Pedro Lemebel era nato negli anni Cinquanta, come gli piaceva dire.
È stato un grande scrittore, un militante autentico, coraggioso e leale.
È rimasto in Cile durante la dittatura e ha combattuto il regime con la sua presenza, con le sue parole, con le performance sovversive del collettivo artistico “Yeguas del Apocalipsis”.
È un riferimento fondamentale del movimento internazionale di liberazione omosessuale, ha lottato fino all’ultimo giorno contro ingiustizie e ipocrisia. Lemebel ebbe il merito, e il coraggio, di sollevare il tema dell’omosessualità nella sfera pubblica. Il suo primo atto politico lo mise in atto da giovane, quando decise di adottare il cognome di sua madre, Lemebel appunto, al posto di Mardones: si trattò della sua prima scelta in direzione femminile. Ciò che ricorre nei lavori di Pedo Lemebel è il tema della marginalità, unita alla rivendicazione della lotta di classe e all’orgoglio di autodefinirsi pobre y maricón,appropriandosi cioè di quel termine utilizzato fino ad allora in termini negativi. Fino agli anni Novanta, in Cile, l’omosessualità era punita con il carcere. Lemebel fu costretto a lottare non solo contro una società machista come quella cilena, ma anche all’interno del Partito Comunista del suo paese, di cui nonostante tutto era militante, per quanto fuori linea. Se alcuni settori della sinistra erano maggiormente progressisti, il Movimiento de Liberación y Integración Homosexual (Movilh) era visto con un certo sospetto anche dai militanti comunisti. Al tempo stesso, Lemebel sapeva spiazzare e stupire i suoi interlocutori. Pochi giorni prima della sua morte lo andò a trovare il deputato comunista Hugo Gutiérrez, Lemebel lo accolse con con una falce e u martello: allo stesso modo, comprese delle scarpe dai tacchi altissimi, aveva partecipato ad una riunione della sinistra cilena nel 1986. Lemebel aveva svolto un ruolo di primo piano anche nel dibattito sul Pacto de Unión Civil attualmente in discussione alla Camera dei Deputati ed anticamera del progetto di legge che potrebbe consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La ministra della Cultura Claudia Barattini lo ha salutato dichiarando: “Ci aperto il cammino verso la libertà aiutandoci a comprendere un Cile complesso e diverso. Le sue opere letterarie sono di enorme rilievo, ma la verità è che ci ha aiutato a cambiare il nostro modo di pensare.
È stato un grande scrittore, un militante autentico, coraggioso e leale.
È rimasto in Cile durante la dittatura e ha combattuto il regime con la sua presenza, con le sue parole, con le performance sovversive del collettivo artistico “Yeguas del Apocalipsis”.
È un riferimento fondamentale del movimento internazionale di liberazione omosessuale, ha lottato fino all’ultimo giorno contro ingiustizie e ipocrisia. Lemebel ebbe il merito, e il coraggio, di sollevare il tema dell’omosessualità nella sfera pubblica. Il suo primo atto politico lo mise in atto da giovane, quando decise di adottare il cognome di sua madre, Lemebel appunto, al posto di Mardones: si trattò della sua prima scelta in direzione femminile. Ciò che ricorre nei lavori di Pedo Lemebel è il tema della marginalità, unita alla rivendicazione della lotta di classe e all’orgoglio di autodefinirsi pobre y maricón,appropriandosi cioè di quel termine utilizzato fino ad allora in termini negativi. Fino agli anni Novanta, in Cile, l’omosessualità era punita con il carcere. Lemebel fu costretto a lottare non solo contro una società machista come quella cilena, ma anche all’interno del Partito Comunista del suo paese, di cui nonostante tutto era militante, per quanto fuori linea. Se alcuni settori della sinistra erano maggiormente progressisti, il Movimiento de Liberación y Integración Homosexual (Movilh) era visto con un certo sospetto anche dai militanti comunisti. Al tempo stesso, Lemebel sapeva spiazzare e stupire i suoi interlocutori. Pochi giorni prima della sua morte lo andò a trovare il deputato comunista Hugo Gutiérrez, Lemebel lo accolse con con una falce e u martello: allo stesso modo, comprese delle scarpe dai tacchi altissimi, aveva partecipato ad una riunione della sinistra cilena nel 1986. Lemebel aveva svolto un ruolo di primo piano anche nel dibattito sul Pacto de Unión Civil attualmente in discussione alla Camera dei Deputati ed anticamera del progetto di legge che potrebbe consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La ministra della Cultura Claudia Barattini lo ha salutato dichiarando: “Ci aperto il cammino verso la libertà aiutandoci a comprendere un Cile complesso e diverso. Le sue opere letterarie sono di enorme rilievo, ma la verità è che ci ha aiutato a cambiare il nostro modo di pensare.
Era una persona dolcissima, spiritosa, sottile.
L’abbiamo visto a Santiago, dove è un personaggio leggendario, e la gente lo fermava per strada per stringergli la mano.
Lo ricordiamo al festival di Mantova, con il suo buffo fazzoletto in testa, e in scooter per le vie di Roma.
Ci lascia il suo romanzo straordinario, Ho paura torero, le sue moltissime cronache, poetiche e politiche, e il ricordo indelebile della persona straordinaria che è stato.
L’abbiamo visto a Santiago, dove è un personaggio leggendario, e la gente lo fermava per strada per stringergli la mano.
Lo ricordiamo al festival di Mantova, con il suo buffo fazzoletto in testa, e in scooter per le vie di Roma.
Ci lascia il suo romanzo straordinario, Ho paura torero, le sue moltissime cronache, poetiche e politiche, e il ricordo indelebile della persona straordinaria che è stato.
A capodanno ha mandato a tutti un messaggio su facebook, ci ha salutato così:
Carissimi amici,
la mia malattia non mi permette di scrivere su altra pagina che non sia questa.
Vi mando queste parole in questo ultimo giorno di questo misero e prospero anno.
L’orologio ruota frenetico verso la mezzanotte.
Per alcuni quest’anno è stato fortunato. Per altri non tanto, come per esempio per la mia amica ministro, Helia Molina, che la destra perfida, golpista, ipocrita e vigliacca ha fatto cacciare. Non meritano di essere cileni, perché quel che Helia ha detto l’abbiamo pensato tutti mille volte.
Bene, l’orologio continua a girare.
Non fa né freddo né caldo, e allargo la mia voce come un abbraccio anticipato per tutti voi.
Sarò sempre con voi; con chi se lo merita, naturalmente.
Ho vissuto in questo paese bellissimo che ho tanto amato con Gladys, con mia madre, con Sergio Parra, con la sinistra dura, che non si è mai piegata.
Poi c’è la gente, gli amici, e i miei desaparecidos, che non vanno lasciati fuori da questa lista.
L’orologio continua a girare verso un futuro florido e caldo.
Non sono riuscito a scrivere tutto quello che avrei voluto scrivere, ma potete immaginare voi, miei lettori, che cosa manca, che sfoghi, che baci, che canzoni non ho potuto cantare.
Il cancro maledetto mi ha rubato la voce (stonata o intonata che fosse).
Un bacio a tutti, e a chi ha diviso con me qualche notte torbida.
la mia malattia non mi permette di scrivere su altra pagina che non sia questa.
Vi mando queste parole in questo ultimo giorno di questo misero e prospero anno.
L’orologio ruota frenetico verso la mezzanotte.
Per alcuni quest’anno è stato fortunato. Per altri non tanto, come per esempio per la mia amica ministro, Helia Molina, che la destra perfida, golpista, ipocrita e vigliacca ha fatto cacciare. Non meritano di essere cileni, perché quel che Helia ha detto l’abbiamo pensato tutti mille volte.
Bene, l’orologio continua a girare.
Non fa né freddo né caldo, e allargo la mia voce come un abbraccio anticipato per tutti voi.
Sarò sempre con voi; con chi se lo merita, naturalmente.
Ho vissuto in questo paese bellissimo che ho tanto amato con Gladys, con mia madre, con Sergio Parra, con la sinistra dura, che non si è mai piegata.
Poi c’è la gente, gli amici, e i miei desaparecidos, che non vanno lasciati fuori da questa lista.
L’orologio continua a girare verso un futuro florido e caldo.
Non sono riuscito a scrivere tutto quello che avrei voluto scrivere, ma potete immaginare voi, miei lettori, che cosa manca, che sfoghi, che baci, che canzoni non ho potuto cantare.
Il cancro maledetto mi ha rubato la voce (stonata o intonata che fosse).
Un bacio a tutti, e a chi ha diviso con me qualche notte torbida.
Arrivederci, ovunque sia.
Pedro Lemebel
Pedro Lemebel
Manifiesto (Hablo por mi diferencia)
No soy Pasolini pidiendo explicaciones
No soy Ginsberg expulsado de Cuba
No soy un marica disfrazado de poeta
No necesito disfraz
Aquí está mi cara
Hablo por mi diferencia
Defiendo lo que soy
Y no soy tan raro
Me apesta la injusticia
Y sospecho de esta cueca democrática
Pero no me hable del proletariado
Porque ser pobre y maricón es peor
Hay que ser ácido para soportarlo
Es darle un rodeo a los machitos de la esquina
Es un padre que te odia
Porque al hijo se le dobla la patita
Es tener una madre de manos tajeadas por el cloro
Envejecidas de limpieza
Acunándote de enfermo
Por malas costumbres
Por mala suerte
Como la dictadura
Peor que la dictadura
Porque la dictadura pasa
Y viene la democracia
Y detrasito el socialismo
¿Y entonces?
¿Qué harán con nosotros compañero?
¿Nos amarrarán de las trenzas en fardos
con destino a un sidario cubano?
Nos meterán en algún tren de ninguna parte
Como en el barco del general Ibáñez
Donde aprendimos a nadar
Pero ninguno llegó a la costa
Por eso Valparaíso apagó sus luces rojas
Por eso las casas de caramba
Le brindaron una lágrima negra
A los colizas comidos por las jaibas
Ese año que la Comisión de Derechos Humanos
no recuerda
Por eso compañero le pregunto
¿Existe aún el tren siberiano
de la propaganda reaccionaria?
Ese tren que pasa por sus pupilas
Cuando mi voz se pone demasiado dulce
¿Y usted?
¿Qué hará con ese recuerdo de niños
Pajeándonos y otras cosas
En las vacaciones de Cartagena?
¿El futuro será en blanco y negro?
¿El tiempo en noche y día laboral
sin ambigüedades?
¿No habrá un maricón en alguna esquina
desequilibrando el futuro de su hombre nuevo?
¿Van a dejarnos bordar de pájaros
las banderas de la patria libre?
El fusil se lo dejo a usted
Que tiene la sangre fría
Y no es miedo
El miedo se me fue pasando
De atajar cuchillos
En los sótanos sexuales donde anduve
Y no se sienta agredido
Si le hablo de estas cosas
Y le miro el bulto
No soy hipócrita
¿Acaso las tetas de una mujer
no lo hacen bajar la vista?
¿No cree usted
que solos en la sierra
algo se nos iba a ocurrir?
Aunque después me odie
Por corromper su moral revolucionaria
¿Tiene miedo que se homosexualice la vida?
Y no hablo de meterlo y sacarlo
Y sacarlo y meterlo solamente
Hablo de ternura compañero
Usted no sabe
Cómo cuesta encontrar el amor
En estas condiciones
Usted no sabe
Qué es cargar con esta lepra
La gente guarda las distancias
La gente comprende y dice:
Es marica pero escribe bien
Es marica pero es buen amigo
Súper-buena-onda
Yo no soy buena onda
Yo acepto al mundo
Sin pedirle esa buena onda
Pero igual se ríen
Tengo cicatrices de risas en la espalda
Usted cree que pienso con el poto
Y que al primer parrillazo de la CNI
Lo iba a soltar todo
No sabe que la hombría
Nunca la aprendí en los cuarteles
Mi hombría me la enseñó la noche
Detrás de un poste
Esa hombría de la que usted se jacta
Se la metieron en el regimiento
Un milico asesino
De esos que aún están en el poder
Mi hombría no la recibí del partido
Porque me rechazaron con risitas
Muchas veces
Mi hombría la aprendí participando
En la dura de esos años
Y se rieron de mi voz amariconada
Gritando: Y va a caer, y va a caer
Y aunque usted grita como hombre
No ha conseguido que se vaya
Mi hombría fue la mordaza
No fue ir al estadio
Y agarrarme a combos por el Colo Colo
El fútbol es otra homosexualidad tapada
Como el box, la política y el vino
Mi hombría fue morderme las burlas
Comer rabia para no matar a todo el mundo
Mi hombría es aceptarme diferente
Ser cobarde es mucho más duro
Yo no pongo la otra mejilla
Pongo el culo compañero
Y ésa es mi venganza
Mi hombría espera paciente
Que los machos se hagan viejos
Porque a esta altura del partido
La izquierda tranza su culo lacio
En el parlamento
Mi hombría fue difícil
Por eso a este tren no me subo
Sin saber dónde va
Yo no voy a cambiar por el marxismo
Que me rechazó tantas veces
No necesito cambiar
Soy más subversivo que usted
No voy a cambiar solamente
Porque los pobres y los ricos
A otro perro con ese hueso
Tampoco porque el capitalismo es injusto
En Nueva York los maricas se besan en la calle
Pero esa parte se la dejo a usted
Que tanto le interesa
Que la revolución no se pudra del todo
A usted le doy este mensaje
Y no es por mí
Yo estoy viejo
Y su utopía es para las generaciones futuras
Hay tantos niños que van a nacer
Con una alíta rota
Y yo quiero que vuelen compañero
Que su revolución
Les dé un pedazo de cielo rojo
Para que puedan volar.
No soy Pasolini pidiendo explicaciones
No soy Ginsberg expulsado de Cuba
No soy un marica disfrazado de poeta
No necesito disfraz
Aquí está mi cara
Hablo por mi diferencia
Defiendo lo que soy
Y no soy tan raro
Me apesta la injusticia
Y sospecho de esta cueca democrática
Pero no me hable del proletariado
Porque ser pobre y maricón es peor
Hay que ser ácido para soportarlo
Es darle un rodeo a los machitos de la esquina
Es un padre que te odia
Porque al hijo se le dobla la patita
Es tener una madre de manos tajeadas por el cloro
Envejecidas de limpieza
Acunándote de enfermo
Por malas costumbres
Por mala suerte
Como la dictadura
Peor que la dictadura
Porque la dictadura pasa
Y viene la democracia
Y detrasito el socialismo
¿Y entonces?
¿Qué harán con nosotros compañero?
¿Nos amarrarán de las trenzas en fardos
con destino a un sidario cubano?
Nos meterán en algún tren de ninguna parte
Como en el barco del general Ibáñez
Donde aprendimos a nadar
Pero ninguno llegó a la costa
Por eso Valparaíso apagó sus luces rojas
Por eso las casas de caramba
Le brindaron una lágrima negra
A los colizas comidos por las jaibas
Ese año que la Comisión de Derechos Humanos
no recuerda
Por eso compañero le pregunto
¿Existe aún el tren siberiano
de la propaganda reaccionaria?
Ese tren que pasa por sus pupilas
Cuando mi voz se pone demasiado dulce
¿Y usted?
¿Qué hará con ese recuerdo de niños
Pajeándonos y otras cosas
En las vacaciones de Cartagena?
¿El futuro será en blanco y negro?
¿El tiempo en noche y día laboral
sin ambigüedades?
¿No habrá un maricón en alguna esquina
desequilibrando el futuro de su hombre nuevo?
¿Van a dejarnos bordar de pájaros
las banderas de la patria libre?
El fusil se lo dejo a usted
Que tiene la sangre fría
Y no es miedo
El miedo se me fue pasando
De atajar cuchillos
En los sótanos sexuales donde anduve
Y no se sienta agredido
Si le hablo de estas cosas
Y le miro el bulto
No soy hipócrita
¿Acaso las tetas de una mujer
no lo hacen bajar la vista?
¿No cree usted
que solos en la sierra
algo se nos iba a ocurrir?
Aunque después me odie
Por corromper su moral revolucionaria
¿Tiene miedo que se homosexualice la vida?
Y no hablo de meterlo y sacarlo
Y sacarlo y meterlo solamente
Hablo de ternura compañero
Usted no sabe
Cómo cuesta encontrar el amor
En estas condiciones
Usted no sabe
Qué es cargar con esta lepra
La gente guarda las distancias
La gente comprende y dice:
Es marica pero escribe bien
Es marica pero es buen amigo
Súper-buena-onda
Yo no soy buena onda
Yo acepto al mundo
Sin pedirle esa buena onda
Pero igual se ríen
Tengo cicatrices de risas en la espalda
Usted cree que pienso con el poto
Y que al primer parrillazo de la CNI
Lo iba a soltar todo
No sabe que la hombría
Nunca la aprendí en los cuarteles
Mi hombría me la enseñó la noche
Detrás de un poste
Esa hombría de la que usted se jacta
Se la metieron en el regimiento
Un milico asesino
De esos que aún están en el poder
Mi hombría no la recibí del partido
Porque me rechazaron con risitas
Muchas veces
Mi hombría la aprendí participando
En la dura de esos años
Y se rieron de mi voz amariconada
Gritando: Y va a caer, y va a caer
Y aunque usted grita como hombre
No ha conseguido que se vaya
Mi hombría fue la mordaza
No fue ir al estadio
Y agarrarme a combos por el Colo Colo
El fútbol es otra homosexualidad tapada
Como el box, la política y el vino
Mi hombría fue morderme las burlas
Comer rabia para no matar a todo el mundo
Mi hombría es aceptarme diferente
Ser cobarde es mucho más duro
Yo no pongo la otra mejilla
Pongo el culo compañero
Y ésa es mi venganza
Mi hombría espera paciente
Que los machos se hagan viejos
Porque a esta altura del partido
La izquierda tranza su culo lacio
En el parlamento
Mi hombría fue difícil
Por eso a este tren no me subo
Sin saber dónde va
Yo no voy a cambiar por el marxismo
Que me rechazó tantas veces
No necesito cambiar
Soy más subversivo que usted
No voy a cambiar solamente
Porque los pobres y los ricos
A otro perro con ese hueso
Tampoco porque el capitalismo es injusto
En Nueva York los maricas se besan en la calle
Pero esa parte se la dejo a usted
Que tanto le interesa
Que la revolución no se pudra del todo
A usted le doy este mensaje
Y no es por mí
Yo estoy viejo
Y su utopía es para las generaciones futuras
Hay tantos niños que van a nacer
Con una alíta rota
Y yo quiero que vuelen compañero
Que su revolución
Les dé un pedazo de cielo rojo
Para que puedan volar.
(post a quattro mani, David Lifodi e io)
Nessun commento:
Posta un commento