giovedì 18 novembre 2021

Il virus, il diritto di manifestare e la caccia alle streghe - Tomaso Montanari

 

Mentre in Germania si dice ormai apertamente che l’impennata dei contagi è dovuta alla troppa libertà concessa ai vaccinati («Il virus si sta diffondendo anche tra i vaccinati. Il vaccino ha efficacia su una percentuale di persone oscillante tra il 50% e il 70%, questo significa che su dieci vaccinati, da tre a cinque potrebbero trasmettere il virus. E quando si consentono manifestazioni senza più misure di controllo senza test e distanziamento, queste diventano focolai d’infezione», ha detto al Corriere della sera il microbiologo Alexander Kekulè), in Italia ci si dedica alla repressione delle manifestazioni del dissenso. Invece di chiedersi se sia stato sensato fidarsi dei tamponi veloci; abolire il distanziamento a scuola; far gremire (e senza alcun filtro) supermercati, treni pendolari, autobus urbani e chiese; far affollare ristoranti necessariamente senza mascherina; e riportare al 100% la capienza di cinema e teatri, è molto più semplice praticare l’eterna caccia all’untore: la colpa è dei no vax!

Come se non esistessero circa sei milioni di bambini non vaccinati, oltre ai marginali abbandonati a se stessi, e ai turisti che arrivano esibendo solo un tampone (altrettante potenziali bombe virali: ma “portano soldi”). La sensazione è che invece di correggere (certo dolorosamente, per tutti noi: ma doverosamente) comportamenti pericolosi si preferisca imboccare la strada larga della ricerca del nemico. La stampa, quasi coralmente genuflessa davanti al soglio di Draghi, non esorta alla responsabilità di ciascun vaccinato e non richiama il Governo alla prudenza, ma fabbrica colpevoli, capri espiatori, streghe da bruciare.

Intendiamoci: chi non si vaccina (quale che sia la ragione, spesso una incontrollabile paura, che andrebbe anch’essa curata) fa una scelta individualista, anzi gravemente egoista, lacerando ogni vincolo di solidarietà e responsabilità sociale. E deve dunque accettare di essere trattato diversamente nell’accesso agli spazi chiusi: ma questo non significa affatto che abbia perso anche il diritto a manifestare liberamente, in piazza. Un diritto che ha che fare non solo con la sua, ma con la nostra comune libertà.

Naturalmente ogni degenerazione violenta va fermata (prima e non dopo, come invece nel caso dell’assalto fascista alla Cgil), ma non è pensabile che una democrazia vieti la manifestazione del dissenso di coloro ai quali impone (pur per ottime ragioni) un trattamento sanitario di fatto pressoché obbligatorio. Invece, è quel che fa il Governo Draghi: che non scioglie (come potrebbe e dovrebbe) Forza Nuova, ma applica nel peggiore dei modi le pessime norme repressive contenute nei decreti sicurezza di Salvini (il quale peraltro ora protesta, in un sussulto estremo di cialtroneria), rifugiandosi dietro i contagi. Quei contagi che non impedirono ai vertici della Repubblica di festeggiare la vittoria agli Europei, ma oggi impedirebbero di esercitare un diritto costituzionalmente protetto.

La cosa peggiore di questa orribile situazione è che è estremamente difficile distinguere, e sviluppare quella critica che invece appare vitale. Il linciaggio delle poche voci dissonanti è desolante: non sono d’accordo con la gran parte delle obiezioni degli sparuti intellettuali critici sulla gestione del green pass e dei vaccini, ma riconosco che la loro voce è preziosa, che il loro diritto al dissenso coincide col nostro comune diritto alla democrazia. Più in generale, deve essere possibile contestare la razionalità delle argomentazioni usate per i progressivi giri di vite imposti dall’esecutivo senza essere accusati di intelligenza col nemico no vax. Si può dire che è intollerabile proibire le manifestazioni all’aperto invocando il contagio, e al tempo stesso consentire lo shopping prenatalizio nei centri commerciali o costringere gli studenti e i lavoratori a viaggiare in carri bestiame che sembrano allevamenti di Covid? E che tutto questo rivela che ci sta molto più a cuore il mercato che non la democrazia?

Occorrerebbe, soprattutto, equilibrio. Ma lo stesso capo dello Stato ha attaccato con inusitata virulenza le manifestazioni di dissenso, affermando che avrebbero provocato impennate di contagi e che sarebbero «tasselli, più o meno consapevoli, di una intenzione che pone in discussione le basi stesse della nostra convivenza». Le costituzioni nascono per proteggere chi sta in basso dagli abusi di potere di chi sta in alto: ora invece il garante della Costituzione si schiaccia sull’esecutivo e denuncia minacce dal basso. È una delle conseguenze nefaste della retorica della guerra e dell’unità nazionale: non basta nemmeno il Governo di unità nazionale con dentro anche la Lega, ci vuole una granitica unità popolare. Peccato che più di metà del Paese non voti più: segno chiaro che un conto è il Paese legale, altro conto il Paese reale, per usare un’espressione storica che ben si attaglia alla regressione di questi nostri tempi. Se si aggiunge che il Parlamento è di fatto congelato, l’impressione è che stiamo riducendo la democrazia alla dimensione della decisione, rinunciando a ogni bilanciamento, a ogni garanzia. Come se la democrazia, in tempi di emergenza, fosse un intralcio e non la nostra più importante risorsa.

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