venerdì 29 giugno 2012

Il mio amico pittore - Lygia Bojunga Nunes

un bambino scopre la politica e il suicidio. 
l'amico pittore gli lascia un'eredità importante a partire dai colori.
chi cerca questo piccolo grande libro lo trova solo nei remainders - franz



…El suicidio de un amigo adulto entrañable, actúa como detonante para que el joven protagonista del relato, apoyado en una rica interrelación de colores y sentimientos, amplíe su visión del mundo, busque respuestas propias a los eternos problemas que acompañan al hombre desde que éste empezó a reflexionar acerca de quién es, por qué es, para qué está en el mundo. 
La obra presenta conflictos de gran dramatismo mediante un poético y efucaz “tono menor”. En Mi amigo el pintor se pone de relieve la voluntad de Bojunga Nunes de reflexionar sobre los sentimientos y valores que inducen la conducta del individuo contemporáneo, así como su propósito de retar la inteligencia y la imaginación de los lectores, sean éstos grandes o chicos.

O comovente encontro de um adolescente com a alma atormentada de um artista. Para o menino, a deslumbradora revelação do mundo das cores, das formas; a interpretação da vida através da intuição e da experiência do artista. Para o pintor, a presença da ternura e do entusiasmo do jovem amigo na aventura dessas descobertas, o conforto daquela confiança no drama da sua solidão. 

Fiquei imediatamente interessada e peguei o livro emprestado, é uma literatura infanto-juvenil, que trata da amizade entre um menino de 9 anos (que narra a história) e um artista plástico. O livro é tão bonito, remete a imagens comparando cores a sentimentos, achei tão interessante, tão tocante, que eu pensei: Como eu gostaria de ter escrito algo assim!
Foi a primeira vez que li, mas quero ler mais e saber mais sobre Lygia Bojunga Nunes que, no mínimo, é uma escritora de rara sensibilidade.

Mi amigo el Pintor from Victoria Sanchez on Vimeo.

mercoledì 27 giugno 2012

Gli Uomini dimenticati da Dio - Albert Cossery


Un piccolo libro composto da cinque racconti, e per ognuno si capisce che li ha scritti Albert Cossery, ha un tocco unico. 
Ha scritto poco, ma tutto merita, promesso e garantito – franz


Il Cairo di Cossery, con le sue storie che si snodano tra via della Donna incinta e il sentiero dei Ladri, non è il Cairo di un altro grande egiziano come Nagib Mahfuz, con libri come Vicolo del mortaio.

Qui non c'è colore, non ci sono radici, forse non c'è nemmeno storia. Questi uomini dimenticati da Dio potrebbero appartenere al mondo intero, o più precisamente, essere profughi cacciati dal mondo intero, apolidi della speranza, esuli di una realtà da cui ci si difende solo con il sonno o con l'hashish.

Dimenticati da Dio: condannati senza nessuna possibilità di clemenza o di riscatto.

O forse sì, con un'unica possibilità, la grazia della parola quale quella che Cossery ci ha saputo offrire.

un’intervista con Albert Cossery:

lunedì 25 giugno 2012

dice JL Borges

el fútbol es popular porque la estupidez es popular

Perché gli Stati Uniti distruggono il loro sistema scolastico - Chris Hedges


Una nazione che distrugge il proprio sistema educativo, degrada la sua informazione pubblica, smantella le proprie librerie pubbliche e destina le proprie onde radio a un intrattenimento stupido e dozzinale, diventa cieca, sorda e muta [1]. Stima i punteggi nei test più del pensiero critico e dell’istruzione, celebra l’addestramento meccanico al lavoro e la singola, amorale abilità nel far soldi. Sforna prodotti umani rachitici, privi della capacità e del vocabolario per contrastare gli assiomi e le strutture dello stato-azienda, e li incanala in una casta di gestori di droni e di sistemi. Trasforma uno Stato democratico in un sistema feudale di padroni e servi delle imprese.
Gli insegnanti, con i loro sindacati sotto attacco, stanno diventando sostituibili tanto quanto i dipendenti a paga minima di Burger King. Disprezziamo gli insegnanti veri – quelli con la capacità di suscitare nei bambini la capacità di pensare, quelli che aiutano i giovani a scoprire i propri doni e potenziali – e li sostituiamo con istruttori che insegnano in funzione di test stupidi e standardizzati. Il punto è che questi istruttori obbediscono, e insegnano ai bambini a obbedire. Il programma "No Child Left Behind", sul modello del “Miracolo Texano”, è una truffa: non ha funzionato meglio del nostro sistema finanziario deregolamentato. Ma quando si esclude il dibattito, queste idee morte si autoperpetuano.
Il superamento di test a scelta multipla celebra e premia una forma peculiare di intelligenza analitica, apprezzato dai gestori e dalle imprese del settore finanziario che non vogliono che dipendenti pongano domande scomode o verifichino le strutture e gli assiomi esistenti: vogliono che essi servano il sistema. Questi test creano uomini e donne che sanno leggere e far di conto quanto basta per occupare posti di lavoro relativi a funzioni e servizi elementari. I test esaltano quelli che hanno i mezzi finanziari per prepararsi ad essi, premiano quelli che rispettano le regole, memorizzano le formule e mostrano deferenza all’autorità. I ribelli, gli artisti, i pensatori indipendenti, gli eccentrici e gli iconoclasti – quelli che pensano con la propria testa – sono estirpati...

domenica 24 giugno 2012

Juliano's way - DAM

indignati in Israele


La stampa accusa in coro la polizia di aver fatto ricorso ad un uso esagerato della forza contro attivisti - fra cui insegnanti ed assistenti sociali - che fino a quel momento erano rimasti pacifici. E con le immagini del fermo di Dafni Leef, si è scatenata una nuova mobilitazione che poi è degenerata in nuovi scontri…

Were Daphni Leef a cynic, she would have sent flowers to the heads of the Tel Aviv police this morning as a thank-you present. On Friday they brought her back to public awareness, this time in the role of martyr…

In questi giorni la polizia di Tel Aviv (e il sindaco Huldai), attaccata duramente per la brutalità mostrata contro i dimostranti, si è difesa parlando di "manifestazione illegale" e di essere stata pertanto costretta a "ripristinare la legalità" con forza per «non paralizzare il transito di macchine». 
Certo che stride sentire parlare la polizia e il comune di Tel Aviv di "ripristino della legalità" quando caccia Leef e gli altri attivisti. Qual è stata la risposta "legalitaria" del Comune quando alcune centinaia di suoi cittadini erano autori di pogrom fascisti contro i "negri infiltrati"? Ma dopotutto perché ancora meravigliarsi del particolare significato di "legalità" in uno stato che, in barba alle risoluzione internazionali, da oltre sessantaquattro anni occupa, caccia e annette terra di un altro popolo?

dice Moni Ovadia

Il futuro della sinistra sembra appartenere a Syriza anche per il suo travolgente successo con il voto dei giovani e Syriza non è, come piacerebbe ai Soloni della catastrofe economica, l’irresponsabile sinistra radicale antieuropeista, ma è la sinistra che si batte giustamente per la dignità e la prosperità della Grecia in un’Europa dei cittadini e non dei «mercati».
da qui

a Bil'in, nell'aprile 2005


At the time, almost nobody believed what the activists had said. The village of Bil’in was organizing one of its first mass demonstrations against the fence built on its lands, in the very early days of the local popular struggle. Organizers made a special point of making sure that no stones would be thrown at the soldiers at any point of this specific demonstration, in April 2005, even if the soldiers were to attack first – which was and to this day still is the trigger to attacks against them.
 
However, as the demonstration progressed towards the construction site of the fence, several young men of Arab appearance, unknown to organizers and thought to have come from neighboring villages, started throwing stones, giving the soldiers the queue cue they needed to disperse the demonstration with tear gas and make arrests. According to several witnesses, leaders in the popular struggle approached the young men and asked them to stop throwing stones – at which point the strangers pulled out concealed guns and handcuffs and arrested the people who asked them to stop. It would later be made known that these were combatants in the IPS elite anti-riot unit Metzada (“Masada”), lent to the army to infiltrate demonstrations and make them violent. And yet – most Israelis would not believe this story…

Sunset limited - Cormac McCarthy

un libro strano, essenziale, un testo teatrale, da leggere e rileggere, denso di sostanza, senza momenti vuoti.
un libro che affascina, poi magari i romanzi sono meglio, ma i gusti sono gusti.
ne è stato fatto un film con Samuel L Jackson e Tommy Lee Jones - franz



È un libro davvero particolare sotto vari punti di vista: è pieno di frasi brevi e lapidarie che al primo impatto potrebbero apparire banali o non degne di interesse particolare ma che, lette meglio, rivelano tutta la forza del loro significato, frasi che lasciano senza parole l’interlocutore come un destro ben assestato o che al contrario trasmettono un forte senso di speranza,il tutto dietro parole semplici e quotidiane. Per caratterizzare i personaggi l’autore ha scelto due “tipi umani” facilmente stereotipati, il professore bianco e l’ex detenuto nero, ma subito emerge la carica innovativa del testo: il nero nonostante tutto quello che ha vissuto ha un incrollabile forza e decisione ad andare avanti ma non da solo, bensì aiutando le persone che lo circondano; al contrario il bianco pur nella sua esistenza tranquilla (vissuto in una famiglia probabilmente benestante, ha avuto la possibilità di studiare e di diventare professore, al momento narrato esercita una professione onesta che gli assicura una sopravvivenza priva di preoccupazione) desidera solo di farla finita in mancanza di una motivazione valida che gli faccia sopportare la decadenza cui assiste ogni giorno. Altro tratto caratteristico è la durezza dei contenuti e il modo in cui sono espressi, non ci sono mezze parole o eufemismi, la realtà, specialmente dalla bocca del nero è resa in tutta la sua crudezza. Allo stesso modo, però, il Nero con la sua schiettezza e il suo entusiasmo fa di tutto per esaltare la bellezza della vita agli occhi dell’interlocutore, apparentemente senza successo.
Nel libro uno dei temi più evidenti è quello della disperazione dovuta all’impotenza: quella del Bianco che non può fare nulla per impedire lo sgretolamento delle cose che ama e quello del Nero che non può fare nulla di fronte alla testardaggine del Bianco; è proprio questa consapevolezza unita alla vanificazione di tutti gli sforzi che rende il finale sospeso così lacerante e doloroso, per il Nero, ma soprattutto per il lettore, che dopo aver assistito all’incontro di boxe sperando nel successo non di uno dei due pugili ma della bellezza della vita di fronte alla disperazione dell’oblio rimane senza sapere cosa succederà e potendo solo immaginare il finale che desiderava dalla prima pagina.
Ma soprattutto penso che a rendere questo libro così particolare sia la sua forza intrinseca che avvince il lettore facendogli desiderare di non interrompere la lettura anche se tecnicamente l’argomento era un fatto che rientrava tranquillamente nel quotidiano, ovvero il dialogo tra uomini che si erano appena conosciuti.


…Testo letterario ma anche testo teatrale (andato in scena a Chicago nel maggio del 2006), anzi a dire il vero inizialmente l’autore lo aveva pensato solo ed esclusivamente per il teatro: tutto il dialogo dei due si svolge in una stanza di un caseggiato popolare in un quartiere nero di New York dove il bianco appena salvato dal suicidio viene portato dal nero. Una stanza spoglia, un ambiente squallido e i due uomini attorno ad un tavolo su cui ci sono una bibbia da una parte a designare l’universo del Nero: assoluto (per lui è difficile immaginare l’esistenza di altri mondi) e un giornale a designare l’universo dell’altro, un universo relativo dove ci sono fin troppi mondi, dall’altro; un paio di occhiali, un taccuino e una matita, urticanti simboli dell’ateo e del credente che verranno utili per comprendere la disputa teologica, dal vago sapore medioevale, che si va sviluppando sui “massimi sistemi” e su tutto una domanda che aleggia prepotentemente: “perché darsi pena per salvare una vita? A che vale la vita?”. Dialogo puro, batti e ribatti allo stato grezzo con il Bianco che vuole morire e il Nero che vuole salvarlo, il Bianco che vuole uscire dalla stanza e tornare ai suoi intenti e il Nero a trattenerlo. Il Bianco ad interpretare l’uomo sartriano, colto, competente, arcigno a mostrare il broncio alla vita e con una postura annoiata a significare che ha già deciso. I due sono veramente Bianco e Nero divisi da una distanza che è contrapposizione netta, irriducibile; le loro strade percorrono parallele senza mai incontrarsi e se per caso in qualche circostanza si sfiorano appena, sono scintille. Tutto ciò provoca tensione e il lettore ne sente il peso attraverso le parole usate dallo scrittore; una tensione che resta altissima dalla prima all’ultima pagina inchiodando chi legge a una lettura convulsa, sincopata, avvolgente. Il punto fondamentale sui cui tutto ruota e verte l’animata discussione dei due è quello della “responsabilità” dell’uomo sull’uomo in cui il Bianco è incapace di cogliere l’aspetto del reale fermandosi sulla soglia, una soglia fatta di “letteralità” e “materialità” che non permette di vedere oltre e soprattutto di vedere in assoluto davanti a sé, cose c’è nel futuro. E’ un incontro devastante, un vero e proprio match pugilistico (a livello metaforico) che poteva durare l’arco di un paio di pagine, tanto è evidente sin dalle prime battute che i due non si troveranno mai, con il Nero che non si ferma alla prima giustificazione del Bianco, e spinge il suo interlocutore ad approfondire, a scavare, a scoprire, poiché cerca la verità e così facendo si preoccupa del “fratello” in difficoltà; mentre il Bianco si ferma ancor prima perché con i suoi studi lui sa che non c’è un significato che si cela dietro l’esistenza di ognuno di noi…

Perché di una partita evidentemente si tratta: “il nero muove”, “il bianco abbozza una difesa”, “il nero tenta un attacco”, “il bianco arrocca”. È fin troppo evidente nel succedersi di nero-bianco-nero ma anche nell’ambientazione (due davanti a un tavolino spoglio, un tot di tempo a testa) e nella successione delle aperture e delle strategie. Il nero attacca ingenuamente, il bianco è più tattico, il nero cerca tempo per ulteriori mosse ma il bianco lo logora lentamente mangiandogli i pezzi, fino al contrattacco finale, spietato, “il bianco muove e vince in tre mosse[4]”, fine (no). E non si può non farsi venire in mente un’altra grande partita a scacchi con in palio vita e morte: quella tra il Cavaliere e la Morte ne Il settimo sigillo di Ingmar Bergman. La morte lì è nera, sarcastica, terribilmente razionale e il cavaliere bianco muove per scappare dalla morte ma poi per andarle incontro…

sabato 23 giugno 2012

il programma di Syriza


1. Realizzare un audit del debito pubblico. Rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione.
2. Esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico.
3. Alzare l’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno.
4. Cambiare la legge elettorale perché la rappresentanza parlamentare sia veramente proporzionale.
5. Aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese, almeno fino alla media europea.
6. Adottare una tassa sulle transazioni finanziarie e anche una tassa speciale per i beni di lusso.
7. Proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds.
8. Abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali.
9. Combattere il segreto bancario e la fuga di capitali all’estero.
10. Tagliare drasticamente la spesa militare.
11. Alzare il salario minimo al livello che aveva prima dei tagli (751 euro lordi al mese).
12. Utilizzare edifici del governo, delle banche e della chiesa per ospitare i senzatetto.
13. Aprire mense nelle scuole pubbliche per offrire gratuitamente la colazione e il pranzo ai bambini.
14. Fornire gratuitamente la sanità pubblica a disoccupati, senza tetto o a chi è senza reddito adeguato.
15. Sovvenzioni fino al 30% del loro reddito per le famiglie che non possono sostenere i mutui.
16. Aumentare i sussidi per i disoccupati. Aumentare la protezione sociale per le famiglie monoparentali, anziani, disabili e famiglie senza reddito.
17. Sgravi fiscali per i beni di prima necessità.
18. Nazionalizzazione delle banche.
19. Nazionalizzare le imprese ex-pubbliche in settori strategici per la crescita del paese (ferrovie, aeroporti, poste, acqua …).
20. Scommettere sulle energie rinnovabili e la tutela ambientale.
21. Parità salariale tra uomini e donne.
22. Limitare il susseguirsi di contratti precari e spingere per contratti a tempo indeterminato.
23. Estendere la protezione del lavoro e dei salari per i lavoratori a tempo parziale.
24. Recuperare i contratti collettivi.
25. Aumentare le ispezioni del lavoro e i requisiti per le imprese che accedano a gare pubbliche.
26. Riformare la costituzione per garantire la separazione tra Chiesa e Stato e la protezione del diritto alla istruzione, alla sanità e all’ambiente.
27. Sottoporre a referendum vincolanti i trattati e altri accordi rilevanti europei.
28. Abolizione di tutti i privilegi dei deputati. Rimuovere la speciale protezione giuridica dei ministri e permettere ai tribunali di perseguire i membri del governo.
29. Smilitarizzare la guardia costiera e sciogliere le forze speciali anti-sommossa. Proibire la presenza di poliziotti con il volto coperti o con armi da fuoco nelle manifestazioni. Cambiare i corsi per poliziotti in modo da mettere in primo piano i temi sociali come l’immigrazione, le droghe o l’inclusione sociale.
30. Garantire i diritti umani nei centri di detenzione per migranti.
31. Facilitare la ricomposizione familiare dei migranti. Permettere che essi, inclusi gli irregolari, abbiano pieno accesso alla sanità e all’educazione.
32. Depenalizzare il consumo di droghe, combattendo solo il traffico. Aumentare i fondi per i centri di disintossicazione.
33. Regolare il diritto all’obiezione di coscienza nel servizio di leva.
34. Aumentare i fondi della sanità pubblica fino ai livelli del resto della Ue (la media europea è del 6% del Pil e la Grecia spende solo il 3).
35. Eliminare i ticket a carico dei cittadini nel servizio sanitario.
36. Nazionalizzare gli ospedali privati. Eliminare ogni partecipazione privata nel sistema pubblico sanitario.
37. Ritiro delle truppe greche dall’Afghanistan e dai Balcani: nessun soldato fuori dalle frontiere della Grecia.
38. Abolire gli accordi di cooperazione militare con Israele. Appoggiare la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere del 1967.
39. Negoziare un accordo stabile con la Turchia.
40. Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato.

giovedì 21 giugno 2012

dice René Barjavel

...La scienza, per le forze che ha liberato, distruggerà un giorno il mondo. Prima di colpirlo, lo costruirà meraviglioso e terribile. Le macchine strapperanno l’uomo alla sua pena e l’incateneranno a mille nuovi bisogni. Faranno tutto per lui, Persino scegliere. Nostro figlio non cercherà più le sue gioie. Le gioie s’imporranno a lui. Riceverà e non dovrà più dare. Diventerà così particella di una massa passiva, senza nerbo, che alcuni uomini padroni del mondo, schiavi essi stessi della fatalità, impasteranno e plasmeranno. L’individuo si cancellerà, per fondersi nella carne e nell'anima collettiva. Quando verrà il giorno della sua morte, non ci sarà in lui più nulla da uccidere...


(da "Cinema totale", p.36, 1944)

mercoledì 13 giugno 2012

Mahmoud Sarsak, calciatore


Stava andando dalla Striscia di Gaza in Cisgiordania.
Aveva una borsa. I soldati israeliani lo hanno fermato e condotto in prigione insospettiti da quella borsa.
Solerti, come sempre, alle disposizioni del Governo contro il terrorismo.
Non lo hanno processato nè formulato accuse precise. Ma dal 2009 è chiuso in una prigione e si sta lasciando morire. Piano piano.
Ma cosa c'era in quella borsa? Razzi? Kalashnikov? Bombe o mappe?
C'era un accappatoio giallo, un docciaschiuma, una maglietta verde e dei pantoloncini.
Poi, in una busta, degli scarpini da calcio. Impolverate, coi tacchetti consumati e tutto quanto.
Il ragazzo, perchè prima di tutto è un ragazzo, ha 25 anni e si chiama Mahmoud Sarsak.
Giocava a pallone, ecco quello che faceva. E lo voleva fare con i colori della sua gente, della Palestina.
La sua condanna.
Aveva iniziato a prendere a calci un pallone nel campo profughi di Rafah, nella striscia di Gaza. Quella lingua di terra alla fine del mondo, dove un popolo è ostaggio di un governo. Dove il terrorismo si fa Stato e terrorizza bambini, donne e vecchi e li condanna in una prigione a cielo aperto.
Pensateci quali mani misericordiose possano donare gioia ai bambini con un pallone. Con la semplicità di un pallone da inseguire, nella polvere e nel mezzogiorno.
Adesso Mahmoud si sta lasciando morire, in una prigione israeliana. Ha perso parecchi chili e di quel calciatore non sono rimasti che la pelle e le ossa...

Guai a chi si costruisce il mondo da solo - Angelo Maria Ripellino


Guai a chi si costruisce il suo mondo da solo.
Devi associarti a una consorteria
di violinisti guerci, di furbi larifari,
di nani del Veronese, di aiuole militari,
di impiegati al catasto, di accòliti della Schickeria.
E ballare con loro il verde allegro dello sfacelo,
le gighe del marciume inorpellato,
inchinarti dinanzi ai feticci della camorra,
come Abramo dinanzi al volere del cielo.
Guai a chi sulla terra è sprovvisto di santi,
guai a chi resta solo come un re disperato
fra neri ceffi di lupi digrignanti.


lunedì 11 giugno 2012

I compagni sconosciuti – Franco Lucentini

un racconto che è vivo, nelle macerie di Vienna e dell'Europa, nel dopoguerra, con umanità viva.
echi de "La tregua", se non fosse che il libro di Levi è posteriore.
un piccolo grande racconto, non deluderà - franz


…E' la storia di un uomo sopravvissuto alla seconda guerra mondiale che gli ha strappato tutto, amicizie, cultura, dignità, salute. Ma la Vita è più forte e, almeno per la durata del libro, ha la meglio sull'intenzione di uccidersi che viene scongiurata dal gesto di solidarietà del compagno sconosciuto e dalla grande disponibilità di tutti i "compagni sconosciuti". E' un grande inno alla vita quello che lo scrittore ci regala, anche se la conclusione allude al compimento del gesto fatale del protagonista. Proprio perché il suicidio, non solo non è mostrato, ma nemmeno presentato come epilogo, io credo che nel racconto ci sia più vita che morte.
C'è vita in tutta la storia narrata, una vita calda e profonda che aumenta in densità proprio quando sembra che non ci siano più speranze, illusioni, motivi di gioia.
Il linguaggio è puro, semplice e preciso anche nella vaghezza delle frasi nelle varie lingue straniere non tradotte: per me è un chiaro esempio di neorealismo linguistico oltre che narrativo. Attraverso i dialoghi non tradotti il lettore è portato ad identificarsi con i personaggi (in particolare con il protagonista ma non solo), a sentirli molto vicini, a vederli davvero.
Insomma, il mio genere di libri: essenziale, senza retorica, ma dolce e caldo, carico di speranza e lucido anche nell'accettazione della morte come gesto che restituisce all'individuo la dignità rubata.

Quando nel 1951 appaiono I compagni sconosciuti, corre la sensazione che la letteratura italiana abbia reinventato la propria voce: si scopre infatti pronta a esprimersi in ceco, in tedesco, in russo, in polacco, e a consegnarsi all'avventura nel folto di una Vienna ancora ingombra di macerie e di eserciti occupanti. Il merito spetta al protagonista: Franco (si chiama così, proprio come l'autore esordiente) può decidere di troncare la propria vita oppure riannodarla a quella dei propri simili con fili tessuti di silenzio più che di parole. Resta però inalterabile la sua fulminea rigorosa tenerezza; in una parola, il suo stile.

domenica 10 giugno 2012

il primo cellulare di Guido Ceronetti

Cellulare, l'argomento è dei più scabrosi, e importa a tutto il mondo, come l'acqua o la guerra.
L'esperienza che ne ho è recentissima, l'apparecchio che ho comprato, con l'aiuto di un amico, è dei più semplici, i giovani lo disprezzerebbero, e devo dire che un simile labirinto non avrei potuto, standone fuori, immaginarlo. Quando, manovrando o più spesso inaspettatamente, leggo «Spegni» mi sento come Jean Valjean che trova finalmente l'uscita dopo la sua famosa traversata di Parigi nell' umbra mortis delle fogne.
Nulla, dell'universo tecnologico, è assente dal cellulare. Mancarne, è crisi di astinenza. Provatevi a toglierne l'uso per una settimana a una donna giovane e apparentemente libera: una detenuta rimasta senza droga ne soffrirebbe meno.
E io penso, su queste scogliere perfide di vecchiaia (più temuta, credimi, che desiderata), che sia stato, inoltrarmi sempre e quanto inutilmente soltanto nella natura umana, un errore da espiare. La natura umana è labirinto di cellulare col numero dell'infinito...

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effetti collaterali

... Record di suicidi tra le truppe americane. Non accadeva da un decennio che tanti soldati Usa, la maggior parte dei quali dispiegati in Afghanistan, si togliessero la vita. Nei primi 155 giorni del 2012 ben 154 membri delle Forze armate statunitensi (l'anno scorso erano «solo» 130) si sono uccisi. In media un suicidio al giorno. Cifre che hanno sbalordito anche i capi militari americani che non si aspettavano un'impennata così vertiginosa. Nei due anni precedenti infatti il tasso di suicidi tra le truppe si era stabilizzato e gli analisti del Pentagono avevano pronosticato per il 2012 un'inversione di tendenza.
Il numero dei soldati che si suicidano è superiore del 50% rispetto a quello delle truppe americane uccise dai talebani sui campi di battaglia in Afghanistan. Secondo i funzionari statunitensi le cause del fenomeno sono molteplici. I soldati più esposti sono quelli che hanno alle spalle più anni di combattimento. Ma una parte sostanziale dei militari che si tolgono la vita sono persone che non hanno mai combattuto in prima linea. Tra le altre motivazioni di questo impressionante picco di suicidi ci sono lo stress prolungato per piu' di un dislocamento al fronte, problemi post-traumatici, abuso di farmaci e la debole economia americana che spesso non riesce a offrire un nuovo lavoro ai veterani una volta che questi sono tornati in patria: «A questo punto siamo molto preoccupati - ha dichiarato Jackie Garrick, capo del nuovo ufficio della Difesa che si occupa di prevenire i suicidi nell'esercito - Le statistiche ci dimostrano che sono sempre di più i soldati che si uccidono, mentre eravamo certi che il tasso quest'anno sarebbe diminuito». ...
da qui

sabato 9 giugno 2012

La Grecia ci salverà - Slavoj Zizek

Al termine della sua vita Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, fece la famosa domanda «che cosa vuole una donna?», ammettendo la perplessità di fronte all'enigma della sessualità femminile. Una simile perplessità sorge oggi: «Che cosa vuole l'Europa?» Questa è la domanda che voi, il popolo greco, state rivolgendo all'Europa. Ma l'Europa non sa quello che vuole. Il modo in cui gli stati europei e i media riportano ciò che sta accadendo oggi in Grecia è, credo, il miglior indicatore di che tipo di Europa vogliono. È l'Europa neoliberale, è l'Europa degli stati isolazionisti. I critici accusano Syriza di essere una minaccia per l'euro, ma Syriza è, al contrario, l'unica possibilità che ha l'Europa. Ma quale minaccia. Voi state dando all'Europa la possibilità di uscire dalla sua inerzia e di trovare una nuova via.
Nelle sue note sulla definizione di cultura, il grande poeta conservatore Thomas Eliot ha sottolineato quei momenti in cui l'unica scelta è tra eresia e il non credere. Vale a dire momenti in cui l'unico modo per mantenere il credo, per mantenere viva la religione, è necessario eseguire una diversione drastica dalla via principale. Questo è ciò che accade oggi con l'Europa. Solo una nuova eresia - rappresentata in questo momento da Syriza - può salvare ciò che vale la pena salvare dell'eredità europea, cioè la democrazia, la fiducia nelle persone, la solidarietà egualitaria. L'Europa che vincerà, se Syriza verrà messa fuori gioco, sarà un'Europa con valori asiatici: e, naturalmente, questi valori asiatici non hanno nulla a che fare con l'Asia, ma con la volontà attuale ed evidente del capitalismo contemporaneo di sospendere la democrazia.
Si dice che Syriza non ha abbastanza esperienza per governare. Sono d'accordo, manca loro l'esperienza di come far fallire un paese, truffando e rubando. Non avete questa esperienza. Questo ci porta all'assurdità dell'establishment della politica europea: ci fa la predica sul pagare le tasse, opponendosi al clientelismo greco e nello stesso tempo ripone tutte le lsue speranze sulla coalizione tra i due partiti che hanno portato la Grecia a questo clientelismo...

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Indian killer - Sherman Alexie

un libro che fila bene, una storia che non sembra un "giallo" Usa, qui si racconta molto di quello che è laterale agli omicidi, si racconta di bianchi indiani riserve e memoria.
lettura interessante, e non annoia - franz



...Sherman Alexie sfrutta tutte le possibilità dell’immaginazione e della scrittura per attraversare con naturalezza, e come per magia, i tempi e gli spazi tra illusioni, personaggi onirici, riti tradizionali e la realtà. In più c'è un serial killer (l’ennesimo, verrebbe da dire) che scalpa le vittime, rigorosamente visi pallidi, e firma gli omicidi con due penne di gufo insanguinate. Ma non finisce tutto qui: attorno alla figura dell’Indian Killer si muove una folla di personaggi spesso ambigui (se non proprio ambivalenti) che sembrano tracciargli un percorso, offrirgli motivazioni, forse anche indicargli chi sarà il prossimo bersaglio. Trattandosi di un thriller (anche se con uno sfondo polemico molto in rilievo) è naturale non sbilanciarsi oltre, anche se un appunto su John Smith, il personaggio a cui ruotano intorno un po’ tutte le vicende di Indian Killer è necessario: il suo nome non vuol dire niente (con John Doe è tra i più diffusi negli Stati Uniti), di origini native è stato adottato ancora neonato (la bellissima scena iniziale) ed è un coacervo di contraddizioni, di paure e di passioni che potrebbe benissimo essere l’impersonificazione di una metafora per tutti gli indiani d’America...

Narratore con il gusto dell’incastro tra passato e presente, tra eventi storici e romanzeschi, non perde occasione per rivelare, sotto mentite spoglie, la complessa dimensione sociale e politica dei nativi americani ma senza lasciarsi invischiare in prese di posizione ideologiche o in pericolose distinzioni etniche. Sherman Alexie sembra raccontare le sue storie con tutti i mezzi che l’immaginazione concede alla sua scrittura e l’effetto è davvero notevole perché le visioni e gli stati di alterazione di Indian Killer alla fine non sono altro che un riflesso deformato della realtà. Efficace.

giovedì 7 giugno 2012

L’imprenditore prevalente - Gianluca Floris


Si tratta di una particolare figura di imprenditore, perché l’imprenditore prevalente ha infatti alcune peculiarità.
Innanzitutto la capacità di pagare meno di chiunque, sia i fornitori che i dipendenti (li tratta alla stessa maniera), visto che ha adottato un metodo infallibile.
Ecco dunque il “Metodo di pagamento dell’imprenditore prevalente”. È riferito ai dipendenti, ma è estensibile anche ai fornitori.
I primi due mesi non ti paga, il terzo mese ti paga il primo e ti promette che il mese dopo arriveranno tutti gli arretrati. Il quarto mese nulla. Il quinto mese ti paga il secondo e il sesto ti mette davanti i conti della società, piangendo, ma senza darti nulla. Il settimo mese fa circolare la notizia che la società è in vendita perché non ce la fa più. Intanto, a suo dire, si mette la mano in tasca e ti paga il terzo mese.
Inutile dire che dopo di ciò l’ottavo e il nono mese non si vede un euro.
Il decimo mese ti paga due mesi (il quarto e il quinto) perché c’è stato un miglioramento improvviso dei conti, sempre a suo dire. L’undicesimo e il dodicesimo mese paga con regolarità dando l’impressione che le cose si stiano mettendo meglio.
In realtà, alla fine dell’anno lui ti ha pagato sette mensilità delle tredici che ti spettano.
Altra caratteristica dell’imprenditore prevalente è che è alla costante ricerca di “giovani motivati” (leggi: disposti a essere pagati per sei ore e quaranta minuti lavorandone nove o dieci) e di dipendenti “maturi” (leggi: che partecipino al rischio d’impresa in cambio di ottocento euro).
Per finire l’imprenditore prevalente ha una convinzione: che lui debba continuare a fare impresa anche se non è capace di pagare con regolarità i suoi dipendenti e nemmeno i fornitori. Ha il diritto di continuare a fare l’imprenditore anche se il suo modello di gestione, in qualsiasi altra parte del pianeta, lo costringerebbe a portare i libri in tribunale.
Inoltre l’imprenditore prevalente riesce ad agire senza tener conto del mercato reale. Lui mostra conti disastrosi per “sensibilizzare” i suoi dipendenti e i fornitori, ma la verità è che la sua principale attività è quella di trovare finanziamenti e contributi a fondo perduto, o quasi.
Assume solo persone che danno diritto ad agevolazione fiscale e, quando vengono a cessare i benefici, li licenzia oppure assume personale anche inutile per avere diritto a particolari sgravi o contributi. O peggio ancora: prende solo giovani stagisti (tipo PIP o come si chiama) con la promessa di assumerli alla fine del periodo. Inutile dire che non lo farà mai.
Per finire, anche con le mensilità ancora da pagare ai dipendenti, l’imprenditore non rinuncerà mai a cambiarsi la macchina ogni anno, a vestirsi nelle migliori boutique e a fare vacanze esotiche in resort di lusso.
L’avvertimento che mi sento di dare è quello di fuggire da questo tipo di imprenditore. Non conviene a voi dipendenti e non conviene a voi fornitori.
Potrebbe anche capitarvi di ricevere da lui una proposta di mettervi in società. Inutile dire quello che già immaginate: non fatelo. Mai.

Contro la meritocrazia - Gianni Marconato


L’idea che si migliora la scuola trasformandola in una corsa ad ostacoli è letale (A. Asor Rosa)
Si riprende a parlare di meritocrazia “grazie” alle intenzioni del ministro Profumo di mettere meritoriamente, mano alle condizioni in cui versa la scuola italiana.
Meritocrazia: premiare i migliori.Detta così, difficile non essere d’accordo. Chi mai vorrebbe premiare i peggiori?
Ma siamo certi che non ci siano delle trappole in questo modo di proporre il merito come criterio per riqualificare la nostra scuola?
Una scuola concepita e strutturata per promuovere le eccellenze è profondamente diversa da quella che vuole promuovere opportunità.
Per la meritocrazia, il motore è rappresentato dal valore economico degli apprendimenti (non a caso si parla di “capitale umano”) ed è determinata da criteri di valutazione economicistici; per la promozione delle opportunità per tutti si è guidati dal valore individuale e collettivo degli apprendimenti e la valutazione si basa sul grado di inclusione e di partecipazione che gli apprendimenti generano.
Una scuola finalizzata alla crescita economica di una nazione contro una scuola finalizzata alla crescita personale, culturale, sociale delle persone. Ecco cosa è in gioco.
Nella logica della meritocratica, il “merito” non è un valore naturale, universale (come “giustizia”, “amore”, “benessere”, per fare degli esempi) ma una vera e propria ideologia che:
• privilegia la dotazione inziale degli individui offrendo opportunità a chi le ha già, più che offrire opportunità autentiche a chi ne ha già poche o non ne ha affatto,
• privilegia la visione di intelligenza come capacità di fare propri i valori e la cultura dominante, piuttosto che favorire il pensiero autonomo; una visione omologante più che di valorizzazione delle differenze,
• premia la produttività e la riproduttività del pensiero più che la sua generatività e creatività, • svaluta, mistificandolo, il concetto di uguaglianza,
• premia una caratteristica delle persone frutto delle condizioni socio-economiche in cui crescono (l’intelligenza), piuttosto che lo sforzo che queste fanno per migliorare.
Ad una ideologia è giusto opporre una diversa ideologia...

mercoledì 6 giugno 2012

Divergenze parallele - Marco d'Eramo

Chi è che non tifa per Barack Obama quando bacchetta la Germania e le rimprovera di reinnescare una nuova crisi planetaria? Nessuno, evidentemente, e certo non gli spagnoli che ieri hanno chiesto aiuto. Anche perché la sua sincerità è indubitabile: se l'Europa affonda nella crisi, trascina con sé il resto del mondo e preclude a Obama ogni probabilità di essere rieletto. Infatti gli statunitensi - non sono i soli - votano in base al portafoglio e alle prospettive di lavoro. Per ora Obama ha buone chances di vincere a novembre, anche grazie alla debolezza dello sfidante Mitt Romney, ma se la disoccupazione Usa cresce, il presidente può mettere una pietra sopra un secondo mandato. Perciò, in senso letterale, la politica europea è per Obama un fatto personale.
Ma subito dopo la spontanea, immediata simpatia, vengono i però. Non solo perché, come ha osservato con ironia il ministro degli esteri francese Laurent Fabius, «a quanto si sappia Lehman Brothers non era una banca europea», cioè: non è l'Europa che ha mandato in tilt il sistema finanziario mondiale. Ma anche perché gli Stati uniti non sono proprio innocenti.
Andando dal particolare al generale, intanto gli Usa detengono il controllo del Fondo monetario internazionale: se dessero il proprio beneplacito, la direttrice del Fmi Christine Lagarde potrebbe sganciare un bel po' di miliardi invece delle battute sprezzanti sui greci...

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194: non obiettare - Luisa Betti

Se continua così tra poco in Italia una donna non potrà interrompere una gravidanza per mancanza di medici che la praticano. Ormai negli ospedali l’80% dei medici è obiettore di coscienza e molti scelgono di fare gli obiettori non tanto per una scelta etica ma per avere più tempo libero anche per le loro attività private. Ma per il presidente dell’Ordine dei medici di Firenze, Antonio Panti, anche se il medico è obiettore non può rifiutarsi di offrire consulenza informativa alla donna che vuole accedere alla 194, perché se l’obiezione non deve discriminare il medico, quest’ultimo deve comunque garantite il funzionamento del servizio sanitario pubblico in cui lavora. Di fatto se in Italia gli aborti sono diminuiti drasticamente è grazie a questa legge perché nel mondo (secondo lo studio presentato a Londra e pubblicato sulla rivista Lancet) dal 2003 gli aborti sono calati di 600.000 nei paesi sviluppati ma sono aumentati di 2,8 milioni nei paesi emergenti: nel 2008 ci sono stati 6 milioni di aborti nei paesi ricchi ma nei paesi emergenti ce ne sono stati 38 milioni, e mentre la metà degli aborti globali sono clandestini di questi il 98% avviene in paesi dove le leggi sull’aborto sono restrittive. Quindi per far diminuire gli aborti occorre esportare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza e non toglierla dove già c’è. In Italia, dove nel 1981 gli italiani votarono NO all’abrogazione della legge 194 approvata nel ’78, l’attacco alla 194 continua a essere fortussimo e massiccio...
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dice Ray Bradbury


1- Riempiti gli occhi di meraviglie, vivi come se dovessi cadere morto fra dieci secondi!
Guarda il mondo: è più fantastico di qualunque sogno studiato e prodotto dalle più grandi fabbriche.
Non chiedere garanzie, non chiedere sicurezza economica, un siffatto animale non è mai esistito; e se ci fosse, sarebbe imparentato col pesante bradipo che se ne sta attaccato alla rovescia al ramo di un albero per tutto il giorno, passando l'intera vita a dormire. Al diavolo, squassa l'albero e fa che il pesante bradipo precipiti al suolo e batta per prima cosa il culo!

2- E quando ci domanderemo cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: noi ricordiamo. Ecco dove alla lunga avremo vinto noi. E verrà il giorno in cui saremo in grado di ricordare una tal quantità di cose che potremo costruire la più grande scavatrice meccanica della storia e scavare, in tal modo, la più grande fossa di tutti i tempi, nella quale sotterrare la guerra.

martedì 5 giugno 2012

Piccola proposta per governi (tecnici e non solo)

Ormai sembra normale che anche i dipendenti pubblici si possano (e debbano) licenziare, per un malinteso senso di uguaglianza, se si licenzia nel privato allora lo si faccia anche nel pubblico.
Magari bisognerebbe smettere di licenziare nel privato, ma se lo dici sembri di un altro pianeta.
Penso alla minaccia, non più velata, di licenziare gli insegnanti in esubero. 
Ci sarebbe un sistema per ridurre gli esuberi e aumentare i posti di lavoro: costringere chi fa un secondo lavoro a prendere il part time.
E se il secondo lavoro fa percepire (nella media dell'ultimo triennio, ad esempio) più del reddito di insegnante, allora si scelga quale lavoro fare.
Si dice spesso che chi fa due lavori porta un contributo maggiore di chi insegna soltanto, per esperienza posso dire che la maggior parte dei doppilavoristi aspetta il suono della campana per fuggire, e a volte si porta un po' di lavoro in classe.
Ma governanti e parlamentari la cui dichiarazione dei redditi è spesso una sommatoria di incarichi, consulenze, cumuli di pensioni, potranno mai pensarci?
E qualche sindacato della scuola l'ha mai proposto?

da qui

lunedì 4 giugno 2012

Chauvet-Pont-d'Arc, Altamira e Lascaux

Le autorità spagnole stanno contemplando l'eventualità di riaprire al pubblico le grotte di Altamira, dichiarate dall'Unesco Patrimonio dell'umanità, soprattutto per cercare di rilanciare il turismo nella zona, che aveva risentito sensibilmente della loro chiusura. L'ipotesi è discussa in un articolo pubblicato su "Science", a firma di un gruppo di ricercatori che in questi anni hanno studiato le condizioni del sito.
Altamira è famosa per le magnifiche pitture rupestri risalenti a 15.000 anni fa, dipinte dalle popolazioni di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico superiore che popolavano all'epoca la regione. Nel 1977, quando attirava quasi 200.000 visitatori all'anno, la grotta di Altamira venne chiusa alle visite a causa del deterioramento che avevano iniziato a subire le pitture rupestri, per essere riaperta nel 1982, dopo un'analisi microclimatica, ma con una forte limitazione del pubblico ammesso, attorno alle 10.000 persone all'anno, in modo da mantenere a livelli ridotti le quantità di anidride carbonica rilasciate dalla respirazione dei visitatori in quell'ambiente, come pure i tassi di umidità, i principali fattori di deterioramento individuati all'epoca...
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...Lascaux assieme agli altri siti francesi e cantabrici è la testimonianza della conquista 
della stazione eretta non solo nel camminare, ma anche nel dipingere la propria 
spiritualità. 
Scendere nelle grotte della Dordogna - in senso fisico ed intellettuale - ci permette di 
osservare in uno specchio di roccia vecchio di 20.000 anni i lineamenti dei nostri 
antenati; capire che il colore rosso con cui sono tracciati mammut e tori è impastato 
con il nostro stesso sangue, quei segni graffiati con un sasso ci portano a 
comprendere che noi, oggi, apparteniamo alla stessa razza di quei cavernicoli che 
abitarono le grotte della Francia sud-occidentale e le cuevas dei Pirenei; queste grotte 
sono la nostra casa più antica.  
Fuori, nelle foreste, intorno al riparo di Lascaux  i grandi animali c’erano davvero! 
Erano orsi, mammut e bisonti, tori e cavalli takhi, renne...


da qui


A dispetto delle polemiche sulla loro datazione, le straordinarie pitture che decorano le pareti della grotta di Chauvet, nella regione francese dell'Ardèche, sono la più antica, e la più raffinata, manifestazione di arte pittorica rupestre conosciuta. La conferma, indipendente dalla datazione al radiocarbonio, viene da uno studio condotto da ricercatori dell’Université de Savoie/CNRS e dell’Aix-Marseille Université di cui riferisce un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
La grotta di Chauvet è un sito di eccezionale interesse per lo stato di conservazione delle bellissime pitture che ne ornano le pareti, per i temi pittorici raramente presenti in altri siti, come le raffigurazioni di felini e rinoceronti, ma anche per la maestria con cui gli autori hanno padroneggiato una tecnica pittorica che non si riscontra in alcun altro sito di arte rupestre del Paleolitico. 


Difatti, sulla base della sola analisi stilistica, inizialmente le pitture di Chauvet erano state fatte risalire a un periodo relativamente recente, compreso fra il Solutreano, fra i 22.000 e i 17.000 anni fa, e il Magdaleniano, fra i 17.000 e i 10.000 anni fa. In seguito, però, la datazione al radiocarbonio aveva stabilito una collocazione temporale molto anteriore, compresa fra i 32.000 e i 30.000 anni fa...
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per visitare la grotta