Libri e fascisti: un nodo antico, oggi declinato dai
media nel modo più ipocrita, in un inquietante dilagare della zona grigia che
consente a quella nera di allargarsi, preparandosi a governare il Paese.
Perfino in Toscana si moltiplicano i segni di questa drammatica involuzione.
Leopoldo Boscherini, Ebrei a Castiglion
Fiorentino. Guerra, internamenti, deportazioni 1940-1944. E ancora: Ivo
Biagianti, Dal fascismo alla democrazia: Castiglion Fiorentino negli
anni della Seconda Guerra mondiale. Sono solo due delle centinaia di libri
che sono stati scaricati, lungo gli scorsi mesi, all’isola ecologica del comune
di Castiglion Fiorentino, nella Valdichiana aretina. La notizia clamorosa è che
a gettarli via non era stato un privato: era la Biblioteca Comunale. Che si
spogliava, così barbaramente, di parte del suo pubblico patrimonio. Gli almeno
sette viaggi del motocarro comunale Ape 50 carico di volumi mandati al macero
hanno richiamato l’attenzione, e quindi l’indignazione, di alcuni cittadini e
di consiglieri comunali di opposizione: ed è scoppiato lo scandalo. Si è così
appreso che molti volumi provenivano dall’importante biblioteca lasciata al
Comune (con precisi vincoli sulla sua destinazione) da monsignor Angelo Tafi,
notissimo erudito autore di rilevanti studi storici sul territorio. In una
sorta di suicidio culturale, poi, la Biblioteca ha gettato via anche interi
scatoloni contenenti la collana dei suoi Quaderni, assai pregevoli
pubblicazioni storiche realizzate con un (sacrosanto) investimento di denaro
pubblico. La lista di opposizione guidata da Rossano Gallorini ha presentato
una interrogazione per sapere se «il disfarsi di testi facenti parti di un
fondo donato alla Biblioteca sia stata una decisione presa dal suo Presidente o
dall’intero consiglio, se almeno il Sindaco e l’Assessore alla cultura ne
fossero stati a conoscenza e per quale motivo, nel caso, abbiano concesso
l’autorizzazione». Da parte loro, il sindaco Mario Agnelli e l’assessore alla
Cultura Massimiliano Lachi si sono detti all’oscuro di tutto, annunciando la
presentazione di una denuncia alla Procura.
Un piccolo episodio della provincia italiana, certo.
Ma la natura di non poche fra le pubblicazioni gettate nella spazzatura (come
le due citate in apertura) e la natura politica della giunta (l’assessore alla
Cultura, per dire, ha presenziato in veste ufficiale all’inaugurazione della
sede di Casa Pound in città…) obbligano a chiedersi se la nera ignoranza di chi
distrugge libri non sia “nera” solo nel senso di profonda, ma anche nel senso
di fascista. Non ci sarebbe da stupirsi: i roghi di libri sono stati sempre
praticati con entusiasmo dai fascisti italiani. Si rammenti, per non citare che
un solo esempio clamoroso, quello dei volumi del fiorentino Circolo di Cultura
di Piero Calamandrei, Nello Rosselli, Gaetano Salvemini, avvenuto il 31
dicembre 1924.
Conoscendo questa storia, fa amaramente sorridere la
campagna di Fratelli d’Italia contro la cosiddetta “censura” al libro di
Giorgia Meloni pubblicato da Rizzoli. Tutto perché Alessandra Laterza, una
libraia romana conscia dell’esistenza di una Costituzione antifascista, si è
rifiutata di venderlo. Apriti cielo: financo Enrico Letta si è sentito in
dovere di dichiarare che avrebbe acquistato e letto con interesse quel volume.
Che ovviamente non è un libro come quelli distrutti a Castiglion Fiorentino, ma
solo uno spesso volantino da ufficio stampa di partito. Nell’intervista di
lancio del “libro”, Aldo Cazzullo si è ben guardato dal pronunciare la parola
“fascismo”: anche solo per chiedere alla madre cristiana e italiana se si
senta, o no, anche “fascista”.
Ma come per fortuna non si stanca di ricordarci Paolo
Berizzi, unico giornalista europeo ad essere sotto scorta per le minacce dei
neofascisti, «FdI, e quindi la stessa presidente Giorgia Meloni, faticano a
prendere le distanze dalla destra neofascista, quella che discrimina, odia,
scende in piazza con i saluti romani e inneggia addirittura a ufficiali
nazisti». Gli episodi sono innumerevoli. Tra di essi, la cena commemorativa
della marcia su Roma organizzata da Fratelli d’Italia in provincia di Ascoli
Piceno: con settanta invitati tra cui l’attuale governatore delle Marche,
Francesco Acquaroli, pupillo di Giorgia Meloni e il sindaco di Ascoli Piceno,
Marco Fioravanti, anche lui di FdI. Sembriamo aver dimenticato che per i
fascisti – e solo per i fascisti – non valgono tutte le garanzie
costituzionali: per esempio, non valgono la libertà di associazione e di
espressione.
Rifiutarsi di vendere un libro della leader di un
partito così compromesso col fascismo non solo è lecito, ma encomiabile e ormai
necessario. Gettare via libri di storia di una biblioteca pubblica che
riguardano il fascismo e le persecuzioni razziali è invece un fatto gravissimo,
su cui andrà fatta piena luce. Come ha scritto il costituzionalista Paolo
Barile (allievo di Calamandrei), la Costituzione stessa spoglia «l’ideologia
fascista della garanzia costituzionale delle libertà», imponendo misure preventive
e repressive di ogni attività ispirata al fascismo. Per una ragione molto
semplice: perché se i fascisti vincessero di nuovo, sarebbe la libertà a
sparire.
Nessun commento:
Posta un commento