Fan token: il mercato del
nulla - coniarerivolta
“Lui si era accorto che vendevo l’aria a
prezzi altissimi…”
Roberto Vecchioni, Pesci nelle orecchie,
Ipertensione, 1975
In un vecchio film di Totò del
1950, Totò sceicco, a un certo punto il principe della risata
si trova assetato in un deserto; improvvisamente ecco presentarglisi un
venditore di limonata; Totò paga e fa per bere la limonata… ma si scopre che
era invece un miraggio e non ha alcuna limonata in mano; eppure, il “miraggio
ladro” aveva preso le 50 lire per pagare la limonata!
Nell’economia di oggi stiamo
assistendo alla nascita di qualcosa di molto simile al “miraggio ladro” del
famoso film di Totò. È infatti sempre più comune da parte di società
calcistiche europee, squadre di basket americane, tornei di tennis, ecc.,
emettere “titoli digitali” detti fan token, vere e proprie criptovalute (rientranti nella categoria
degli utility token), che forniscono accesso a beni e
servizi legati al club per conto del quale vengono emessi.
Il meccanismo è il seguente: una
società terza emette questi titoli digitali sponsorizzando la squadra di calcio
e ricevendone in cambio la possibilità di utilizzare il nome e l’immagine della
squadra; i titoli digitali sono creati, venduti e scambiati tramite l’utilizzo
della blockchain, la tecnologia alla base delle criptovalute.
Ora, una volta comprati, questi titoli digitali non
rendono nulla, né dividendi né interessi, e tantomeno prevedono il rimborso del
capitale; vendendoli sul mercato secondario, però, si possono
realizzare guadagni (e soprattutto perdite) in conto capitale.
La novità del fan token è che, in cambio dei soldi spesi per il
relativo acquisto, esso permette di ricevere video esclusivi, sconti su gadgets
o riconoscimenti dello stato di tifoso. Inoltre, tramite i fan token si può
votare per decidere alcuni aspetti di marketing e di immagine della squadra
tifata, per esempio la grafica della maglietta della squadra. Da un punto di
vista di rendimento economico, questi benefit equivalgono praticamente a nulla.
Per un’analisi più dettagliata, rimandiamo a questo recente contributo.
L’idea nasce nel 2019 con
l’emissione di fan token della Juventus, ma è con la pandemia del 2020-2021 che
si diffonde. In quel periodo, infatti, gli stadi sono vuoti, le società
calcistiche incassano meno e il pubblico da casa cerca nuovi modi per seguire
“a distanza” le proprie squadre preferite.
Passata però la fase più acuta della
pandemia, il fan token resta un nuovo strumento che finanzia decine di squadre
calcistiche europee (spesso le più ricche e famose), raccogliendo risorse tra i
tifosi e i piccolissimi risparmiatori senza dover pagare loro alcun compenso
economico. Inoltre, fino a poco tempo fa molti dei benefit che i fan token
assicurano erano praticamente gratuiti e certo non oggetto di speculazione
finanziaria (se, ad esempio, una squadra lanciava un sondaggio per decidere la
grafica della nuova maglia, parteciparvi era quasi certamente gratuito).
Inutile dire che ovviamente il
titolo è rischiosissimo in quanto legato alle dinamiche delle criptovalute,
all’andamento della squadra nel campionato di calcio, all’andamento borsistico
delle azioni delle società calcistiche e all’operato della società che emette
le criptovalute. Per esempio, si possono comprare fan token di una squadra a
10, poi questa perde un derby o esce uno scandalo calcistico o societario, il
mercato sconta questi fattori e tutti vendono fan token di quella squadra: il
valore del titolo passa, ad esempio, da 10 a 1.
Questo può sempre avvenire nel mondo
finanziario, ma solitamente gli investimenti sono legati più strettamente
all’andamento del sottostante (che garantisce le fluttuazioni del titolo, se
non si parla di titoli derivati) e avvengono tramite operatori specializzati
che dovrebbero, almeno in teoria, valutare la rischiosità degli investimenti e
“proteggere” in qualche misura gli investitori. I fan token invece non sono
regolamentati, possono essere acquistati solamente tramite cellulare e sono
rivolti a un pubblico del tutto inesperto e indifeso dalle insidie del mondo
della finanza. Nulla vieta infatti agli squali finanziari di investire sul
titolo, magari al ribasso, rovinando i piccoli investitori.
Per il capitalismo predatorio di
oggi, invece, i titoli digitali sono una manna dal cielo per poter reperire
risorse senza preoccuparsi di dare nulla in cambio o di dover rispettare i
dettami della (seppur blanda) regolamentazione finanziaria. Sfruttare l’amore
per la maglia dei tifosi, per fare soldi facili è ovviamente remunerativo. Ma
il fenomeno ha tutti i requisiti per estendersi oltre, magari con fan token di
cantanti, film, serie tv, e perché no partiti politici (altro che congressi
vecchio stile, già praticamente sostituiti dalle “primarie”).
Le grandi squadre europee – le
stesse che hanno provato a imporre il progetto della Superlega – ci sono dentro fino al
collo. La logica è sempre la stessa: le società continuano nel loro
tentativo di aggiustare un modello di business disastroso aumentando le
entrate, tramite un ulteriore strumento di finanziarizzazione. Pare
invece sempre più evidente la necessità di un ridimensionamento dei costi,
grazie anche all’introduzione di un tetto salariale, un limite massimo per la
somma che ciascuna società può spendere annualmente per gli ingaggi del proprio
organico.
Che il capitalismo sia alla ricerca
del profitto alle spese di lavoratori, consumatori e in questo caso tifosi si è
sempre saputo e per questo va combattuto; tuttavia, potremmo essere di fronte a
una svolta tecnologico-finanziaria dalle implicazioni inimmaginabili. Una prima
rivendicazione politica in materia potrebbe essere la richiesta di
regolamentare attentamente questo tipo di mercati in modo da tutelare i piccoli
risparmiatori. Nel frattempo, alcune tifoserie organizzate, come quella del
West Ham, si sono battute contro i fan token, ottenendone il ritiro.
La lotta contro la trasformazione
del calcio da sport popolare ad hobby elitario ha mille componenti e diversi
livelli di scontro, ma dovrebbe appartenere a tutti quelli che amano questo
sport. Per tutti quelli che rifiutano l’equazione tifoso-consumatore e il
tentativo di trasformare definitivamente questo sport in uno show è necessario
costruire un’altra idea di calcio, di politica, di mondo, che metta sottosopra
le dinamiche del calcio moderno. Per fortuna, alcuni tentativi in tal senso
sono ormai realtà ben affermate e altre crescono giorno
dopo giorno.
Calcio e
Cripto-Finanza - Jacopo Temperini, Riccardo Zolea
Il mondo del
calcio ed il mondo della “cripto-finanza” si sono incontrati e si sono
piaciuti. Il frutto di questo incontro ha dato vita a qualcosa di nuovo, con
implicazioni e sviluppi molteplici e imprevedibili. Recentemente, infatti,
alcune squadre di calcio europee (tra le più note si trovano Paris
Saint-Germain, Barcellona, Atletico Madrid, Manchester City e Arsenal, ma anche
le italiane Juventus, Inter, Milan, Roma, Novara e a breve la Lazio[1])
stanno lanciando i cosiddetti fan token. Dietro il solito difficile
nome inglese, sta un’operazione finanziaria molto interessante e probabilmente
redditizia. Sostanzialmente, delle società terze, legate alle società
calcistiche solitamente tramite sponsorizzazioni, emettono titoli che danno
diritto a prendere decisioni inerenti alle squadre di calcio, nonché sconti
su gadgets, biglietti omaggio e altri simili privilegi.
Queste decisioni riguardano aspetti che interessano il tifoso, come i
colori delle maglie dei giocatori ed altre questioni analoghe.
Sul finire
del 2019 la piattaforma Socios.com ha lanciato l’emissione del primo fan token dedicato ad una squadra di
calcio, la Juventus. È proprio la squadra italiana la prima a vedere il lancio
dei propri fan token; di lì a poco la seguiranno altri
importantissimi club di calcio in tutto il mondo, leghe professionistiche,
squadre di e-sports, case automobilistiche e molti altri ancora.
Ma cos’è
un fan token? Chi li emette? A cosa servono? Quanto valgono?
Partendo dal
principio, il mondo dei fan token ha origine sulla piattaforma
digitale Socios.com e il business di Socios fa
capo alla società maltese Mediarex Enterprise Limited, controllata
dalla holding, Zokay Investments, avente sede alle British Virgin
Island[2].
La “vision” della società è quella di coinvolgere nel mondo dello sport non
solo i tifosi e i fan “fisicamente” e direttamente, ma anche di dar voce,
spazio e possibilità di scelta a tutti i fan e i tifosi del mondo attraverso la
digitalizzazione della loro partecipazione.
A tale
scopo, Socios.com ha deciso di utilizzare la tecnologia della
Blockchain come strumento in grado di far sì che tifosi e squadre potessero
interfacciarsi gli uni con le altre.
È stato
quindi prima di tutto creato un “token ERC-20”[3],
il cui nome è Chiliz ($CHZ) sulla Blockchain di Ethereum[4],
dopodiché è stata costruita una Blockchain laterale che fa direttamente capo
alla piattaforma Socios.com. Il funzionamento è il seguente: sulla
Blockchain laterale vengono emessi i fan token riferiti a
ciascuna società partner di Socios, ed è sempre su questa Blockchain che
clienti (fan) e partner (società di calcio, leghe, ecc.) interagiscono tra loro
mediante le votazioni e qualsiasi altra forma di partecipazione consentita. Per
tutto ciò che invece riguarda lo scambio di fan token tra i
fan o l’acquisto e vendita degli stessi, per $CHZ la Blockchain di riferimento
è quella di Ethereum[5].
Tale
divisione dei ruoli trova il suo senso nelle caratteristiche specifiche delle
due Blockchain: il vantaggio di questa separazione dei compiti va ricondotto
principalmente alla velocità di convalida di ogni contratto (in termini di
Blockchain, infatti, anche una transazione è un contratto). Difatti,
mentre Ethereum presenta, al momento, una sistema di convalida
chiamata PoW (Proof of Woork[6]),
la Blockchain di Socios.com ne utilizza uno chiamato PoA (Proof of Authority[7]),
che le permette di verificare e convalidare ciascun contratto in modo molto più
veloce e “scalabile”[8] rispetto
alla Blockchain di Ethereum.
I libri
mastri di Ethereum e della Blockchain di Socios.com sono
sempre consultabili da chiunque e, come è noto per chi ha dimestichezza con la
tecnologia Blockchain, è possibile ricostruire la storia di ciascun
portafoglio, di ciascun token e di ciascun contratto validato
sin dalla sua generazione.
Per
rispondere alla prima domanda, dunque, si può dire che i fan token sono
risorse digitali collezionabili, coniate sulla Blockchain di Socios.com,
che forniscono ai proprietari l’accesso a diritti particolari: il possesso di
tali token dà il potere di influenzare le decisioni delle
squadre preferite in modo commisurato al quantitativo di fan token di
quella squadra posseduti, sbloccando premi VIP e l’accesso a promozioni
esclusive, giochi, chat e un “riconoscimento da superfan” (un appellativo privo
di concreti vantaggi economici). Ovviamente è la società calcistica o la lega
stessa a decidere tematiche o quesiti da sottoporre ai possessori dei token.
Un esempio di tali scelte potrebbe essere il parere sui colori della terza
maglia o sulla grafica del pullman ufficiale della squadra. Chiaramente
ciascuna società (o lega[9])
stipula un contratto di sponsorizzazione con Socios.com lasciando
che questa possa utilizzare il nome della squadra di calcio per emettere
i token.
Riguardo ai
numeri, oltre al valore in dollari di ciascun token verificabile
direttamente sulla piattaforma di Socios.com, sembra che i fan
token abbiano generato oltre 150 milioni di sterline di entrate per i
maggiori partner calcistici europei di Socios.com[10] e,
piccola curiosità, è emerso che parte dello stipendio che il Paris Saint-Germain paga al calciatore più
famoso al mondo, Lionel Messi, è pagato in token del Paris Saint-Germain
($PSG), i quali hanno visto incrementare notevolmente il loro valore.
Il
quantitativo di token emettibili è limitato e prestabilito da
Socios con ciascuna società in base ai suoi desideri. Per quanto riguarda il
loro valore, il funzionamento è il seguente: i token delle
nuove squadre, prima di entrare nel mercato “libero”, vengono messi a
disposizione degli iscritti a Socios.com ad un prezzo fisso di
2$ acquistabili in $CHZ[11] (ecco
una degli aspetti che rendono sensata l’esistenza di un token proprio
della compagnia). I token pre-acquistabili hanno un tetto
massimo per ciascun acquirente, in modo da impedire che un solo agente possa
comprarne troppi, e ne è bloccato l’acquisto e la vendita tra privati fino al
momento del lancio sul mercato. A quel punto i token vengono
messi a completa disposizione sia degli acquirenti iniziali, i quali possono
decidere se “holdarli” (bloccarli, nel senso di tenerli senza intenzione di
venderli) o metterli in vendita, sia eventualmente di nuovi compratori (al
prezzo formatosi sul mercato).
Su Socios.com i vari agenti decidono a che prezzo sono disposti a vendere i token:
il sistema mostra solamente il valore più basso e fino a che non viene venduto
l’intero quantitativo di token offerto a quel prezzo, il
prezzo mostrato non si alza. Questo vale per tutti i token;
tuttavia, alcuni token, oltre alla suddetta modalità, presentano la
possibilità di essere venduti e acquistati su uno o più siti o app di exchange[12] che
scambiano criptovalute (per esempio, questo vale per i token del
Paris Saint-Germain e della Roma).
Si provi ora
ad analizzare il senso economico di una simile innovazione finanziaria.
Sostanzialmente, le società emettitrici, nonché indirettamente le società
calcistiche, ricevono un finanziamento, in una forma profondamente differente
dall’obbligazione (non dovendo restituire il capitale né pagare un tasso
d’interesse) e apparentemente più simile all’azione[13].
Tuttavia, questi fan token hanno in realtà molto poco in
comune con le azioni. Infatti, le azioni prevedono la distribuzione dei
dividendi e la possibilità di avere voce in capitolo nella gestione aziendale
(tramite vari sistemi, ma, semplificando, sostanzialmente in proporzione della
quantità di azioni posseduta), mentre i fan token non
prevedono la distribuzione di alcun dividendo e permettono di prendere
decisioni assolutamente irrilevanti dal punto di vista della gestione
aziendale. In altre parole, questi “titoli” condividono i rischi delle azioni
poiché non è previsto il rimborso del capitale investito, ma non prevedono
alcuna forma di remunerazione.
L’unica
possibilità per ottenere un guadagno dai fan token è la
vendita sul mercato secondario, sperando in guadagni in conto capitale. Eppure,
questo titolo ha molto del derivato e risulta quindi alquanto rischioso in
quanto legato alle dinamiche delle criptovalute, all’andamento dei campionati
di calcio e ovviamente alla speculazione finanziaria.
In qualche
modo, questi “titoli” sembrano una sottoscrizione richiesta indirettamente
dalle squadre calcistiche ai propri tifosi. In questo caso, infatti, sarebbe
molto chiaro per l’acquirente il tipo di operazione finanziaria che sta
sottoscrivendo. Tuttavia, la possibilità di coinvolgere i tifosi in decisioni
di marketing o di ottenere dei privilegi riguardanti le
squadre, fino a poco tempo fa, era in gran parte gratuita e legata magari a fan
club, a sondaggi, a incontri con i tifosi ed altri simili metodi. L’innovazione
consiste nel far pagare per “diritti decisionali” e privilegi che in precedenza
erano fondamentalmente gratuiti (proprio per questo i tifosi del West Ham hanno protestato contro i fan token ottenendo
di far naufragare il progetto di emissione dei suddetti token). La
novità di richiedere un pagamento ai tifosi in cambio di questi diritti, unita
alla possibilità di rivenderli su un mercato secondario, rendono più fumosa la
natura di sottoscrizione di questo “titolo”. Infatti, la possibilità di
rivendere i fan token sul mercato secondario implica la
possibilità di guadagni e di perdite enormi in conto capitale, molto aleatorie
in quanto connesse alla molteplicità dei rischi impliciti connessi al
sottostante di questi “titoli”: i rischi inerenti alla squadra di calcio, i
rischi connessi alla società terza e non ultimi i rischi derivanti dall’estrema
volatilità del mondo cripto[14].
Inoltre, il
pubblico di riferimento non è quello degli investitori specializzati e degli
“squali della finanza” (sebbene essi possano trovare profittevole speculare sul
titolo, alle spalle di piccoli risparmiatori e tifosi), ma i tifosi delle
squadre, solitamente senza alcuna conoscenza finanziaria o economica. Ne
risulta quindi una platea di acquirenti confusi e poco avvezzi alle insidie
della finanza che si ritrovano probabilmente senza saperlo a investire su
titoli molto rischiosi, magari tramite un cellulare. Si deve poi considerare
che i tifosi conoscono le squadre di calcio e magari riescono a prevedere l’andamento
del campionato, ma difficilmente conoscono il labirinto finanziario e giuridico
che regola l’andamento delle società calcistiche, nonché delle criptovalute, a
cui questi titoli sono legati. Ancora, a quanto sembra, al momento questo
mercato manca di regolamentazione[15].
Si noti
infine che mentre nel caso della gestione aziendale ci sono delle regole e
delle leggi piuttosto chiare per la gestione del potere decisionale azionario,
nel caso dei fan token si parla di poco più che di sondaggi a
pagamento. Se qualcuno detenesse una quota di controllo, i diritti decisionali
verrebbero sostanzialmente meno[16] e
sembra piuttosto improbabile che uno o più tifosi intraprendano una causa
legale contro una società calcistica qualora questa non rispetti le decisioni
prese dai sottoscrittori di fan token (a differenza di quanto
potrebbe accadere in caso di gestioni non trasparenti nelle società quotate).
Concludendo,
i fan token possono essere considerati una mossa geniale da
parte del capitalismo contemporaneo per raccogliere fondi senza dover dare in
cambio né interessi, né dividendi e né tantomeno garantire il rimborso del
capitale. Questo fenomeno momentaneamente legato al settore calcistico e
sportivo potrebbe estendersi a dismisura. Per esempio, gli influencers potrebbero
emettere fan token per far decidere al pubblico, pagando, come
dovrebbero vestirsi nei loro video, oppure si potrebbero emettere fan
token per chiedere al pubblico che automobile dovrà guidare James Bond
nel prossimo film, o ancora che personaggio rivedere nel prossimo film di Star
Wars o del Signore degli Anelli…
Questa
prospettiva è tuttavia alquanto inquietante in quanto renderebbe lo sport, lo
spettacolo, il cinema sempre più legati a logiche di profitto, sempre più
dipendente dalle scelte della massa (adottate in maniera più o meno
trasparente) e sempre meno legati al talento individuale o all’espressione
artistica. Infine, ovviamente, tutto questo comporta un aumento incredibile del
livello generale di rischio della finanza, con le consuete conseguenze legate a
cicli espansivi e crisi che purtroppo ben conosciamo[17].
[1] La Lazio, a differenza delle altre, tramite la società Binance: https://www.sslazio.it/it/news/ultime-news/65439-accordo-con-binance-la-lazio-entra-nel-mondo-dei-fan-token .
[2] Si veda: https://www.calcioefinanza.it/2021/09/10/socios-ricavi-2020-conti-raggi-x/ .
[3] A riguardo si veda https://academy.bit2me.com/it/che-cosa-%C3%A8-erc-20-token/ : “Un token ERC-20 non è altro
che un contratto intelligente che ha una struttura dati prestabilita. Questa
struttura è progettata per facilitare l’implementazione di varie funzionalità
sulla blockchain di Ethereum, facilitando il lavoro di creazione per gli
sviluppatori.”.
[4] Ethereum è una tecnologia che permette di inviare
criptovalute a chiunque nel mondo con costi relativamente bassi, in modo veloce
e garantendone la corretta trasmissione grazie alla tecnologia della Blockchain
sottostante. Inoltre, essa è la base per la programmazione di applicazioni al
momento non violabili. È una Blockchain “programmabile”. La criptovaluta nativa
della Blockchain di Ethereum è l’ETH che ad oggi capitalizza
oltre 400 miliardi di dollari (https://ethereum.org/it/eth/), seconda solo al Bitcoin (https://coinmarketcap.com/ ).
[5] Si veda in proposito: https://www.chiliz.com/docs/CHZ_whitepaper.pdf?__cf_chl_jschl_tk__=pmd_zSNj8uWJSpcmxepNvzqVmJAC6eAORdUWHlIu_OKxHXc-1634138478-0-gqNtZGzNAhCjcnBszQml .
[6] “Il termine Proof-of-Work (PoW) indica l’algoritmo di consenso alla
base di una rete blockchain. Questo algoritmo viene utilizzato per confermare
le transazioni e produrre i nuovi blocchi della catena; PoW incentiva i miner a
competere tra loro nell’elaborazione degli scambi, ricevendo in cambio una
ricompensa. I miner risolvono il problema, danno vita a un nuovo
blocco e confermano tutte le transazioni al suo interno. Il nodo che per primo
risolve il puzzle ha diritto di inserire il blocco sulla blockchain e ottiene
una ricompensa per incentivare la continuazione del lavoro. Solo in questo modo
un utente può essere sicuro che tutte le proprie transazioni vengano incluse
nella blockchain.” https://www.blockchain4innovation.it/criptovalute/blockchain-cosa-sono-i-protocolli-pow-e-pos-e-a-cosa-servono/ .
[7] La Proof of Authority è un algoritmo di consenso basato sulla
convalida delle transazioni scritte in un blocco della Blockchain tramite la
convalida da parte di “validatori” i quali mettono la loro vera identità e
reputazione come garanzia di trasparenza e legittimità. È una soluzione pratica
ed efficiente rivolta soprattutto alle Blockchain private (https://academy.bit2me.com/it/qual-%C3%A8-la-prova-dell%27autorit%C3%A0-poa/ ).
[8] “La scalabilità è la capacità di una blockchain nel gestire
un numero sempre maggiore di transazioni senza che le prestazioni ne
risentano.” https://www.criptonauti.it/scalabilita-blockchain-e-criptovalute-cosa-significa/ .
[9] Si veda il lungo elenco dei partner di Socios.com: https://www.socios.com/socios-partners/ .
[10] Si veda: https://www.calcioefinanza.it/2021/08/28/socios-ricavi-club-fan-token/ .
[11] Il cui valore al 16/10/2021 è di circa 0,32$ (https://coinmarketcap.com/currencies/chiliz/ ).
[12] Per una definizione si veda: https://academy.binance.com/en/glossary/exchange .
[13] Come molti media del settore riportano, per esempio https://www.calcioefinanza.it/2021/07/23/fan-token-cosa-sono/ o https://tecnologia.libero.it/cosa-sono-i-fan-token-delle-squadre-di-calcio-e-come-funzionano-47617 . Per certi versi, essendo
i fan token legati indirettamente al sottostante, potrebbero
essere considerati strumenti derivati.
[14] Si veda in proposito questa analisi: https://www.blockchain4innovation.it/criptovalute/fan-token-cosa-sono-come-possono-essere-usati-per-finanziars/ .
[15] Come riportato alla pagina: https://www.sporteconomy.it/dalle-figurine-ai-fan-tokens-il-futuro-del-tifo-come-industria/ .
[16] Questo ovviamente avviene per il controllo societario tramite quote
di maggioranza delle azioni, ma le azioni comportano il diritto ai dividenti, a
differenza dei fan token che garantiscono solamente diritti
decisionali in ambito di marketing e pochi altri privilegi
legati alle squadre sportive, alle leghe, ecc.
[17] E analizzati da una vasta letteratura; fra tutti si ricorda Minsky H.
(1986), Stabilizing an Unstable Economy, Yale University Press, New
Haven.
Squid Game, la criptovaluta era una truffa: i creatori
scappano con 2,1 milioni - Francesco Prisco
Il token non ufficiale
della serie Netflix in 2 settimane spopola, poi Twitter blocca l’account per
attività sospette: i creatori sono fuggiti col malloppo
Quando a Napoli ti fanno il gioco delle tre carte, non devi guardare il
tavolo ma le mani di chi conduce il gioco. Allo stesso modo il personaggio da
tenere d’occhio nella serie tv di Netflix Squid Game non è
tanto il protagonista, ma l’amico guru finanziario che ha dilapidato i
patrimoni di migliaia di onesti risparmiatori promettendo loro facili guadagni.
Avrebbero fatto bene a tenerlo presente tutti quelli che, nelle scorse
settimane, hanno investito sulla criptovaluta Squid per poi ritrovarsi con un pugno
di mosche in mano: a giudicare da com’è andata, è molto probabile che si sia
trattato di una truffa.
Il token non ufficiale della serie tv nella giornata di lunedì 1 novembre
ha letteralmente collassato a 0,003 dollari, dopo essere cresciuto del 310mila%
arrivando a valere 2.861 dollari, con un market cap di 2,1 milioni di dollari.
Motivo: Twitter ha limitato temporaneamente l’account della criptovaluta per
«attività sospette». Da quanto si apprende, l’operazione è stata tutta un
grande «rug pull», situazione che si verifica
quando gli sviluppatori di una criptovaluta abbandonano un progetto e scappano
con i soldi degli investitori. Il token è stato reso disponibile per l’acquisto
il 20 ottobre con l’idea che la criptovaluta sarebbe stata un «pay-to-play» per
giocare a un gioco online, ispirato per l’appunto a Squid Game, la
serie di successo sudcoreana in cui persone pesantemente indebitate praticano
versioni mortali di giochi per bambini allo scopo di vincere denaro.
Il gioco online doveva essere lanciato a novembre e i suoi promotori
avevano assicurato che i vincitori sarebbero stati premiati sempre con token
Squid. Già quando il prezzo della criptovaluta è salito di valore, la scorsa
settimana, hanno cominciato a circolare ipotesi che si trattasse di una truffa:
gli investitori riscontravano una certa difficoltà a rivendere i token e
qualcuno faceva notare che il whitepaper della criptovaluta era pieno di errori
grammaticali. Reuters stima che i creatori del gioco, approfittando dell’hype
legata a Squid Game, siano riusciti a portare a casa qualcosa come
2,1 milioni di dollari. La morale di questa storia è che bisogna tenere sempre
gli occhi bene aperti quando ci si imbatte in una criptocurrency legata a un
popolare meme. Un po’ come succede quando a piazza Garibaldi ci si imbatte in
un banchetto del gioco delle tre carte: se si vuol essere sicuri di non
perdere, meglio non giocare.
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