mercoledì 21 dicembre 2011

il ratto delle infermiere

arriverà un giorno nel quale nei libri di scuola si parlerà di questi anni, dell'Italia e della globalizzazione.
si dirà, credo, delle rapine delle nazioni del primo mondo ai danni dei paesi poveri, lasciando quei paesi con sempre meno risorse e sempre meno lavoratori qualificati.
contemporaneamente dalle università italiane, nonostante il costante e incessante tentativo di strangolamento, continuano a uscire laureati che vanno a fare ricerca, ad insegnare, a lavorare nei paesi più sviluppati del nostro, paesi che acquisiscono lavoratori e possibilità di sviluppo, senza neanche pagare le spese per la loro istruzione.
in Italia, paese con un grande avvenire dietro le spalle, al massimo facciamo il ratto delle infermiere e tendiamo all'obiettivo di "più licenziamenti per tutti", per aumentare l'occupazione (con diritti e salari simil-cinesi). - franz




Per compensare la mancanza non soltanto di infermieri, ma più in generale di personale sanitario, l'Italia si affida a lavoratori immigrati. Sono già oggi stranieri, secondo Azione per la salute globale, il 28,4 per cento degli infermieri, dunque quasi un infermiere su tre, e il 4,4 per cento dei medici. La nazionalità più diffusa degli infermieri è la romena, seguita da quella peruviana e indiana. Ma di qui a cinque anni, secondo l'Ong europea, si aggiungerà un numero consistente di medici specialisti, soprattutto nei campi della radiologia, dell'anestesia e della pediatria.

Attingendo però a personale straniero, i paesi più ricchi contribuiscono senza pensarci ad acuire la carenza di professionisti sanitari in paesi più svantaggiati. Così, circa il 50 per cento dei professionisti nati nel Sud del mondo lavora oggi nei paesi dell'Ocse. Se un continente come quello americano dispone del 37 per cento del personale sanitario, e della metà dei fondi globalmente investiti per la salute, l'Africa può contare solo sul 3 per cento dei professionisti e sull'1 per cento delle risorse globali…

Ospedali: infermiere straniere e un inaccettabile "caporalato"
Sono giovanissime, disposte a turni di lavoro estenuanti, hanno occhi azzurro ghiaccio, pelle chiara, fisici asciutti e non pronunciano una parola di italiano: negli ospedali del nostro Paese, da qualche anno a questa parte, è sempre più frequente avere a che fare con infermiere dell’Est europeo. L’impiego di personale straniero in corsia è un fenomeno che sta dilagando a macchia d’olio ed è destinato a crescere ancora. L’argomento è stato oggetto di dibattito e approfondimento durante il recente convegno nazionale «Le condizioni di lavoro degli infermieri stranieri in Italia» che si è tenuto nell’aula magna dell’ospedale Molinette di Torino, dove addirittura un terzo dei 1.700 infermieri professionali arriva dall’estero.
In Italia gli infermieri iscritti all’albo sono 326 mila, ma ne servirebbero altri 40 mila per soddisfare il fabbisogno: il personale straniero sopperisce in parte a questa mancanza…

Schiavi in camice bianco, infermiere extracomunitarie pagate un terzo? L’Associazione degli infermieri stranieri in Italia da qualche anno sta denunciando un vero e proprio racket del reclutamento di personale sanitario dai Paesi stranieri. 
Pur contenendo diverse inesattezze, pubblico questo articolo comparso su Giornal.it dal quale si possono carpire alcuni dati interessanti...06/02/2006 9:21:58 AM G.P. 
Il Presidente del Collegio Infermieri della Provincia di Torino, Michele Piccoli, ha lanciato l’allarme sulla “tratta” delle infermiere dall’Est Europa e sulla sperequazione delle risorse umane disponibili che fa piombare il nostro Paese nelle ultime posizioni continentali quando si parla del rapporto infermiere-paziente. 
Ultimamente le cronache regionali hanno scoperchiato situazioni di sfruttamento dei lavoratori stranieri al limite della schiavitù…
 I siti romeni, ma anche italiani, abbondano di offerte di lavoro per infermiere. A volte il nome della società nominata non dice molto. Per contattarla un numero di telefono, un cellulare, in modo non possa essere recuperato sull'elenco telefonico.
E molte aspiranti infermiere cadono nella rete. Credono a quella gente che promette di tutto: stipendi di 1500 euro, alloggio gratis, viaggio gratis, il pasto per un euro al giorno. E per i documenti non servirebbe nemmeno aspettare sette mesi ma solo due mesi.
Queste informazioni e offerte circolano su internet e vengono pubblicate come annunci sui giornali. Le autorità consigliano sempre di verificare le credenziali delle società presso gli enti locali competenti.
Ma non sono poche le persone che ci cascano. Partono con la speranza di lavorare in Italia dove spesso finiscono per essere sfruttate. Le donne vengono tutte alloggiate nello stesso appartamento, i passaporti sequestrati e la stessa cosa avviene per una percentuale dello stipendio, naturalmente più basso di quello promesso…

Maria e Lucia lavorano come infermiere in un ospedale in Romania. Guadagnano circa 300 euro al mese più la “spaga”, una mancia che gli assistiti danno alle infermiere, un modo per ringraziarle delle loro cure. A loro volta Maria e Lucia danno alla caposala la “spaga”, che in questo caso è una specie di tangente che le infermiere danno al loro superiore per non aver problemi sul posto di lavoro. Insomma, Maria e Lucia guadagnano più o meno 300 euro, con cui in Romania puoi comprare molto pane, latte e yogurt; ma se fai un viaggio in macchina, devi far bene i conti, perché la benzina costa più di un euro e se fai un giro troppo lungo c’è il rischio che ti parta metà dello stipendio.
Maria e Lucia trovano in ospedale un annuncio col quale un’agenzia di lavoro cerca infermiere professionali da mandare in Italia. In Romania gli italiani vanno per aprire aziende e comprare terreni e se vai in Romania ti chiedono se è vero che in Italia si guadagnano 4/5.000 euro al mese. In Italia c’è una carenza cronica di infermiere e molte infermiere rumene aspirano a lavorare in Italia, spinte dal miraggio di guadagni così alti…

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