venerdì 22 novembre 2013

Siamo quello che leggiamo. Crescere tra lettura e letteratura – Aidan Chambers

leggendo il libro ho scoperto perché Aidan Chambers mi è sempre piaciuto così tanto, è che abbiamo avuto in comune due cose, da ragazzini, la prima è che per anni, alle elementari leggevamo più è più volte un libro solo, c'era solo quello a casa, la seconda è la scoperta dei libri e della letteratura grazie a un insegnante, e questo ha fatto tutta la differenza.
sembra che Aidan Chambers arrivi dalle ultime pagine di "Fahrenheit 451", difendere e diffondere la lettura (nel suo caso anche la scrittura) è la sua missione, perché credo ci ci potrebbe dire, come dice Flaubert, "non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere".
a me questo libro è proprio piaciuto, non è un romanzo, ma lo si legge (o lo si legga) come se lo fosse - franz 



…Giovane dislessico, proveniente da una famiglia modesta con pochi libri, un “non lettore” a tutti gli effetti, Aidan comincia a leggere verso i 9 anni e poco dopo, grazie al suo amico Alan con cui sperimenta il piacere della condivisione di un testo, impara a frequentare la biblioteca pubblica. “A 13 anni ho letto il primo libro da solo, non obbligato dalla scuola. Era la storia di un ragazzo che stava diventando adulto e aveva il mio stesso problema di non riconoscersi in ciò che era per gli altri. Si intitolava Figli e amanti, capolavoro di D. H. Lawrence. È stato allora che ho pensato che avrei voluto scrivere e ho iniziato a provarci, anche se il primo libro che conti l’ho pubblicato che avevo già quarant’anni”.
All’istituto secondario per ragazzi problematici fa la conoscenza di un insegnante di inglese che gli aprirà la via al Ginnasio. Lì incontrerà il professor Jim Osborne che darà un impulso alla sua crescita come lettore: per Osborne infatti “la lettura di letteratura era la chiave dell’educazione”. Aidan quindicenne scopre così la lingua “come un fiume sacro”, scopre il piacere di scegliersi un libro da solo, in concomitanza con lo sviluppo e diffusione in Inghilterra dei popolari “Penguin books”. Nell’ultimo biennio delle superiori fa l’esperienza di bibliotecario alla “Grammar school”, occupandosi anche della scelta degli acquisti…

"Le storie sono la forma attraverso la quale usiamo la lingua per creare e ricreare noi stessi - le nostre idee su chi siamo, da dove veniamo, che cosa possiamo diventare. La lingua è il dio che ci crea. Non sono le esperienze che viviamo a cambiarci e a formarci, come comunemente si crede, ma le storie che noi raccontiamo di quelle esperienze. Finché non abbiamo ridato forma alle nostre vite in un racconto strutturato in narrazione, non possiamo trovare e contemplare il significato delle esperienze che abbiamo vissuto. Sono le storie a cambiarci, non gli eventi che viviamo"

Nel convegno “Tantestorie” del novembre 2011 a Torino, pensando alla triste situazione di molti paesi, tra cui l’Inghilterra, che spendono in modo insensato il denaro pubblico e dove si chiudono i luoghi di cultura, come le biblioteche pubbliche, Chambers osservò:
“Non so come usciremo da questo vicolo cieco, ma so che bisogna mantenere viva la propria speranza, ma come si fa? Si mantiene la propria speranza nel momento in cui la si dona agli altri. Ogni volta che siete con un bambino/ragazzo a cui permettete di leggere più di quanto non farebbe da solo, gli state dando una speranza. Gli state offrendo una scala per uscire dal buco in cui si trova. Primo Levi ripeteva l’antico detto ebraico: “salva una sola persona e salverai il mondo”. Ogni volta che qualcuno permette a un bambino/ragazzo di diventare un lettore consapevole e qualificato non sta dando una speranza solo a lui ma, attraverso questo atto, sta salvando il mondo.”


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