sabato 29 agosto 2020

Gaza. L’operazione “Piombo Fuso” e i bambini

 

(Gaza Community Mental Health Programme)


Tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009 l’operazione “Piombo Fuso” condotta dall’esercito israeliano nella striscia di Gaza ha provocato una devastazione e un massacro impressionanti. Ne sono derivati miseria, disoccupazione, distruzione e isolamento che non hanno risparmiato nessun aspetto dell’esistenza pubblica e privata. La guerra di Israele contro Gaza ha preso di mira tutti e tutto, fattorie e industrie comprese. Più di ventimila case e infrastrutture civili sono state completamente o parzialmente distrutte, cosa che ha lasciato migliaia di bambini senza tetto costringendoli a essere sfollati e a trascorrere lunghi periodi in tende e rifugi provvisori. Più di mille e quattrocento palestinesi sono stati ammazzati e cinquemila sono stati feriti, per la maggior parte civili. Centinaia di genitori con i loro figli sono stati colpiti da colpi di armi da fuoco, fatti saltare in aria o bruciati a morte con il fosforo bianco.

I traumi psicologici subiti da tutte queste persone persistono tuttora e difficilmente si rimargineranno.

Giorno dopo giorno il Gaza Community Mental Health Programme testimonia dell’impatto catastrofico di quella violenza. Gli alunni delle scuole fanno i compiti a lume di candela a causa di costanti interruzioni dell’elettricità. E il prolungarsi dell’occupazione strangola lentamente Gaza. Da più di tre anni la Striscia vive sotto un costante e inesorabile assedio, frutto di un piano deliberato. L’obiettivo è di umiliare, intimidire e isolare un milione e mezzo di persone, nell’intento di spezzarne la volontà.

Per questo, in un piccolo libro dal titolo La vita vale la pena viverla, il Gaza Community Mental Health Programme ha cercato di mostrare i danni e la sofferenza che le forze di occupazione israeliane provocano.

Una domanda si impone: quali vissuti contribuiranno a formare la generazione che sta nascendo? Una popolazione di orfani pieni rabbia deve fronteggiare perdite angoscianti. Queste perdite minacciano costantemente e significativamente ogni aspetto della loro crescita, sviluppo e benessere psicologico. Lo sforzo del Gaza Community Mental Health Programme è volto a rafforzare la resilienza della comunità, e in particolare quella dei bambini. La terapia non è però sufficiente a contrastare il carico e l’intensità delle sofferenze.

Per le ferite di Gaza, la sola efficace e duratura modalità di trattamento sarà il conseguimento della giustizia; questo sarà la cura e la vittoria morale per le vittime. Un mondo senza giustizia è, invece, un luogo pericoloso, un terreno fertile per il senso di impotenza e per la disperazione di chi, afflitto, non ha nulla da perdere.

 

Questo il link per accedere al libro “La vita vale la pena viverla” realizzato dal
Gaza Community Mental Health Programme, tradotto in italiano da Cristina Alziati


da qui

 

 

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