di Istituto Mario Negri
È stato
appena pubblicato su MedRxiv in versione pre-print * lo studio dal titolo
"A simple, home-therapy algorithm to
prevent hospitalization for covid-19 patients: a retrospective observational
matched-cohort study" (Un semplice algoritmo [ndr. schema sistematico di calcolo] per il
trattamento domiciliare di pazienti Covid-19 per prevenire l'ospedalizzazione:
uno studio di osservazione retrospettiva).
Come precisa
il prof. Remuzzi, coautore dello studio,“pur essendo in attesa della
pubblicazione ufficiale, abbiamo pensato di rendere noti i dati emersi alla
comunità scientifica perché i risultati sull'ospedalizzazione sono di un certo
interesse".
Lo studio in
questione, infatti, si propone, come altri studi attualmente in corso, per
il trattamento domiciliare dei pazienti Covid-19, di presentare ai
Medici di Medicina Generale una possibile cura precoce nelle
prime fasi dell'infezione.
Nei primi
2-3 giorni, infatti, il Covid-19 è in fase di incubazione: la
persona non presenta ancora sintomi, ovvero è presintomatica. Nei 4-7 giorni
successivi, la carica virale aumenta facendo comparire i primi sintomi (tosse,
febbre, stanchezza, dolori muscolari, mal di gola, nausea, vomito, diarrea).
Intervenire in questa fase, iniziando a curarsi a casa e
trattando il Covid-19 come si farebbe con qualsiasi altra infezione
respiratoria, ancora prima che sia disponibile l'esito del tampone, potrebbe
aiutare ad accelerare il recupero e a ridurre l’ospedalizzazione.
Seguire
questo approccio offre vantaggi sia ai pazienti che al il sistema sanitario, il
cui sovraccarico è attualmente ancora un problema.
Le evidenze dello studio clinico sulle cure
domiciliari del Covid-19
Studi
clinici randomizzati in pazienti con Covid-19 curati a casa,
condotti per confrontare l'efficacia di diversi regimi di trattamento, non
erano ancora mai stati compiuti finora.
Lo studio
retrospettivo “matched-cohort” mostra quanto segue: 90 pazienti con Covid-19
lieve sono stati trattati a casa dai loro medici di
famiglia, tra ottobre 2020 e gennaio 2021, secondo l'algoritmo proposto. I
risultati ottenuti da questi pazienti sono stati confrontati con i risultati di
pazienti che presentavano le stesse caratteristiche (età, sesso e comorbidità),
ma che avevano ricevuto altri regimi terapeutici. Le analisi di questo studio
sono state effettuate con il metodo “intention to treat”, cioè un'analisi
statistica che, nella valutazione di un esperimento, si basa sugli intenti
iniziali di trattamento e non sui trattamenti effettivamente somministrati.
Un
trattamento accurato dei pazienti Covid-19 a domicilio da parte dei medici di
famiglia, secondo il regime di raccomandazione proposto nel documento, ha avuto
un effetto importante sulla necessità di ricovero in ospedale. Ciò si è
tradotto in una riduzione di oltre il 90% del numero complessivo di giorni di
ricovero e dei relativi costi di trattamento.
Il tempo
mediano per la risoluzione dei sintomi principali è stato di 18 giorni per i
pazienti trattati secondo le nuove raccomandazioni, mentre è stato di 14 giorni
nel gruppo di controllo. Significa che trattare precocemente a casa non
influenza in modo apprezzabile la durata delle malattie, quanto invece il suo
fenotipo, e cioè l’insieme di tutte le manifestazioni cliniche, con una
conseguente riduzione della necessità di ospedalizzazione.
Il primo documento, ottenuto dall’esperienza di
Bergamo, per la cura domiciliare del Covid-19
Lo studio
clinico pubblicato su MedRxiv ha dato ufficialità al primo documento presentato
da Fredy Suter e Giuseppe Remuzzi, dal titolo “A recurrent question from a primary
care physician: How should I treat my COVID-19 patients at home?”, pubblicato su Clinical and
Medical Investigations.
Durante la
prima fase dell’epidemia causata dal nuovo coronavirus, infatti, le indicazioni
per curare i pazienti a casa sono state condivise con alcuni
medici dell’ATS di Bergamo, che le hanno messe in pratica su più di cento
pazienti positivi al Covid-19 con sintomi, guariti tutti senza ricorrere al
ricovero ospedaliero…
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