Ettore Mo li ricorda, quei dimenticati e ce li porta a casa.
per i pochi che non lo conoscono ricordo che Ettore Mo è di quella rara specie di (più che) giornalisti alla quale apparteneva Tiziano Terzani.
c'è chi legge passare il tempo o per dimenticare, qui si legge per non dimenticare - franz
Se state andando in vacanza all’estero, “I
dimenticati” di Ettore Mo, una raccolta degli ultimi reportage del principe
degli inviati del Corriere della sera, non è libro da mettere in valigia.
Poiché tratta di una quindicina di paesi e di una ventina di località, Italia
compresa, il rischio che capitiate sul capitolo che parla del luogo in cui
state viaggiando è piuttosto alto. E anche se siete da tutt’altra parte, i
testi di Mo vi ricorderebbero comunque che nel paese vicino, confinante o
distante qualche migliaio di chilometri, si vive male, che peggio non si può.
Se Mo ha messo insieme queste 19 storie, non deve proprio aver pensato alle
vacanze, un argomento di cui gli italiani sono ghiotti visto che figurano ormai
tra i maggiori viaggiatori del pianeta, che ritrovi nelle piscine di Bangkok,
sulle vette andine o dentro gli shopping center di Singapore a contrattare
false porcellane cinesi.
Se dunque volete rilassarvi, scordatevi Ettore Mo. Ma se volete invece dare un’occhiata a una parte di mondo per lo più ignota, al massimo appena percepita passando in pullman o in taxi per una favela brasiliana o uno slum di Nairobi, se volete, insomma, alzare il lembo del tappeto sotto il quale il mondo butta la pattumiera da non mostrare, questo libro allora fa al caso vostro. Se poi non amate i voli pindarici, vi piace lo stile crudo che non indugia ai sentimentalismi, allora questi racconti fanno davvero per voi. E se, infine, pensate che, al di là del crudo e del vero, debba comunque sempre trapelare, in ogni racconto, un briciolo di umanità, questo allora è proprio un libro da consigliare…
Se dunque volete rilassarvi, scordatevi Ettore Mo. Ma se volete invece dare un’occhiata a una parte di mondo per lo più ignota, al massimo appena percepita passando in pullman o in taxi per una favela brasiliana o uno slum di Nairobi, se volete, insomma, alzare il lembo del tappeto sotto il quale il mondo butta la pattumiera da non mostrare, questo libro allora fa al caso vostro. Se poi non amate i voli pindarici, vi piace lo stile crudo che non indugia ai sentimentalismi, allora questi racconti fanno davvero per voi. E se, infine, pensate che, al di là del crudo e del vero, debba comunque sempre trapelare, in ogni racconto, un briciolo di umanità, questo allora è proprio un libro da consigliare…
…La crudezza dei suoi servizi, realizzati come inviato
speciale del “Corriere della Sera”, colpisce
allo stomaco, sconvolge, commuove: soprattutto, rende consapevoli. Di fronte
alla terribile immagine di una bambina che, in Nigeria, guida con una corda
l’intera famiglia, resa ceca dalle larve di Simulium damnosum, e si apprende che quasi niente
viene fatto per aiutare loro e i 350000 cittadini nigeriani nelle stesse
condizioni, ci si accorge che siamo fortunati, immensamente fortunati. Noi non siamo stati dimenticati,
non siamo relegati nel dimenticatoio della coscienza collettiva: i protagonisti di questo libro sì…
Dall'orizzonte di tenebre della Nigeria
devastata dalla cecità "che viene dai fiumi" all'inferno di luce e
sale delle miniere a cielo aperto del Mali; dal doloroso presepe di Dacca, in
Bangladesh, dove sei milioni di Gesù bambino vivono spaccando mattoni, ai
bambini nati in Vietnam sotto il segno mortale dell'Agente Arancio; dalle
carbonaie che tingono d'inchiostro il cielo di Serra San Bruno in Calabria al
monastero buddista di Namput, in Thailandia, rifugio dei malati terminali di
Aids e forno crematorio in funzione permanente. In diciannove racconti,
accompagnati dagli intensi scatti di Luigi Balzelli, Ettore Mo tenta di dare un
volto e una voce ai "dimenticati" dal pianeta globalizzato, di far
luce nel buio di coloro che vivono nei sotterranei della storia, di narrare le
periferie di un mondo fuori dal mondo. Diciannove racconti, poveri di retorica
ma ricchi di sensibilità umana e vero giornalismo; dopo averli letti, nessuna
coscienza può ritenersi uguale a prima.
QUI
tanti racconti di viaggi di Ettore Mo
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