Le
differenze tra le culture sono indispensabili per il cammino stesso
dell’umanità; abbiamo bisogno di una distanza tra noi e l’altro quasi per
guardarci dall'esterno.
Certamente la scoperta dell’America non è la sola storia esemplare sul tema.
Penso anche a vicende avvenute durante le Crociate, che rappresentano l’incontro della civiltà europea con quella araba, che per molti aspetti era superiore.
Esistono vari aneddoti, ricordo un racconto di un medico arabo che registra i comportamenti selvaggi degli europei i quali, di fronte ad una gamba ferita non trovavano niente di meglio da fare che amputarla, in condizioni igieniche spesso precarie, tanto che la gamba si infetta e l’uomo muore dopo tre giorni.
Certamente la scoperta dell’America non è la sola storia esemplare sul tema.
Penso anche a vicende avvenute durante le Crociate, che rappresentano l’incontro della civiltà europea con quella araba, che per molti aspetti era superiore.
Esistono vari aneddoti, ricordo un racconto di un medico arabo che registra i comportamenti selvaggi degli europei i quali, di fronte ad una gamba ferita non trovavano niente di meglio da fare che amputarla, in condizioni igieniche spesso precarie, tanto che la gamba si infetta e l’uomo muore dopo tre giorni.
Il medico arabo descrive gli
europei come selvaggi che non conoscono gli elementi più semplici della
medicina. Al confronto lui sa curare quella ferita con l’applicazione di piante
e unguenti che guariscono senza alcuna violenza.
C’è qui un interessante sguardo
gettato su di noi dagli altri, che ci colgono nel ruolo di barbari.
Il
viaggiatore aveva un pregiudizio favorevole nei confronti di popoli di contrade
lontane e cercava di descriverli ai suoi compatrioti; [...] ora l'uomo moderno
è incalzato. Il turista farà
quindi, un'altra scelta: le cose, e non più gli esseri umani, saranno oggetto
della sua predilezione: paesaggi, monumenti, rovine… Il turista è un visitatore
frettoloso… non solo perché l'uomo moderno lo è in generale, ma anche perché la
visita fa parte delle sue vacanze e non della sua vita professionale; i suoi
spostamenti all'estero sono limitati entro le sue ferie retribuite. La rapidità
del viaggio costituisce già una ragione della sua preferenza per l'inanimato
rispetto all'animato: la conoscenza dei costumi umani, diceva Chateaubriand,
richiede tempo. Ma c'è un'altra ragione per questa scelta: l'assenza di incontri
con soggetti differenti, è molto riposante, poiché non mette mai in discussione
la nostra identità; è meno pericoloso osservare cammelli che uomini.
(da Noi e gli altri, L'Esotico, Torino, 1991)
Quando mi chiedono
perché amo la letteratura, mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a
vivere. (da La letteratura in pericolo, Garzanti Libri, 2008)
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