sabato 6 dicembre 2014

riscoprire Sergio Endrigo

Sergio Endrigo è stato uno dei più grandi cantautori e cantanti del ‘900 italiano, di quella che chiamano musica leggera.

Istriano, arriva profugo in Italia a 13 anni (dedica alla sua vera patria una canzone, 1947.

Tutte le sue canzoni sono bellissime, alcune ancora di più.

Avrebbe vinto un Oscar nel 1994, ma Bacalov è stato un furbetto (qui)

Ha scritto un bel romanzo, “Quanto mi dai se mi sparo?”, nel 1995, pubblicato da Stampa Alternativa (qui)

Insieme a Vinicius de Moraes e Giuseppe Ungaretti, Sergio Endrigo ha composto e cantato “La Vita, Amico, è L’Arte Dell’Incontro”, nel 1969, (qui o qui).

Il libro e le sue canzoni sono ancora reperibili, e poi c’è youtube, si può iniziare da dove si vuole, e non si sbaglia mai, con Endrigo, per chi lo conosce poco sarà una scoperta e un rimpianto.

Se qualcuno mi chiede cosa ascoltare la risposta è: tutto.

Presento due  articoli su di lui, il secondo di Gianni Minà, e alcuni filmati:

Impegno morale e artistico sono le impronte caratteristiche di quest’artista, che dice di sè di non essere un cantante, ma un uomo che canta.

Il suo atteggiamento anti divistico (nonostante il grandissimo successo di “Io che amo solo te” e della vittoria al Festival di Sanremo del 1968 con “Canzone”), lo portò preferire la vicinanza di poeti ed intellettuali come Paoli, Pasolini e Rodari, con i quali collaborò anche alla stesura di alcuni suoi testi.

I suoi esordi si ricollegano, in modo quasi “naturale”, alla poetica realistica che accomunava la “scuola genovese” e che il cantautore istriano (nato a Pola nel 1933) accettò in toto.

In un’intervista del 1995 che fa riferimento appunto ai suoi primi periodi, Endrigo dice di sè: “Non so da dove venisse l’ispirazione delle mie canzoni (…) io credo che affondassero nella mia malinconia austro-ungarica che ha qualcosa in comune con la saudade brasiliana: la consapevolezza della perdita dentro l’intensità di una emozione”.

Purtroppo oggi, il boicottaggio nei suoi confronti da parte di critici e discografici ha reso quasi introvabili i suoi ultimi e grandi lavori, costringendolo, quasi, ad un’assurda condizione da “zombie”.

Uno stile caratterizzato dall’esperienza del dolore, a cui s’affiancano precise domande politiche sulle responsabilità collettive come nella Ballata dell’ex. Solo recentemente, Sergio Endrigo, disgustato dall’atteggiamento della sua casa editrice (solo 1.500 copie stampate del suo ultimo disco e nessuna promozione dello stesso), ha annunciato il ritiro dalla scena musicale. Importante rimane la sua passione per i ritmi brasiliani (in America Latina e’ un personaggio popolare) e le sue collaborazioni con i più importanti artisti del Sud del continente americano.

A conclusione, una sua semi-ironica presentazione: “Parlando di me, mi piace la calma, la buona tavola, i buoni amici, i buoni libri, la pesca subacquea, i francobolli, le armi antiche, gli animali, i luoghi non affollati. Non mi piacciono i dritti, i disonesti, i dilettanti presuntuosi, le salse agrodolci, i seccatori, gli invadenti, gli animali che mordono. Amen”.

da qui


C’è una generazione di poeti popolari che, dall’inizio degli anni ’60, sulla scia di Domenico Modugno, hanno cambiato non solo la storia della canzone italiana, ma i modi stessi della comunicazione, del come dire le cose, anche le più semplici, e di come interpretare gli aneliti, le ansie, le contraddizioni, i sentimenti di una società che cambiava, con versi e linguaggi in cui tutti si riconoscessero, anche quelli che avevano scoperto la lingua italiana solo dieci anni prima con l’aiuto del maestro Manzi nella trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi .
Non a caso proprio Modugno nella canzone Piove , con la quale ottenne la sua seconda sfolgorante vittoria al Festival di Sanremo, dopo il trionfo di Nel blu dipinto di blu (volare) , cantava… Vorrei trovare parole nuove… ma piove piove… che rivelava proprio la testarda ricerca di molti di questi poeti popolari (poi chiamati cantautori) di un linguaggio diverso che raccontasse in musica i sentimenti della gente con espressioni reali, vere, del linguaggio parlato, ma non per questo tanto lontane dalla poesia…

 continua qui




5 commenti:

  1. Grazie di questo post/tributo a Sergio Endrigo. Un cantante, o meglio un uomo che canta, che ho tanto apprezzato. E' vero: le sue canzoni fondono mirabilmente musica e poesia.

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    1. lo ascolto spesso in macchina, andando al lavoro.
      è un'ottima compagnia, dice un sacco di cose belle e intelligenti, se tutti i colleghi fossero così :)

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  2. Son cresciuto da bambino ascoltando e riascoltando una sua cassetta....

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