giovedì 15 gennaio 2015

Esecuzioni a distanza - William Langewiesche

da un po' di anni ci sono giornalisti che non solo fanno reportages, ma contemporaneamente fanno letteratura, si interrogano e ci interrogano.
qui ci sono due reportages della nuova guerra, che non è più quella della battaglia della Somme, dove in un fazzoletto di terra morirono più di 500.000 esseri umani (qui), o quella che Emilio Lussu racconta in una pagina straordinaria (qui), oggi la guerra è uccidere a distanza (il cecchino del primo racconto, un cecchino è anche il protagonista dell'ultimo film di Clint Eastwood) o guidare i droni fino a bombardare e uccidere stando seduti comodamente in ufficio a migliaia di chilometri di distanza, tornando in famiglia ogni sera, come qualsiasi impiegato (nel secondo racconto), la banalità del male, senza sporcarsi le mani o sgualcire la camicia.
non ci sono più le guerre di una volta, questo piccolo grande libro è da non perdere - franz







Certo che le battaglie campali prima della prima guerra mondiale non avevano bisogno de cecchini… fu la guerra di trincea o di posizione a renderli necessari… e dalle trincee sparavano mica con i fucili supertecnologici che hanno a disposizione i tiratori scelti delle guerre moderne… sono soldati normali i cecchini o appartengono ad un’altra razza? Quando il nemico è inerme, nelle sue faccende affaccendato ad un chilometro almeno di distanza, può ancora essereconsiderato un nemico? Definizioni come combattere ala pari o lealmente attengono ancora alla guerra moderna?...

Crane è un tiratore serio, professionale, non necessita di ironia o cinismo, questo aumenta ancor di più il nostro senso di inquietudine, la selezione degli obiettivi non può trasformare la guerra in una forma asettica di sollievo. “A quanto sembra Crane ha colpito sempre e solo bersagli giusti. Ciò significa che in varie occasioni ha rinunciato a sparare”. Langewiesche evita qualsiasi epica guerresca, ci costringe a un mero calcolo balistico, che tuttavia racchiude anche l’etica del gesto: siamo a 806 metri di distanza da un altro uomo, un combattente afgano nascosto dietro una roccia e inquadrato nel mirino di Crane…
Nel secondo testo del libro, Langewiesche ci porta dentro la base militare di Holloman, ad Alamogordo, New Mexico, in un anonimo edificio di mattoni rossi. “Da una poltroncina di vinile marrone piloto un aereo da ricognizione armato che sorvola a 15.000 piedi una città afgana, a 13.000 chilometri da qui.” I Predator non sono robot, ma piccoli aerei pilotati a distanza, utilizzati in Kosovo, Iraq, Afganistan e recentemente anche in Libia o lungo il confine tra Messico e Stati Uniti. Restano in volo fino a ventiquattro ore, viaggiano alla velocità di circa cento chilometri orari e sono sensibilissimi alle intemperie, tanto che la pioggia può causare loro danni. Questi aerei aiutano le truppe di terra, sono fondamentali nella ricerca di informazioni e dati. Ma possono anche sparare….

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