entrare in un
locale pubblico, in un cinema, in una biblioteca, insomma avere una vita
sociale [18]. E posto che non si sia pregiudizialmente contro le vaccinazioni
(come io non sono) un altro punto chiave sarà: chi decide quali sono le
vaccinazioni da fare? E chi deciderà lo farà in scienza e coscienza o perché
altrimenti non avrà più finanziamenti, perderà l'insegnamento, il posto, sarà
messo in disparte, magari minacciato di denunce per attentato alla salute
pubblica? Un'altra volta il problema sarà politico e nella sua essenza si
chiamerà, ancora una volta, “democrazia”, che vuol dire anche
trasparenza e controllabilità dei processi.
Cosa ha allora a che fare con la democrazia una predizione (auspicio?
obbligo?), come quella di Fauci, su un aspetto così apparentemente secondario
della vita sociale? E' semplice: intenzionalmente o non intenzionalmente, fa
parte di un pressing psicologico che andando a intaccare aspetti
molecolari della vita sociale, proprio la vita sociale stessa vuole
scardinare: sarete ospedalizzati in modo permanente! Quindi dovrete
comportarvi in modo permanente come in un'istituzione totale.
Voi tirate le vostre somme, io la mia l'ho tirata e mi sembra
obbligata: totalitarismo. Un totalitarismo tecnocratico per il
nostro bene. Ma in fondo tutti i totalitarismi sono stati così.
Attenzione questa è una tendenza, uno scenario possibile, non
uno scenario certo. Come si direbbe per l'appunto in Epidemiologia, è uno dei
peggiori scenari possibili, ma in corso d'opera molte cose possono cambiare.
Non lo dico per scaramanzia o per inviare un messaggio di speranza, lo dico
perché attorno alla crisi Covid-19 un altro virus sta mutando in continuazione:
quello della crisi sistemica che coinvolge miliardi di persone che non se ne
staranno semplicemente a guardare.
Certo, le forze che puntano in quella direzione sono aggressive e molto
potenti, ma come ho cercato di motivare altrove, il loro momento sembra
incominciare a declinare a causa del doppio fenomeno della deglobalizzazione e
della definanziarizzazione ovvero l'inversione dei fenomeni sui quali erano
fiorite. Questo non vuol dire che la loro azione si smorzerà a breve. Anzi
diventerà ancora più aggressiva e spudorata. I giochi sono ancora aperti e non
è assolutamente possibile prevedere cosa subentrerà al posto del vecchio ordine
(un mondo multipolare? uno stato di anarchia di mercato permanente? una stato
di conflitto permanente? un nuovo socialismo?).
Ad ogni modo, molte cose potrebbero intralciare questi sviluppi, magari
semplicemente perché cambiano la priorità dei problemi. Si pensi, come
possibile scenario esemplificativo, alla riorganizzazione dell'Europa in tre
macro aree distinte, quella “teutonica”, quella “slava” e quella “mediterranea”
a seguito dell'azione congiunta della crisi sanitaria e di quella sistemica. E
questo è un aspetto macroscopico. Per quanto riguarda gli aspetti molecolari,
cellulari, le forze di cui stiamo parlando, riusciranno veramente a scardinare
gli elementi di base delle costruzioni sociali, quegli elementi la cui
viscosità è tale da aver consentito loro di adattarsi ai cambiamenti che sono
avvenuti nel corso di millenni? Faccio un esempio. Secondo una visione
estremista all'interno di quelle stesse forze - io non so quanto condivisa -
se la società deve essere reingegnerizzata, la sua cellula di
base, la famiglia, deve essere distrutta. E l'epidemia da
coronavirus ne confermerebbe la necessità: “La crisi del
coronavirus ci mostra che è tempo per abolire la famiglia” [19].
Lo scrive un qualche strafatto seguace della New Age su
qualche sito stravagante? No! E' parola della nota femminista statunitense
Sophie Lewis, la teorica della “surrogazione totale della famiglia”. Full
surrogacy now! Urla la Lewis. The nuclear family was a
mistake! rilancia gongolante The Atlantic [20] [21].
Perché è politicamente corretto, perché è post-moderno, perché fa così tanto
decostruzionista.
Si tratta di una di quelle idee provenienti da un certo comunismo
estremista di stampo borghese che sotto le spoglie della radicalità culturale
si sono trasformate in strumenti della reazione (come la teoria della “rivoluzione
permanente” che si è metamorfosata grazie ad alcuni trotzkisti americani
trasformatisi in neocon, in quella della “guerra permanente e preventiva” o la
difesa dei diritti umani che si è trasformata in sostegno ai “bombardamenti
umanitari”).
La distopia della Lewis trova ospitalità su Open Democracy, che
vuol dire la Open Society Foundation di Soros, il National
Endowment for Democracy del Dipartimento di Stato, la Ford Foundation
e il Rockefeller Brothers Fund, ovverosia gli ospiti sono pesi massimi dell'establishment statunitense,
con contorno di Avaaz cioè del sito di petizioni
liberal-corrette di tipo misto, come “Salviamo l'orsetto lavatore” e
“Bombardiamo Damasco”.
Ora, anche se è capibile che la “rivoluzione reazionaria” che essi hanno in
mente consideri in linea di principio come un ostacolo un'etica condivisa -
dove l'etica è intesa come funzione sociale diretta alla riproduzione, pur
conflittuale, comunitaria (si veda [22]) laddove invece tutto si vorrebbe
atomizzato - ciò non vuol dire che un attacco di questo tipo possa essere
portato fino in fondo e avere successo. In definitiva ci sono, pur
nell'evoluzione storica, delle invarianze legate al fatto che l'uomo è un ente
naturale generico (cioè appartenente a un genere): Gattungswesen diceva Marx.
8. Una piattaforma tecnologica per il bio-psico-totalitarismo
La triade tecnologica di Bill Gates è potenzialmente una buona piattaforma
tecnologica per una nuova forma di totalitarismo basata più
che sulla repressione, sulla dipendenza psicologica del suddito unita a
una rappresentazione taumaturgica del sovrano. Un vero ritorno al passato
premoderno attraverso dispositivi quasi fantascientifici e uno stato
intermittente di crisi.
La triade tecnologica, essendo tecnologica, non potrà essere messa in
discussione, e quindi ogni voce contraria ad essa o al sovrano che se ne avvale
sarà oggetto di due accuse incrociate: 1) delirio antiscientifico, 2) attentato
alla salute pubblica.
Complottismo? E perché mai? Loro mica complottano. Quale sia la loro visione
del mondo e il mondo che prefigurano lo dicono apertamente, sono anni che ci
fanno una campagna sopra. Io sto citando esclusivamente loro, non chissà chi.
Quindi se loro non complottano, rivelare quello che hanno in mente di fare
non può essere complottismo. E' reportage.
Poi capita una crisi, una grande crisi. E, come diceva Marx, una crisi
permette di fare passi da giganti, permette di fare velocemente cose che
normalmente erano molto più lente o addirittura impossibili.
Loro a quel punto annodano i fili e tirano su le reti che avevano gettato
mentre noi cerchiamo di collegare i puntini e capire che pesca vogliono fare.
In fondo è tutto qui.
E' una questione di volontà di potenza, di possibilità di conoscenza, di
capacità di governo in una crisi. Pensare a complotti è un modo di ammettere
un'impotenza politica e analitica.
E' vero, Bill Gates aveva fatto eseguire una simulazione di una crisi
sanitaria simile a questa. Ma come è stato già detto sopra, queste simulazioni
e predizioni di nuove epidemie sono ricorrenti da parte di virologi ed
epidemiologi fin dagli anni '70 e dopo la SARS e l'Aviaria sono diventate una
costante. Non solo, ma anche qualsiasi marxista non ottenebrato dall'idea di
una lotta di classe che si svolge al di là della fisica e della biologia sapeva
che un'epidemia simile poteva scoppiare da un momento all'altro, espandendo la
riflessione di Marx, sullo “strappo metabolico” continuamente operato dal
capitalismo [23]. E colgo qui l'occasione per citare gli approfonditi e
documentati studi di Jason Moore sul rapporto tra sviluppo del capitalismo e
sviluppo dell'ambiente, tra accumulazione, imperialismo e natura, come “The
Modern World-System as environmental history? Ecology and the rise of
capitalism” [24].
Ma noi siamo indietro e i nostri avversari molto avanti.
9. Comunicare, terrorizzare, colpevolizzare
Quando scoppiò la crisi dei subprime, la strada maestra della narrazione
ufficiale fu quella di colpevolizzare non Wall Street e i pescecani criminali
della finanza, ma i poveracci finanziariamente analfabeti che non capivano che
non dovevano accendere quei mutui, cioè non gli autori bensì le vittime della
truffa (vi consiglio di rivedere la scena finale del precisissimo film prodotto
da Brad Pitt “La grande scommessa” [25]).
Poi si continuò con lo stesso schema narrativo e qui da noi in Europa il
problema divennero i Paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna)
che “vivevano sopra le loro possibilità”. Non sia mai che la colpa fosse di
Deutsche Bank (titoli tossici in pancia pari a 15 volte il PIL tedesco), o di
Barclays (43.883 miliardi di euro in titoli tossici) o di BNP Paribas (32.762
miliardi di euro) [26].
Allo stesso modo oggi l'epidemia da coronavirus, per carità!, non è dovuta
a nessuno “strappo metabolico” (questo non deve venire in mente a nessuno e
pare, infatti, che non sia venuto in mente nemmeno a Greta altrimenti sempre
così attenta a queste cose). E la situazione drammatica che ha determinato non
è dovuta, per carità!, all'impreparazione e allo sventramento pro-austerity
delle sanità pubbliche in Europa (negli USA di fatto nemmeno esiste), come
qualcuno di assolutamente non sospetto ha indirettamente dimostrato, ad esempio
Enrico Bucci, professore aggiunto di biologia dei sistemi complessi
all’Istituto Sbarro della Temple University di Filadelfia sul Corriere [27]
o ha direttamente denunciato, come Giulio Tarro, virologo, allievo e
collaboratore di Albert Sabin, su Business Insider [28].
Così come per i subprime, la crisi c'è, ma le responsabilità
sono nascoste mentre la crisi viene usata per ristrutturare i sistemi
di potere e le loro gerarchie. In quel caso iniettando trilioni di dollari
e di euro freschi di stampa non nel commercio, nell'industria, nella vita della
“middle class”, ma per permettere al castello di carte della finanza di
reggersi ancora per un po', per permettere ai grandi istituti finanziari di
pagarsi le loro scommesse incrociate nella finanza casinò. In questo caso la
crisi addizionale sanitaria verrà usata per imprimere svolte e accelerazioni
alla ristrutturazione già in atto dei sistemi di potere e, nella misura del
possibile e delle priorità di cui tener conto, per iniettare come un
virus nella società la trinità tecnologica, business per qualcuno e
strumento per qualcun altro, alla quale nessuno, nelle intenzioni, potrà
sottrarsi pena essere giustiziati col supplizio della ruota come il povero
commissario di sanità Guglielmo Piazza e lo sventurato barbiere Gian Giacomo
Mora nel 1630, o quanto meno essere infamati col marchio a fuoco della
“irresponsabilità”.
Taci, il nemico ti ascolta! E' anche nell'aria. Tutti agli arresti
domiciliari. E' meglio non fare sapere che un'autorità di Medicina
Ambientale afferma che la possibilità di contagiarsi all'aperto “è una mezza
fake news” [29]. No! Tutti, ovunque, nel mirino di un virus descritto
come un velociraptor che attacca chiunque si muova. Tutti devono starsene zitti
ad aspettare la conferenza stampa delle 18 dove inadeguatezza della
comunicazione e terrorismo non so in che misura preterintenzionale, si
incrociano: numeri slegati tra loro, opachi, scanditi come un bollettino di
guerra. Perché la guerra ci sia nessuno lo sa, se non vagamente. In questo caos
di non-notizie, di non-numeri, il disastro potrebbe essere inferiore quanto
maggiore.
Sotto entrambe le ipotesi l'estremismo securitario, disciplinatore e
colpevolizzante viene ogni giorno che passa sempre più allo
scoperto, bloccando in partenza ogni patto democratico tra governanti e
governati per una gestione consapevolmente condivisa dell'emergenza, quella
attuale e quella generata da una possibile seconda ondata epidemica.
In tutti e due i casi, chi ci governa politicamente e tecnocraticamente ha
avviato un processo che si sta avvitando su se stesso. Oramai sono obbligati a
rilanciare, esattamente come si fa nel casinò finanziario, in un circolo
vizioso. Con punte di delirio puro e nevrastenia [30] [31]. Attenzione, qui i
media giocano un ruolo determinante, ben più importante di vigili, polizia e
carabinieri o esercito. Ci sono stati atteggiamenti vessatori o ossessivi da
parte dei controllori sul territorio della quarantena, ma io onestamente penso
che siano stati contenuti. Ciò che non è contenuta è la gogna continua
complementata dalla colpevolizzazione continua messa in scena giornalmente a
media unificati. E' questo che rivela che un disegno disciplinante è
effettivamente in essere.
Questo vuol dire che l'epidemia non c'è? No. Io non lo penso. Non è mai
consigliabile andare contro i fatti, perché, come diceva Locke, i fatti
sono testardi. Questo virus non è un normale virus influenzale
(tecnicamente il Covid-19 fa parte del Gruppo IV, cioè i virus a RNA a singolo
filamento positivo, mentre quelli dell'influenza fanno parte del Gruppo V, cioè
i virus a RNA a singolo filamento negativo). Potenzialmente è
molto più pericoloso. E rimane più pericoloso anche se questa potenzialità,
come si spera, non riuscirà a dispiegarsi del tutto, anche se al termine della
conta si sarà dimostrato meno letale di un “normale” virus influenzale (benché
letale per sistemi sanitari con una miriade di patologie pregresse). Queste
cose, per un fenomeno nuovo, si sanno solo dopo. Il peggior scenario possibile,
come una seconda ondata che aggredisce pericolosamente anche i giovani, ad oggi
non può sensatamente, essere escluso (anche se non ha nessun senso scientifico
dire che è “certo”, come fa l'OMS: è nell'ordine delle possibilità, e quindi
bisogna tenerne conto, ma non della certezza. Certezza e possibilità sono due
modalità differenti).
Negare la sua pericolosità, oltretutto, non è un'ipotesi necessaria per
essere perfettamente consapevoli dei piani che questa crisi può facilitare.
D'altra parte, anche la crisi dei subprime non era
un'invenzione, colse di sorpresa persino chi per la sua posizione aveva
informazioni e potere in misura enormemente maggiore di chiunque altro, ma
infine fu sfruttata per aumentare il potere di alcuni a scapito di altri, e
della popolazione in generale, esasperando proprio gli stessi meccanismi che
avevano scatenato quella crisi stessa.
Le crisi funzionano così e la crisi sanitaria attuale si innesta su quella
sistemica destinandola ad esasperarsi in tutti i suoi aspetti, economici,
sociali, finanziari, politici e geopolitici e non sappiamo ancora in quale
direzione.
10. Che cosa, come e perché
Oggi, a sinistra, occorre compiere una scelta analitica e politica.
E' lecito pensare che una crisi dell'ampiezza di quella che stiamo vedendo
presupponga necessariamente una predeterminazione e un controllo soggettivi,
oppure proprio una tale ampiezza e complessità suggerisce di escludere che un
qualsiasi gruppo di attori possa governare il prodursi di eventi di tale
portata? E' una questione di filosofia della Storia, in fondo: la Storia è
fatta di date, re e regine o di processi? Io penso che anche i re e le regine,
per quanto potenti, ricchi, cinici, sanguinari, spudorati e dediti agli
intrighi potessero essere, hanno sempre comunque dovuto fare i conti non solo
con le circostanze in cui dovevano operare ma anche con gli esiti
inintenzionali delle loro azioni. Tanto più inintenzionali quanti più
attori diversi operavano contemporaneamente e la direzione che prendevano gli
eventi era la risultante della composizione di varie forze.
Singoli sviluppi e singoli passaggi sì, è ovvio, possono essere preparati e
governati, magari anche attraverso veri e propri complotti, ma queste crisi
sono così complesse, intervengono così tanti interessi e attori contrapposti,
generano così tanti effetti non previsti, che non ha senso pensare che abbiano
dietro una regia per giunta unificata in grado di predeterminare gli eventi.
La nottola di Minerva spicca il volo solo dopo che sono calate le tenebre
e “ciò che nelle specie animali inferiori accenna a qualcosa di
superiore può essere compreso solo se la forma superiore è già conosciuta” per
ricordare la nota metafora di Marx dell'anatomia dell'uomo e della scimmia.
Lo sfruttamento di una circostanza e la produzione di una circostanza
possono essere due cose distinte. E spesso lo sono, specie se la
circostanza è complessa e straordinaria. Questa distinzione comporta una grande
sfida analitica e una ancor più difficile sfida politica. Negarla può essere
quindi comodo, semplificante, ma non è produttivo.
Si possono fare molti esempi di sconvolgimenti epocali che sono avvenuti
senza che ci fosse una regia ex ante, bensì continui
assestamenti ex post di strategie contrapposte. Basti pensare
alla caduta dell'Impero Romano.
Insomma, ci sono processi e ci sono Charaktermasken che in essi
operano e che da essi sono usate (sì, ancora Marx). Cosa che non assolve chi
quelle maschere indossa, perché le responsabilità personali ci sono e non
possono essere scaricate sulla Storia. Ma questo non toglie il ruolo oggettivo
che le loro responsabilità hanno nei processi.
E' mia convinzione che le assunzioni non necessarie debbano essere
tralasciate.
A fronte di una epi-demia, le misure adottabili coinvolgono per forza di
cose il demos. Per loro natura, quindi, tali misure si prestano
alla sperimentazione e poi all'introduzione di dispositivi bio-politici e, io
aggiungo, psico-politici, con funzione disciplinante. Così come è ovvia, anzi
dichiarata, la pesca che alcuni centri di potere, come quelli che abbiamo
nominato, vogliono fare con le reti che hanno gettato e continueranno a gettare
con più lena.
E qui si gioca una battaglia molto difficile che deve essere ben calibrata.
Non è tutto predeterminato.
Non è nemmeno escluso che ad onta delle enormi pressioni che verranno
esercitate la triade tecnologica possa non essere dispiegata per intero. Forse,
per lo meno in alcuni Paesi, l'opportunità politica imporrà delle scelte e
delle priorità. Certo, il pacchetto completo è molto attraente, ma i grandi
interessi spesso si sovrappongono e ancor più spesso si contrappongono. Non
solo, ma mentre qualcuno cerca di far girare il mondo in un verso, qualcun
altro cercherà di imporgli una rotazione diversa.
E poi ci siamo noi, noi il popolo, noi la società, noi Terzo o Quarto
Stato. Nella logica del Potere del Territorio la società è un fattore
essenziale. In quella del Potere del Denaro invece potrebbe addirittura
sparire, specialmente nella logica di un Potere del Denaro finanziarizzato. Ma
così come il capitalista vorrebbe fare a meno dell'operaio ma non può, il
Potere del Denaro non può fare a meno del Potere del Territorio e del suo
rapporto con la società così che essa, con le sue suddivisioni di classe e le
sue gerarchie, rientra in gioco.
Siamo quindi di fronte a logiche differenti ed è nelle asimmetrie e nelle
aporie che si generano nel loro incontro che possiamo e dobbiamo intervenire.
Uno dei punti chiave, io penso, deve essere la difesa dei diritti
garantiti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e contro ogni
condizionamento e vincolo che non ne permettono l'applicazione. Non è un caso
che i nostri avversari considerino le Costituzioni europee come la nostra, un
ostacolo. Ed è precisa la descrizione del perché lo sono: perché esse “tendono
a mostrare una forte influenza socialista che riflette la forza politica che i
partiti di sinistra avevano guadagnato dopo la sconfitta del fascismo” [32].
La Costituzione, infatti, è il precipitato di un precedente duro ciclo di
scontri-incontri triangolari tra la società, il Potere del Territorio e quello
del Denaro e questo la rende una preziosa eredità sulla quale resistere e sulla
quale costruire.
Altre battaglie occorrerà fare, è certo, ma quella è su un punto di non
ritorno.
Note
[1] https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/8949-piero-pagliani-india-laboratorio-mondiale-per-la-demonetizzazione-forzata.html All'interno
di questo articolo c'è un link che non funziona più; non è molto importante per
il nostro discorso di adesso e qualcuno di voi forse lo ha già letto, ma
comunque quello che funziona è questo: https://www.johar.it/novembre-indiano-notizie-da-un-sesto-dellumanita/.
[9] https://www.theatlantic.com/technology/archive/2018/09/how-i-learned-to-stop-worrying-and-love-the-microchip/570946/ (Fondato
nel 1857, The Atlantic dopo una lunga gloriosa stagione
culturale, nel 1980 ha cambiato di proprietà ed è diventato un organo dell'establishment neo-liberal-con.
L'attuale editor, Jeffrey Goldberg, durante la Prima Intifada alla
fine degli anni '80, si arruolò volontariamente come guardia carceraria del più
grande campo di prigionia israeliano, la Ktzi'ot Prison nel deserto del Negev,
che venne costruita all'epoca proprio per detenere i partecipanti alla rivolta
palestinese (da Wikipedia).
[19] https://www.opendemocracy.net/en/oureconomy/coronavirus-crisis-shows-its-time-abolish-family/ (Il
lavoro distruttivo di questa ideologa del nichilismo neo-liberal-con, era stato
segnalato in “Andrò tutto bene”. A chi? - FANTASTICI QUATTRO - Liberarsi degli
eretici” di Fulvio Grimaldi https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/04/andro-tutto-bene-chi-i-fantastici.html)
[22] Costanzo Preve, Storia dell'etica,
Editrice Petite Plaisance, 2007.
[23] https://climateandcapitalism.com/2020/03/11/capitalist-agriculture-and-covid-19-a-deadly-combination/ (articolo
citato in “Appunti di ricerca sulla crisi da coronavirus (in progress)”, di
Raffaele Sciortino https://sinistrainrete.info/societa/17230-raffaele-sciortino-appunti-di-ricerca-sulla-crisi-da-coronavirus-in-progress.html)
[32] https://culturaliberta.files.wordpress.com/2013/06/jpm-the-euro-area-adjustment-about-halfway-there.pdf (“The
constitutions and political settlements in the southern periphery, put in place
in the aftermath of the fall of fascism, have a number of features which appear
to be unsuited to further integration in the region”, pag. 2)