Mi
chiamano da parte mentre ascoltavo gli interventi a fine corteo. “Antonio, ho
sentito che stanno preparando i lacrimogeni”. Mi sembra impossibile. Non ci
sono state tensioni nel corso della manifestazione. Centinaia di persone con
bandiere e striscioni colorati, gli antichi slogan anti-yankee e diverse
famiglie con bambini e palloncini al seguito. Mi avvicino al cancello
principale dove ragazze e ragazzi battono ritmicamente con il palmo
l’inferriata. Dall’altra parte il nervosismo è evidente, ci sono i celerini in
tenuta antisommossa e una riproduzione in salsa italiana del VII cavalleggeri.
Francamente
il tutto mi sembra scenograficamente rituale e non riesco a immaginare che si pensi
davvero di punire l’appuntamento No MUOS con l’ennesima stupida prova di forza
istituzionale. C’è però un tizio in camicia azzurra, testa calva e barbetta
alla moda, che si mostra scomposto e pronuncia proprio la parola lacrimogeni.
Non lo conosco ma credo sia il funzionario PS a cui è stata delegata la
gestione della piazza. Dentro e fuori dalla base militare USA decine di agenti
in polo e borsello filmano ossessivamente ogni dettaglio. Un mastino stile
robocop si affianca al capo in camicia azzurra con un candelotto in mano. “Ok.
Andiamo!”.
Il primo
lacrimogeno sorvola di poco il cancello della base per ricadere a una decina di
metri alle spalle dei giovani che tambureggiano l’inferriata. Poi ne vola un
secondo e poi ancora un terzo. Il fumo acre si espande, c’è un fuggi fuggi
generale, vedo anche dei bambini, ma non è facile allontanarsi perché il
leggero vento spinge la nube tossica indietro verso il cancello. Alle mie
spalle ridono come sciocchi i videomaker di PoliceTV. Io piango invece come uno
sciocco per la rabbia e per i gas e perdo il conto dei lacrimogeni
vigliaccamente lanciati a mano ad altezza d’uomo.
I militi
dell’ordine pubblico confidano in una risposta dei manifestanti per potersi
dilettare con gli sfollagenti, ma la provocazione fallisce miseramente. Tutti
si ricompongono in ordine accanto alle casse e al microfono e l’assemblea NO
MUOS continua come se nulla sia accaduto e nulla alla fine accadrà. Forse al
giovane leader della repressione di Stato giungerà l’encomio del questore e del
prefetto e magari perfino un ringraziamento ufficiale in carta intestata con
l’aquila a stelle e strisce. Da parte nostra solo il disprezzo per un atto di
guerra che come tutti gli atti di guerra è vile, gratuito, ignobile e infame.
“Artifizio a
frammentazione per lancio a mano a caricamento lacrimogeno al C.S.”, riporta
nell’involucro un lacrimogeno rinvenuto sul prato. Le indicazioni contenute nel
bando di acquisto della Polizia di Stato specificano che si tratta di un
ordigno esplosivo “con una miscela lacrimogena al CS”, la cui “emissione del
fumo di combustione deve essere regolare, continua e costante per una durata
tra i 10 e i 25 secondi”. A spiegare cosa si nasconda dietro la misteriosa
composizione “CS” è il professore Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di
Torino, in un suo recente rapporto sui danni all’uomo e all’ambiente del gas
lacrimogeno. “Il composto chimico gas CS utilizzato contro i dimostranti in Val
di Susa ripetutamente nel 2011 ed anni seguenti, a Genova nel 2001, e in vari scenari
esteri quali Palestina, Tunisia, Algeria, Turchia, etc., viene sintetizzato
chimicamente facendo reagire due composti chimici: 2-clorobenzaldeide e
malononitrile”, spiega Zucchetti. “Lo stato naturale del CS è solido ma è
solubile in acqua e il suo impiego abituale è sotto forma di aerosol, fumo o
vapore. Gli impieghi comuni sono quelli bellici o da parte della
polizia. Benché classificata come un’arma non letale per il controllo
delle rivolte, sono stati dimostrati effetti tossici: oltre a danneggiare
pericolosamente i polmoni, il CS può nuocere gravemente al cuore e al fegato”.
Gli effetti
immediati del gas si verificano a bassa concentrazione e dipendono dall’azione
irritante sulle mucose e sulla cute. Essendo un gas lacrimogeno, il CS ha come
azione immediata quella di provocare un’intensa lacrimazione ma può provocare
anche congiuntiviti, edema periorbitario e danni ritardati quali
cataratta, emorragie del vitreo e neuropatie del nervo ottico. “Inoltre, questo
gas provoca l’aumento della pressione oculare e può precipitare l’insorgenza di
glaucoma acuto nei soggetti predisposti; l’effetto irritante sugli occhi è più
evidente sui soggetti che indossano lenti a contatto”, aggiunge il prof.
Massimo Zucchetti.
L’inalazione
di gas CS ha ovviamente gravi effetti sull’apparato respiratorio: irritazione
delle vie aeree con congestione nasale e rinorrea, laringite, tracheite,
irritazione bronchiale con tosse e catarro copioso. “In casi severi la
laringite può comportare laringospasmo e l’irritazione delle basse vie aeree
può esitare in un quadro molto grave noto come Acute Respiratory
Distress Syndrome”, spiega il docente del Politecnico. “Il contatto di
questo gas con la pelle provoca sensazione di bruciore che in genere regredisce
rapidamente ma la contaminazione degli abiti può prolungarne gli effetti e, in
casi di esposizioni prolungate, si può giungere a vere e proprie ustioni”.
Altrettanto problematici gli effetti del CS a livello gastrointestinale:
irritazione delle mucose, comparsa di nausea, vomito, inappetenza, diarrea,
dolori addominali e in alcuni casi perfino epatopatia acuta.
Il
gas CS fa parte dell’equipaggiamento delle forze dell’ordine italiane
dal 1991. Il Regolamento che stabilisce i criteri per determinare l’armamento
in dotazione all’Amministrazione della pubblica sicurezza e al personale della
Polizia di Stato recita all’art. 12 che “gli artifici sfollagente si
distinguono in artifici per lancio a mano e artifici per lancio con idoneo
dispositivo o con arma lunga. Entrambi sono costituiti da un involucro
contenente una miscela di CS o agenti similari, ad effetto neutralizzante
reversibile”.
Dal punto di
vista meramente tecnico i lacrimogeni con CS sono classificati come “armi da
guerra di terza categoria”, ossia “armi chimiche”: la vigente regolamentazione
include in questa categoria tutti i gas, i liquidi e i solidi, che, diffusi
nell’area, in acqua o sul terreno, producono negli esseri viventi lesioni di
varia natura, tali da inficiare, permanentemente, la salute dell’organismo
umano. Tali sostanze si suddividono in asfissianti (cloro, bromo, perossido di
azoto); tossiche (acido cianidrico); vescicatorie (iprite); nervine; irritanti
(cloroacetofenone), come i gas usati per i lacrimogeni.
La
Convenzione internazionale di Ginevra ha bandito l’uso di armi chimiche nel
corso di un conflitto; di contro i gas lacrimogeni vengono impunemente
utilizzati da buona parte delle forze di polizia a livello internazionale per
reprimere violentemente pacifiche manifestazioni di dissenso e di protesta.
L’escalation nell’impiego di gas tossici in funzione di “ordine pubblico” è
stata documentata da Amnesty International; dal giugno 2020, l’ONG ha dato vita
a un sito internet interattivo che raccoglie immagini, video e report sulle
violazioni dei diritti umani e gli attentati alla salute umana perpetrati dalle
forze dell’ordine grazie a questi dispositivi bellici non convenzionali.
“Gli abusi
più evidenti comprendono il lancio di gas lacrimogeni in spazi chiusi o
direttamente sugli individui, l’uso di quantità eccessive, l’impiego nel corso
di proteste pacifiche e contro gruppi di persone che hanno meno capacità di
fuggire o che sono più esposti ai loro effetti, come bambini, anziani e persone
con disabilità”, riporta Amnesty International. E’ esattamente quanto
accaduto a Niscemi, sabato 8 agosto 2020, contro i NO MUOS. Non si è trattato
di uno “spazio chiuso”, è vero. Lo scenario dell’ennesima guerra chimica
combattuta dai poliziotti italiani era “solo” una riserva naturale e “area
protetta”, l’ultima sughereta residuale della Sicilia…
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