L'autore di
Lolita è un anziano signore d'aspetto delizioso, grigio e ben vestito di
grigio, somigliante in viso a un Palazzeschi riposato e altero. Ha una moglie
che non lo lascia mai e pare efficientissima, tutta perfetta – carnagione
freschissima, capelli bianchi ben pettinati, bella figura, belle perle,
bell'abito nero, bella stola di visone – e sediamo in una bella saletta del
Grand Hotel di Roma.
E la prima volta che vengono insieme in Italia; ma praticamente si tratta per tutt'e due del primo vero viaggio qui. Sono stati, sì, a Milano, per pochi giorni, tutt'e due: però tanti anni fa, da bambini; e allora naturalmente non si conoscevano ancora. In seguito non hanno più avuto motivi per passarci, se non una breve gita in macchina di lui a Ventimiglia, dalla Costa Azzurra, poco prima della guerra.
Queste scoperte italiane vogliono assaporarle con calma, quindi: il soggiorno durerà a lungo. Lasciano Roma presto, perché fa brutto tempo, e hanno freddo. Ma hanno già deciso di stabilirsi nei dintorni di Napoli, e risalire verso la Toscana quando il tempo sarà più bello.
E la prima volta che vengono insieme in Italia; ma praticamente si tratta per tutt'e due del primo vero viaggio qui. Sono stati, sì, a Milano, per pochi giorni, tutt'e due: però tanti anni fa, da bambini; e allora naturalmente non si conoscevano ancora. In seguito non hanno più avuto motivi per passarci, se non una breve gita in macchina di lui a Ventimiglia, dalla Costa Azzurra, poco prima della guerra.
Queste scoperte italiane vogliono assaporarle con calma, quindi: il soggiorno durerà a lungo. Lasciano Roma presto, perché fa brutto tempo, e hanno freddo. Ma hanno già deciso di stabilirsi nei dintorni di Napoli, e risalire verso la Toscana quando il tempo sarà più bello.
«Voi trovate
tutti che il vostro paese si sta involgarendo... sento dire», osserva Nabokov.
«Ma uno straniero, arrivando per la prima volta, vede soprattutto le cose
eterne, le più semplici: e queste basta-no a convincermi che l'Italia pare il
posto più elegante di tutti... Piove, fa brutto tempo: non importa. Noi siamo
già incantati».
Si fa presto
a trascinarlo a parlare del libro. Se ne stanno dando i giudizi più
incredibili, e in tutto il mondo lettori e critici lo vedono in maniere
assolutamente diverse: comico, da morir dal ridere, op-pure sinistro, dannato,
diabolico; poema altissimo sulla nozione stessa d'Amore, oppure torbida guida
agli Stati Uniti d'oggi; allegoria della vecchia Europa che corrompe la giovane
America, o metafora della giovane America che spinge la vecchia Europa alla
perdizione; orrida pornografia, bassa carnalità, oppure sofisticatissimo
entertainment su modi e temi d'innumerevoli autori illustri, da Balzac a Freud,
da Aristofane a Proust, a Dickens, a Turgenev...
Nessuna
meraviglia se i primi contenutisti leggendo senza sapere perdessero un po' la
testa, trovando-ci dentro tutto: i rapidi tormenti del signore maturo e della
ragazzina innocente-perversa; la scorribanda attraverso paesaggi straordinari e
sconcertanti; gli episodi più tragici, sempre mescolati al grottesco più
sconveniente; e soprattutto, due protagonisti indimenticabili: un grosso
cervello ossessiona-to da una sola mania fissa, e una figurina vivissima che
gioca a tennis e mangia gelati e salta sui letti, ma che cosa pensa, nessuno lo
sa; e un elegantissimo giuoco sulle parole e sulle frasi, elaborate e un po'
turgide... Anche i recensori inglesi vengono fuori con i giudizi più disparati,
all'uscita del romanzo a Londra, proprio in questi giorni.
Nabokov sta confrontando questi articoli appena ritagliati. Uno dice che Lolita è morale, un altro che è molto osceno. Altri, che è un capolavoro di stile immaginifico, null'altro che una satira degli orrori della vita moderna, un sermone edificante sul pericolo di trattare gli esseri umani come oggetti, un resoconto clinico, una visione lirica. Rebecca West non lo ama affatto, lo trova tristissimo e deprimente, eppure lo paragona al brano soppresso dei Demoni su Stavrogin e la bambina... Domandiamo a lui cosa ne pensa.
Nabokov sta confrontando questi articoli appena ritagliati. Uno dice che Lolita è morale, un altro che è molto osceno. Altri, che è un capolavoro di stile immaginifico, null'altro che una satira degli orrori della vita moderna, un sermone edificante sul pericolo di trattare gli esseri umani come oggetti, un resoconto clinico, una visione lirica. Rebecca West non lo ama affatto, lo trova tristissimo e deprimente, eppure lo paragona al brano soppresso dei Demoni su Stavrogin e la bambina... Domandiamo a lui cosa ne pensa.
«Saprete
bene qual è la mia opinione», fa: «per me, il vero senso del libro è che si
tratti di un affare amoroso tra l'autore e la lingua inglese. Mi premeva
soprattutto di piegare il linguaggio alle esigenze più incredibili, raggiungere
effetti di una sofisticazione inaudita, da illusionista, nonostante che sia
stata una vera tragedia l'aver dovuto abbandonare la mia lingua nativa, il
russo, così più ricco, docile, magico, in tutto. Naturalmente le
interpretazioni possibili di Lolita sono moltissime; ma io sono d'accordo con
tutte. In fondo, la diversità delle reazioni è il miglior complimento che si
possa fare a un autore. Più sono, meglio è.
Ho avuto anche delle manifestazioni di antipatia, naturalmente; ma sono stato abbastanza fortunato, perché di solito venivano da scrittori che non mi interessano affatto. Quindi la disistima è reciproca, e tutto va bene. Ci sono poi stati anche casi di persone, come il più grande scrittore inglese vivente, E.M. Forster, che non amano il libro, ma lo difendono con decisione da tutte le accuse che sono state fatte. E si è visto anche il contrario: gente che ha adorato il libro, anche troppo, lo so, lo so; ma parlandone o scrivendone lo condannano, fanno gli scandalizzati...
Riesce più interessante, da un certo punto di vista, dare un'occhiata a quello che diventa il "lolitismo" nelle manipolazioni dei giornali popolari, nei fumetti, nelle rivistine che di solito si occupano tutt'al più delle attrici. Vengono fuori delle cose pazzesche, che col libro non hanno più nessun rapporto. Però il fatto più sorprendente di tutti mi pare l'interesse di tanta gente incolta, semplice, priva di educazione letteraria, che non ha l'abitudine di leggere molti libri: eppure passano attraverso l'ostacolo di uno stile così complicato, arrivano al cuore della faccenda, e capiscono subito tutto...».
Ho avuto anche delle manifestazioni di antipatia, naturalmente; ma sono stato abbastanza fortunato, perché di solito venivano da scrittori che non mi interessano affatto. Quindi la disistima è reciproca, e tutto va bene. Ci sono poi stati anche casi di persone, come il più grande scrittore inglese vivente, E.M. Forster, che non amano il libro, ma lo difendono con decisione da tutte le accuse che sono state fatte. E si è visto anche il contrario: gente che ha adorato il libro, anche troppo, lo so, lo so; ma parlandone o scrivendone lo condannano, fanno gli scandalizzati...
Riesce più interessante, da un certo punto di vista, dare un'occhiata a quello che diventa il "lolitismo" nelle manipolazioni dei giornali popolari, nei fumetti, nelle rivistine che di solito si occupano tutt'al più delle attrici. Vengono fuori delle cose pazzesche, che col libro non hanno più nessun rapporto. Però il fatto più sorprendente di tutti mi pare l'interesse di tanta gente incolta, semplice, priva di educazione letteraria, che non ha l'abitudine di leggere molti libri: eppure passano attraverso l'ostacolo di uno stile così complicato, arrivano al cuore della faccenda, e capiscono subito tutto...».
«Riceviamo
moltissime lettere di questo tipo di lettori», dice la signora Nabokov, «e non
finiscono di stupirci. Pensate, ne arrivano parecchie che cominciano così:
"sono una massaia di paese, sono fuori tutti, la bambina è a scuola, e
così approfitto di questo momento di tempo libero per scriverle, e dirle che il
suo libro mi è piaciuto tanto...". Di queste, qualcuna tiene per l'uomo, e
parecchie per la ragazzina. Le cameriere del nostro albergo, a Parigi,
l'avevano letto tutte, e l'avevano trovato una storia commoventissima. Non
volevano ammettere che fosse anche un po' da ridere».
Nabokov
manda giù un sorsino di whisky, e aggiunge: «Naturalmente, molti lettori più
smaliziati sostengono che il libro non vale tanto per la rappresentazione di un
caso umano, ma piuttosto come un reportage un po' visionario dell'America
d'oggi vista con gli occhi di un vecchio europeo abbastanza fradicio di
cultura. Secondo me, invece, Lolita non va preso come un documentario sugli
Stati Uniti, come sarebbe assurdo del resto fidarsi di Gogol come reporter
della Russia del suo tempo, o di Dante come reporter della società medioevale.
Lo sguardo di un artista è sempre un fenomeno più complesso, violentemente
soggettivo: e la realtà, in fondo, l'ho sempre guardata in questo modo. Da
bambino, sembra che avessi delle notevoli doti artistiche, e anzi, avevo
cominciato a dipingere. Il mio insegnante di pittura, come prima cosa, mi ha
detto: "adesso siediti, e disegnami una cassetta delle lettere". Naturalmente,
avevo sempre visto cassette delle lettere, ogni giorno. Ma al momento di
disegnarne una, di rappresentarla, mi sono accorto che non ci riuscivo: non la
vedevo più. Sono uscito, e la prima che ho visto mi sembrava tutta diversa da
come la ricordavo. La vedevo, cioè, con occhi diversi. E con Lolita capitava lo
stesso: gli occhi girano intorno alla realtà, e praticamente sono loro che le
danno forma.
A Roma, per
esempio, le cose che mi si sono presentate immediatamente più vivide sono le
vecchine che danno da mangiare ai gatti per la strada. I miei amici italiani si
stupiscono quando lo dico: loro sono tanto abituati a quello spettacolo, che
non le vedono neanche più. Ma certi aspetti insoliti, meno familiari, non cessano
d'impressionarmi profondamente, ogni volta: mi ha colpito molto, per esempio,
vedere i sacrestani dell'Ara Coeli sbattere i tappeti della chiesa sulla
scalinata, davanti a un mondo di macchine che passavano e di vigili che
facevano contravvenzioni: una combinazione di storia, di mito, e di realtà
moderna, che quasi mi commuove ogni volta... Anche l'America, tutto sommato,
con i miei orchi europei, devo averla vista così...».
Riparliamo subito di Lolita. «Io lo giudico un libro molto più tragico che comico», dice: «che cosa è, infatti, se non la storia di una bambina triste in un mondo tristissimo?». «Ma se invece di essere narrato dall'uomo, fosse scritto da Lolita stessa», interrompe la signora Nabokov, «sarebbe altrettanto tri-ste?». Nabokov riprende: «A tanta gente il mio protagonista fa pietà. A me, niente. Dopo tutto, ha avuto quello che voleva, e lo sconta amaramente. Se si ragiona così, basandosi sulla pietà, si fa come quelle stupide che compiangono i poveri vincitori dei quiz truccati alla televisione americana: ma come si fa a commiserarli, con tutti i soldi che hanno Vinto? Paghino...».
Riparliamo subito di Lolita. «Io lo giudico un libro molto più tragico che comico», dice: «che cosa è, infatti, se non la storia di una bambina triste in un mondo tristissimo?». «Ma se invece di essere narrato dall'uomo, fosse scritto da Lolita stessa», interrompe la signora Nabokov, «sarebbe altrettanto tri-ste?». Nabokov riprende: «A tanta gente il mio protagonista fa pietà. A me, niente. Dopo tutto, ha avuto quello che voleva, e lo sconta amaramente. Se si ragiona così, basandosi sulla pietà, si fa come quelle stupide che compiangono i poveri vincitori dei quiz truccati alla televisione americana: ma come si fa a commiserarli, con tutti i soldi che hanno Vinto? Paghino...».
Fa piacere,
o no, scrivere un libro simile? Non si soffre un po', per caso? «No», dice lui,
«soffrire, proprio no. Fatica sì, tanta, per raccogliere tanto materiale, tante
informazioni, su argomenti che dopo tutto non si conoscono troppo: leggersi
libri di medicina, carte topografiche, sentenze di tribunali di minorenni... Ho
fatto un lavoro di schedatura tremendo, né più né meno che come quando si fanno
dei lavori accademici (dopo tutto, il mio genere di lavoro è sempre molto
professorale...). Però e stato un libro molto difficile da scrivere, per quanto
divertente: moltissime pagine le ho dovute eliminare o rifare. Io volevo
soprattutto che la parte ossessiva, un po' ipnotica, si mescolasse strettamente
alla parte che è puro scherzo: così ci si diverte al giuoco, ma nello stesso
tempo si rimane turbati, trovandosi coinvolti in una situazione angosciosa...».
Non prevede
che adesso gli correranno dietro tutti a domandargli che cosa pensa delle
ragazze italiane? «Che generalizzazioni volgari!» dice: «sarei pronto a
rispondere che detesto parlare così a vanvera: non è la prima volta, capirete,
che mi vengono a fare domande simili...». «E vero, è vero», conferma la
signora, «da un paio d'anni non ci vengono a chiedere altro, vero caro?».
«Certo, cara», fa lui, «e poi, dimmi, ne conosci tu di ragazze italiane?». «Non
mi pare», fa lei; «di ragazzi italiani, o figli di italiani, sì, in America ne
conoscevamo qualcuno; ma di ragazze italiane no: forse in America non ci vengono...».
E quelle che
vede in strada? Asciutte come la Bardot, tale quale come nel resto del mondo;
ma è una moda che fra tre mesi sarà finita. Ai miei tempi, invece, tutte come
Greta Garbo (il mio ideale è ancora quello...). Devo dire, però, aggiunge, «che
le donne italiane sembrano molto più originali delle altre, nella vita di ogni
giorno: molto più libere da atteggiamenti fatti in serie... hanno gesti
meravigliosi... questo è il vero amore "artistico" per la vita...
anche la cameriera che porta le salviette ha dei gesti meravigliosi...». «Si
vede che sarà una cameriera artista», ribatte la signora Nabokov.
E adesso? «Scriverò l'avventura del romanzo Lolita nei diversi paesi; e me ne viene fuori una storia abbastanza divertente per il "NewYorker". Poi sto pensando a un nuovo libro, che sarà completamente diverso. Lolita si fa una volta sola... Tutti si metteranno a fare i paragoni... Pazienza: me lo aspetto già»
Ma insomma, cos'è Lolita, in realtà? «Che domande... che domande... inutili.,, Sarebbe meglio rilassarsi, di fronte a quel libro che è soltanto una storia, e non cercarvi un "messaggio" che non c'è... La morale del libro è il libro stesso. Volete spiegarvi la sua morale? Leggetelo!».
E adesso? «Scriverò l'avventura del romanzo Lolita nei diversi paesi; e me ne viene fuori una storia abbastanza divertente per il "NewYorker". Poi sto pensando a un nuovo libro, che sarà completamente diverso. Lolita si fa una volta sola... Tutti si metteranno a fare i paragoni... Pazienza: me lo aspetto già»
Ma insomma, cos'è Lolita, in realtà? «Che domande... che domande... inutili.,, Sarebbe meglio rilassarsi, di fronte a quel libro che è soltanto una storia, e non cercarvi un "messaggio" che non c'è... La morale del libro è il libro stesso. Volete spiegarvi la sua morale? Leggetelo!».
(In Sessanta
posizioni, Feltrinelli, Milano 1971.)
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