Non so perché, ma il tentativo di linciaggio del giovane pakistano accusato di avere accoltellato a Tortolì la sua ex compagna e ucciso il figlio che provava a difendere la madre, mi ha turbato quanto l’omicidio stesso.
In realtà, il perché lo so benissimo: perché quella furia omicida l’ho vista moltiplicata per un numero indefinito di persone che pensavano in quel modo di fare perfino giustizia. Credevano cioè che se pure avessero ucciso il pakistano non sarebbero stati passibili di alcuna sanzione penale.
Lo sgomento è poi proseguito su Facebook, dove in queste ore vengono innalzate a migliaia le forche virtuali che neanche nell’Alabama negli anni dello schiavismo. E a manifestare una maggiore violenza verbale spesso sono le donne.
“Basta con questa violenza sulle donne e ne piangono i figli come al solito sia bianco o nero a galera e un lusso voleva bruciato vivo: lo scrive (l’errore di grammatica è suo) una signora di un paese del centro Sardegna, nella sua immagine profilo la vedo sorridente in viaggio a Disneyland abbracciata a Minnie e Topolino.
Le rispondo: “Bruciato vivo? Neanche fucilato, sedia elettrica, impiccato? Proprio bruciato vivo? Ma prima o dopo un processo?”. E lei: “Certo tagliato a pezzi tolti gli occhi le palle e la lingua in dietro bastardo”.
“Dovevano far finta di proteggerlo. Tanto sappiamo tutti come andrà a finire”, scrive una ragazza, nella sua pagina fb vedo quattro neonati dormienti, segno di amore materno e dolcezza.
“Vorrei sapere perché da noi nella nostra Ogliastra i parenti e gli amici non hanno risolto prima la questione… come sappiamo fare noi” scrive un ragazzo. E subito, la risposta di un amico: “Me lo chiedo anch’io. Deluso proprio. Tagazzu”.
La bella signora di Cagliari che si ritrae col suo giovane figlio scrive: “Pienamente d’accordo, la legge non ci tutela”.
“E stato pure protetto… voi siete pazzi… dovevate lasciarlo alla gente… lui va tranquillo in carcere… ogni tanto carabinieri, poliziotti vi prego lasciateli nella mani della gente solo all’ora ci sarà una vera giustizia”: nelle foto di questa giovane donna ci sono immagini riguardanti la prima comunione della figlia.
“Il mio parere sarebbe più corretto averlo lasciato alla gente, poi come andava andava se era destino sarebbe rimasto vivo ma ho i miei dubbi…. una persona così in carcere non serve a niente, e noi paghiamo…” scrive un’altra giovane donna.
Questi giudizi fino a qualche tempo fa non avrebbero avuto alcuna cittadinanza politica.
Noi invece abbiamo un ex presidente della Regione Sardegna e ora deputato della Repubblica che nella sua pagina Facebook ha scritto queste parole:
“Cerco sempre di evitare di cavalcare la rabbia perché non credo sia una buona pratica ma in questo caso però faccio una eccezione, anche a costo di diventare politicamente scorretto e non fare onore alla istituzione che rappresento. Però lo dico prima di tutto da padre e poi da comune cittadino: se fosse possibile mi offrirei come volontario per ucciderlo con le mie mani e solo dopo avergli inferto sofferenze atroci. BASTARDO!”.
Quando può, la destra italiana mostra sempre il suo volto più incivile. Che oggi è quello di Ugo Cappellacci, deputato della Repubblica italiana che ripudia la pena di morte, patetico rappresentante di un degrado civile e morale che la destra italiana (e non i social media) da tempo ha innalzato a valore e progetto politico. Una destra vomitevole, che eccita gli animi, che istiga alla violenza verbale e che giustifica la giustizia di piazza, i linciaggi, le forche.
Un degrado assoluto che non può essere in alcun modo giustificato. Oggi è morto un ragazzo e c’è chi pensa di onorarlo seminando parole d’odio. Vergognatevi.
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