lunedì 29 novembre 2021

Bussate e vi costruiremo un muro - Domenico Gallo

 

(newsletter n. 54 di Costituente Terra del 17 novembre 2021)

Bussate e vi sarà aperto”, il ben noto versetto del Vangelo di Luca nella cattolicissima Polonia viene interpretato a contrario: bussate quanto vi pare, mai vi sarà aperto. Anzi non solo non vi sarà aperto ma alzeremo un muro, proprio come è avvenuto a Berlino nell’agosto del 1961, per impedire a chiunque l’attraversamento della frontiera. E’ questo l’annuncio dato il 15 novembre dal premier polacco Mateusz Morawiecki, che ha precisato che la costruzione inizierà già nel mese di dicembre. Nella stessa giornata in un’intervista concessa all’Agenzia Pap, il premier polacco ha ventilato l’intervento della NATO: “Stiamo discutendo con la Lettonia ma soprattutto con la Lituania se non mettere in funzione l’articolo 4 della Nato; ci sembra che ne abbiamo sempre più bisogno (..) Ormai sappiamo che per fermare il regime bielorusso non bastano solo le parole”. L’art. 4 del Trattato Nato riguarda la difesa esterna.

Ormai è evidente che ci troviamo di fronte allo scatenarsi di una nuova guerra fredda, alla nascita di una nuova cortina di ferro, spostata un po’ più a est della precedente ma ugualmente contrassegnata da muri, distese di cavalli di frisia, eserciti che si confrontano, armi che si accumulano.  C’è da chiedersi allora, dov’è il casus belli, qual è l’oggetto della controversia che ci ha fatto precipitare in una crisi così profonda e grave? Dove sono le truppe che minacciano la frontiera polacca e con quali armi?
E’ paradossale, ma l’armata che minaccia la Polonia ed i confini orientali dell’Unione Europea è uno sparuto nucleo di uomini, donne e bambini, accampati in un bosco al freddo e al gelo, armati solo dalla speranza di una vita migliore, sottratta agli insulti della violenza e della fame da cui sono fuggiti.
Certamente queste persone sono state portate alla frontiera nel quadro di una politica cinica che sfrutta la loro disperazione come merce di scambio politico o come rivalsa verso le sanzioni che la UE ha adottato nei confronti della Bielorussia, ma questo non cambia la sostanza del problema: il rifiuto di ogni forma di umana solidarietà e di accoglienza nei confronti dei profughi che percorre tutta l’Unione Europea ed assume caratteri di vera paranoia in Polonia e Ungheria.
Parlando del dramma dei migranti all’inaugurazione dell’anno accademico a Siena, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato: “E’ sconcertante quanto avviene ai confini dell’UE, c’è un divario con i principi proclamati (..) Sorprendente il divario tra i grandi principi proclamati e non tenere conto della fame e del freddo a cui sono esposti esseri umani ai confini dell’Unione”.
Anche se non ne ha tratto le conclusioni politiche, Mattarella ha rotto il tabù dell’indifferenza qualificando i profughi accalcati alla frontiera, non come invasori, non come alieni, ma come “esseri umani”.
E’ proprio questo il punto, le politiche di respingimento dei flussi migratori adottate dall’Unione Europea sono sostenibili solo al prezzo di disumanizzare la folla dei profughi, di considerarli merce indesiderata da bloccare ai confini, ancor meglio prima che arrivino ai confini dell’UE.
C’è un divario sconcertante fra i grandi principi proclamati solennemente nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e quello che sta accadendo sotto i nostri occhi. Che senso ha dichiarare che la dignità umana è inviolabile (art.1), che ogni persona ha diritto alla vita (art. 2), che ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica (art. 3), se poi si lasciano morire di fame e di freddo le persone accampate alla frontiera, che senso ha riconoscere il diritto di asilo (art. 18) secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, se poi si impedisce ai profughi di presentarsi alla frontiera per richiedere asilo?
Persino Putin si è potuto permettere di bacchettare l’Unione Europea osservando che non rispetta i suoi stessi principi umanitari.
E’ veramente assurdo che si schieri un’armata in assetto di guerra per proteggere la frontiera dall’assalto di 4.000 persone disarmate che chiedono solo di poter vivere. Nell’Unione Europea vivono circa 400 milioni di persone; i profughi accampati alla frontiera polacca, percepiti come una minaccia dai leaders sovranisti, non rappresentano neppure lo 0,01% della popolazione europea. In Italia negli ultimi dieci anni sono sbarcate 876.000 persone giunte dal mare; una piccola parte sono state rimpatriate, tutti gli altri sono stati assorbili senza drammi dall’Italia e dagli altri Paesi europei.  E’ singolare che il Consiglio dei Ministri degli esteri abbia varato nuove sanzioni contro la Bielorussia, senza muovere un dito per consentire che le persone accampate nella foresta potessero essere accolte da qualche Paese europeo.
E’ singolare che un continente in crisi demografica in cui cresce l’invecchiamento della popolazione, respinga i bambini accampati al freddo nella foresta, privandosi dei loro sogni, della loro gioia di vivere, della loro energia vitale, e si cinga di filo spinato alle frontiere.
E’ urgente una rivolta morale ed un’azione politica coerente: dobbiamo pretendere che siano salvati i profughi alla frontiera per salvare l’onore e l’anima dell’Europa.

P.S. Si riunirà mercoledì 24 novembre 2021 alle ore 16 alla Biblioteca Vallicelliana in piazza della Chiesa Nuova 18, Roma,  con la  partecipazione di Paola Paesano Raul Mordenti e Luigi Narducci il gruppo di lavoro Costituente Terra/Scuola. A tema dell’incontro il progetto avviato con il liceo romano Keplero per una riflessione nella  prospettiva di un costituzionalismo globale sui temi posti da Costituente Terra, quali il cambiamento climatico, l’ambiente, guerre e produzione delle armi, fame e diritto alla salute, migrazioni. Gli associati a Costituente Terra presenti a Roma che vi siano interessati, sono invitati a partecipare.

P.S. Un appello diffuso dalla “Società della cura” esprime perplessità e preoccupazione per l’ormai prossima assunzione italiana del comando della missione della Nato in Iraq lamentando che non vi sia stata un’adeguata discussione pubblica in proposito. La missione verrebbe ampliata da 500 a 4.000 uomini trasformandosi di fatto in missione di combattimento rispetto a quella che, almeno sulla carta, era solamente funzionale all’addestramento dell’esercito iracheno. La recente decisione di dotare le Forze Armate italiane di una flotta di Hero-30, i cosiddetti droni Kamikaze finalizzati all’utilizzo nel “mutato scenario operativo in Iraq”, come scritto nella relazione del Ministero della Difesa riportata dall’osservatorio Milex, non può che aggravare – dice l’appello – questa preoccupazione. L’Iraq è uno dei Paesi nel quale si combatte da tempo il conflitto che oppone Stati Uniti e Iran. Il rischio  è che l’Italia rimanga invischiata nella lotta per il controllo dell’Iraq, per conto di potenze che, come si è visto in Afghanistan, non sono in grado di favorire lo sviluppo della democrazia e dei diritti umani; anche con la conseguenza di nuovi rischi più gravi per la sicurezza delle organizzazioni umanitarie italiane che operano in Iraq. Chi intende aderire a questo appello lo può fare scrivendo a 
societadellacura@gmail.com 

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