31 ottobre 2005: al ponte del seghino
non passa il celerino!
La situazione ora è eccellente, la tenuta è massima, tra
tutti c’è stanchezza, ma la forza nasce dall’essere comunità in lotta, non c’è
mediazione il futuro ce lo giochiamo a spinta.” Il 31 ottobre Ltf deve per la
prima volta espropriare tre terreni in alcune località sopra Mompantero..
“Alle 6,30 il ritrovo lanciato dalla comunità montana è
al cimitero di Mompantero, alla salita per Urbiano; i comitati, invece, che la
domenica pomeriggio organizzano una “merenda sinoira” in centro al paese,
invitano a presidiare lo svincolo sopra il ponte del Seghino, da cui si
diramano le due uniche strade che premettono di raggiungere in auto i siti
indicati, già a partire dalla notte, mentre alle 4 del mattino del 31 è
convocato l’appuntamento per chi andrà a presidiare i terreni in oggetto. […]
Dall’ora di cena il camper no tav e una cinquantina di resistenti si preparano
a presidiare la zona. Il camper è parcheggiato al bivio, la strada non è molto
praticata dai residenti, quindi, pur lasciando libero il passaggio, può essere
spostato in mezzo alla strada a chiudere l’accesso con una manovra sola ed
immediata. Si organizzano i turni e le strategie. Si valuta l’idea di barricare
d a subito la strada. […] A rafforzare la convinzione, che già non manca, si
vede il tetto di una casa che porta una scritta NO TAV enorme. Strategicamente
la posizione che i resistenti occupano è ideale, le forze dell’ordine avrebbero
dovuto agire in salita […] Nella notte si registrano un paio di macchine della
Digos che prontamente vengono respinte dai presidianti posti al primo blocco no
tav. Alle 4 giungono sul posto il resto dei no tav. […]
I giornali titolavano l’uso di 1000 poliziotti per la
giornata, per una volta i titoli non sono solo sensazionalista. […] Alle 8
scatta l’ora dello scontro, le forze dell’ordine iniziano a salire in massa
verso il presidio, è un fiume di caschi blu quello che i resistenti hanno
davanti capeggiato da agenti della Digos e dal vicequestore Sanna in divisa.
Sono accolti dai no tav dietro alla prima barricata fatta di massi e
posizionata bel oltre il ponte del Seghino e a due tornanti dal bivio.
Le forze dell’ordine dichiarano di dover passare , nella lunga colonna di mezzi
è presente anche una draga che ha il compito di rimuovere le barricate, gli
amministratori dal canto loro dichiarano la volontà di resistenza, i
presidianti si schierano incordonati e in blocco dichiarano altrettanto. I
dirigenti della questura elencano i reati che si stanno per commettere ma ciò
non ha l’effetto desiderato, inizia la battaglia: in maniera ridicola con un
“permesso” Sanna capeggia l’avanzata dei centurioni: il contatto è immediato,
pensano di farcela in poco tempo e con la scelta di spingere senza caricare,
inizia il confronto che non avrà fine.
Centimetro per centimetro si gioca una battaglia che sarà
storica, il numero delle forze dell’ordine surclassa di gran lunga i no tav, ma
la determinazione no, si indietreggia un passo per volta facendo sudare ogni
piccola avanzata ai poliziotti che dopo poco fanno il primo cambio facendo passare
in avanti gli scudi di plexiglass, ma il risultato non cambia la battaglia è
sui centimetri. In 50 contro 100 a cambio sistematico non passano. […]
Ad un certo punto qualcosa cambia nel confronto sulla
strada del Seghino, la strenua resistenza dei no tav fa sì che il ponte sia
ancora lontano, ma ad un tratto un boato e una forza incredibile di aggiunge ai
50 impavidi, centinaia di persone sono giunte in aiuto, a cooperare per la
resistenza, sono arrivati dai sentieri, ci sono anche gli amministratori, che
vengono accolti da spinte poliziesche e per qualcuno c’è anche qualche
calcione. “La situazione ora è eccellente, la tenuta è massima, tra tutti c’è
stanchezza, ma la forza nasce dall’essere comunità in lotta, non c’è mediazione
il futuro ce lo giochiamo a spinta.” […]
Nel confronto due ragazzi sono stati presi dalle forze
dell’ordine, malmenati e portati alla caserma di Susa per essere denunciati. La
notizia è giunta al presidio di Mompantero, che si organizza per non far
passare la macchina che li dovrebbe trasportare in caserma, l’opposizione al
passaggio genera una carica a cui i presidianti resistono con determinazione.
Nel corso della giornata due vigilesse saranno malmenate e denunciate per
resistenza a pubblico ufficiale, a fianco dei sindaci dei rispettivi comuni,
mostravano con orgoglio il vessillo dei loro paesi resistendo alle pressioni
delle forze dell’ordine.
Il confronto si sposta sul ponte del Seghino, sotto
scorre il rio Graduglia, senza barriere laterali, i manifestanti si preparano all’avanzata
delle forze dell’ordine. I sindaci chiedono un forma di simil fair play,
chiedendo alle prime fila di fare qualche passo indietro per evitare il fosso.
E’ lì che si giocherà la sfida finale, ed è da lì che le forze dell’ordine dopo
3-4 tentativi desisteranno. Nessuno cede, non c’è paura del ponte e in tutti i
no tav cresce la consapevolezza che sia quello il luogo deputato all’ultima
strenua resistenza. La polizia, per accedere al ponte, tenta per molto tempo di
sradicare completamente il guard rail, e quando ci riesce lo getta da parapetto
dentro il fiume. […]
Il confronto rimane serrato, mancano due curve a
raggiungere il luogo deputato al blocco della notte, ma non avanzano di un
metro, anche se fosse, prima di arrivare al bivio sono state costruite almeno 6
piccole barricate, e alcune macchine dei residenti sono di traverso. Si pensava
che se anche fossero passati a piedi, i mezzi e le pietre avrebbero impedito il
passaggio dei mezzi della ditta incaricata di picchettare. […] Al sito del Seghino
Superiore intanto la situazione migliora di ora in ora, c’è sempre più gente
che dopo aver costruito un’enorme barricata di tutto rispetto, fronteggia la
polizia salita con enormi difficoltà a piedi da Urbiano. I manifestanti in cima
alla salita , la polizia in equilibrio sotto, non provvederanno mai a passare
dopo un primo e unico tentativo andato decisamente male. […]
Al ponte la situazione di stallo, continua ad arrivare
gente che porta notizie e rifornimenti la Valle è in mobilitazione totale,
alcune fabbriche sono in sciopero, alcuni negozi chiudono per accorrere ad
Urbiano, le stazioni di Bussoleno e Borgone sono bloccate il traffico
internazionale è interrotto.
Nell’ultimo fronteggiamento scatta l’orgoglio dei valligiani, invece che tenere
la spinta delle forze dell’ordine le si spinge via e ritornano all’imbocco del
ponte, li resteranno.
Una squadra di carabinieri era salita tempo prima da dietro il blocco delle
forze dell’ordine in salita era la squadra che andava a dar manforte al Seghino
Superiore agli sfortunati colleghi.
Quando giunge al ponte la notizia del completo ritiro dei
militari dalla postazione, i presidianti avvertono della discesa delle truppe.
Stupidamente, giunte al sentiero da dove erano salite decidono di mettere in
atto una vera e propria provocazione pretendendo di passare dal presidio,
dall’ingresso alle spalle dei manifestanti. Sono subito bloccati dalla
barricata rinforzata immediatamente, e dai resistenti che si preparano a
fronteggiarli. Sono minuti di tensione, i militari sono determinati, i loro
superiori sordi alle richieste degli amministratori. I caschi blu imbracciano
manganelli e fucili lacrimogeni per vincere l’empasse. Una frenetica mediazione
porterà ad accettare il passaggio sotto un’umiliante raffica di insulti e tra
due cordoni di valligiani che li fanno sfilare sotto le bandiere.
Particolarmente contrariati, i militi visiere e
passamontagna calati passano lanciando minacce di ogni genere, ma nessuna paura
delle loro missive, oggi la Valle è determinata.
Le ore passano nel dubbio sul da farsi, le ore 19 sono il limite all’invasione
dei terreni alcuni avvocati del movimento confermano ed agiscono tramite un
giudice con una richiesta di illegittimità, a cui la legge risponderà quattro
giorni dopo con esito negativo. Gli amministratori parlando con le forze
dell’ordine ricevono garanzie del ritiro alle 19, è ormai buio e dopo una breve
consultazione il presidio decide di fidarsi delle norme. Ricevendo
rassicurazioni, con poca fiducia nei dirigente della questura, si scioglie il
presidio dopo aver contrattato la discesa in massa, a piedi e in macchina,
verso gli altri. […]
La scelta di andarsene è un po’ sofferta, ma i
manifestanti si accorgono di non poter andare oltre e per molti le norme
giuridiche hanno ancora un valore, le forze dell’ordine accettano di lasciar
scendere tutti, la strada era stata parzialmente liberata dalle centinaia di
mezzi parcheggiati, il corteo di macchine e persone sfila in discesa gioioso ma
attento a movimenti dei militari. […]
Arrivati a Mompantero è festa, gli eroi del Seghino
vengono accolti da applausi e urla di gioia, la pioggia condisce il momento. Il
movimento ha vinto non sono passati.”
da “NO TAV: La Valle che resiste”
In Val di Susa
si estendono le aree di interesse strategico del Tav
La Commissione Trasporti della Camera dei Deputati nei giorni scorsi ha
approvato un emendamento presentato da Roberto Rosso, vicepresidente di Forza
Italia, che ha l’obiettivo di estendere ad altri sette Comuni la qualifica di
aree di interesse strategico per procedere con i lavori del Tav.
I nuovi comuni interessati dall’emendamento sono Bruzolo, Bussoleno,
Giaglione, Salbertrand, San Didero, Susa e Torrazza Piemonte, secondo Telt
l’inizio dei lavori in queste aree avverrà nel 2022. Come già è noto a
Salbertrand si tratterà di insediare la fabbrica dei conci, a Susa la stazione
internazionale e altre aree di deposito, a Bussoleno il ponte di raccordo tra
le due linee ferroviarie e il deposito di smarino a Torrazza, dove da alcuni
anni diversi cittadini si sono riunito in un comitato No Smarino che si batte
contro l’eventuale possibilità del trasporto e stoccaggio di tali rifiuti nelle
zone interessate. Questa estensione implica un allargamento dei “fronti aperti”
sin nel Chivassese, zona in cui, tra l’altro, recentemente gli abitanti si stanno
mobilitando anche contro la possibilità che la zona venga scelta per il
deposito nazionale di rifiuti radioattivi.
La mozione è stata sottoscritta anche da un altro deputato forzista, Diego
Sozzani, fervente SI TAV che a breve andrà a processo per corruzione nel quadro
di un’inchiesta che riguarda un sistema di appalti e finanziamenti illeciti in
Lombardia. L’estensione delle aree di interesse strategico secondo i
sostenitori dell’opera servirà a velocizzare i lavori del Tav. È risaputo che
quando in Val Susa viene aperto un nuovo cantiere le priorità restano
militarizzare la zona e restringere gli spazi di dissenso, ma che i lavori
procedano spediti è tutto da vedere. A tal proposito Rosso si è premurato di
sottolineare la necessità di aumentare la presenza di forze dell’ordine per
impedire qualsiasi azione di disturbo alla macchina del TAV. L’importanza data
dalla Commissione Trasporti al raddoppio della Torino-Lione va di pari passo
con le nuove strette sui monopattini elettrici, il che è tutto dire sulla sua
credibilità e su quali siano le priorità del governo quando su tutto il
territorio italiano la rete dei trasporti è malfunzionante da tempo.
Insomma, la ripresa post-pandemia si apre con un nuovo attacco senza remore
da parte del governo al movimento No Tav e a tutti gli abitanti della Val Susa
e non solo, vista la scelta ben precisa di dare priorità alle opere inutili di
fronte alle catastrofi che sempre più spesso attanagliano grosse porzioni della
penisola. Altro che transizione ecologica, questi sono atti che minano la
qualità della vita delle persone che vivono su questi territori, mettendone a
rischio la salute a causa delle nocività e impendendone una normale
quotidianità. Difficile parlare di crescita inclusiva quando fuori dalle nostre
case staziona l’esercito.
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