lunedì 17 maggio 2021

Lavoro e antifascismo - Ascanio Celestini

 


Vorrei dedicare questo primo maggio a Luca Nisco, il fattorino che il 25 aprile scorso portando un paio di bottiglie di vino a un cliente ha strappato il biglietto che accompagnava il pacco. Non ha portato il pacco in ritardo, non l’ha recapitato danneggiato. Ha consegnato il pacco strappando il biglietto.

La mattina del giorno dopo, il 26 aprile, gli arriva un messaggio: “Buongiorno Luca, la presente per informarti che l’offerente Winelivery ha annullato tutti i turni a te assegnati, segnalando un comportamento scorretto tenuto durante lo svolgimento di un job. Ti chiediamo di considerare nulle le lettere d’incarico ricevute per i job con Winelivery”. Sul biglietto c’era scritto: “In questo giorno di lutto il nostro duce da lassù possa guidare la rinascita”. E il giorno di lutto è il 25 aprile, anniversario della Liberazione. Una liberazione che segnò la fine di almeno tre guerre: la guerra che l’alleanza nazifascista aveva dichiarato a mezzo mondo, la guerra di liberazione dai tedeschi che occupavano l’Italia, la guerra che l’Italia combatteva contro il fascismo.

Luca lavorava a Bologna per un’agenzia che si occupa di recapitare vino nelle case. Il cliente, spiega Luca ai giornalisti, al momento dell’ordine può dettare “una frase che verrà poi trascritta da noi”. Quando i lavoratori sentono la frase fascista si guardano imbarazzati. Dice Luca “qualcuno ha commentato. Poi la consegna mi è stata affidata. Ho provato indignazione per quel messaggio, stupore che ancora oggi siano scritte certe cose”. Luca monta sulla moto. Deve arrivare entro trenta minuti con la bottiglia che deve essere garantita fresca. “Appena arrivato al domicilio – dichiara Luca al Resto del Carlino – davanti alla signora che doveva ricevere l’ordine, ho preso il biglietto e l’ho strappato”. Alla destinataria che chiede “cosa c’era scritto” Luca risponde “Oscenità”. “Buona serata” e se ne va.

Il lavoratore ha compiuto un importante atto politico non violento. Non uno schiaffo, un urlo, una scritta su un muro (che io comunque non avrei condannato), ma si è preso la responsabilità di fare una piccolissima infrazione per denunciare un pensiero antidemocratico che continua stupidamente a giustificare milioni di morti. Se il mittente è un fanatico fascista mi pare che prendere posizione strappando il biglietto sia il minimo da fare in un paese democratico. Se invece il mittente è un burlone che ha scritto una frase goliardica per fare l’imbecille: si scusi per il gesto spensierato e chieda insieme a tutti noi la riassunzione del lavoratore licenziato. Perché, ripeto, Luca Nisco è stato licenziato.

La sua vicenda lega in maniera miserabile il 25 aprile e il 1° maggio per ricordarci che fascismo e diritti dei lavoratori sono inconciliabili. Che i diritti dei lavoratori si difendono anche con l’antifascismo. Che 25 aprile e 1° maggio fanno parte della stessa storia, della stessa memoria, della stessa battaglia.

da qui

Nessun commento:

Posta un commento