lunedì 8 dicembre 2014

9 dicembre 1965: "messaggio all’oligarchia" di Camilo Torres

diceva Camilo Torres:
“Non ho mai visto il volto di Gesu’ Cristo osservando i tratti della minoranza che tiene in scacco i poveri del mio paese. Li osservo invece, ogni giorno, in mezzo alle folle dei diseredati (…) Sono un rivoluzionario, come colombiano, come sociologo, come cristiano e come sacerdote. Come colombiano, perché non posso estraniarmi dalle lotte del mio popolo. Come sociologo, perché, grazie alla mia conoscenza scientifica della realtà, sono giunto alla convinzione che soluzioni efficaci non sono raggiungibili senza una rivoluzione. Come cristiano, perché l’essenza del cristianesimo è l’amore per il prossimo e solo attraverso una rivoluzione si può ottenere il bene della maggioranza. Come sacerdote, perché dedicarsi al prossimo, come la rivoluzione esige, è requisito dell’amore fraterno indispensabile per celebrare l’eucarestia”
e
“un cattolico, un sacerdote cattolico, non può essere spettatore inerte in un sistema sociale che nega alla maggioranza la possibilità di mangiare, di vestire, di avere una casa. Proprio perché sono colombiano, cattolico e prete, non posso non essere rivoluzionario. Se mi uccidono in montagna, la mia morte indicherà una strada
e
Per la presa del potere da parte delle classi popolari, fino alla morte, io sono entrato nella lotta armata. Dalle montagne colombiane penso di proseguirla fino a conquistare il potere per il popolo. Mi sono arruolato nell’Esercito di Liberazione. Vi ho trovato l’attuazione in un’unità, la base contadina, senza differenze, nè religiose, nè di partito. Senza “caudilli”. Cercheremo di liberare il popolo dallo sfruttamento, dalle oligarchie economiche e dall’imperialismo”
QUI il messaggio all’oligarchia di Camillo Torres (in spagnolo)








una biografia di Camilo Torres (con sottotitoli in spagnolo):

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