Una fotografia. Il tutto in una
fotografia, sei militari israeliani che portano via un ragazzino palestinese.
Il pisciarsi addosso dalla paura di essere stato preso. Il suo spavento, non mi
vergogno a dirlo, mi ha ricordato un episodio che mi capitò da ragazzino, avrò
avuto dieci, dodici anni, quando nel mio quartiere, per dei cazzo di petardi,
un agente dopo avermi rincorso, mi prese a calci nel culo. Terrore assoluto!
Mai raccontato a casa, ci
mancherebbe, avrebbero dato ragione all’adulto con scuse a seguire per il procurato
disturbo. Poi per mia fortuna non sono cresciuto in Palestina e ho avuto la
possibilità di rifarmi nei giochi, nei passatempi e nello scorrazzare per il
mio quartiere prima, e in città poi.
Non solo errori o traumi, la vita è
fatta di passaggi, di cambiamenti, di migliorie nell’ emotività, di crescita
(si spera) ma soprattutto è fatta anche di punti fermi e questo aiuta a
guardare le cose, il mondo che ti gira intorno, in particolare in questi ultimi
tempi visto come ruota malamente.
Il mio punto fermo è che sono
diventato antisionista convinto, accanito, con l’occhio da animale. Questo può
far ridere vista la distanza che intercorre tra il paesello dove vivo (l’
Italia) e i territori occupati. Per me l’ essere a favore o meno della causa
palestinese è uno spartiacque da dentro o fuori, è testa o croce, bianco o
nero, è riconoscere l’ amico fraterno dal comune conoscente. E’ il mio derby.
E’ consapevolezza. Mi accorgo subito di chi vacilla, del qualunquista, dell’
egoista, del pressappochista.
Un’ occupazione illegale che
quotidianamente massacra un popolo nell’impunità assoluta, questo accade in
Palestina. Odio gli indifferenti, gli equidistanti che generano delle
sprovvedute conclusioni come se si parlasse di due paesi in guerra (due pietre
lanciate da dei bambini, contro la quarta potenza militare del mondo che ha,
oltretutto, migliaia di testate nucleari non avendo mai firmato gli accordi di
non-proliferazione), ancor di più odio chi è filo-sionista dichiarato e non,
perché scelgono la via più facile e codarda: stare dalla parte del più forte,
del vincitore, di chi si impone con la forza.
Perché questo è il colone
israeliano. Uno che reclama una terra che gli è stata donata da Dio (pensate un
po’!), uno che armato fino ai denti se ne infischia di tutto e arriva a
sequestrare anche dei bambini se è necessario. Questa è la “democrazia”
sponsorizzata dalla vulgata occidentale, un paese (abusivo) Israele che
non ha neanche una Costituzione e di conseguenza lì non esistono i diritti
basilari, un paese che vieta agli arabi di poter acquistare terreni, dove la
tortura è legalizzata e che pratica con veemenza e diabolico piacere
l’apartheid, un paese che non ha confini così da potersi annettere sempre più
territori palestinesi a colpi di bulldozer, distruggendo case e ulivi.
Tornando all’Italia l’Informazione
su tale massacro è di una complicità imbarazzante, i telegiornali sembrano
fatti da dei repubblicani americani, i personaggi più noti, spacciati per
“sapienti” sono su posizioni filo-sioniste. Tutti, ma proprio tutti! Perché è
impopolare il contrario, vieni marchiato a vita.
Io dalla piccola metratura del mio
vivere, mi guardo bene dalla vulgata occidentale, assassina e imperialista.
Ammiro questo ragazzino nella foto e spero un giorno di rinascere palestinese e
di difendere la mia terra, la mia casa.
La mia casa.
https://www.invictapalestina.org/archives/39460
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