lunedì 16 febbraio 2015

Borges e gli oranghi eterni - Luís Fernando Veríssimo

un libro di citazioni, incastri, riferimenti, omaggi, scrittori, misteri, ricostruzioni, omicidi, letture, pugnali, vendette, intrighi, stanze, ricordi, lettere, specchi.
un gioiellino, ad essere sintetici - franz




un giallo assolutamente atipico, un omaggio tanto alla letteratura fantastica quanto alle “finzioni in giallo” in cui amò misurarsi Borges. La trama è un sottile filo teso nel vuoto letterario solo per giustificare un percorso acrobatico ed equilibristico in cui il protagonista, rappresentante di un divertito circo narrativo, ha come unici contrappesi la verità e la finzione: saperle distinguere non è fra i poteri del lettore.
Verissimo — il cui cognome è davvero tutto un programma! — fonde il Borges persona (nel senso attuale del termine) fino a creare un Borges persona (nel senso latino del termine, cioè una maschera teatrale): appare dunque naturale parli in modo molto diverso da come il poeta argentino usava parlare. Il Borges di Verissimo non si diverte a citare versi dei poeti amati o brani delle antiche letterature germaniche, non parla di Chesterton o di Carlyle, né di Stevenson né di Lugones, né della Commedia né delle Mille e una notte: parla invece di Poe, autore amato da tutti molto di più di quanto lo amò il poeta di Buenos Aires, che raramente lo citava preferendogli tutt’altri narratori…

…La narrazione è molto serrata e lo stile criptico costringe il lettore a una continua e ferma attenzione volta alla scoperta degli indizi disseminati anche nelle più piccole sfaccettature: nei dialoghi, nella descrizione dei luoghi e dei personaggi. Ogni traccia costituisce così un ulteriore pezzo del puzzle che pian piano si compone, fino ad arrivare a un risultato del tutto inaspettato e imprevedibile.
Verissimo ci ha dunque regalato un romanzo che potremmo definire “allucinante”: il grottesco e l’occultismo, insieme anche all’umorismo e all’ironia, si intrecciano tessendo una trama surreale e unica.

… Seguendo una linea narrativa borgesiana il finale non è affatto scontato, anche se una volta chiuso il libro il lettore si accorgerà che aveva tutti gli elementi per concludere il caso rimanendo nel mondo reale. Ciononostante, quando prima dell'epilogo questi è ormai convinto di avere la soluzione (o meglio la non soluzione) tra le mani ecco che Verissimo inserisce uno scambio epistolare con Borges in cui lo scrittore argentino risolve mirabilmente, e pragmaticamente il caso. E pare averla sempre saputa la soluzione. È qui che lo scrittore brasiliano raggiunge il massimo grado di intertestualità con il collega argentino. Come nell'Examen de la obra de Herbert Quain il lettore «inquieto, rivede i capitoli pertinenti e scopre un'altra soluzione, che è quella vera. Il lettore di questo libro è più perspicace del detective» (Borges,Ficciones).
Borges e gli oranghi è un romanzo d'antan scritto con il gusto per l'indagine ragionata e la soluzione di enigmi che rappresentano una sfida all'intelletto umano. Sfida lanciata direttamente dall'autore stesso che fin dall'inizio sa benissimo chi è l'assassino e quali sono state le circostanze che hanno portato all'omicidio. Verissimo gioca con il lettore, ma anche con Borges che arriva laddove la polizia -e Cuervo- non sono riusciti ad arrivare. Quasi a dimostrare che, come sosteneva Sciascia, la letteratura porta alla verità. E quest'ultima deve essere l'obiettivo ultimo dell'agire umano.


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