martedì 9 dicembre 2014

Venti contrari - Is Mascareddas

ho visto due volte lo spettacolo, la seconda volta meglio.
dice Nicolás Gómez Dávila: "Appartengono alla letteratura tutti i libri che si possono leggere due volte".
qui vale lo stesso, se lo vedi due volte (e non per dovere), allora è Arte - franz

ecco la recensione di Adele:

“Dipinte in queste rive
Son dell'umana gente
Le magnifiche sorti e progressive.”
(La ginestra, G. Leopardi)
Un suolo impervio e bianco: ceneri infeconde, impetrata lava. Un’atmosfera irreale, da “The day after”.

"Dieci personaggi in cartapesta, fil di ferro, stoffa, abiti poveri, capigliature scomposte, animati a vista da Donatella Pau e Mimmo Ferrari. Dei sopravvissuti: il loro respiro affannoso si mescola a brandelli di canzoni che un tempo forse li aveva resi felici, tanghi e milonghe, a frammenti portati dal vento di canzonette di festa paesana e di organetti. Si muovono a fatica, per farsi dispetti tra loro, per rubarsi, per noia o per stizza, i pochi oggetti che sono loro rimasti (una trottola, un pezzo di giornale, un sonaglio con una coda d’animale).
Un uomo pare trattenuto dentro una cornice di legno. Forse vorrebbe uscire ma non riesce a prendere questa decisione. Chiama a sé gli altri con bisbigli e cenni, ma nessuno lo ascolta. Resta inchiodato alla solitudine.
Una donnina secca con le scarpe rosse, agitando un fazzoletto anch’esso rosso, prova a giocare, a ballare, a provocare gli uomini, a stare in equilibrio su una pentola ammaccata. Ma i suoi tentativi falliscono sempre.
Una signora elegante che sembra dormire per gran parte dello spettacolo, con un ombellino, i guanti di pizzo nero ed un abito curato, eccezione nel desolato panorama, seduta su una seggiolina di paglia, talvolta si alza a fatica e prova vanamente a trattenere una marionetta appesa (la sorella morta? Gli affetti? La Vita? Il Tempo?) blandendola con carezze, tenendola per mano, pulendole l’abito con gesti affettuosi, tirandola a terra.
Una vecchina lacera con un bastone attraversa faticosamente la scena in diagonale, con i venti contrari che la sospingono indietro ad ogni passo, e finalmente arriva là dove intendeva arrivare, conficcando il suo bastone in un masso, una meta apparentemente irrilevante.
Lo scemo del paese, con le labbra penzoloni, si guarda nella pentola d’alluminio, quasi fosse uno specchio, e battendosi il petto dice ripetutamente “Eo, deo!” (“Io”, in sardo,da “Ego” latino). Continuerà a dirlo per tutto lo spettacolo tra balbettii insulsi, frasi smozzicate, gesti ripetuti nevroticamente. Solo lui, l’idiota benedetto, sembra possedere la chiave dell’enigma. E’ lui ad allestire una social catena, che riesce a coinvolgere anche se solo per un attimo l’uomo della cornice, per sollevare lo spazzino caduto rovinosamente a terra per il vento incessante. E’ lui ad incitare, terminato il pericolo, a rialzarsi. E’ lui, spesso, a restituire i poveri oggetti in scena a chi gli pare averne necessità in quel momento.
La regista Karin Koller nel libretto di sala scrive “Ci interessava capire cosa resta quando non c’è più niente”: a mio avviso ciò che resta è il gesto etico della donna che cammina ostinatamente in mezzo ai venti contrari e l’Io dell’Idiota, spogliato dall’egotismo e dal “forsennato orgoglio”: l’Essenza dell’umano.
Uno spettacolo forte, di grande impatto emotivo, dovuto anche al fatto che gli spettatori sono seduti su tre lati intorno alla scena, e grazie alla tessitura sonora di Tomasella Calvisi, che ha ideato, elaborato e realizzato tutti i suoni presenti nello spettacolo. Uno spettacolo che vuole essere un omaggio alle sorelle Coroneo, artiste cagliaritane, attive prima e dopo la seconda guerra mondiale. Donatella Pau ha realizzato i suoi pupazzi ispirandosi ai disegni delle Coroneo, le quali hanno disegnato questi personaggi subito dopo la guerra, traendo ispirazione della Cagliari appena uscita dai bombardamenti.
Uno spettacolo bello e duro, ma non disperato."


sito dedicato alle sorelle Coroneo:  http://www.sorellecoroneo.org/


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